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Fascicoli

Dicembre 2022

rivista: Giornale della Libreria

L’apertura internazionale di una fiera nazionale   Oggi la quota di mercato degli editori che totalizzano fino a 15 milioni di venduto è pari a circa il 40%. Allo stesso tempo, sotto l’ombrello dei piccoli e medi editori convivono realtà molto differenti che richiedono uno sforzo ulteriore di comprensione. Piccoli anzi di più: micro. Oppure, al contrario, medi, dotati di strutture capaci di reggere l’urto di un mercato con marginalità molto basse. Concentrati sulla narrativa in alcuni casi, forse i più noti al pubblico generalista, ma più spesso a caccia di nicchie o segmenti di mercato meno battuti dai grandi gruppi. Comunque, sempre affacciati sul digitale come opportunità da una parte, sfida che richiede investimenti non facili da mettere in campo dall’altra. E sempre più capaci d’interessare, con le loro narrazioni, le altre industrie dei media: quella audiovisiva in testa, con le diverse piattaforme di produzione e distribuzione di film e serie tv. Nella sua eterogeneità, la piccola e media editoria non è forse mai stata così forte sul mercato italiano come in questi anni. Più libri più liberi, la fiera che da più di vent’anni la ospita e al rappresenta, si è evoluta con lei. Crescendo dimensionalmente, ramificando il suo programma e le connessioni con gli attigui mondi della cultura, dell’informazione e dell’intrattenimento, alimentando il dibattito e il confronto sociale e confermandosi di anno in anno come luogo d’incontro, di confronto e di aggiornamento professionale per gli editori e la filiera del libro. Quest’anno la fiera fa un passo ulteriore, seguendo una direttrice di sviluppo che pure da diversi anni ha iniziato ad esplorare: quella internazionale. Così Più libri più liberi 2022 diviene il punto d’incontro tra l’editoria italiana e due tra le principali editorie europee, rappresentate a Roma da Juergen Boos, presidente e CEO della Fiera del Libro di Francoforte, e da Jean-Baptiste Passè, direttore del Festival del libro di Parigi. Ma è anche il luogo dove Ricardo Franco Levi – nei panni di Commissario straordinario del governo – è impegnato a illustrare agli editori il progetto Francoforte 24 e la sua operatività, insieme alle istituzioni italiane che lo sostengono, e la proiezione internazionale che la partecipazione in veste di Paese Ospite d’onore alla Buchmesse darà alla cultura italiana in Europa e nel mondo. Senza dimenticare i quarantacinque operatori stranieri che incontreranno gli editori espositori negli appuntamenti one-to-one di un Rights Centre mai così grande, per la prima volta su due piani. O il bookblogger tedesco, che visiterà Più libri più liberi per raccontarla sui canali social ai suoi connazionali: editori, lettori, traduttori, scrittori. O ancora i tanti ospiti internazionali che, come d’abitudine, calcano le scene della Nuvola: da Paul B. Preciado ad Azar Nafisi, passando per l’anteprima affidata a David Quamman. Più libri più liberi è sempre più internazionale perché l’editoria italiana è sempre più internazionale. Lo è, tradizionalmente, nella sua capacità di fare scouting tra «i libri degli altri», da riproporre in traduzione al proprio pubblico: grande abilità della media e piccola editoria. Lo è, sempre più, nel sapersi proporre attraverso le proprie storie al pubblico internazionale. Dopo il rallentamento forzato degli ultimi due anni sembra oggi particolarmente evidente.  E la singolare apertura al mondo della ventunesima edizione della Fiera della piccola e media editoria di Roma lo conferma senza equivoco.

