Niente pubblicità, un ritorno alla pubblicazione cadenzata in stile blog e una community fedele di lettori e lettrici: negli ultimi tempi Substack sta facendo molto parlare di sé nel mondo dell'editoria.
Avevamo già avuto modo di raccontarlo: nata nel 2017, Substack è una piattaforma online che permette ai creatori di contenuti di realizzare e monetizzare newsletter, su argomenti di vario genere. È molto apprezzata da scrittori e scrittrici poiché consente di inviare via e-mail ai propri iscritti racconti, saggi e riflessioni oppure di pubblicarli direttamente sul portale, dando la possibilità agli utenti di interagire tramite commenti e condivisioni. Anche in Italia alcuni blogger che si occupano di recensioni di libri, autrici e autori, giornalisti e giornaliste stanno iniziando a costruire la propria attività su Substack. I contenuti base sono gratuiti, mentre quelli premium richiedono un pagamento mensile: ad oggi, sono circa 50 milioni gli abbonamenti attivi globalmente, 5 milioni gli abbonati paganti.
Negli ultimi anni, Substack ha costruito una scena letteraria composta sia da autrici e autori affermati che da una schiera di emergenti che sta sviluppando la propria attività e community sulla piattaforma, trovando qui libertà creativa e visibilità.
Come scrive il Guardian – che ha anche stilato una lista dei migliori literary Substacks da seguire – «per alcuni è un modo per far conoscere nuove opere, che si tratti di pubblicare un romanzo a puntate o racconti freschi di stampa; per altri, è un modo per interagire direttamente con lettori e lettrici; per altri ancora, è un luogo dove trovare spazio per la critica, il giornalismo, lo sfogo personale, l’autopromozione».
Gli utilizzatori di Substack ne apprezzano l’immediatezza e la libertà che offre ad autori e autrici di dialogare con persone interessate a determinati argomenti, slegandosi dalle logiche degli algoritmi dei social media e della pubblicità online. E se si riesce a costruire una corposa lista di abbonati paganti, può essere una fonte di guadagno non indifferente.
Icone letterarie acclamate come Margaret Atwood, George Saunders, Salman Rushdie e molte altre innalzano la qualità dei testi e rendono la piattaforma più credibile, che in cambio offre loro un collegamento diretto e monetizzabile con i propri lettori e lettrici. Ma «l’estate di Substack» – come l’ha definita la critica, scrittrice e substacker Naomi Kanakia, intervistata da Vox –, ovvero il successo di questi ultimi mesi, non riguarda i grandi nomi noti, bensì le voci di scrittrici e scrittori non particolarmente celebri, figure che si sono ritrovate ad avere decine di migliaia di follower sulla piattaforma e che in seguito hanno pubblicato opere di narrativa con alcuni editori. «Ciò che colpisce di più della scena letteraria di Substack è quanto essa somigli a quella di vent’anni fa» si legge su Vox. «I romanzi che i giovani scrittori e le giovani scrittrici substacker portano sulla piattaforma tendono a essere ampie narrazioni sociali sulle debolezze generazionali delle famiglie americane alla Jonathan Franzen. I “sad, young literary men” che si dicevano scomparsi sono lì, su Substack, dove possono prosperare. Su questa piattaforma è di nuovo il 2005».
Ma quindi Sta per essere pubblicato su Substack il prossimo grande romanzo americano?, si interrogava qualche mese fa il New Yorker. «C’è un ottimismo digitale che ricorda i primi tempi del blogging e di Twitter, quando sembrava possibile creare nuove scene senza le vecchie gerarchie e pregiudizi» si legge nell’articolo. «Luoghi dove un appassionato dilettante aveva la reale possibilità di accelerare il processo per diventare un nome noto. Certo, come hanno scoperto generazioni di giovani scrittori e scrittrici, criticare la mediocrità di molta narrativa pubblicata – una delle attività che va per la maggiore sulla piattaforma – è una cosa, fare di meglio è un’altra».
In ogni caso, Substack è una piattaforma da tenere d'occhio. Forse non arriverà a smuovere le vendite come fa BookTok, ma può essere interessante per il settore editoriale poiché può diventare il luogo in cui si scrive e si legge, si fa scouting, si parla di libri e ci si confronta, si scoprono nuove penne e si costruisce un dialogo diretto tra lettori, lettrici, autori e autrici.
Laureata in Lettere all’Università degli Studi di Verona, ho conseguito il master Booktelling, comunicare e vendere contenuti editoriali dell’Università Cattolica di Milano che mi ha permesso di coniugare il mio interesse per i libri e l’intero settore editoriale con il mondo della comunicazione digital e social.
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