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Aprile 2014

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Aprile 2014
Fascicolo digitale

La rivista

Un manifesto per gli editori
di Lorenza Biava
 
Abstract
Il 2014 potrebbe essere un anno di svolta per le istanze degli editori in Europa rispetto al copyright, all’Iva sui prodotti digitali e all’interoperabilità di formati e piattaforme. Le elezioni di maggio in cui i cittadini degli Stati membri saranno chiamati a esprimere la composizione del prossimo Parlamento europeo e il semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, che comincerà nel luglio di quest’anno, portano con sé grandi aspettative per la Federazione degli editori europei e le altre federazioni legate alle filiera del libro. Per accrescere la consapevolezza del mondo politico sulle sfide principali per il settore nei prossimi cinque anni, nel febbraio scorso, insieme all’European writers council (Ewc) e all’European booksellers federation (Ebf), la Fep ha proposto il Manifesto for the 2014 european elections. Ne abbiamo parlato con Anne Bergman-Tahon, direttore della Fep.
Sotto la guida di Aie
di Paola Sereni
 
Abstract
Il prossimo luglio scadrà il mandato triennale di Marco Polillo alla guida di Confindustria cultura Italia, la federazione che associa le industrie editoriali, musicali, audiovisive, dello spettacolo dal vivo e dei videogiochi, nata sette anni fa su impulso di Confindustria. Dopo una partenza in sordina, la federazione negli ultimi anni ha cominciato a dispiegare le proprie potenzialità rendendo anche più esplicita la sua funzione e raggiungendo i primi significativi risultati come l’approvazione del regolamento Agcom e il ripristino dell’Istituto per il commercio estero. Abbiamo fatto un bilancio di questi tre anni con Fabio Del Giudice, che nel periodo in cui l’Aie ha guidato la Federazione, ha ricoperto il ruolo di direttore.
Chi legge, cosa compra?
di Giovanni Peresson
 
Abstract
Leggere e comperare. Qual è stata la dinamica tra questi due comportamenti nel 2013? Negli ultimi anni abbiamo assistito all’evoluzione delle filiere, dei comportamenti del pubblico, delle tecnologie, dell’organizzazione giornaliera del proprio tempo, del modo di intendere la mobilità, della contrazione delle disponibilità economiche di individui e famiglie, tutti elementi che hanno intessuto parallelogrammi di forze in cui è difficile, se non impossibile, stabilire chi è causa di cosa, o almeno tracciare una gerarchia di cause e di effetti. Conosciamo, perché ce lo dice Istat, l’andamento della lettura e, grazie alle società di ricerca sappiamo come vanno i canali trade. Ma i libri si comprano anche in molti altri canali fisici: edicole, fiere, bancarelle e librerie specializzate. È inevitabile dunque che sfugga una parte significativa del mercato e dei comportamenti d’acquisto. Di fatto non conosciamo neppure bene la relazione diretta – nello stesso campione di persone – tra i due fenomeni: lettura e acquisto (o viceversa).
Carta, cultura e crescita
di Alessandro Nova
 
Abstract
Gli ultimi anni sono stati particolarmente difficili per l’industria italiana. All’interno del settore manifatturiero, tuttavia, i diversi segmanti hanno risentito in modo diverso della recessione. La filiera grafica e cartotecnica, rappresentata da Acimga, Aie, Anes, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg, è uno dei contesti produttivi che ha subito in modo più evidente gli effetti di una crisi che, cominciata nell’ormai lontano 2008 nel sistema finanziario americano, si è successivamente estesa a livello mondiale, diventando una crisi «reale» (contrapposto a «finanziaria»). In particolare, all’interno del nostro sistema economico, la recessione ha assunto caratteristiche prevalentemente «industriali» e «private», nel senso che i settori più colpiti sono stati il comparto manifatturiero e la componente delle piccole-medie imprese private che rappresentano, tradizionalmente, la struttura portante del nostro comparto produttivo. Un ulteriore elemento che ha caratterizzato il nostro sistema (ed in generale i Paesi della fascia europea mediterranea) è stata l’estrema virulenza della recessione, all’interno della quale si sono concentrati tutti gli elementi di debolezza che caratterizzano il sistema economico italiano in modo differenziale rispetto ai sistemi industriali concorrenti evoluti: lo svantaggio comparato di una fiscalità che ha raggiunto livelli allarmanti, la rigidità del mercato del lavoro, la ridotta (e decrescente) produttività dei fattori produttivi, l’elevato costo dell’energia, la scarsa propensione all’innovazione, un mercato azionario asfittico, il sottodimensionamento e la sottocapitalizzazione delle imprese, un sistema bancario inefficiente, modelli di governance eccessivamente concentrati su imprese detenute da singoli imprenditori o da nuclei familiari, che hanno fatto la fortuna del nostro sistema economico, ma che oggi sembrano marcare il passo rispetto a forme di organizzazione imprenditoriale più solide. Infine non possiamo trascurare due elementi, che potremmo definire «politici», di grande peso: la mancanza di una politica industriale che «latita» ormai da più di vent’anni e una burocrazia soffocante.
L'editoria in India
di Elena Refraschini
 
