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Distribuzione

Problemi e soluzioni

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2013

di Lorenza Biava

Librerie ed editori si trovano stretti nella morsa di un mercato che, vuoi per la non crescita del numero di lettori (siamo fermi al 46%), vuoi per la contrazione dei consumi delle famiglie diventa ogni giorno più difficile da gestire. In questo contesto la distribuzione, in quanto intermediaria tra la proposta editoriale e le esigenze delle librerie, è uno dei nodi più critici e il settore si sta interrogando sulle possibili risposte da offrire ad una clientela sempre più esigente. Le proposte sono diverse ma anche nella recente scelta di Messaggerie Libri, che da settembre ha affidato la totalità dei servizi di logistica a Ceva, non possiamo non scorgere i semi di questa ricerca di semplificazione. Ne parliamo con Claudio Fanzini, Consigliere delegato di Messaggerie Libri.

Distribuire il non-book

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Interviste a cura di L. Biava e S. Baccarin

Cosa cercano i lettori in libreria? I libri, ovviamente, ma non solo. Quello che li spinge ad entrare in un punto vendita fisico è sempre più la ricerca di un servizio attento ma anche di quella capacità di restare stupire da oggetti inconsueti, ricercati e capaci di raccontare una storia o, meglio, di tramettere un’esperienza. Come arrivano questi prodotti in libreria? Ne parliamo con Messaggerie Libri e Rcs.

Dentro il magazzino

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Lorenza Biava

Trovato, scelto e comprato con pochi click. Fin qui tutto semplice ma cosa succede nei magazzini di un grande store on line quando premiamo il tasto «acquista»? Per scoprirlo siamo andati a visitare il magazzino di Ibs.it, ad Assago (Milano), proprio qualche giorno prima dell’annuncio della fusione di Internet Bookshop Italia con il sito specializzato nella vendita della scolastica nuova e usata Libraccio.it che è entrato nel capitale di Ibs con una quota del 5,2% (il restante 94,8% è controllato da Emmelibri Gruppo Messaggerie). «Ogni giorno qui evadiamo circa 20.000 ordini – spiega Guido Rugginini, direttore operativo per Ibs.it, che ci accompagna alla scoperta del magazzino della prima libreria on line nata in Italia – e tendenzialmente, se un ordine viene effettuato prima delle 14 e la merce è a magazzino, possiamo farlo partire entro sera in modo che il cliente finale lo riceva la mattina successiva a casa». Le 620mila occorrenze librarie disponibili arrivano negli 8mila metri quadri del magazzino di Assago da distributori, grandi editori e piccole-piccolissime case editrici che non possedendo una rete distributiva inviano quotidianamente, a mezzo posta, i libri acquistati dagli utenti. «Il numero dei titoli disponibili direttamente è cresciuto esponenzialmente da quando ci siamo trasferiti fuori Milano. Nel 1998 ci appoggiavamo al grossista Iperbook (20 mq di magazzino) e a un secondo magazzino in centro città (250 mq). Nel 2003 con il trasferimento a Trezzano siamo arrivati a 2mila metri quadri e poi nel 2007 ci siamo spostati qui e abbiamo raddoppiato lo spazio a disposizione fino ad arrivare alle dimensioni attuali. La necessità di spazi più grandi è stata determinata dall’aumento dei volumi e dall’introduzione di nuove modalità per gestire le merci. All’inizio non potevamo tenere uno stock di magazzino e ciò impattava anche sui tempi di spedizione del prodotto, poi, con l’aumento degli spazi abbiamo potuto tenere a stock i best seller, le novità e in ultimo anche il catalogo: i titoli di libri in stock sono oggi 130.000 cui si sommano 20.000 titoli di Dvd e 40.000 di CD».

