Da anni Netflix ha consolidato la sua posizione come una delle piattaforme di streaming più influenti al mondo, cambiando il modo in cui consumiamo storie. Non è una novità che la piattaforma si nutra in gran parte di letteratura che, in tutte le sue accezioni, è un terreno fertile per le produzioni audiovisive. Dai grandi classici ai best seller contemporanei, Netflix attinge da romanzi e racconti per dare vita a serie tv e film che non solo conquistano milioni di spettatori e spettatrici, ma donano nuova linfa alla vita dei titoli in libreria, incrementandone le vendite.
La sua esperienza rappresenta un efficace caso di intermedialità, ovvero quell’insieme di processi comunicativi e narrativi che coinvolgono più media, nei quali elementi, tecniche e significati si contaminano e si fondono alimentando le diverse forme espressive e ampliando l’esperienza del fruitore.
Nell’ultimo periodo, in particolare, il fenomeno degli adattamenti letterari su Netflix – ma anche sulle altre piattaforme di streaming come Amazon Prime Video, Disney+, NOW, e via dicendo – è diffuso: l’elenco di serie e film basati su libri si estende per pagine e copre ogni genere. L’offerta va dai romanzi di formazione fino alla fantascienza, passando per il crime e i thriller, le storie d’amore, i drammi storici, i grandi classici. Non si tratta solo di trasporre lo scritto in immagini, ma di trovare nuovi linguaggi per veicolare il cuore delle narrazioni letterarie, sfruttando la struttura episodica della serialità.
Tra gli adattamenti da classici letterari più recenti sulla piattaforma spiccano Il Gattopardo – miniserie italo-britannica tratta dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, prodotta da Indiana Production e Moonage Pictures e distribuita su Netflix a partire dal 5 marzo 2025 (se n'è parlato anche alla scorsa Scuola Mauri) – e Cent’anni di solitudine, uno tra i casi emblematici più recenti dell'ultimo periodo per quel che riguarda la relazione tra serie tv e letteratura.
Da sempre considerata una delle opere più difficili da tradurre in immagini per la sua potenza onirica e la complessità narrativa, la saga della famiglia Buendía scritta da Gabriel García Márquez è sbarcata sulla piattaforma con il coinvolgimento diretto degli eredi dello scrittore. La decisione di Márquez di non cedere per decenni i diritti si fondava proprio sulla convinzione che solo una lunga serialità, e solo in spagnolo, potesse restituire la ricchezza del testo. Rodrigo García, figlio dello scrittore e produttore della serie, ha spiegato che l’attuale «età d’oro delle serie» ha finalmente permesso di superare le resistenze del padre.
C’è chi ha sollevato dubbi su operazioni di questo tipo, come l’articolo Netflix Is Gobbling Up World Literature. What Could Go Wrong?, uscito sul New York Times qualche mese fa. Il pezzo invita a riflettere sul rapporto tra prestigioso letterario, industria dello streaming e mercato globale dei contenuti: secondo l’autore del testo Robert Rubsam, Netflix introduce e valorizza sì la letteratura nel suo catalogo, ma rischiando di annacquare quella complessità unica che rende un romanzo memorabile e trasformando capolavori della letteratura mondiale in prodotti di consumo facilmente digeribili dal grande pubblico, ma meno potenti nella loro dimensione artistica e culturale.
Nonostante le critiche, è innegabile che le piattaforme di streaming abbiano contribuito a portare grandi opere letterarie all’attenzione del pubblico globale, rilanciando la popolarità dei testi d’origine e riportandoli in classifica. Alcune persone scoprono – o riscoprono – autrici, autori e libri dopo aver apprezzato la serie tv o il film sulle piattaforme di streaming, altri acquisiscono nuove consapevolezze attraverso adattamenti che rendono accessibili temi complessi o distanti. Dallo schermo allo scaffale, è un effetto domino che rimpolpa il ciclo dei consumi culturali.