Ottobre 2022

rivista: Giornale della Libreria

Essere ospiti d’onore   Cosa vuol dire essere il Paese Ospite d’onore della manifestazione editoriale più prestigiosa al mondo? È la domanda che guida e guiderà l’Italia nei due anni che separano questa edizione della Fiera del libro di Francoforte dal 2024. Se il primo obiettivo del percorso d’avvicinamento è rinsaldare i rapporti – peraltro già stretti – tra le industrie del libro italiana e tedesca, non meno rilevante è governare il fascio di luce che la partecipazione in tale veste sarà in grado di proiettare sull’intera nazione. La Frankfurter Buchmesse è un’enorme vetrina con un affaccio globale. Mostrarsi a Francoforte significa essere visti dal mondo, ed è con questa consapevolezza che ci stiamo preparando all’incontro, per presentare la nostra cultura e la nostra creatività nella loro sfaccettata essenza. D’altronde – non possiamo che continuare a constatarlo osservando i percorsi tracciati dalle nostre narrazioni – il libro è sempre più spesso il primo anello di una catena di valore che immette linfa vitale in tutte le industrie creative. Mettere il libro al centro, come di tradizione alla Buchmesse, significa una volta di più soffiare ossigeno lungo le filiere dell’intrattenimento, dell’informazione, dei media. Come Associazione Italiana Editori, questo facciamo e questo faremo. Con il numero di ottobre 2022, il penultimo dell’anno, il Giornale della libreria prende in carico il compito dell’avvicinamento alla Buchmesse 2024 indagando il rapporto in essere tra l’editoria tedesca e italiana, vagliando implicitamente le possibilità d’espansione. Un viaggio che parte dalle librerie italiane a Berlino – dove si celebrano, oltre ai libri, design e lifestyle di casa nostra – per approdare ai fumetti (italiani) meglio accolti dal pubblico internazionale. Passando per l’operato incredibile della casa editrice Wagenbach, che da oltre mezzo secolo porta la letteratura e la saggistica italiane in Germania, da Pasolini a Caminito. Al cuore di questo numero, uno speciale in inglese realizzato con la collaborazione proprio della Frankfurter Buchmesse. Per ascoltare da Juergen Boos, il direttore della fiera, cosa sarà – cos’è – la manifestazione di quest’anno. Con la Spagna Paese ospite d’onore, l’agognato ritorno a una qualche forma di normalità dopo le fasi più acute della pandemia, e i grandi temi dell’editoria al centro: sostenibilità, accessibilità e inclusione. Ma anche per costruire assieme il cammino verso il 2024, con la visione di Ricardo Franco Levi – nella doppia veste di presidente AIE e commissario straordinario del Governo – su quella che è una tappa strategica, fondamentale per l’internazionalizzazione dell’industria editoriale italiana, delle industrie creative italiane. Intanto, nel 2023, l’Italia sarà Ospite d’onore a Paris Livre, il più importante salone del libro francese. Un altro passo nella direzione della valorizzazione delle nostre storie su un mercato del libro più ampio, più aperto, più ricco.   

Maggio 2022

rivista: Giornale della Libreria

Le classifiche sono importanti   Con la parziale eccezione del 2018, è da circa cinque anni che il mercato del libro in Italia si trova, nonostante la frattura della pandemia, in un periodo di crescita. Ciononostante il 2022 si è aperto con dei segnali di flessione che necessariamente richiedono interpretazione. Più che leggerli come indizi di «rottura dell’incantesimo» devono guidare le osservazioni che facciamo e le domande che ci poniamo sul futuro (ma anche sull’evoluzione storica) del nostro settore. La crescita pre e post pandemica a cui abbiamo assistito nel mercato di varia negli ultimi anni è in qualche maniera interpretabile come un salto dimensionale a cui il settore si allenava da molto: a determinarlo il lavoro incessante delle case editrici e il loro orientamento alla professionalizzazione, alla specializzazione, alla cura dell’autorialità e allo scouting locale e internazionale. L’ottimizzazione dei flussi di lavoro e il progresso del sistema logistico e distributivo, oltre che, naturalmente, l’esplosione dell’e-commerce. Ma hanno aiutato, specialmente negli ultimi anni, anche le politiche attive del governo: il sostegno alla domanda sia privata (18app) che pubblica (fondi alle biblioteche), un approccio più incisivo rispetto all’internazionalizzazione, maggior sostegno alle librerie e alle piccole case editrici. L’aver considerato, nel mezzo della pandemia, il libro «bene essenziale», con tutto ciò che ne è derivato. A frenare però la crescita del nostro mercato – e a motivare almeno parzialmente i segni meno in apertura d’anno – intervengono ancora i limiti «classici» con cui abitualmente ci misuriamo. La lettura: che non cresce anzi cala nelle fasce più giovani della popolazione, nonostante le iniziative di promozione a loro rivolte. Gli indicatori del livello d’istruzione, che hanno subito una battuta d’arresto negli ultimi anni e ci collocano ben al di sotto dei Paesi europei con cui competiamo. L’ampiezza del mercato potenziale, condizionato da limiti geografici e linguistici particolarmente stringenti. Limiti classici cui si sommano più recenti complessità: il difficile e sempre più oneroso approvvigionamento della carta e più in generale i rincari che gravano sui processi produttivi e logistici. Una delle cose che abbiamo volente o nolente imparato dai primi anni pandemici è che i libri sono oggetti che necessitano di attenzione nella selezione, nella pubblicazione, nella stampa e nel confezionamento. Ma anche nel lancio, nella promozione, nella distribuzione. Di attenzione e di tempo: nel 2021 abbia visto tornare in classifica titoli pubblicati uno, due, ma anche dieci anni prima. Abbiamo visto l’e-commerce favorire la coda lunga e l’esplorazione dei cataloghi. Nello stop al lancio novità imposto dal primo lockdown abbiamo trovato l’incentivo per curare al meglio i libri che avevamo già pubblicato. E per leggerli, perché no. A partire da queste osservazioni, abbiamo deciso di lanciare sul nostro sito le classifiche dei libri più letti del Giornale della libreria: per genere (sei più quella generale, e per la prima volta in Italia avremo una classifica dei fumetti!), mensili, con le prime 100 posizioni anziché le consuete 10. Pensiamo che guardare meglio, e con maggiore profondità, a ciò che si legge e si vende nel nostro Paese possa offrire alle librerie, soprattutto a quelle di minor dimensione, uno strumento attraverso cui migliorare la composizione dell’assortimento e approfondire la conoscenza di nuove case editrici e di nuovi marchi editoriali. E agli osservatori culturali qualche punto di vista inconsueto sulla produzione libraria più amata. Attenzione e tempo, come dicevamo.

