«Sii parte della storia»: così recita lo slogan di Indiebound, una delle più efficaci iniziative targate American Booksellers Association per promuovere il commercio e l’acquisto locale. Tra gli obiettivi primari c’è quello di diffondere a tappeto la consapevolezza riguardo ai benefici del consumo locale, iniziando proprio dalle librerie indipendenti.
Ma perché dovremmo «shop indie»? I benefici sono di carattere economico, ambientale e sociale. Per quanto riguarda l’economia, basti pensare che se si spendono 100 dollari in un negozio locale, 68 rimangono alla comunità (e si pagano tasse statali, che si riversano in migliori infrastrutture, sicurezza, sanità, eccetera), mentre la stessa cifra spesa in un negozio
di catena lascerebbe alla comunità solo 43 dollari; in secondo luogo, verrebbero creati nuovi posti di lavoro qualificati.
L’ambiente trarrebbe grandi benefici dal commercio locale perché necessita di meno imballaggi, meno trasporti e quindi minori emissioni di Co2. A livello sociale, il commercio indie promuove la bellezza e la diversità delle comunità, offrendo all’acquirente un ventaglio di scelte più ampio.
Oggi queste proposte si adattano a diversi tipi di commercio al dettaglio, ma forse sono proprio i librai indipendenti ad aver più bisogno di sostegno in questo senso. Non soltanto hanno dovuto subire, dagli anni Ottanta, la concorrenza delle grandi catene (Barnes&Noble, Borders, Books-a-Million, ecc.), ma si trovano oggi a dover essere competitivi in un mercato dove persino le catene (si veda il caso Borders) stanno cadendo vittime dello spietato commercio on line, Amazon in prima fila.