La rivistaA regola d'App
di Giorgio Kutz
Abstract ∨
Arte, design, grafica, fotografia sono temi editoriali con una marcia in più nella versione tablet. L’eccellente impatto visivo dello schermo retroilluminato, l’alta risoluzione, la possibilità di zoomare i dettagli amplificano di per sé l’emozione della «bella immagine». Per architetture, musei e siti d’interesse artistico aggiungiamo il «plus» della geolocalizzazione, che scusate, non è poca cosa. Dopodichè ogni prodotto ha i suoi pregi e i suoi difetti, che vedremo di seguito.
Il design
Questa breve rassegna di prodotti d’arte e dintorni inizia dal mondo del design industriale, dove la madre di tutte le App è stata senza dubbio quella dell’editrice Phaidon, la prima a esordire con la splendida versione digitale di Design Classics, interamente consultabile off line. Un’operazione coraggiosa di un editore tradizionale che ha saputo scommettere nel migliore dei modi sul digitale. Design Classics per tablet offre infiniti spunti agli addetti ai lavori e suscita emozioni ai non addetti, perché navigare tra i mille oggetti del disegno industriale degli ultimi due secoli è come ripercorrere
nella memoria visuale parte della nostra vita e della nostra storia. Ottime immagini, buone schede informative, efficiente motore di ricerca, unico neo nessuna possibilità di sharing, ma una grafica perfetta. Sviluppatore Phaidon Press; prezzo 12,99 euro (caro per i canoni dello store, nulla a
fronte della versione a stampa che costa 150 euro).
L’ultima arrivata in ordine di tempo è La mano del Designer di Moleskine, con 450 illustrazioni e disegni di designer contemporanei raccolte dal Fai (Fondo ambiente italiano). Anche in questo caso la trasposizione su digitale premia: la grafica è eccellente, il plus sono le immagini zoomabili, e poi qui l’editore ha «osato» lo share, non solo via posta elettronica ma anche con Evernote e coi due principali social network, Facebook e Twitter. Sviluppatore Eidon; prezzo 14,99 euro (la versione a stampa costa 59 euro).
Un’altra iniziativa meritoria, ma ancora da tarare tecnicamente per i numerosi bug di navigazione, è la nuova collana di monografie di designer de «Il Sole 24 Ore», Minimum Design. Al momento di andare in stampa è uscita la prima monografia della serie, dedicata a Gio Ponti (lancio gratuito).
Bivi digitali
di Michela Gualtieri
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Il mercato digitale è un terreno vasto ancora da esplorare, che comprende non solo nuovi prodotti e servizi, ma anche nuove forme di business e nuove soluzioni tecnologiche per i professionisti del libro. Aie si pone in questa prospettiva nelle sue vesti di coordinatore del progetto Tisp (Technology and Innovation for Smart Publishing), il più recente dei progetti varati dalla Commissione europea e volti allo sviluppo tecnologico in ambito editoriale (come i precedenti Arrow, Arrow+, eAccess). Tisp è un network tematico che mira a favorire l’incontro tra aziende editoriali e aziende Ict e che riunisce venticinque organizzazioni di dodici Paesi europei, tra cui le principali associazioni di categoria di entrambi i settori, quattro istituti di ricerca e le fiere librarie di Bologna, Londra e Francoforte.
Questi soggetti lavorano allo scopo di creare una piattaforma di scambio di dati, studi, analisi di mercato e business cases, favorendo l’incontro tra i professionisti dei due settori che potranno così elaborare nuovi modelli di business.
La strategia di realizzazione del progetto si basa principalmente sulla programmazione di una serie di incontri professionali tenuti in occasione delle fiere e delle conferenze internazionali di maggior rilievo
nei settori dell’editoria e delle tecnologie informatiche, occasioni in cui gli editori potranno confrontarsi con il panorama internazionale, traendo spunti e stringendo vantaggiosi rapporti, incontrando personalmente i professionisti del settore digitale.
