Quello formato da calcio e letteratura è sempre stato un binomio difficile. Molti giornalisti, scrittori e persino poeti, in tutto il mondo, ne hanno raccontato eventi, numeri e personaggi ma, per qualche motivo, una parte consistente del mondo creativo ha sempre guardato con una certa diffidenza al calcio, e forse allo sport in generale.
In Italia, il più grande scrittore di calcio è stato probabilmente Gianni Brera che, con uno stile narrativo unico, acuto e tagliente, ha rivoluzionato completamente il modo di raccontare lo sport, coniando tra l’altro neologismi entrati oggi nel comune linguaggio calcistico.
Grazie ad una eccezionale e potente vena produttiva, agli articoli giornalistici Brera seppe unire numerosi libri di assoluto valore come Il mestiere del calciatore (Booktime, 2008; prima edizione Mondadori 1972), o I campioni vi insegnano il calcio (Booktime, 2012; prima edizione Longanesi, 1965), in cui al semplice racconto dell’evento sportivo si affiancava, forse per la prima volta, l’approfondimento storico e il piacere della creazione linguistica.
Ma anche in anni più recenti, numerosi sono i giornalisti italiani che hanno saputo parlare ad appassionati e non: da Darwin Pastorin con Tempi supplementari (Feltrinelli, 2002), L’ultima parata di Moacyr Barbosa (Mondadori, 2005) e il più recente La mia Juve (Priuli e Verlucca, 2012) a Gianni Minà, che proprio insieme a Pastorin scrisse l’intenso Storie e miti dei mondiali (Franco Cosimo Panini, 1998), passando per Cesare Fiume, inviato speciale del «Corriere della Sera» e autore di Storie esemplari di piccoli eroi (Dalai Editore, 2011) e Giorgio Tosatti, grande firma del giornalismo sportivo con Tu chiamale se vuoi emozioni (Mondadori, 2005) e Se questo è sport (Mondadori, 2008).