Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina

Libri di Giovanni Peresson

Una fiera come lente

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2015

di Giovanni Peresson

Cosa può dire, oggi, Più libri più liberi rispetto allo stato di salute dell’editoria italiana in generale e, in primo luogo, di quello della piccola editoria cui la manifestazione è dedicata? In questo senso le fiere, i saloni del libro, i festival letterari hanno, per tutti gli anni Ottanta e successivi, anticipato tendenze, gusti e comportamenti dei lettori. La domanda è se lo siano ancora. Alcuni dei dati dell’edizione 2014 di Più libri (ma per il 2013 valeva un discorso analogo) indicano qualcosa d’altro. Prendiamo ad esempio i visitatori, il cui numero resta sostanzialmente stabile (ma con un certo grado di fedeltà o di ricambio?). Nel 2014 (su cinque giorni di apertura) abbiamo lo stesso numero di ingressi del 2011, anno «uno» della crisi. Solo a titolo di raffronto, i forti lettori sono diminuiti nel nostro Paese del 4%. Segni di una tenuta e di un avvicinamento del flesso della curva discendente? Più comunicazione, più appuntamenti? La dimensione «evento» che cattura sempre la gente, anche se bisogna attraversare tutta la città per arrivare al palazzo dei Congressi dell’Eur? Forse, ma intanto è un +1% rispetto al 2011.

C'era una volta la Gdo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2015

di Giovanni Peresson

C’era una volta la Grande distribuzione che anno dopo anno erodeva, quote di mercato alle care vecchie librerie. Potrebbe cominciare così una riflessione sulla Gdo oggi. Non ci riferiamo naturalmente alle librerie aperte nelle gallerie dei centri commerciali che sono arrivate ben dopo l’inizio della nostra storia, ma piuttosto al «banco libri» presente all’interno di supermercati e grandi magazzini. Se fino a qualche tempo fa era proprio la Grande distribuzione a mettere paura alle librerie, oggi a destare preoccupazione è piuttosto l’impetuosa crescita dell’e-commerce fisico e digitale che impone agli spazi tradizionali di ripensarsi e trovare benefit nuovi per i propri clienti, individuando nuove nicchie da cui ricavare i fatturati e le marginalità perdute. Il libro entra nella grande distribuzione nel 1975 (con un tentativo di Coop), ma sarà solo con la metà degli anni Ottanta – e con la nascita di piattaforme logistiche e di servizio dedicate – che inizierà la vera e propria travolgente ascesa del canale. Traducendo in euro i valori di mercato di allora, la Gdo valeva nel 1986 circa 5,2 milioni di euro che nel 1989 crescevano a 44,4 fino a raggiungere, nel 1990, quota 51,6 milioni. Una crescita esponenziale, in poco meno di cinque anni, sia in termini di venduto che di punti vendita aperti. Si passa cioè da una quota di canale dell’1,5% del 1986 all’8,8% del 1990 (Fonte: Demoskopea). Quote di canale sottratte soprattutto alla libreria e, parzialmente, ai club del libro. Da allora la quota di mercato della Gdo è continuata a crescere. Nel 2007 rappresentava il 17,5% delle vendite di libri nei canali trade per salire al 18,0% nel 2009, valore che resta il picco massimo raggiunto fino ad oggi: nel 2013 la Gdo rappresentava il 15,5% delle vendite e le stime che vengono proposte a chiusura del 2014 la collocano tra un 14,3%-14,5% per l’anno appena trascorso.

I numeri della produzione

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2015

di Giovanni Peresson

Si inizia a intravedere l’andamento consolidato della produzione libraria in questo 2014: i libri perdono un 3,9% (sono quasi 2.400 titoli in meno!) rispetto al 2012. Allo stesso tempo crescono gli e-book: si passa da 19 mila a quasi 39 mila.

L'aerodinamica del calabrone

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2015

di Giovanni Peresson

Il mercato dei ragazzi ricorda la paradossale aerodinamica del calabrone: la superficie alare è incompatibile con la massa dell’insetto ma – lo si è capito poi – la conformazione delle ali è tale da essere in grado di generare dei micro vortici che finiscono per aumentarne l’efficienza permettendone il volo. Fuor di metafora: cosa permette al settore ragazzi di «volare» ben al di sopra della media del settore del libro in Italia? Cominciamo a guardare meglio l’andamento demografico di questi anni. Limitiamoci per comodità agli anni del «post» censimento (che, lo ricordiamo, è stato realizzato nel 2011): tra 2012 e 2014 ci sono 212 mila bambini in più (il dato comprende i figli degli immigrati che presentano indici di natalità più elevati di quelli della popolazione residente, ma redditi più bassi).

