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Editoria scolastica

Imparare le lingue

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2013

di Ester Draghi

La crisi economica che rende il mercato del lavoro sempre più selettivo, le migrazioni e la conseguente lotta per l’integrazione, ma anche il bisogno da parte di professionisti di aggiornare continuamente il loro lessico e la «migrazione» dei giovani verso altri Paesi non necessariamente anglofoni, sono solo alcune delle principali motivazioni che spingono oggi ad imparare (o a perfezionare) una lingua. I manuali per l’apprendimento linguistico sono tra le pubblicazioni oggi più attuali, sia che essi vengano usati come supporto per l’insegnamento scolastico sia che siano oggetto di uno studio autonomo e individuale. Un fenomeno sociale che ha le sue ricadute anche sulla progettazione dell’offerta editoriale. Ne abbiamo parlato con Claudia Carancini (responsabile editoriale di Assimil) e Telis Marin (autore e direttore di Edizioni Edilingua).

Sfide digitali

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2013

di interviste a cura di E. Vergine

Digitalizzazione, diffusione sempre più capillare di Internet presso le famiglie italiane, ma anche cambiamento dei programmi scolastici e continua necessità di aggiornamento: queste sono solo alcune delle sfide sulla strada degli editori di atlanti e dizionari, le due più classiche tipologie di pubblicazioni di parascolastica. Abbiamo chiesto a tre importanti realtà editoriali di raccontarci come questi fattori, digitalizzazione in primis, stiano influenzando le opere di reference.

Blitz digitale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2013

di Ethel Serravalle

Se c’è una buona ragione per cui, nonostante i limiti dell’art 11 della legge 221 e del suo decreto attuativo, le scuole avranno, dal 2014/15 in poi, testi in grado di accompagnare la progressiva transizione verso l’uso del digitale nei processi di apprendimento, sarà perché l’Italia può ancora contare su un’editoria scolastica numerosa ed esperta, nonostante le periodiche (ripetitive e disinformate) campagne di stampa contro il costo dei libri scolastici. E nonostante anche la legge che, nel 2008, ha tentato di vanificarne la funzione e di impedirne la stessa sopravvivenza attraverso il blocco quinquennale e sessennale delle adozioni. Ad onta della crisi già in atto, l’editoria scolastica ha comunque dimostrato, anche allora di avere dalla sua potenzialità notevoli non solo per il fatto di riuscire a produrre testi utili all’apprendimento, a costi sostanzialmente ragionevoli, con cui accompagnare la riforma di tutta la scuola secondaria superiore, ma anche di essere in grado di avviare, con la necessaria gradualità e con un dialogo costante con la scuola e con gli insegnanti, non tutti «avanguardisti» delle innovazioni, quel passaggio al digitale nella didattica che esige, oltre ad importanti investimenti editoriali sul versante dei contenuti, adeguati investimenti pubblici di supporto all’innovazione, dalla preparazione degli insegnanti alla dotazione per le scuole, per non parlare di tutta la rete di interventi utili a far funzionare i nuovi mezzi.

Pour épater le prof

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Giorgio Kutz

È ormai storia passata quella del Bett fiera di gadget tecnologici con rubizzi imbonitori che esibivano rumorosamente le loro mercanzie «pour épater le prof». L’ultima edizione del febbraio scorso è stata impressionante per le dimensioni (oltre 650 espositori di tecnologie per la didattica), per il fittissimo calendario di seminari, eventi, conferenze (oltre 120 eventi «light» al giorno, della durata massima di 40 minuti ciascuno), e in generale per un mood più attento ai servizi, ai metodi, ai modelli, ai risultati, all’efficienza e all’efficacia delle soluzioni tecnologiche, mood figlio della conclamata complessità di questo mondo, e della sua incessante aggressività commerciale.