Au revoir Fnac

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2013

di Elena Refraschini

Il gruppo facente parte della francese Ppr – di proprietà di François-Henri Pinault, figlio del miliardario François Pinault, 59esimo patrimonio mondiale – aveva annunciato, nel gennaio 2012, che entro la fine dell’anno avrebbe ultimato l’uscita dal mercato italiano, nell’ambito di un piano generale di risparmio e rilancio della competitività aziendale: «In Italia, dove non sussistono più le condizioni per un’attività in proprio, la Fnac vaglierà tutte le possibili opzioni e prenderà una decisione entro l’anno», aveva dichiarato il suo presidente. Quando nacque negli anni Cinquanta in Francia grazie all’idea del fondatore Marc Theret, il negozio fu subito premiato dai giovani, perché visto come «agitatore culturale». Oggi Fnac ha 145 filiali nel mondo e 17.000 dipendenti. I tempi, però, cambiano in fretta. Entrata in Italia nel 2000 (il primo negozio fu inaugurato in ottobre, in via Torino a Milano), l’azienda non aveva mai raggiunto le condizioni operative necessarie per imporsi nel mercato, e la crisi finanziaria ha soltanto accelerato il processo dal 2009 in poi. In un incontro sindacale, la Fnac ha detto di aver perso tra gli 11 e i 12 milioni di euro negli ultimi anni, di cui 9 solo nell’ultimo anno, quando si è verificato un calo di fatturato del 21%. Peraltro, i tagli erano iniziati già dal 2009, quando aveva chiuso prima il negozio di Basilea e poi quello di Bastille, provocando il licenziamento di 60 persone. Nel piano Fnac 2015 si vuole raggiungere l’obiettivo di tagliare i costi di 80 milioni, il che provocherebbe il licenziamento di 510 persone (310 in Francia, 200 all’estero).

Player on the road

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Elisa Molinari

Il giro del mondo in ottanta giorni è un romanzo di Jules Verne del 1873 in cui il ricco aristocratico londinese Phileas Fogg e l’inseparabile Passepartout tentano di circumnavigare il mondo in 80 giorni. Con una fiducia incondizionata nel progresso e nella velocità (e nell’inventiva del genere umano – impossibile dimenticarsi della slitta a vela usata per arrivare a Chicago!), i due, spinti dall’idea che «l’imprevisto non esiste», riescono a vincere la scommessa con i soci Reform Club e tornare a Londra allo scoccare dell’ottantesimo giorno, dopo essere passati attraverso Egitto, India, Hong Kong, Giappone e Stati Uniti. C’è chi nel campo dell’editoria digitale cerca di ripetere l’impresa, nonostante un ritmo di marcia meno pressante – dopotutto, Verne era un romanziere – e provare, fuor di metafora, a esportare il proprio modello di business in tutto il mondo. Si tratta di Kobo, il retailer nippo-canadese che ha da poco siglato una partnership con Mondadori grazie alla quale ha portato non solo la propria piattaforma ma anche gli e-reader e i device targati Kobo nel nostro paese. Per capire con chi si ha a che fare, ecco qualche numero. Si parla di una realtà che può contare, a soli tre anni dalla sua fondazione, su dieci milioni di utenti e tre milioni di titoli disponibili (un milione dei quali gratuiti) in circa 200 paesi. Nata a Toronto nel 2009 come Shortcovers e ribattezzata solo in seguito come Kobo – anagramma di «Book» – è, ad oggi, nonostante la giovane età (Amazon è maggiorenne, Apple ha ormai 36 anni), una delle realtà con il più elevato tasso di crescita nel campo dell’editoria digitale.

A mille miglia da casa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Lorenza Biava

Nate dalla passione di bibliofili innamorati del nostro Paese o dall’ispirazione di giovani librai migranti, le librerie italiane all’estero sorgono ormai in tutte le principali città europee. Un viaggio tra Amsterdam, Parigi e Bruxelles alla ricerca dell’origine della passione per il libro italiano.

La mappa dell’editoria

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Sandro Pacioli

La seconda parte del 2011 è stata, diciamola tutta, un po’ avara di vicende societariedi rilievo (prima avevamo avuto lo shopping Feltrinelli in Spagna e in Italia con Donzelli). Bisogna attendere la prima metà del 2012 per assistere a trasformazioni societarie importanti. È infatti a giugno che si è conclusa la vendita da parte di Rcs di Flammarion a Gallimard. I fili rossi che si dipartono dalla mappa che si può trovare nelle pagine successive, o che ne derivano, sono molteplici e diversi.

Obiettivo: 42 territori

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Elisa Molinari

Risiko è uno dei più famosi giochi di strategia da tavolo. Scopo del gioco? Il raggiungimento di un obiettivo predefinito che può consistere nella conquista di un certo numero di stati, di due o più continenti o nell’annientamento di un avversario. Nello scenario editoriale internazionale, c’è un giocatore che ha invece un obiettivo molto più ambizioso: conquistare tutti i 42 territori disponibili. Detto fuori dalla plancia da gioco, mirare a tutti gli anelli della filiera editoriale. Per fare questo il giocatore «si impegna ad essere l’azienda più attenta al cliente del mondo e offre ai propri clienti la possibilità di scoprire e trovare qualsiasi cosa vogliano acquistare on line. Per fare questo, punta ad offrire ai propri clienti i prezzi più bassi possibili». Nelle parole di Amazon, questo l’obiettivo dichiarato già nel lontano 1995, anno della messa on line del sito e ribadito durante il lancio degli ultimi Kindle