Abstract
Continua il viaggio del «GdL» nelle editorie emergenti che fa tappa questo mese in India, Paese incredibilmente affascinante, caratterizzato da una pluralità religiosa e linguistica e da una ricchissima tradizione letteraria. L’analisi dell’industria editoriale indiana risulta complicata da diversi fattori, non ultimo proprio la frammentarietà linguistica, che richiederebbe statistiche e dati separati per ciascuna delle venti e più lingue che si parlano (e leggono). A peggiorare le cose, non esistono statistiche governative più recenti del 1972 (anno della prima fiera del libro di Nuova Delhi), e le cifre relative alle dimensioni del mercato variano notevolmente a seconda della fonte consultata. Tutti sembrano concordare, tuttavia, sull’importanza chiave del mercato essendo il terzo in lingua inglese dopo Usa e Uk (quello australiano e canadese hanno numeri più modesti); e secondo gli ultimi dati Ipa disponibili (2010) che comparano il valore di mercato a prezzo finale al consumatore, quello indiano è l’undicesimo mercato mondiale, che grazie anche ai 550 milioni di ragazzi dai 15 ai 30 anni che hanno voglia e bisogno di leggere e istruirsi, ha un tasso di crescita del 15% annuo secondo le stime più prudenti. La produzione si attesta sui 100.000 titoli l’anno (di cui 60% educational, 40% trade) da parte di circa 16.000 editori, per un valore del mercato di circa 1,6 miliardi di sterline. Il settore è frammentario anche dal punto di vista dei prezzi: mentre i titoli in lingua inglese (che costituiscono il 24% della produzione) hanno un prezzo di circa 350 rupie (4 euro) e hanno canali di distribuzione consolidati, i titoli nelle lingue regionali possono costare 80 rupie (meno di un euro) e vengono distribuiti nelle edicole e nelle stazioni delle città meno grandi: i due settori richiedono modelli promozionali e distributivi completamente diversi.
I lettori scomparsi
di Giovanni Peresson
 
Abstract
Se i ragazzi dai 6 agli 11 anni nel 2013 hanno smesso di leggere (sono il 7,5% in meno rispetto al 2012), non si sono comportati peggio dei loro fratelli maggiori. Gli editori e le librerie (fisiche e on line) che presidiano questa fascia di età – ma che ormai di fatto coincide sempre più con la «lettura adulta» a tutti gli effetti – hanno visto volatilizzarsi, tra 2012 e 2013, qualcosa come oltre 200 mila Ya, con un «buco» del -12,5%. Una fascia di età che dal 6,3% del parco lettori (2012) è scesa al 5,9%. Ormai la lettura dei libri di carta sta iniziando a diventare una «faccenda da vecchi». Anche se sono «nuovi (giovani) anziani»: più scolarizzati dei loro padri, con un titolo di studio più alto, con una speranza di vita più lunga e migliore dal punto di vista della salute, con più tempo a disposizione per sé e per i loro interessi e i loro viaggi (anche se magari con pensioni decurtate dalla spending review, dall’aumento di bollette e dei beni alimentari e con i nipotini da accudire). Due anni fa il 56,8% dei 15-19enni dichiaravano di aver letto almeno un libro non scolastico nei dodici mesi precedenti. Lo scorso anno si è scesi al 50,4%. Certo più della media nazionale (rispettivamente 46% nel 2012 e 43% nel 2013), ma è una magra consolazione quando si constata che il calo della lettura di libri nel Ya è del 12,5% contro una media nazionale del -7,5%. Si perdono più lettori nelle fasce giovani che nella media della popolazione! Certo è il primo anno che accade uno sconquasso simile nelle fasce giovanili della popolazione – come in quelle infantili (6-14) – e, in fondo, 200 mila Ya si recuperano indovinando due o tre titoli giusti (trovandoli, ovviamente).
Se leggere è una nicchia
di Edward Nawotka
 