Una totale confusione

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Giorgio Kutz

La totale confusione tra didattica e divulgazione è il primo scoglio su cui si arenano tutti gli alieni che da decenni offrono «contenuti» al mondo della scuola per trarne in qualche modo profitto, senza conoscerne un’acca. Non farà eccezione l’ondata di offerte digitali che presto vedremo affacciarsi sul mercato education, complice una declinazione dell’Agenda digitale per la scuola compilata come di consueto da alieni. Questi si sono dimostrati ancora una volta (si, non è la prima…) più sensibili al luccichio del ferro (nel caso specifico i tablet) e al mitico «peso» in kg della cultura, che alla noia della (necessaria) riprogettazione della didattica in versione digitale e men che mai alla disperazione degli insegnanti. A questi, sciagurati, sempre più costretti a improvvisarsi bricoleur della didattica digitale, va la nostra piena solidarietà. E il conforto che, se proprio hanno voglia di lavorare di taglia e cuci sull’offerta divulgativa, qualcosa in giro da qualche parte c’è ed è inutile che se lo fabbrichino con la loro tastiera.

La mappa dell’editoria

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Sandro Pacioli

La seconda parte del 2011 è stata, diciamola tutta, un po’ avara di vicende societariedi rilievo (prima avevamo avuto lo shopping Feltrinelli in Spagna e in Italia con Donzelli). Bisogna attendere la prima metà del 2012 per assistere a trasformazioni societarie importanti. È infatti a giugno che si è conclusa la vendita da parte di Rcs di Flammarion a Gallimard. I fili rossi che si dipartono dalla mappa che si può trovare nelle pagine successive, o che ne derivano, sono molteplici e diversi.

Lingua+lingue

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2012

di Lorenza Biava

Dalla collaborazione con partner esteri, preferita dalle aziende più piccole, alla delocalizzazione di attività di produzione o di commercializzazione, internazionalizzare sembra essere la parola d’ordine per moltissime realtà produttive italiane. Secondo l’ultima indagine realizzata dalla Gidp, l’associazione nazionale dei direttori delle risorse umane, la perfetta conoscenza di una lingua (la predilige quasi il 27% dei responsabili), al momento dell’assunzione di un neolaureato, conta più della motivazione (19,3%), di un’esperienza di lavoro negli anni dell’università (5%) e del conseguimento di un master (8%). La conoscenza di una o più lingue è quindi determinante nelle assunzioni dei neolaureati, almeno nelle imprese medio grandi ovvero quelle che oggi più facilmente assumono. Un fenomeno sempre più consistente anche perché, nel novero delle imprese medio grandi (in Italia sono circa il 10%), il peso delle multinazionali nell’ultimo triennio è molto cresciuto. Ma perché sapere le lingue è così importante per il proprio futuro professionale? La parola d’ordine in questo caso è employability: conoscere le lingue rappresenterebbe secondo gli uffici di selezione del personale una garanzia della versatilità di un candidato e della sua capacità di adattarsi ad un mondo del lavoro sempre più globalizzato. Oltre alle lingue tradizionali come l’inglese o il francese, resta alta anche la richiesta per il tedesco, che si conferma una lingua importante anche se in proporzione poco studiata in quanto relativamente difficile, mentre cresce quella per il mandarino, il cantonese, il russo e per le altre lingue dei Paesi emergenti che abilitano a lavorare sul filone dell’internazionalizzazione delle imprese italiane.

Sistema scuola

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2012

di Paola Sereni

La parascolastica cambia pelle ma la scuola rimane un sistema complesso che si affida a un modello didattico consolidato da secoli di esperienza. I cambiamenti, dal digitale all’uso della rete, non sono – e non possono – dunque essere immediati. Ne parliamo con alcuni degli editori maggiormente impegnati nel settore.