Usati ma buoni

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Elena Vergine

L’editoria italiana è in continuo cambiamento: trasformazioni, acquisizioni e nuovi format di librerie sono solo alcune delle formule adottate per rispondere alle minacce della crisi economica. Uno dei settori che, per la sua particolarità, sta ottenendo i risultati migliori in questi tempi difficili è quello del remainder e del cosiddetto libro usato o «a metà prezzo». Ma quanto il benessere del mercato del remainder dipende dalla rinnovata attenzione degli italiani risparmio e quanto dalle innovazioni e dalle strategie di marketing? Ne abbiamo parlato con Edoardo Scioscia (amministratore delegato Libraccio).

L'editoria del futuro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2012

di Michael Healy

Oggi come oggi è difficile trovare una casa editrice che non si stia occupando della nuova situazione del mercato. In primo luogo, un gran numero di lettori legge in maniera diversa. Le vendite di libri digitali valgono circa il 30% delle vendite totali (degli editori trade) – cifra molto più alta per le novità e per i titoli da scaffale – e molti editori pensano che questo numero sia destinato a salire. Tenendo conto che il primo Kindle è stato lanciato il 16 novembre 2007, si ha un’idea di cosa è successo in soli quattro anni. In secondo luogo, nel panorama della distribuzione negli Stati Uniti si assiste a fusioni e cambiamenti inimmaginabili fino a pochi anni fa. Amazon domina la distribuzione on line di libri a un livello ritenuto da molti editori pericoloso. Soltanto una catena di librerie in carne e ossa, Barnes & Noble, è sopravvissuta agli sconvolgimenti della distribuzione e molti osservatori si aspettano che il numero dei loro negozi diminuisca significativamente nei prossimi anni, con la migrazione on line dei lettori e, in generale, della lettura.

Rebus digitali

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2012

di Piero Attanasio

Il tema della gestione dei diritti nei programmi di digitalizzazione ha riconquistato l’attenzione della stampa lo scorso giugno, in occasione dell’annuncio di una transazione tra le associazioni di autori ed editori francesi (Sgdl e Sne) e Google per por fine a una causa da lungo tempo pendente. Lo scalpore derivava da una descrizione alquanto imprecisa del contenuto dell’accordo: «Ecco – si è più o meno letto in Italia e non solo – gli editori francesi, dopo aver tanto contestato, ai tempi, i principi del Google Settlement in USA, lo hanno applicato in patria».È proprio così? Per comprendere la situazione occorre ripercorrere la storia di questi mesi, a partire proprio dalle sorti del Settlement americano.

L'unione fa la forza

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Elena Refraschini

«Sii parte della storia»: così recita lo slogan di Indiebound, una delle più efficaci iniziative targate American Booksellers Association per promuovere il commercio e l’acquisto locale. Tra gli obiettivi primari c’è quello di diffondere a tappeto la consapevolezza riguardo ai benefici del consumo locale, iniziando proprio dalle librerie indipendenti. Ma perché dovremmo «shop indie»? I benefici sono di carattere economico, ambientale e sociale. Per quanto riguarda l’economia, basti pensare che se si spendono 100 dollari in un negozio locale, 68 rimangono alla comunità (e si pagano tasse statali, che si riversano in migliori infrastrutture, sicurezza, sanità, eccetera), mentre la stessa cifra spesa in un negozio di catena lascerebbe alla comunità solo 43 dollari; in secondo luogo, verrebbero creati nuovi posti di lavoro qualificati. L’ambiente trarrebbe grandi benefici dal commercio locale perché necessita di meno imballaggi, meno trasporti e quindi minori emissioni di Co2. A livello sociale, il commercio indie promuove la bellezza e la diversità delle comunità, offrendo all’acquirente un ventaglio di scelte più ampio. Oggi queste proposte si adattano a diversi tipi di commercio al dettaglio, ma forse sono proprio i librai indipendenti ad aver più bisogno di sostegno in questo senso. Non soltanto hanno dovuto subire, dagli anni Ottanta, la concorrenza delle grandi catene (Barnes&Noble, Borders, Books-a-Million, ecc.), ma si trovano oggi a dover essere competitivi in un mercato dove persino le catene (si veda il caso Borders) stanno cadendo vittime dello spietato commercio on line, Amazon in prima fila.

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