Abstract
Agli editori piace pensare al mercato dei libri come al campionato di calcio. Ogni editore mette in piedi il miglior team per la stagione (il catalogo) e compete sul campo per capire chi primeggerà (attraverso le vendite). Quello che sfugge loro è che non stanno affatto giocando una partita dello sport più diffuso al mondo, ma piuttosto qualcosa di molto più simile al football americano, che piace moltissimo ad una nicchia della popolazione mondiale – gli americani – ma che il resto del mondo praticamente ignora. Il fatto è che nel mondo di oggi, così pieno di distrazioni tecnologiche, pubblicare libri, venderli e anche leggerli è sempre più un’attività di nicchia piuttosto che l’hobby mainstream che vorremmo credere. Sicuramente ci sono Paesi dove leggere resta un passatempo popolare, e molto spesso la diffusione della lettura è strettamente legata alla qualità dell’educazione scolastica ricevuta. La Finlandia che è nota per il suo ottimo sistema scolastico, ne è forse l’esempio migliore. «I libri giocano un ruolo molto importante nella società finlandese – spiega Sakari Laiho, direttore dell’Associazione degli editori del Paese – e secondo le ultime ricerche, il 77% della popolazione compra almeno un libro all’anno». Nel Paese nordico, inoltre, il 75% dei genitori legge ad alta voce ai propri figli, una pratica il cui ruolo nella futura predisposizione alla lettura è provato. Ma c’è di più perché lo stesso mestiere di scrivere è considerato una delle professioni socialmente più prestigiose. Tuttavia, non è solo l’educazione a dover essere chiamata in causa quando analizziamo la diffusione della lettura e quindi, indirettamente, la possibilità di crescita di un mercato. Mentre gli abitanti di un Paese povero come la Cambogia hanno raggiunto un tasso di literacy (che ricordiamo consiste nella capacità di leggere e comprendere correttamente un testo) del 77,6%, la lettura è quasi esclusivamente praticata all’interno delle scuole e, come risultato di anni di oppressione politica e di povertà, il piacere per questa attività è quasi del tutto scomparso.
Belle App da Bologna
di Cristina Mussinelli
 
Abstract
Terzo anno di giuria al BolognaRagazzi Digital Award, il premio che la Fiera del libro per ragazzi dedica al libro digitale, al fine di incoraggiare le produzioni eccellenti ed innovative nell’ambito delle App derivate da libri. Due compagni di viaggio già noti e uno nuovo, come previsto dalle regole della Bologna Children’s Book Fair, competenze diverse e punti di vista complementari. Un esperto di prodotti digitali per bambini sin dal 1980, un illustratore noto e pluripremiato, un «guru» dell’editoria digitale e la sottoscritta, un’esperta di digitale e una zia di tre nipoti di 4, 6 e 14 anni che sono stati fin dal primo anno usati come «tester» per portare nelle valutazioni della giuria anche il punto di vista dei potenziali destinatari dei prodotti. Anche quest’anno il processo è stato complesso: 258 prodotti (App ma anche e-book arricchiti) inviati da 176 editori, rappresentanti di 37 paesi, tutti rilasciati nel corso dell’anno in corso. Editori con caratteristiche molto diverse, con team e capacità di investimento differenti e, a volte, completamente impari. Per non essere influenzati da tali elementi, anche quest’anno come giuria ci siamo dati delle regole che potessero guidare in modo il più possibile oggettivo le nostre valutazioni e ci portassero a identificare come richiesto dal premio un vincitore, due nominati e sette selezionati per le due categorie previste: fiction e non fiction. Innanzitutto si è concordato che non ci dovesse essere alcuna discriminazione rispetto a provenienza geografica, dimensione del produttore e piattaforma. L’elemento fondamentale per ottenere un giudizio positivo era la capacità di offrire un’esperienza di interazione ricca e creativa, che però mantenesse le tradizionali qualità dei prodotti per bambini in termini di racconto, illustrazioni e scrittura. Una volta soddisfatti questi requisiti, la giuria ha poi deciso di operare la selezione sulla base delle caratteristiche innovative dei prodotti (sia dal punto di vista delle storie, sia delle loro implementazioni tecnologiche), delle soluzioni grafiche, delle modalità di interazione e dell’uso dei componenti multimediali, in modo che i prodotti selezionati potessero essere un punto di riferimento per altre aziende, editoriali e non, che stanno sviluppando o che hanno intenzione di sviluppare nuovi prodotti digitali.
Analytics per tablet
di Giorgio Kutz
 