Percorso di cambiamento

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2012

di Giovanni Peresson

È il quarto gruppo editoriale italiano. Un «gruppo indipendente, – precisa subito Bruno Mari – perché non capisco proprio l’uso che si fa del termine “editoria indipendente”. Come se di “indipendente” in Italia ci fosse solo la piccola editoria. Il nostro è interamente di proprietà della famiglia Giunti». Un’attività editoriale che nasce nel 1841 con l’idea di formare la classe dirigente della futura Italia unita con un progetto organico di tipo educativo. Al catalogo scolastico si affianca quello di varia con le altre due matrici della casa editrice: la tradizione per ragazzi (Pinocchio, Gian Burrasca) e la manualistica pratica (l’Artusi). Matrici che sono rimaste sempre la costante della casa editrice prima, del gruppo poi, ma che nel contesto competitivo di mercato degli ultimi decenni assumono progressivamente una nuova veste. «L’80% del fatturato Giunti – continua Bruno Mari – proveniva negli anni Ottanta dallo scolastico. Ma in ragione del crollo demografico, iniziò a maturare una riflessione che riguardava la strategia della casa editrice. Un editore che fa l’80% del fatturato nel settore della scuola con una produzione di varia concentrata nel segmento ragazzi come poteva affrontare quel cambiamento? Cosa doveva guidarci in quel processo? La scelta fu quella di sviluppare la costruzione di un catalogo di varia strutturato attorno alla divulgazione su tutti i campi del sapere. Un nuovo progetto, ma fortemente ancorato alla tradizione divulgativa e “popolare” ottocentesca».

Tecnologie in cattedra

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2012

di Rosa Mugavero

Con oltre 650 espositori e 30.368 visitatori provenienti da tutto il mondo, la 28esima edizione ha fatto registrare un incremento del 3,82% rispetto alle presenze della precedente edizione, riconfermando British Education and Training Technology (Bett) come la più importante manifestazione a livello globale per quanto riguarda le ultime novità della tecnologia in ambito educativo-didattico. Per quattro giorni, dall’11 al 14 gennaio scorso, l’Olympia Exhibition Centre di Londra si è trasformato in un luogo di incontro per moltissimi insegnanti, sviluppatori di hardware e software, consulenti ed esperti del settore provenienti da tutto il mondo, i quali hanno avuto la possibilità di conoscere le più recenti innovazioni tecnologiche applicate alla didattica, approfondendo l’attuale stato dell’arte del settore a livello internazionale. Nel corso degli anni la fiera è infatti diventata il punto di riferimento, oltre che per il mondo educativo inglese, anche per il mercato internazionale, attirando la partecipazione di numerosi visitatori provenienti da paesi stranieri. Tuttavia, l’internazionalità non ha caratterizzato soltanto il pubblico del Bett. Quest’anno infatti, oltre alle principali novità prodotte nel Regno Unito, si è registrata anche la presenza di stand collettivi che hanno raccolto numerosi espositori provenienti da diverse parti del mondo tra cui Francia, Spagna, Ungheria, Danimarca, Polonia, Svezia, Canada, America Latina, India, alcuni paesi asiatici tra cui il Giappone e molti altri ancora.

Incontrare l'altro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2011

di Lorenza Biava

Capire l’altro e saper interpretare usi e culture un tempo lontane e oggi a pochi passi da noi nelle nostre città, nelle scuole e in televisione, non sembra più essere solo il frutto di una sana curiosità verso l’altro ma anche e soprattutto una priorità dettata dal bisogno di saper decodificare correttamente il presente. A partire da fenomeni sociali ma anche seguendo la rotta di temi e vicende che affollano le pagine dei quotidiani – dall’esodo dei migranti libici a quello delle popolazioni est europee – il bisogno di adattare vecchie chiavi di lettura e di trovarne delle nuove ha sempre più una risposta nella proposta culturale formulata dalle case editrici focalizzate sull’interculturalità.  

Oltre al libro di testo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2011

di Ilaria Barbisan

Se negli anni Sessanta, Settanta e parte (probabilmente) del decennio successivo la scuola era ancora in grado di favorire i processi di mobilità sociale, oggi la situazione è profondamente differente. Ciò non dipende dalla minore qualità dei prodotti editoriali che accompagnano lo studente (giovane o adulto che sia) durante il percorso di formazione, quanto piuttosto dalla situazione congiunturale che si è venuta a creare nel nostro Paese nell’ultimo decennio: l’Italia è diventata un Paese per vecchi, dove i giovani più brillanti e istruiti sono costretti ad emigrare all’estero perché in patria c’è spazio solo per i gerontocrati.

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