Marzo 2022

rivista: Giornale della Libreria

Giovedì 24 febbraio l’esercito russo ha invaso l’Ucraina, oltrepassandone in diverse aree il confine e bombardando città e infrastrutture. L’annuncio dell’invasione era stato dato poche ore prima dal presidente russo Vladimir Putin, che aveva chiesto all’esercito ucraino di arrendersi e di abbandonare le proprie armi. «La guerra in Europa ci riporta ad anni e vicende storiche che non avremmo mai voluto rivivere» ha commentato quella mattina stessa il presidente di AIE Ricardo Franco Levi, ricordando come la pace sia la precondizione e allo stesso tempo il frutto della libertà di pensiero e di espressione, valori che sono al centro della democrazia e della missione di ogni editore. «Oggi più che mai – ha aggiunto Levi – ci auguriamo che in ogni nazione si alzi la voce critica degli intellettuali, degli scrittori, degli uomini di pace e del mondo della cultura, perché sappiano riportare l’Europa sulla strada della libertà e della convivenza». Pochi giorni dopo, la Bologna Children’s Book Fair ha comunicato la sospensione di ogni collaborazione con le organizzazioni ufficiali russe per la partecipazione all’imminente edizione 2022: durante la conferenza stampa di giovedì 3 marzo, a Milano, il direttore della business unit cultura di BolognaFiere Marco Momoli ha precisato che la manifestazione sarebbe stata ben felice di accogliere «stand di editori indipendenti russi, scrittori e illustratori russi», sottolineando che «la decisione di non collaborare riguarda solo ed esclusivamente le autorità statali russe». Una posizione condivisa dalle grandi fiere del libro e dal mondo editoriale tutto. Londra, Francoforte, poi Torino, che ha ribadito che il Salone non boicotterà «libri o autori russi, discussioni o lezioni sulla cultura e la letteratura russa, all'interno di un programma ispirato ai temi della pace, del dialogo, dell'amicizia tra i popoli, le arti, le culture». «Non ci può essere un'Europa libera e sicura senza un'Ucraina libera e indipendente» recita la lettera del PEN International firmata da più di 1.200 autrici e autori di ogni provenienza. Una lettera che si conclude con l’apertura di una raccolta fondi per trarre al sicuro le colleghe e i colleghi ucraini minacciati dal conflitto. «Tutti gli individui hanno diritto alla pace, alla libertà d’espressione e di incontro. La guerra di Putin è un attacco alla democrazia e alla libertà non solo in Ucraina, ma in tutto il mondo». A protestare contro le operazioni militari di Putin chiedendone l'immediata cessazione sono stati, da subito, anche molti autori e intellettuali russi: più di mille hanno firmato l’appello promosso dall’Alleanza degli editori indipendenti e dei distributori di libri. Il libro, sottolinea il loro messaggio, è una delle principali forme di conservazione e trasmissione dell'esperienza umana, ed è proprio l’esperienza accumulata nei secoli a insegnarcelo: la guerra è un crimine e deve essere fermata. «Continuiamo a credere nella fiera come ponte tra culture» ha continuato Marco Momoli motivando la decisione della Bologna Children’s Book Fair. «Ma allo stesso tempo non siamo indifferenti rispetto a quello che succede e per questo volevamo mandare un segnale». Una decisione a cui non possiamo che aderire: anche noi continuiamo a credere nelle fiere come ponti tra culture, e nei libri, negli spazi, nei luoghi e nelle manifestazioni della cultura, sempre foriere di cooperazione. Ne è prova tangibile, prima dell’esecrabile invasione russa ai danni dell’Ucraina, l’ultima edizione del Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri: il nostro capodanno editoriale, un confronto poliedrico e internazionale sui temi portanti del nostro mondo. Temi che questo numero del Giornale della libreria riprendere e approfondisce. Temi che, più in generale, sempre orientano il nostro lavoro.  