Abstract
Abbiamo già citato nel numero scorso i nuovi strumenti di marketing analitico da poco disponibili per gli editori e per chiunque veda nei prodotti per tablet un possibile sbocco di mercato. Tra i nuovi analisti spicca App Annie, (www.appannie.com) specializzata nel tracciare le vendite negli «store» per tablet, che recentemente ha pubblicato un rapporto sui trend di comportamento degli acquisti emersi nel corso del 2013. Anche se il mercato editoriale in senso stretto è ad oggi marginale (ma contiguo) val comunque la pena tener d’occhio questo mondo, agitato da una significativa crescita dei mercati emergenti, da un forte sviluppo di fatturato dell’area giochi e dall’invasione delle piattaforme di social networking.
Nasce lo Smart Book
di Giulia Marangoni e Elisa Molinari
 
Abstract
Come promuovere il dialogo tra editoria e Ict, mettendo in luce nuove opportunità di sviluppo di prodotti e servizi innovativi per l’industria dei contenuti? Una risposta viene dal network europeo Tisp (Technology and Innovation for Smart Publishing) che, sotto il coordinamento di Aie, ha pubblicato lo Smart Book, una risorsa digitale dedicata ai professionisti dei due settori, on line in occasione della Fiera di Londra.
Un mondo di immagini
di Michela Gualtieri
 
Abstract
Le immagini hanno oggi un ruolo di primo piano nella comunicazione ed è sempre più importante che un prodotto editoriale sia corredato di foto significative e accattivanti. Ma dove reperirle? Come gestirle? Come essere sicuri della loro qualità? Agenzie e archivi iconografici sono gli istituti che si occupano di raccogliere il materiale prodotto da fotografi professionisti, catalogarlo e gestire i rapporti con gli editori interessati a comprarne i diritti di riproduzione. Abbiamo intervistato gli esponenti di alcuni dei più importanti istituti italiani per comprendere meglio il loro lavoro.
Librerie fusion
di Marianna Albini
 
Abstract
Mi è sembrato di vedere una libreria. Questa è l’impressione che lasciano alcuni tra gli esperimenti meglio riusciti di «nuove librerie»: punti di ritrovo, socialità e offerta culturale che ruotano attorno ai libri, ma che non di sole pagine si nutrono. Sono librerie di cui, già dal sito Web (innanzitutto ce l’hanno!), si capisce che hanno voluto abbandonare un approccio tradizionale e sperimentare l’idea di uno spazio dove offrire qualcosa in più ai loro clienti. Diverse tra loro per impostazione e tipo di pubblico, l’ingrediente che senz’altro hanno in comune è la capacità osare. Abbiamo intervistato la libreria La forma del libro di Padova e la Open di Milano.
Biblioteche fusion
di Redazione
 
Abstract
Londra, 1998. Tower Hamlets, uno dei 32 comuni della City, ha il servizio di biblioteche pubbliche meno utilizzato del Regno Unito, con tassi di prestito desolanti. Il comune si interroga: abbiamo ancora bisogno delle biblioteche? Ma invece di chiuderle decide di sfruttare l’occasione e ripensarle in un altro modo, creando un nuovo modello, Idea Store. Ma non corriamo troppo: prima di iniziare il processo che trasformerà le biblioteche di Tower Hamlets in un esempio ammirato in tutta Europa, servirà del tempo. Uno degli ingredienti che hanno reso Idea Store un modello vincente, è la capacità di ascoltare. Non a caso il primo passo è stata un’indagine – fatta di oltre seicento incontri individuali a casa delle persone – per capire perché gli abitanti di Tower Hamlets, 265 mila persone la maggioranza delle quali asiatiche o africane non frequentassero la biblioteca.
Papa Francesco: un ciclone in libreria
di Giorgio Raccis
 
Abstract
Parafrasando scherzosamente una nota serie televisiva tedesca di argomento conventuale si può affermare senza tema di smentita che Jorge Mario Bergoglio negli ultimi dodici mesi (risale infatti al 13 marzo 2013 la sua salita al soglio pontificio) si è abbattuto «come un ciclone» in libreria e ha monopolizzato l’attenzione di gran parte del mondo editoriale e librario italiano. Non si sono ancora spente le luci, mentre la folla che aveva accolto stupita il papa venuto «dalla fine del mondo» sta sfollando da piazza san Pietro, che le Edizioni Missionarie Italiane (Emi) bruciano sul tempo la concorrenza più agguerrita ed escono con tre novità, due testi tradotti di Bergoglio e un libro di Gianni Valente. Il 17 marzo quest’ultimo volume (Francesco. Un papa dalla fine del mondo) è già in testa alla classifica nelle librerie religiose, sostituendo gli ultimi scritti autobiografici del papa teologo e scrittore, Benedetto XVI. Da questo momento il mondo editoriale sembra quasi ipnotizzato dalla figura di questo gesuita, inizialmente pressoché sconosciuto e che per primo sceglie il nome di Francesco, inondando i banconi delle librerie di un numero impressionante di novità, libri di papa Francesco e libri su papa Francesco.
Il libro religioso a Torino
di Elena Vergine
 
