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Maggio 2013

digitalDevice
Maggio 2013
Fascicolo digitale

La rivista

Affrontare la crisi
di Giovanni Peresson
 
Abstract
La crisi e le difficoltà del mercato come elemento con cui bisogna fare i conti ma da affrontare anche come opportunità di cambiamento e di innovazione. Cambiamento e innovazione per rispondere ai nuovi comportamenti d’acquisto del cliente, che legge e compra libri digitali, vuole prezzi diversi, ma vuole anche professionalità e cura nell’assortimento. Innovazioni che devono però – si legge in modo più o meno trasparente da tutte le interviste – sapersi collegare con la «tradizione» del mestiere. Operazione possibile solo attraverso investimenti che mettono al centro la formazione del personale. È un po’ questo il filo rosso che attraversa le otto interviste ad altrettanti librai e responsabili di catena nelle pagine successive. Certamente non possiamo considerare queste risposte come un vero e proprio campione della situazione delle migliaia di librerie e cartolibrerie del nostro Paese. Ma sicuramente il loro è un punto di vista importante rispetto a un periodo che si configura tra i più difficili per tutto il settore: iniziato nella seconda metà del 2011, proseguito per tutto lo scorso anno, non lascia ancora in questo 2013 intravvedere un’uscita e una fine, se le previsioni di incremento del Pil per il 2014 parlano di un +0,5%. Certo sappiamo delle difficoltà di molte librerie e dell’effetto che risale lungo tutta la filiera. O ne discende. Edward Nawotka, in questo stesso «GdL», riferendosi alla situazione degli Stati Uniti afferma: «Le librerie indipendenti – almeno come rivenditori di libri cartacei – sembrano avere le stesse possibilità di sopravvivere alle grandi catene che di scomparire». Perché «possono permettersi di essere più innovative in termini di marketing e vendita diretta». La libreria, aveva detto, pochi mesi fa, Achille Mauri («GdL», 1, 2013, pp. 26-27) deve «farsi portatrice di futuro». Speriamo. (G. Peresson)
Bambini in prima fila
di Elisa Molinari
 
Abstract
Si è svolta lo scorso 24 marzo la terza edizione del Toc Bologna dal titolo Play, learn, grow – publishing for the next generation, occasione per cogliere le tendenze e le novità dell’editoria per ragazzi. La sensazione è che sia proprio questo il settore che segni il passo per tutti, grandi compresi. A guidare il cambiamento sembrano essere proprio i bambini, sempre più consapevoli dei prodotti, delle tecnologie e sempre più determinanti nelle scelte d’acquisto. Dominique Raccah, ceo di Sourcebooks, esordisce raccontando proprio che «per molto tempo abbiamo fatto leggere ai bambini quello che volevamo che leggessero. Sempre più però i bambini stanno guidando il mercato in base a quello che scelgono di leggere». Di cosa si tratta? Tantissime serie, graphic novel e manga. Sul come leggono, le risposte sono molteplici: carta, digitale e, sempre più, il binomio carta e app. Le tendenze non si fermano qui: Kristen McLean, ceo di Bookigee, ne individua quattro. La prima? Gli autori sono sempre più in prima linea, soprattutto quelli ibridi, quelli che hanno deciso di muoversi verso il digitale, con o senza un editore alle spalle. Ibridi perché pubblicano sia in formato cartaceo che digitale, ibridi perché pubblicano secondo il modello tradizionale ma non hanno paura di provare il selfpublishing. Segni particolari? Si tratta fondamentalmente di imprenditori, più inclini rispetto ai colleghi «tradizionali» a usare blog, Facebook, Twitter, raccogliere dati e valutare le opzioni offerte dal mercato. Il monito per gli editori di fronte a questi nuovi autori? «Attenzione, oggi avete due clienti: i lettori e gli autori».
Biblioteche dimenticate
di Emilio Sarno
 