Dicembre 2021

rivista: Giornale della Libreria

Vent’anni fa Più libri più liberi nasceva per dedicare uno spazio peculiare ed esclusivo ai libri pubblicati dalle case editrici minori, fuori dai gruppi e dalle grandi insegne editoriali. Nasceva per mostrarne i cataloghi, per presentarne gli autori, per venderne i libri in un layout dedicato, in un momento dell’anno favorevole, in una città, Roma, che con le sue mille anime ben s’intonava al pluralismo e all’eterogeneità delle loro proposte. In vent’anni la fiera è cresciuta, e con lei la piccola e media editoria. Incubatrici l’una dell’altra e sodali lungo un percorso che oggi vede imputare ai libri dei «piccoli» circa il 55% del mercato di varia. Un percorso che oggi riporta Più libri più liberi alla Nuvola, sì dopo la doverosa sospensione del 2020, ma anche dopo l’enorme successo e gli oltre centomila visitatori del 2019. In vent’anni Più libri più liberi è stata, per gli editori, un’importante occasione commerciale e un momento irrinunciabile di confronto e aggiornamento professionale, una vetrina per l’internazionalizzazione e – in tempi più recenti – per lo scambio di diritti e il dialogo orientato al business con le altre aziende della filiera. Per i lettori è stata una grande occasione di esplorazione e di scoperta, un appuntamento in calendario, un luogo dove comprare libri, partecipare a eventi, scoprire autrici e autori nuovi e riconfermarsi nell’affetto di quelli già noti, dove semplicemente e serendipicamente curiosare. Per tutti è stata ed è un rito e una festa. Per questo, come Associazione Italiana Editori – che dal principio la organizza – e come Giornale della libreria, che ne è media partner e da anni ne cura la newsletter, vogliamo celebrarla. Nelle pagine che seguono si dipana così il racconto dei primi vent’anni Più libri più liberi: quella che è stata e che sarà. Dei suoi promotori, dei suoi organizzatori, di una (piccola: ma avremmo voluto sentirli tutti) parte degli editori espositori, di chi ci lavora e ne cura i programmi e le attività.