Qualche anno fa era accaduto, ad esempio, ai romanzi rosa di Julia Quinn, autrice di Bridgerton – serie amatissima su Netflix –, ai gialli di Maurice Leblanc che hanno dato vita al celebre ladro gentiluomo Lupin, anche lui diventato protagonista di una serie tv Netflix. A marzo di quest’anno invece, lo riporta Repubblica, nelle classifiche dei tascabili più venduti c’erano L’arte della gioia di Goliarda Sapienza e Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas: il primo è stato adattato da Valeria Golino e il suo team in una serie in sei episodi disponibile su Sky e Now; il secondo è stato quest’anno riadattato in un film francese con Pierre Niney e Pierfrancesco Favino, proposto su Canale 5 come una miniserie, mentre la versione con Sam Claflin nel ruolo del Conte ha avuto un boom di ascolti su Rai 1 riportando anche il romanzo nuovamente in classifica.
Ma sono molte le serie tv di successo che negli anni hanno ridato vita ai romanzi da cui sono state tratte: solo per citarne alcune, La regina degli scacchi, dal libro di Walter Tevis, L’altra Grace di Margaret Atwood, Il problema dei tre corpi di Liu Cixin, Heartstopper, basato sui graphic novel di Alice Oseman.
In arrivo, tra il 2025 e il 2026, sono annunciate trasposizioni di opere monumentali come Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, Frankenstein di Mary Shelley, La valle dell’Eden di Steinbeck.
Non solo adattamenti, però. Un altro esempio che mostra un diverso modo in cui Netflix si nutre di letteratura è la serie tv La primera vez, in italiano La prima volta, uscita nel 2023. Produzione colombiana distribuita da Netflix, è ambientata negli anni ’70 e racconta la storia di una ragazza, Eva Samper, che entra come prima studentessa in un liceo maschile di Bogotá, rompendo gli schemi sociali dell’epoca. Eva è un personaggio anticonformista, progressista e femminista, che ama leggere e i libri sono per lei una forma di resistenza culturale e personale.
Ogni episodio della serie attinge alla tradizione letteraria, ispirandosi esplicitamente a un grande classico della letteratura, rielaborando motivi e tematiche dei romanzi per raccontare i turbamenti dell’adolescenza nella Colombia degli anni ’70. La letteratura diventa snodo narrativo e stimolo per riflessioni generazionali e sociali, dall’emancipazione femminile ai diritti, alla scoperta della propria identità.
I riferimenti letterari in La primera vez svolgono un ruolo cruciale nel modellare la percezione dei personaggi e della trama, arricchendo la narrazione di significato e approfondendo il legame emotivo e culturale dello spettatore con la storia. I classici diventano una lente attraverso cui interpretare i turbamenti, le scelte e le evoluzioni dei protagonisti adolescenti da un lato, e per indagare questioni sociali e culturali dall’altro.
In più, l’articolazione della serie attraverso riferimenti espliciti o impliciti ai classici favorisce l’instaurarsi di una maggiore partecipazione del pubblico, che si trova chiamato a un «gioco interpretativo» nel riconoscere e mettere in relazione i personaggi e le loro vicende con figure e temi letterari. Ciò amplia la possibilità di lettura, rendendo la narrazione più stratificata e invitando lo spettatore a una più attenta riflessione sulla realtà e sui simboli narrativi, trasformando la fruizione in un’esperienza culturale e critica più ricca e consapevole.
Le piattaforme di streaming dimostrano di poter essere un potente mediatore culturale che, attraverso l'attenzione alla letteratura, rende vivi e accessibili grandi classici e best seller contemporanei a un pubblico globale. Un circuito virtuoso che va dallo schermo allo scaffale, rilanciando l’interesse per i testi originali, stimolando un dialogo e offrendo nuove chiavi di lettura.
Laureata in Lettere all’Università degli Studi di Verona, ho conseguito il master Booktelling, comunicare e vendere contenuti editoriali dell’Università Cattolica di Milano che mi ha permesso di coniugare il mio interesse per i libri e l’intero settore editoriale con il mondo della comunicazione digital e social.
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