Abstract
Maggio è, da tre anni, mese della «lettura» e dei «libri». Il problema, però, sembra essere cosa succede negli altri undici mesi dell’anno. Come è noto viviamo in un Paese in cui la lettura è cresciuta sì, ma dal 1995 al 2012 con una media dell’1,4%. Troppo, troppo lentamente (290mila nuovi lettori «prodotti» all’anno!) per stare al passo con le altre economie avanzate che possono vantare indici di partenza della diffusione della lettura ben più elevati. Se lo stacco con altri Paesi/mercati arriva a toccare i venti punti percentuali, è anche perché negli ultimi vent’anni ci si è completamente disinteressati allo sviluppo e al rinnovamento delle infrastrutture per la lettura: le biblioteche pubbliche e, soprattutto, quelle scolastiche. La questione investe, come è evidente, da un lato le politiche d’impresa (case editrici e librerie) che hanno un mercato domestico piccolo e di scarsa qualità con i suoi troppi lettori occasionali, per potersi sviluppare e competere sui mercati internazionali, dall’altro – anche qui cose note – tocca lo sviluppo economico del Paese.
Blitz digitale
di Ethel Serravalle
 
Abstract
Se c’è una buona ragione per cui, nonostante i limiti dell’art 11 della legge 221 e del suo decreto attuativo, le scuole avranno, dal 2014/15 in poi, testi in grado di accompagnare la progressiva transizione verso l’uso del digitale nei processi di apprendimento, sarà perché l’Italia può ancora contare su un’editoria scolastica numerosa ed esperta, nonostante le periodiche (ripetitive e disinformate) campagne di stampa contro il costo dei libri scolastici. E nonostante anche la legge che, nel 2008, ha tentato di vanificarne la funzione e di impedirne la stessa sopravvivenza attraverso il blocco quinquennale e sessennale delle adozioni. Ad onta della crisi già in atto, l’editoria scolastica ha comunque dimostrato, anche allora di avere dalla sua potenzialità notevoli non solo per il fatto di riuscire a produrre testi utili all’apprendimento, a costi sostanzialmente ragionevoli, con cui accompagnare la riforma di tutta la scuola secondaria superiore, ma anche di essere in grado di avviare, con la necessaria gradualità e con un dialogo costante con la scuola e con gli insegnanti, non tutti «avanguardisti» delle innovazioni, quel passaggio al digitale nella didattica che esige, oltre ad importanti investimenti editoriali sul versante dei contenuti, adeguati investimenti pubblici di supporto all’innovazione, dalla preparazione degli insegnanti alla dotazione per le scuole, per non parlare di tutta la rete di interventi utili a far funzionare i nuovi mezzi.
Classici digitali
di Elena Vergine
 
Abstract
Qual è lo «stato dell’arte» delle iniziativedigitali degli editori italiani? Quali sperimentazioni hanno avuto maggior successo e qual è la cifra che le contraddistingue? La digitalizzazione del catalogo è un’operazione che paga? Accanto al boom delle trilogie indagato da Oddina Pittatore in questo numero del «Giornale della Libreria» (Un titolo tira l’altro, pp. 22-23) sembra che un altro fenomeno stia emergendo nello scenario dell’editoria italiana. La ricostruzione in e-book del catalogo di un certo autore, operazioni accurate che dietro nascondono riflessioni complesse. Anche perchè, fin dagli avvii del mercato degli e-book, la valorizzazione del catalogo in digitale è parsa un’occasione importante per tutta l’editoria. La recente uscita nei maggiori store on line delle Opere complete di Sigmund Freud targate Bollati Boringhieri, e la conclusione, pochi mesi fa, della pubblicazione in e-book dell’imponente serie di tutte le 75 inchieste di Maigret per Adelphi sono l’occasione per riflettere sulle opportunità e le problematiche dietro la realizzazione di un catalogo digitale di qualità, sia per la narrativa che per le opere di reference. Anche perchè, sebbene si tratti di iniziative molto diverse, hanno qualcosa in comune. Entrambe possono contare su una solida base di partenza: il prestigio riconosciuto di edizioni cartacee curate con attenzione e competenza, che hanno contribuito ad allargare la notorietà degli autori in questione nel nostro Paese e che si sono rivelate fondamentali per agevolare il lavoro di digitalizzazione.
Dalle Ande alle Alpi
di Gabriele Pepi
 