Abstract
Un Cupolone di libri alto otto metri, sarà questo lo stand del Vaticano, Paese ospite della 27esima edizione del Salone internazionale del libro di Torino, un’occasione di grande visibilità anche per tutta l’editoria religiosa italiana. Messa a dura prova dalla crisi, come del resto tutta la produzione editoriale, ma attenta al cambiamento e con una rinnovata vivacità di proposte e di tematiche attuali, l’editoria religiosa – che da noi diventa sinonimo di cattolica – coglie gli stimoli provenienti dai vertici della Chiesa declinandoli in cataloghi ricchi di novità. Se infatti il nuovo pontefice ha saputo guadagnare le attenzioni anche del mercato editoriale laico insistendo sulla necessità di instaurare un dialogo tra cattolici e realtà distanti, la sua figura è stata di ispirazione per la stessa editoria religiosa, portando al centro dell’attenzione mediatica e del dibattito ecclesiale temi e valori nuovi: le emergenze sociali, le questioni familiari, i pilastri della vocazione e della missione cristiana e la teologia stessa con alcuni suoi esponenti. La stessa importanza attribuita da papa Francesco ad Internet, definito «un dono di Dio», e alle opportunità del digitale si rispecchia nella corsa verso l’innovazione e nell’apertura verso il digitale delle case editrici religiose. Dunque, anche in virtù della presenza del Vaticano al prossimo Salone internazionale del libro di Torino, il segmento dell’editoria religiosa si prepara ad accendere i riflettori sulla propria produzione.
La voce del Vaticano
di Redazione
 
Abstract
Il rapporto tra la Parola e le parole è senza dubbio una delle sfide più impegnative con cui la Chiesa e la comunicazione vaticana si sono dovute confrontare negli ultimi anni. Non parliamo solo degli ultimi eventi mediatici (siano essi la rinuncia di Benedetto XVI o Vatileaks) ma della necessità di capire e interpretare i cambiamenti in atto nei modi di fare informazione e nelle necessità del pubblico. Se con il Concilio Vaticano II e l’emanazione dell’Inter Mirifica – una vera e propria magna charta per la comunicazione vaticana –, assistiamo ad una nuova presa di coscienza della propria capacità di fare notizia, è con papa Bergoglio che la Chiesa ha riscoperto il suo volto più umano. Ne parliamo con Angelo Scelzo, vicedirettore della sala stampa del Vaticano e autore del volume La penna di Pietro (Lev, 2013).
La versione di Gud
di Redazione
 
Abstract
Il numero di aprile è dedicato ai libri di fede e Gud non si lascia scappare l'occasione per riflettere su un autore particolare. Per conoscere altri lavori di Gud visitate il sito www.gud.it
Mangia, prega, viaggia
di Ester Draghi
 
Abstract
Nonostante la crisi economica abbia ridotto in maniera consistente la spesa degli italiani per viaggi e vacanze – secondo Istat nel 2013 i residenti in Italia hanno effettuato 63 milioni e 154 mila viaggi con pernottamento, contro i 78 milioni e 703 mila dell’anno precedente (-19,8%) – il turismo religioso mostra numeri in netta controtendenza con un buon 4,4% di persone che nel 2013 si sono messe in viaggio contro il 3,9% del 2012 e il 2,0% del 2011. Sono molte le realtà editoriali che hanno aperto il loro catalogo in direzione della creazione di guide turistiche che riportino gli itinerari di interesse religioso così come verso la pubblicazione di guide enogastronomiche che rispecchino le tradizioni culturali e le usanze religiose legate al territorio. Ne abbiamo parlato con Manuel Kromer (Claudiana), Antonio Paolucci (Edizioni Musei Vaticani), Shulim Vogelmann (Giuntina) e Giannozzo Pucci (Libreria editrice fiorentina).
Testimoni laici
di Lorenza Biava
 
Abstract
Sempre più spesso scorrendo le classifiche di non fiction si trovano libri di argomento religioso. Facendo un po’ di attenzione ci si può facilmente accorgere che spesso a firmare questi bestseller non sono gli editori religiosi ma quelli non confessionali. D’altro canto gli stessi lettori non hanno più come canale d’elezione le librerie specializzate e spesso accanto all’ultimo Camilleri acquistano i libri di don Gallo o le testimonianze di Paolo Brosio. Ma il marchio dell’editore ha ancora un valore per i lettori? Ne abbiamo parlato con due editori laici, Chiarelettere e Piemme.

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