Un esempio di quello che fornitori di contenuti e fornitori di tecnologie possono fare insieme è quello fornito dall’esperienza di Gallimard con i cosiddetti librogame. Non un prodotto nuovo, concepito
appositamente per essere fruito su tablet e smartphone, ma un prodotto vecchio che trova, grazie alle tecnologie digitali, nuova vita. I titoli della collana francese Livre dont vous êtes le héros, pubblicata
appunto da Gallimard stanno diventando, uno per uno, delle book app, in virtù di una partnership tra l’editore e l’azienda australiana Tin Man Games, che sviluppa videogiochi.
Il diritto di leggere
di Ester Draghi
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Da oltre un decennio l’Associazione italiana editori è impegnata sul fronte dell’accessibilità dei contenuti editoriali e la sua attenzione in questo senso l’ha portata ad essere riconosciuta in più occasioni come un interlocutore privilegiato a livello internazionale ed europeo.
In seguito a precedenti contatti tra l’Associazione italiana dislessia (Aid) e i singoli editori e data la particolare sensibilità dell’Aie sul tema dell’accessibilità è stata inaugurata una collaborazione tra
Aid e Aie, in particolare con il suo Gruppo educativo, formalizzata con un Protocollo d’intesa volto a definire, ordinare e standardizzare le norme relative alla fornitura, da parte degli editori, di libri scolastici
accessibili agli studenti affetti da disturbi specifici dell’apprendimento (dsa).
Questo accordo si inscrive all’interno di una più vasta azione dell’Associazione che ha come obiettivo la promozione della lettura presso un pubblico di lettori che sia il più vasto possibile e che includa anche
coloro che sono affetti da disabilità sensoriali e cognitive. Già dal 2001 infatti è in vigore il protocollo d’intesa tra Aie-Gruppo educativo, la Biblioteca italiana per i Ciechi Regina Margherita di Monza e l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici) che regolamenta la realizzazione e la diffusione
dei prodotti editoriali educativi nei formati più opportuni alla loro fruibilità da parte delle persone non vedenti e ipovedenti, nel rispetto delle direttive sul diritto d’autore. Inoltre, dal 2007 al 2009, Aie ha
coordinato il progetto europeo Pro-access, focalizzato sulle problematiche dell’accessibilità nell’ambito dei contenuti educativi e meritevole di una menzione di eccellenza dalla Commissione Europea per l’elevata qualità del lavoro svolto e per l’ottimo livello dei risultati ottenuti.
Un altro importante e recente traguardo di Aie sul piano delle disabilità visive è rappresentato da Lia-Libri italiani accessibili che, dal giugno di quest’anno, è passato dallo status di progetto a quello di servizio operativo con l’obiettivo di aumentare la disponibilità sul mercato di titoli accessibili di narrativa e saggistica in formato digitale per le persone ipovedenti e non vedenti.
L’impegno di Aie – e del suo Gruppo educativo – sul fronte delle disabilità compie infine un ulteriore passo in avanti con il Protocollo di intesa, stipulato lo scorso luglio, che vede l’Associazione porsi come
interlocutore istituzionale di riferimento e collaborare con Aid in favore degli studenti affetti da dsa. Ne abbiamo parlato con Giorgio Palumbo, presidente del Gruppo educativo di Aie.
Il futuro dei piccoli editori
di Antonio Monaco
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Tra il 2005 e il 2010 abbiamo avuto un consolidamento della piccola e media editoria, e molti indicatori si sono presentati in crescita:
• l’export e l’internazionalizzazione;
• il numero di titoli pubblicati e quelli attivi in catalogo;
• il fatturato complessivo che passa da 351 a 395 milioni;
• e soprattutto l’incidenza % sul totale del numero di novità, che passa dal 35 al 45%, e del fatturato, che passa dal 9,6 all’ 11,6%.
Ma ci sono diversi elementi di criticità che corrispondono ad elementi strutturali:
• innanzitutto il margine di redditività (il costo di distribuzione cresce in media di oltre il 2%);
• ma anche l’incidenza delle vendite di titoli di catalogo diminuisce (dal 24 al 22%);
• pur crescendo il numero degli editori censiti (da 5.600 a 7.600), diminuiscono quelli attivi (da 3.100 a 2.700) e quelli con produzione nell’anno (da 1.700 a 1.600);
• e, fatto più grave, ne nascono di meno e ne cessano di più.