Abstract
Paese dal passato travagliato, la letteratura ha sempre occupato un posto importante nella vita politica e sociale del Cile: due premi Nobel (Gabriela Mistral e Pablo Neruda) e decine di scrittori di talento, tra cui molti sono riusciti a farsi conoscere anche al di là delle Ande, lo testimoniano e, proprio la ricchezza della produzione letteraria del «Paese sottile», ne hanno fatto l’ospite d’onore alla 26esima edizione del Salone del libro di Torino. Molta della letteratura cilena contemporanea è ben nota in Italia e alcuni nomi raggiungono altissime tirature, basti ricordare Luis Sepúlveda (Guanda), Isabel Allende e Marcela Serrano (Feltrinelli) a cui si affiancano altri autori, altrettanto interessanti, come Antonio Skármeta (Garzanti), Roberto Bolaño (Sellerio), Alejandro Jodorowsky (Feltrinelli) e Hernán Rivera Letelier (Guanda). Naturalmente non bastano questi nomi a esaurire la letteratura cilena e restano altre voci intriganti da scoprire sulle quali abbiamo chiesto numi a Santiago Elordi, addetto culturale dell’ambasciata del Cile in Italia e scrittore a sua volta.
Il futuro in biblioteca
di Antonello Scorcu
 
Abstract
Qual è il ruolo di una biblioteca al tempo della digitalizzazione e della trasmissione istantanea dell’informazione? Come affrontare le mutevoli esigenze dei tanti utenti di una biblioteca? Al tradizionale prestito esterno aggiunge ormai anche la fruizione di spazi per la lettura di libri e periodici, l’ascolto di musica, l’utilizzo di Internet e la pura socializzazione. Cambiano quindi contenuti e modi di appropriazione delle conoscenze e cresce il rischio che le biblioteche non riescano a rispondere appieno al loro ruolo di supporto e indirizzo nell’accumulazione di conoscenza ma anche di svago. Se una biblioteca non può guardare al passato, privilegiando valori che diventano rapidamente obsoleti, non può neppure seguire passivamente le mode diventando un supermercato della conoscenza-spettacolo. Un caso di studio importante nel contesto italiano è costituito dalla biblioteca Salaborsa (SB) di inaugurata nel dicembre 2001 e collocata nel centro di Bologna. SB, in primo luogo, è il suo patrimonio. Il patrimonio netto (tenuto conto degli scarti) alla fine del 2012 è costituito da 222,986 oggetti, l’8,7% video (per la maggior parte Dvd), l’11,9% Cd musicali e il resto libri, audiolibri, periodici e altri contenuti. Il patrimonio netto di SB, aumenta a tassi di crescita elevati ma decrescenti e, dal 2005, le nuove acquisizioni annue si stabilizzano attorno alle 11,000 unità. Contestualmente, si evolve la struttura del patrimonio stesso: i libri, comunque sempre largamente maggioritari in termini assoluti (costituiscono circa l’80% degli oggetti di SB), in termini relativi si riducono, dapprima a favore dei Cd musicali e poi dei Dvd.
Il Paese sottile
di Ilaria Barbisan
 
Abstract
«Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso». I versi di questa poesia di Luis Sepúlveda (tratta da Il potere dei sogni) ben riassumono la storia e la tempra del Cile. Uno stato dal passato recente convulso, difficile, per certi versi drammatico e addirittura tragico, che però ha avuto la forza di coltivare, condividere, moltiplicare i sogni che hanno reso la sua cultura letteraria più viva che mai. Una cultura fatta di tensione civile e di originalità espressiva che caratterizza i più importanti scrittori cileni diventati familiari, che seppur costretti al nomadismo in terra straniera sono fortemente radicati nel loro territorio e hanno costruito una specifica identità anche e soprattutto all’estero. Da queste premesse la decisione di scegliere il Cile come Paese ospite d’onore al Salone del libro di Torino di quest’anno, con un cartellone denso di grandi personalità di fama consolidata anche nel nostro Paese: da Isabel Allende a Marcela Serrano, dallo stesso Luis Sepúlveda ad Arturo Fontaine e Oscar Bustamante, senza dimenticare i ricordi di personaggi emblematici della letteratura mondiale come Pablo Neruda, Roberto Bolaño, Gabriela Mistral, Violeta Parra e anche Bruce Chatwin, cileno onorario che è stato ispirato dal Cile per scrivere il suo romanzo più famoso, In Patagonia.
Software per crescere
di Lorenza Biava
 
