Benché siano nate e cresciute immerse nella tecnologia, le nuove generazioni scelgono sempre più di ritagliarsi dei momenti di disconnessione: così nascono – e si moltiplicano – gli «offline club», locali ed eventi in cui gli smartphone sono banditi e l’esperienza digitale lascia il posto a quella pienamente umana.
Nata da una startup con sede nei Paesi Bassi, l’iniziativa The Offline Club ha proposto il primo evento a febbraio 2024, ad Amsterdam, e da allora la sua popolarità è esplosa, diffondendosi in grandi città come Berlino, Londra, Parigi, Milano, Barcellona, e collezionando oltre mezzo milione di follower sui propri canali ufficiali.
Frustrato dall’impatto della tecnologia digitale sulla sua concentrazione e sul suo tempo, Ilya Kneppelhout ha fondato The Offline Club insieme a Jordy van Bennekom e Valentijn Klok all’inizio del 2024. Ma le sue origini risalgono all’estate del 2022, quando Kneppelhout e van Bennekom lanciarono Het Leesweekend (in olandese «weekend di lettura»), precursore di The Offline Club: finesettimana nella natura, senza tecnologia, per chi desiderava staccare la spina e ricaricarsi. «Siamo su Instagram perché è il modo in cui raggiungiamo meglio le persone» spiegava Kneppelhout a Thrillist. «Si capisce che non siamo completamente offline: non è questo quello che promuoviamo. Vogliamo ispirare le persone ad avere un equilibrio più sano e mostrare loro che è importante rallentare».
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Gli offline club si inseriscono in quella che è l’esperienza dei reading party, quegli happening silenziosi molto lontani dall’idea tradizionale di book club in cui – avevamo già avuto modo di parlarne – si porta con sé un libro e si legge in un’atmosfera sospesa e conviviale, alternando momenti di socializzazione. Riti collettivi, ma introspettivi: la stessa filosofia che anima gli offline club.
Si tratta di spazi per riprendersi il proprio tempo lontano dagli schermi, per staccare la spina e riscoprire relazioni autentiche: nelle sale degli offline club si gioca a carte o a scacchi, si ascolta musica, si leggono libri, si chiacchiera. «Swap screen time for real time» recita lo slogan. Gli eventi tendono a strutturarsi alternando momenti di tempo individuale a occasioni di condivisione collettiva: si porta un libro, si disegna, si scrive, si medita, si conversa. Lo scopo principale? Godersi il momento, restare presenti con se stessi e con gli altri.
Oltre ai singoli incontri in vari locali all'aperto o al chiuso, The Offline Club organizza anche i digital detox retreats: ritiri immersi nella natura, per il momento nei Paesi Bassi e in Francia, dove per qualche giorno si accantonano telefoni, device e qualsiasi schermo digitale per concentrarsi su attività come passeggiate nei boschi, letture, yoga, conversazioni o puro relax.
Il fenomeno è stato amplificato da una crescente consapevolezza dei rischi del digital overload, un sovraccarico digitale che colpisce gli individui esposti a una quantità troppo elevata di informazioni da non riuscire a gestirle efficacemente, con conseguenze negative sulla concentrazione e il benessere psicologico. Per evitare ciò, molto giovani si ritagliano momenti dedicati alla cura del proprio tempo, sperimentando periodi di digital detox e cercando spazi di autenticità dove si possa smettere – anche solo per una sera – di performare e di essere iperconnessi.
Per molti, frequentare un offline club significa riappropriarsi del proprio tempo scegliendo la compagnia dei propri pensieri – o di una storia da leggere – come antidoto allo scrolling compulsivo. E c’è persino chi, dopo essere uscito dal locale, racconta di portare con sé nuove abitudini: più attenzione per il qui e ora e meno urgenza di documentare e postare ogni momento vissuto.
Laureata in Lettere all’Università degli Studi di Verona, ho conseguito il master Booktelling, comunicare e vendere contenuti editoriali dell’Università Cattolica di Milano che mi ha permesso di coniugare il mio interesse per i libri e l’intero settore editoriale con il mondo della comunicazione digital e social.
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