Senza dimenticare la diminuzione del peso delle librerie nel fatturato globale delle case editrici: nel 2001: 80% di cui il 63% indipendenti; nel 2010: 65% di cui il 37% indipendenti. Mentre i gruppi consolidano una presenza dominante nella filiera commerciale (le librerie on line, le catene librarie, le reti promozionali e distributive).
Dal 2010 la crisi economica ha colpito con particolare vigore questo settore, che ha visto una generale decrescita delle case editrici attive, una diminuzione dei titoli pubblicati, una drastica riduzione degli addetti, anche se risulta, per quando minimo, un aumento della presenza dei titoli in catalogo (quasi il 2% in più).
Osservare le cose con gli occhi del nemico
Si tratta dunque di una realtà composita, che deve essere osservata senza compiacimento.
Ecco la radiografia più aggiornata (al 2012) della situazione realizzata dall’Ufficio studi Aie su dati dell’Agenzia Isbn. Degli oltre 8 mila codici Isbn «solo» 5.074 fanno riferimento ad aziende editoriali attive (che hanno cioè pubblicato almeno un titolo nell’anno). Di questi un 45% è composto da «microeditori» con un’attività editoriale che non arriva a pubblicare più di 9 titoli all’anno. Mentre possiamo definire editori «in crescita»: le imprese che hanno una produzione di almeno 10 titoli all’anno – significa almeno un titolo al mese in lavorazione, e dunque con un minimo di struttura redazionale,
un proprio progetto editoriale, una distribuzione ecc. – sono oggi in Italia 1.326.
Di queste case editrici quasi il 65% pubblica non più di 30 titoli l’anno; si arriva all’80% se comprendiamo anche quelli che arrivano a pubblicarne 60.
La mappa editoriale 2013
di Sandro Pacioli
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Per il quarto anno consecutivo il «Giornale della Libreria» propone ai suoi lettori la Mappa dell’editoria italiana. Ma cosa può rappresentare oggi una mappa? E una mappa di un settore come quello dell’editoria?
Wikipedia ci dice che «una mappa è una rappresentazione semplificata di uno spazio che evidenzia relazioni tra le componenti (oggetti, regioni) di quello spazio. Una mappa è comunemente una rappresentazione bidimensionale […] di uno spazio tridimensionale. […] Più in generale, le mappe possono essere usate per rappresentare qualsiasi proprietà locale del mondo o parte di esso, o qualsiasi altro spazio».
Nel tracciarla, fin dalla prima edizione, ci eravamo spinti a rappresentare anche ciò che poteva apparire fuori dal mondo fisico del produrre e distribuire libri come le aziende (controllate da gruppi editoriali e
case editrici) che producono software e studi professionali; il settore delle banche dati; la distribuzione fisica e quella digitale.
Dicevamo comunque di una «rappresentazione semplificata». Dall’Agenzia Isbn sappiamo che 8.440 «imprese» hanno un codice Isbn, ma il 56% non aveva pubblicato alcun titolo nel corso dell’anno (il
2012). Quelle attive (hanno pubblicato «almeno un titolo», fino a 9) sono 3.748 (il 44%): microeditori? Le altre case editrici che superano la soglia di 10 titoli all’anno e quindi – dobbiamo supporre – hanno un progetto editoriale ben definito, un piano editoriale e produttivo sviluppato nel tempo,una struttura redazionale e distributiva, sono 1.326. Il 15,0% di tutto.
La parabola di Grey
di Edward Nawotka
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Quest’estate l’editoria statunitense ha attraversato il suo «momento Christian Grey», il protagonista della nota trilogia delle Sfumature di grigio, finendo castigata e mortificata dal suo Governo in nome del libero mercato.
I fatti sono ben noti. Nel 2010, in concomitanza con l’arrivo sul mercato dell’iPad, Apple, in collusione con cinque dei sei maggiori editori americani – Hachette, Penguin, Macmillan, Simon & Schuster e HarperCollins – fece cartello e gonfiò i prezzi degli e-book imponendo il suo modello dell’agency pricing. Apple e gli editori furono citati in giudizio dal Dipartimento della Giustizia Usa, a nome di consumatori e pubblici ministeri, e proclamati colpevoli.