Abstract
L’innovazione tecnologica in questi ultimi anni ha avviato una radicale trasformazione dei processi distributivi che ha interessato, accanto a editori, grossisti e distributori, anche la realtà delle librerie italiane. Se a questo si sommano gli effetti negativi della crisi sulla disponibilità dei librai ad investire in tecnologie e nuovi servizi è ben chiaro come il quadro che ci si ritrova ad osservare sia decisamente complesso. Questa complessità fatta di spinte verso il nuovo e di timore di esporsi troppo è ben chiara osservando il profilo della libreria italiana che emerge da un piccolo sondaggio che abbiamo voluto realizzare coinvolgendo i produttori di alcuni tra i più diffusi software gestionali per librerie: BooksManager, Decalibro, MacBook, Mr.Book e WinVaria che insieme coprono circa l’80% del mercato. Il primo dato che colpisce è quello relativo all’uso di alcuni tradizionali strumenti di fidelizzazione: gli allert sms e le carte fedeltà, funzionalità opzionali che sono appunto gestite dai singoli gestionali. A utilizzare i primi è circa 46% delle librerie servite, un po’ meno di un libraio su due, mentre ad aver implementato una carta fedeltà è appena il 29,6% (ricordiamo che le librerie servite dai cinque software sono principalmente punti vendita indipendenti e cartolibrerie mentre restano sostanzialmente escluse le grandi catene che si appoggiano per lo più su gestionali di proprietà).
To the Future
di Redazione
 
Abstract
Prima rivista di settore europea a ospitarne in esclusiva gli interventi, il «Giornale della libreria» inaugurerà a partire dal numero di giugno un’importante collaborazione con «Publishing Perspectives», uno dei più noti magazine on line dedicati a notizie e opinioni sull’editoria internazionale. Scelti come la più rappresentativa tra le riviste d’associazione ospiteremo, di numero in numero, gli interventi di Edward Nawotka, direttore editoriale di quella che è stato definita «la BBC del mondo del libro», sui temi più attuali dell’editoria internazionale iniziando, con il prossimo numero, dalla digital disruption. Proprio perché guardare a ciò che accade oltre Oceano e intercettarne le tendenze potrebbe rivelarsi decisivo da un punto di vista strategico per gli editori italiani, siamo felici di poter offrire ai nostri lettori una finestra sui tanti futuri possibili del libro.
Un mese da leggere
di Paola Sereni
 
Abstract
Come ogni primavera è tornato anche quest’anno il Maggio dei libri, la campagna nazionale di promozione della lettura promossa dal Centro per il libro e la lettura del Ministero per i beni e le attività culturali in collaborazione con l’Associazione italiana editori. Per il terzo anno consecutivo, la campagna che ha preso le mosse lo scorso 23 aprile, Giornata mondiale del libro promossa dall’Unesco, e che si concluderà il 27 maggio con la Festa del libro, ha messo i libri al centro della vita degli italiani con una serie di iniziative volte a creare attenzione attorno alla lettura intesa come fattore di crescita civile, culturale e sociale. Tra le tantissime iniziative che coloreranno questo mese (a fine aprile erano circa 750 quelle di cui dava notizia il sito dedicato alla manifestazione www.ilmaggiodeilibri. it mentre lo scorso anno, in tutto, sono stati oltre 3.000 gli eventi registrati) non possono mancare le campagne promosse direttamente dall’Associazione italiana editori rivolte principalmente all’educazione alla lettura delle fasce più giovani di popolazione, ma non solo.
Un titolo tira l'altro
di Oddina Pittatore
 