Vedi alla parola «lettura»

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Giovanni Peresson

Se si pensava che la lettura di libri in Italia venisse salvata dai «ragazzini», ecco pronta la smentita. Già lo avevamo accennato sul numero scorso del «Giornale della Libreria» ma i bambini di 6-10 anni leggono oggi in misura minore rispetto al 2013 (se ne sono persi in un anno 176 mila), e altrettanto fanno gli 11-14enni (432 mila in meno). In totale, nelle età che coincidono con le prime fasce scolari, abbiamo in 365 giorni una perdita di 608 mila lettori. Quasi 1.700 al giorno! È come se 64 classi scolastiche smettessero dalla mattina alla sera di leggere libri diversi da quelli di scuola. Il paradigma – e il dogma di fede – era di questo genere: bambini e ragazzi leggono e leggeranno sempre di più (anche se con crescite non eclatanti un anno sull’altro); qualcuno lo perderemo per strada al crescere dell’età traviato da Tv, tecnologie, da una «cattiva scuola»; ma poco a poco – con un effetto onda – crescendo, avremo che anche le fasce adulte manterranno il gusto e l’interesse per la lettura. Niente di meno vero – per lo meno dal 2013! – tanto che oggi possiamo dire che si trattava di un concetto e di un paradigma su cui abbiamo costruito il nostro modo di guardare al mercato ma che ormai non funziona più.

Quando l'innovazione è nel processo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2015

di Giovanni Peresson

Quando si parla di innovazione ed editoria si tende a pensare subito agli e-book o alle App. Anzi, e-book e App sono diventati ormai sinonimi di innovazione. Più un Paese ha alte quote di mercato in questi prodotti, più verrà considerato innovativo. Viceversa, minore è l’investimento, più gli editori saranno considerati vecchi, sorpassati, «polverosi» e destinati a una naturale estinzione. In questo assunto c’è indubbiamente una verità, ma c’è anche molto manicheismo, perché si associa l’innovazione al «prodotto», mentre in realtà esistono anche forme di innovazione legate ai «processi». Nonostante si producano beni sostanzialmente molto simili a quelli precedenti, infatti, le tecnologie consentono di rendere più efficace il processo. Il flusso logistico (informativo e fisico) è uno degli ambiti in cui il risultato che si ottiene apparentemente è identico: il libro è sempre lo stesso ma è cambiata l’infrastruttura tecnologica che porta questo prodotto in libreria, consentendo di migliorare l’efficienza di tutto il processo. Anche questa è innovazione e «il processo – come ribadisce Simonetta Pillon, amministratore delegato di Ie-Informazioni editoriali, che gestisce il sistema Arianna+ – è giunto a una sua prima fase di maturazione nella prima metà del decennio scorso. Poi, a partire dalla seconda metà, si è assistito a un’ulteriore accelerazione».

Classifiche

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2015

di Giovanni Peresson

Le novità di marzo non stanno nella classifica «generalista» dei Top 20 ma in quella Ragazzi. E in certa misura rappresentano due dei poli verso cui questo settore ha saputo e sa continuamente reinventarsi. Perché poi è questo il tema attorno a cui bisognerebbe interrogarsi: le ragioni (imprenditoriali) di un settore che tengono assieme una crescita «zero» della popolazione e performance di vendite stabilmente al di sopra alla media. Una parte delle motivazioni sta nella parola «innovazione», prima di tutto di characters. Anche se i personaggi di Masha e Orso – un’animazione risalente al 2009 ispirata a personaggi del folklore russo – arrivano nella Tv italiana nel 2011 per essere poi riproposti di recente su Rai YoYo, ben prima di diventare, con i marchi Fabbri e Liscianigiochi, una serie di libri e giochi rivolti alla prima infanzia che scalano le classifiche con 4 titoli nella Top 15 di marzo. Dunque un character non nuovissimo in assoluto, che è passato in televisione, che proviene da un’area editoriale e da una tradizione che non è quella da cui siamo abituati veder spuntare i personaggi per l’infanzia. Ma che curiosamente funziona. L’innovazione però è anche di prodotto. Qui è la collana fantasy di Adam Blade a darci alcune indicazioni. Undici titoli complessivamente pubblicati in Italia da Salani (in UK da Orchard Books e negli Stati Uniti da Scholastic: dice qualcosa?) di una serie dove, dietro al nome dell’autore, si nasconde la Working Partners Limited una società che produce serie narrative per editori: dal 1994 hanno creato quasi 100 serie e 1.400 titoli complessivi. Il prezzo della collana è di 5,90 euro, ma il primo titolo, per invogliare il lettore, è venduto a un euro. Il pricing, secondo le buone abitudini del passaparola e del «vecchio» marketing, ha iniziato a trascinare anche gli altri titoli della collana tanto che ben tre sono entrati nella Top 15 del mese.