La pena (al momento ancora del tutto da decidere) per Apple potrebbe essere l’obbligo di sottostare a un controllo prolungato da parte del Governo Usa e aprire in qualche modo l’app store a concorrenti, in primis Amazon. Gli editori dovranno invece restituire 166 milioni di dollari (dei 218 reclamati in totale dai legali dei compratori) ai consumatori. In totale, 24 milioni di acquirenti di e-book saranno rimborsati con 3,06 dollari per ogni titolo best-seller e 76 cent per gli altri titoli da loro comprati tra il 2010 e il 2012.
Il «piacere» dei procedimenti legali è stato voyeuristico, con gli osservatori liberi di guardare le strategie di business di Apple, Google, Amazon e dei colossi editoriali, solitamente quasi imperscrutabili.
L’impressione che si ricava è dell’aspra competitività che regna in queste industrie ai massimi livelli, e di quanto spesso si lavori nell’illusione delle proprie convinzioni: Apple credeva di poter strappare a Amazon il dominio nel settore degli e-book con il lancio dell’iPad, mentre Google – secondo la testimonianza di uno dei suoi manager, Tom Turvey – ritiene che «non sia un’azienda che conta nel settore media e intrattenimento».
E se non bastasse questa affermazione, c’è altro – i riferimenti nelle mail di Amazon ai «trucchi mentali da Jedi» o alle «doppie cancellazioni» che David Young di Hachette aveva insegnato al suo capo Arnaud Nourry per coprire il flusso digitale dei vari negoziati – che resta impresso.
Libreria da museo
di Serena Baccarin
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A vent’anni dalla Legge Ronchey, che introdusse la gestione privata dei servizi aggiuntivi nei musei italiani, i bookshop museali continuano a rappresentare una strada interessante per editori di settore e librai indipendenti. Dall’ampliamento della proposta alle sfide del digitale, i gestori dei bookshop si confrontano con la flessione dei consumi culturali e con logiche di mercato estranee al mondo librario tradizionale. Abbiamo indagato il mondo delle concessioni museali discutendone con Agave Barone, responsabile del Corraini MAMbo artbookshop (Museo d’Arte Moderna di Bologna), Fabio Ciccaglioni, direttore delle librerie del Gruppo Arion di Roma, Stefano Piantini, editore incaricato Skira e Laura Baini, responsabile dei bookshop museali per Electa.
Manuali For Dummies
di Lorenza Biava
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Negli ultimi anni il peso della manualistica si è mantenuto pressoché costante (era il 10,3% nel 2011 ed è sceso al 9,9% nel 2013, Fonte: Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2013). A fronte di ciò, come ricorda Andrea Sparacino, publisher per Hoepli, «la manualistica di tipo tecnico-professionale, soprattutto quella di carattere normativo, ha visto ridurre i suoi spazi di vendita, sia per una presenza di molti contenuti in rete sia per la riduzione in libreria degli spazi dedicati a questo tipo di volumi». Si tratta quindi di riuscire a trovare argomenti adatti al mercato italiano e più rapidi nel pubblicarli, come ci spiega parlandoci della nuova partnership con Wiley per la pubblicazione della storica collana For Dummies intrapresa nell’estate.
Quali cambiamenti avete visto succedersi nel mercato della manualistica?
Nel campo dell’informatica e del marketing abbiamo sviluppato il settore del Web marketing dove, nel giro di due anni e mezzo, con la collana Web & Marketing 2.0 siamo diventati market leader con 22 titoli pubblicati e numerosi volumi ristampati in due o tre edizioni. Nel campo più propriamente scientifico abbiamo lanciato «i libri che allenano la mente» come Algebra utile e divertente. Le avventure della x e della y. Ultimamente abbiamo tradotto i due bestseller internazionali di divulgazione scientifica Perché e=mc2 e L’universo quantistico svelato. Abbiamo infine sviluppato una manualistica già presente nel nostro catalogo storico e legata a settori come la montagna, l’outdoor o la nautica, cercando il connubio tra volumi ricchi di belle immagini ma anche utili, pratici e funzionali.