Abstract
Se non appartiene a una serie non è un bestseller, sembra essere il leit-motiv delle vendite internazionali del 2012. Negli Stati Uniti, nel Regno Unito e su Amazon, le trilogie scritte da due sole autrici, E. L. James e Suzanne Collins, hanno occupato prepotentemente i due terzi delle Top 10. Successi multipli che replicano (o superano), in un periodo più ravvicinato, le ottime affermazioni ottenute negli ultimi anni dalle storie che si sono sviluppate in una serie: Harry Potter (J.K. Rowling), Millenium (Stieg Larsson), Twilight (Stephenie Meyer), Le cronache del ghiaccio e del fuoco (George Martin), il ciclo dell’Eredità (Christopher Paolini), solo per citare alcune delle principali, senza dimenticare la saga capostipite, Il Signore degli anelli. Si tratta sempre di fiction scritte dallo stesso autore e caratterizzate dallo stesso protagonista, le cui avventure continuano da un libro all’altro, dando luogo a una serie che si estende su più volumi e che avvince il lettore per la curiosità di seguire i personaggi a lungo termine. I libri sviluppati in serie appartengono indifferentemente a diversi generi, dal fantasy al distopico al thriller fino al romance erotico delle Sfumature. Possono avere lunghezze e durata variabili, anche se le trilogie sembrano particolarmente baciate dal successo mentre le saghe fantasy mostrano una tendenza a dipanarsi in un numero maggiore di volumi (dai 7 di Harry Potter ai 12, nell’edizione italiana, della saga di George Martin). Dal loro successo, a loro volta scaturiscono altre serie, che imitano il genere sulla cresta dell’onda che ha scalato le classifiche. Sono, però, tutti accomunati da due fattori: la durata nel tempo e il potenziale effetto moltiplicatore creato da ogni nuova uscita che dà vita a rinnovate occasioni di pubblicità e di diffusione. Nell’arco delle storie prolungate il lettore ha maggiore possibilità di affezionarsi ai personaggi e di appassionarsi agli sviluppi delle loro vite, secondo un meccanismo molto simile a quello utilizzato dalle serie televisive.
Viaggi in digitale
di Giorgio Kutz
 
Abstract
Il segmento editoriale del turismo è emblematico di quanto l’incontro/scontro tra carta e digitale sia impari quando le nuove tecnologie scardinano il modello di apprendimento sequenziale proprio della carta ed elementi eversivi come la geolocalizzazione, l’accelerometro e la condivisione delle informazioni (il cosiddetto user generated content) abbinate alla connettività spianano la strada a comportamenti, prodotti e modelli di business impensabili fino a pochi anni or sono. Una volta le guide turistiche a stampa offrivano itinerari selezionati, descrizioni di luoghi, recensioni di alberghi e ristoranti, in ordine alfabetico o geografico/alfabetico. Le informazioni erogate erano in parte «evergreen» (per esempio quelle a carattere artistico-culturale) e in parte «volatili» (quelle più soggette a obsolescenza, come i riferimenti ad alberghi e ristoranti). Queste ultime erano croce e delizia degli editori: costringevano a pubblicare edizioni aggiornate con frequenza ravvicinata, con costi elevati ma con qualche interessante tornaconto. La guida a stampa era un pregiato e costoso oggetto di consumo usa e getta: nessun viaggiatore che si rispetti si sarebbe sognato di partire con una guida «vecchia» di uno o due anni. Alle guide turistiche si affiancavano altri strumenti del viaggiare in formato stampa: gli atlanti stradali, le mappe dettagliate, il mitico orario dei treni giallo da edicola, le guidine di conversazione nelle lingue straniere per chi andava all’estero, le guide «di settore», campeggi, osterie eccetera. Questo grande mercato editoriale è stato letteralmente messo in ginocchio dall’avvento di nuovi strumenti digitali e da modelli di business planetari distanti anni luce da quelli dell’editoria tradizionale.

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