Ottobre 2021

rivista: Giornale della Libreria

Il primo semestre del 2021 l’editoria italiana di varia chiude a 698 milioni di vendite a prezzo di copertina, facendo registrare una crescita del +42% a valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un risultato molto positivo ma in buona sostanza prevedibile: il «periodo dell’anno precedente» d’altronde, coincide quasi interamente con la prima fase della pandemia da Covid-19, tra confinamenti, chiusure e limitazioni di vario genere. Decisamente sorprendente è stato invece constatare come in questi sei mesi l’editoria sia andata meglio che nel 2019 – anno già soddisfacente – rispetto al quale il 2021 ha fatto segnare un inaspettato +28%. E ancor più sorprendente della crescita a valore è quella delle copie acquistate: 48 milioni, +44% rispetto al 2020, +31% rispetto al 2019. In un contesto, peraltro, di calo del prezzo medio di copertina. Le ragioni di questi risultati eccezionali? Un fattore contingente è stato senza dubbio il prolungamento ai primi mesi del 2021 della finestra temporale per spendere gli importi residui della 18app. Importi che, in un anno di concerti e spettacoli dal vivo sospesi, sono stati destinati in gran parte ai libri. Ma non basta a spiegare una dinamica che – osservata nella prospettiva degli ultimi due anni – sembra iniziare prima della pandemia, e oggi finalmente accommiatarci dal trend stagnante inaugurato con la crisi del 2011. Rivolgendo all’indietro uno sguardo prospettico, è come se la filiera avesse reagito e tenuto ai colpi del Covid-19 grazie alle razionalizzazioni di prodotto e di processo indotte dalla crisi precedente. La flessione c’è stata, ma il corpo elastico dell’editoria ha ripreso subito vigore, muovendosi in avanti non appena i fattori circostanti lo hanno permesso. Per gli editori ha voluto dire fare scelte editoriali sempre più ponderate; per le librerie cercare approcci più efficienti all’assortimento e al cliente; per i cataloghi diventare resistenti all’usura del tempo e sempre più capaci di generare «coda lunga» nelle dinamiche dell’acquisto e della decisione d’acquisto online. Tutte caratteristiche che nel collo di bottiglia della pandemia hanno rivelato utilità, valore e resistenza.

Giugno 2021

rivista: Giornale della Libreria

Se l’editoria per ragazzi in Italia, ma anche a livello globale, ha avuto in questi decenni gli importanti tassi di crescita che conosciamo, molto è dovuto all’innovazione di prodotto, alla scoperta di nuovi autori e illustratori, di nuove forme e linguaggi di narrazione, di nuove tecnologie: tutti processi che nelle fiere del libro – e in quella di Bologna in particolare – hanno trovato un significativo punto di partenza.Le fiere sono state grandi incubatori d’innovazione per il settore editoriale, il loro trasferimento forzato sulle piattaforme digitali sembra aver delineato nuovi modelli ibridi, con durate e potenzialità dilatate dalle possibilità dell’online e slegate dalla necessaria «finitezza» dell’evento fisico. Questi nuovi modelli potranno rappresentare a loro volta nuovi incubatori di innovazione, moltiplicando le opportunità di incontro e confronto sui temi cari al mondo professionale. E di innovazione c’è bisogno. Nel mondo post pandemico più che mai. Perché dopo un 2020 (e un 2021) che ha sconvolto le abitudini di vita delle famiglie e ha avuto un impatto significativo sui consumi digitali di bambini e ragazzi, tra Dad e digital entertainment, la domanda che ci poniamo a latere di ogni articolo di questo numero dedicato alla Bologna Children’s Book Fair è che persistenza avranno questi fenomeni nel futuro. Come condizioneranno il nostro orizzonte professionale e il nostro mercato, in un quadro peraltro di seria decrescita della natalità.

Marzo 2021

rivista: Giornale della Libreria

Per la prima volta dal 1983 la Scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri non si è potuta svolgere – con il suo consueto Seminario di perfezionamento – a Venezia, all’Isola di San Giorgio. Quello che è stato per oltre trent’anni uno dei più importanti momenti di aggiornamento, discussione, confronto (nazionale, ma sempre più anche internazionale) tra librai, editori, distributori, autori e professionisti del mondo del libro, ha dovuto ripiegare – ma lo ha fatto conservando intatta la qualità degli interventi – su un incontro digitale. La Scuola è stata, e da sempre, un incubatore di innovazione, dibattito e formazione diffusa. Un aspetto che ha cercato di non smarrire neppure quest’anno, chiamando professionisti di prim’ordine del mondo del libro a confrontarsi, sebbene online, sui dati di mercato dei rispettivi Paesi; sulla tenuta, le performance e le strategie attuate da gruppi editoriali e catene; sulla comune visione del futuro. Proprio guardando ai risultati che il nostro settore ha conseguito nel 2020, molte, consistenti tracce di quanto è stato seminato negli anni e nei decenni scorsi a San Giorgio possono essere riconosciute. Nell’anno che si è da poco concluso, l’intera filiera ha vissuto una delle fasi più complesse della storia recente. Se abbiamo reagito, e reagito rapidamente, lo dobbiamo, per la sua parte, al ruolo che la Scuola ha svolto in termini di formazione e di aggiornamento delle competenze delle persone che oggi lavorano con i libri.