Nasce Proliber
di Paola Sereni
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Qualcosa si muove nel grande mondo della distribuzione del libro fisico e la panoramica raccolta in queste pagine sembra restituire l’idea che una risposta positiva alla crisi si possa azzardare. Osservando alcuni degli eventi più significativi degli ultimi mesi quella che si può riconoscere è prima di tutto una certa tendenza da parte dei soggetti di volta in volta in gioco a rafforzare quando possibile le partnership commerciali con altre realtà. Basta pensare a quanto successo nel mondo della distribuzione cattolica con la nascita di Proliber di cui ci parlano Oscar Raimondi e Vittorio Sancini, consiglieri delegati della Proliber.
Problemi e soluzioni
di Lorenza Biava
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Librerie ed editori si trovano stretti nella morsa di un mercato che, vuoi per la non crescita del numero di lettori (siamo fermi al 46%), vuoi per la contrazione dei consumi delle famiglie diventa ogni giorno più difficile da gestire. In questo contesto la distribuzione, in quanto intermediaria tra la proposta editoriale e le esigenze delle librerie, è uno dei nodi più critici e il settore si sta interrogando sulle possibili risposte da offrire ad una clientela sempre più esigente.
Le proposte sono diverse ma anche nella recente scelta di Messaggerie Libri, che da settembre ha affidato la totalità dei servizi di logistica a Ceva, non possiamo non scorgere i semi di questa ricerca di semplificazione. Ne parliamo con Claudio Fanzini, Consigliere delegato di Messaggerie Libri.
Ricominciare dall'estero
di Emilio Sarno
Abstract ∨
Nel 2012 l’editoria d’arte ha perso un buon -9,3% nei canali trade (altri dati nell’e-book Il ritratto dell’arte. Rappporto sull’editoria d’arte in Italia 2013, Aie, 2013). Ben più, quindi, di quanto ha perso
complessivamente negli stessi canali, tutto il settore editoriale: -7,8% (-5,8% per Gfk). Certo restano fuori dal conto i bookshop museali e le vendite in occasione di mostre temporanee, canali che hanno in
parte risentito della generale congiuntura economica e sociale. La diminuzione della capacità di spesa degli italiani non si traduce solo in un calo delle visite in libreria o nella scelta di acquistare libri con prezzi più bassi: infatti se i canali trade fanno segnare un -7,8% a valore di copertina, i volumi venduti si limitano a un -7,0% e la stessa tendenza la fotografa GfK: -5,8% da un parte e -5,0% dall’altra.
Tempi difficili per l’editoria d’arte che si appoggia su un prodotto, per sua natura poco economico. Tra il prezzo medio di copertina di un libro d’arte e la media della varia adulti c’è un differenziale del 48,1%
in più (Fonte: Istat). Tempi non facili anche per i bookshop e le mostre perché la crisi si traduce in una contrazione dei viaggi e dei soggiorni nelle città d’arte. E ancora, per chi gestisce i canali di vendita, si traduce in una maggiore attenzione alla composizione degli stock, alle incidenze sul monte merci complessivo, alla rotazione. Le conseguenze? Alleggerimento e riduzione degli spazi dedicati, sostituzione dei marchi italiani con quelli di editori internazionali che offrono un più conveniente mix di prezzi bassi, titoli di artisti, critici e movimenti di forte appeal.
Sinergie per crescere
di Elena Vergine
Abstract ∨
La crisi economica, la diminuzione della capacità di spesa degli acquirenti, il lento ma progressivo sviluppo del digitale nelle sue varie declinazioni (diffusione dell’ecommerce, aumento del mercato dell’ebook) sono solo alcuni dei fattori che stanno erodendo il mercato della distribuzione.
A pagare maggiormente il prezzo di questa situazione sono le piccole e medie librerie. Cambio di location per abbassare gli affitti, licenziamenti e chiusura dei punti vendita sono solo alcune delle risposte che abbiamo visto dare in questi mesi da alcune storiche librerie della Penisola.
Una svolta molto più positiva è quella impressa al proprio business da Alberto Galla ed Edoardo Scioscia con la recente partnership tra Galla 1880 e Libraccio. Libraccio, catena indipendente presente
in 17 città, entra infatti nel capitale di Galla 1880, azienda storica di tradizione libraria ed editoriale con 5 punti vendita a Vicenza e provincia, e ne rileva il 50%. Questa intesa intende rafforzare le attività
di Galla 1880 a Vicenza, annunciando per il prossimo novembre l’apertura di una nuova libreria in corso Palladio 10, in pieno centro di Vicenza. Con questo accordo Galla e Libraccio rafforzano il tessuto delle librerie indipendenti italiane e rispondono alla difficile congiuntura economica con un progetto di rilancio e diversificazione che mette al primo posto l’offerta qualificata e articolata di libri, prodotti editoriali e contenuti culturali consapevoli del ruolo decisivo della crescita culturale per lo sviluppo del Paese.