Primi segnali dal 2015

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2015

di Giovanni Peresson

Come si è chiuso il 2014 per il mondo del libro lo sappiamo: -3,8% a valore (1,191 miliardi di euro nei canali trade) e -6,6% a volume (92,798 milioni di copie vendute). Si stima, inoltre, che gli e-book abbiano raggiunto circa 40 milioni di euro a valore (il 3,3% delle vendite trade), un po’ sotto rispetto alle attese (ma ricordiamoci che d’altra parte i «lettori forti» sono il 4,4% della popolazione con più di sei anni d’età pari a 3,4 milioni di persone, di cui il 29,7% sono over 55). I dati di chiusura dello scorso anno lasciavano già intravedere una prima fase di rallentamento nel restringimento del mercato che aveva contraddistinto il 2011 e gli anni successivi (da -1,1% del 2011 a -8,1% del 2012 a -6,0% del 2013 a -3,8% del 2014). Per accorgersene basta provare a fare un calcolo, forse poco ortodosso, ma comunque efficace: aggiungendo le vendite del nascente mercato e-book a quelle dei canali fisici, si nota come il calo del 2014 si riduceva a un -2,9%.

Il rabbino e l’editore

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2015

di Giovanni Peresson

Il colpevole è il tempo. Se il numero di lettori tra 2010 e 2014 si è ridotto di 2,7 milioni di persone l’indiziato principale è il tempo: meno tempo per leggere un romanzo, maggiore concorrenza che proviene da App scaricate sul proprio smarthphone, da WhatsApp, dalla tv e da internet. Il tempo è una risorsa limitata per chiunque e all’interno dell’arena vince chi offre il modo migliore per occuparlo. I prodotti incorporano servizi che permettono di risparmiare tempo: dalle cialde dei caffè all’insalata già lavata. Soprattutto la concorrenza è in quella parte della giornata che una volta etichettavamo come «tempo libero». La lettura – di libri, ma lo stesso vale per l’informazione – si trova oggi a concorrere con altri mondi non meno narrativi: Facebook, WhatsApp, o Instagram sono vissute come grandi narrazioni dalle diverse «tribù» che affollano la modernità liquida.

Paesaggio prima del cambiamento

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Giovanni Peresson

È come essere sulla soglia di una porta che dà su un’altra stanza; o su un’altra dimensione che non abbiamo mai conosciuto. La mappa che traccia confini e attori del nostro mondo, il prossimo anno potrebbe risultare completamente cambiata rispetto a quella che troviamo nelle due pagine seguenti e che si riferisce alla situazione di fine 2014 (e, quindi, sostanzialmente anche a quella odierna). Sicuramente nel 2016 il «paesaggio editoriale» risulterebbe già assai diverso per il viandante che provasse a orientarsi con questa cartina. Innanzitutto per l’annunciata proposta d’acquisto da parte del Gruppo Mondadori di Rcs libri (e dopo la conclusione dell’istruttoria di Agcom), ma anche per possibili (e/o probabili) effetti «a catena» e contromosse di altri player. Ma già nel 2014 si è preannunciato il cambiamento di paesaggio che sta avendo luogo in questi anni, come effetto del restringimento del mercato domestico (tra 2010 e 2014 i canali trade hanno perso 256 milioni di euro): è come se la superficie della mappa in cui stanno le nostre 4.604 case editrici «attive» (cioè che hanno pubblicato almeno un libro nei dodici mesi precedenti) si fosse ridotta di quasi un quinto.

Se non ci fossero gli italiani!

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Giovanni Peresson

La narrativa rappresenta, tra quella d’autore italiano e quella d’autore straniero, il 36-37% delle vendite a valore e il 38-39% delle vendite in numero di copie (mentre in termini di titoli si tratta del 26-27% di quelli pubblicati). Questo vuol dire che ogni cento copie di libri venduti in librerie indipendenti o di catena, dai banchi libro della Gdo o acquistati negli store on line, quasi quaranta sono opere di narrativa. Quello della narrativa è un settore che nel 2014, nel suo complesso, aveva fatto segnare una flessione a valore del -4,3%, superiore alla media (purtroppo negativa) del mercato complessivo (-3,8% a valore e -6,5% a copie secondo Nielsen; -2,7% per GfK). Ma all’interno della narrativa l’andamento è tutt’altro che omogeneo.

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.