Dicembre 2020

rivista: Giornale della Libreria

Il numero di dicembre del Giornale della libreria esce tradizionalmente in occasione di Più libri più liberi ed è uno specchio dell’evoluzione della piccola e media editoria che fa grande e variegata l’industria editoriale. Nel corso degli ultimi anni – assecondando il percorso di crescita della fiera di Roma – il Giornale della libreria ha provato a raccontare la ricchezza di questo segmento osservandolo da più prospettive: scomponendolo in generi e sottogeneri, tracciandone il perimetro economico, interpretandone bisogni pratici e informativi, interrogandosi sull’identikit del suo pubblico di riferimento e dei canali di informazione e vendita che sono più congeniali ai suoi libri. In questo 2020 in cui tutto è cambiato, volevamo che il rapporto tra l’ultima uscita dell’anno e la piccola e media editoria rimanesse ugualmente intenso. Così, mentre Più libri più liberi si prepara a tornare nel 2021, questo numero conserva il suo focus tematico: pur nella prospettiva dello stravolgimento che stiamo attraversando.

Ottobre 2020

rivista: Giornale della Libreria

Proviamo a ripartire. I dati disponibili mostrano sostanzialmente un dimezzamento delle minori vendite che avevamo registrato per l’editoria di varia nei canali trade - quelli meglio e più rapidamente monitorati - alla fine del lockdown. Dal -70% del periodo più cupo al -20% di aprile, al -11% di luglio. Le settimane successive mostrano andamenti in linea o poco sopra quello del 2019. Andamenti che non hanno ancora recuperato le mancate vendite della prima parte dell’anno.Certo, è un dato medio. Ci sono comparti che hanno risultati ben più negativi: la turistica, i settori legati alle mostre d’arte e ai bookshop museali, i tanti editori che nei saloni, nei festival trovavano abitualmente importanti fonti di ricavo. Ma intanto il segnale di fondo è la ripartenza.

Maggio 2020

rivista: Giornale della Libreria

Ci stavamo riprendendo da una lunga crisi che era iniziata – è sempre bene ricordarlo – tra il 2010 e il 2011 per effetto di un’accentuazione di quella precedente (2007-2008, dovuta al fallimento di Lehman Brothers e alla crisi dei subprime). Una crisi che si era estesa ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti Paesi e che ha portato a politiche fortemente restrittive sui conti pubblici, con effetti di austerità e di freno ai consumi. Il 2019 si era chiuso – lo ricordiamo – con un +4,9% di crescita a valore per l’editoria di varia nei canali trade. E per la prima volta dal 2010 da un segno positivo (+3,4%) nel numero di copie vendute. In questi mesi e nei prossimi siamo (saremo) – ancora una volta – alle prese con una crisi che viene dall’esterno del settore. Un’emergenza sanitaria che è diventa «arresto» della domanda e «blocco» dei lanci novità nei primi 4-5 mesi del 2020. Tradotto: -19,9% a valore del venduto nei canali trade, 134,9 milioni di euro di mancato fatturato, 332,1 milioni di danno di filiera solo dal comparto varia e canali trade. Il cammino che dovremo affrontare nei prossimi mesi ruoterà attorno a questo interrogativo centrale: come sostenere la domanda?

Gennaio 2020

rivista: Giornale della Libreria

È appena iniziato il 2020 e siamo tornati, dopo una lunga marcia, quasi al valore che i canali trade (librerie, Gdo, store online) avevano nel 2010, quando Amazon ancora non era arrivato in Italia (l’avrebbe fatto a novembre di quell’anno). Da lì in poi è cominciato il grande gelo. Abbiamo dovuto attendere il 2015 per trovare i primi pallidi segni positivi (+0,9%, ma senza Amazon). Via via i dati di crescita si sono fatti sempre più solidi fino al quasi +5% del 2019. Avevamo perso fino al 2014 quasi 260 milioni. Forse qualcosa di meno se avessimo potuto già da allora stimare le vendite che nel frattempo passavano per Amazon. Il 2019 ci consegna un mercato trade di 1,422 miliardi a prezzo del venduto. Quasi ci siamo. Forse ci siamo già, considerando quelle librerie specializzate e quelle universitarie che non rientrano nel perimetro di rilevazione delle  aggiori società di ricerca. Il 2019 porta anche un’altra buona notizia. Le copie sono tornate a crescere, e a crescere in maniera importante: +3,3% rispetto all’anno precedente dopo nove anni di ripetuti e costanti segni «meno».

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