Successi in classifica
di Rosalba Rattalino
Abstract ∨
L’analisi delle vendite nel primo semestre dell’anno in base ai dati Arianna+, è al suo terzo appuntamento sulle pagine di questa rivista. Anche per ragioni di continuità e confrontabilità con il passato, abbiamo scelto di non modificare l’impostazione: quindi riflettori puntati sugli aspetti «qualitativi» ovvero titoli e autori. Con una breve premessa alla Top 50 dei libri cartacei più venduti in Italia nel periodo gennaio-giugno 2013. A differenza dello scorso anno, nella classifica che vi presentiamo non è stato applicato alcun filtro di prezzo. L’unico criterio di esclusione riguarda condizioni di vendita particolari che rendano un titolo non direttamente confrontabile con gli altri (è il caso di I love finger food edito da Gribaudo).
Autori italiani e autori esteri si spartiscono in modo equilibrato il predominio schiacciante (trentatré titoli su cinquanta) della narrativa: quindici scrittori italiani, diciotto stranieri. Peraltro molti di questi compaiono anche nella classifica degli autori complessivamente più venduti.
Inferno di Dan Brown in prima posizione dà la misura dell’impatto immediato che il «marchio» Dan Brown ha sul pubblico italiano: il libro tradotto è uscito a metà maggio, con un prezzo di tutto rispetto (25 euro, il prezzo più alto della Top 50) e nel giro di un mese e mezzo si è aggiudicato il vertice delle vendite semestrali. Discorso analogo anche se leggermente meno eclatante per Roberto Saviano e per il doppio brand Camilleri-Montalbano: ZeroZeroZero, secondo in classifica, è uscito a metà aprile. Un covo di vipere, quarta posizione, è uscito a fine maggio. Non deve peraltro ingannare il sesto posto del romanzo di Khaled Hosseini E l’eco rispose: la traduzione italiana è stata pubblicata il 21 giugno, la nostra classifica considera le vendite da gennaio a fine giugno – nove giorni per entrare ai vertici sull’arco semestrale.
Ma la vera sorpresa la riserva un titolo di vecchia conoscenza nelle classifiche dei più venduti: Fai bei sogni di Massimo Gramellini era al primo posto nel 2012 e, a distanza di un anno (e in assenza per quanto ne sappiamo di particolari rilanci) lo ritroviamo in terza posizione, preceduto solo dall’ultimo Dan Brown e dall’ultimo Saviano. Il che fa a buon diritto considerare questo libro un segnale socioculturale: è evidente che i temi al centro di Fai bei sogni, l’aspetto autobiografico, il percorso di elaborazione psicologica e esistenziale, toccano corde profonde dell’animo (quantomeno) italiano.
Uniti contro la crisi
di Intervista a cura di E. Vergine
Abstract ∨
La crisi sta mettendo a dura prova la filiera editoriale a tutti i livelli. Cosa si può fare di concreto per uscirne? E qual è la strategia vincente per produrre e promuovere i propri contenuti verso un pubblico che sia il più vasto possibile? L’abbiamo chiesto a Laura Donnini, amministratore delegato di Rcs Libri e Presidente del Gruppo editoria di varia dell’Aie.
Quali sono le problematiche esistenti oggi nel mondo della distribuzione e quali possibili soluzioni vede?
Da ormai due anni stiamo assistendo ad una riduzione significativa del valore del mercato che ad oggi registra un calo del 3,6% rispetto allo scorso anno, dopo un 2012 di grande sofferenza per tutti gli
operatori. Le prime a pagare il prezzo di questa situazione sono le librerie e, in particolare, le librerie indipendenti. La contrazione dei consumi e dei volumi, l’abbattimento del prezzo medio – in parte per
l’effetto delle campagne sconto, in parte per l’arrivo sugli scaffali di novità a basso prezzo –, lo sviluppo del digitale – sia dell’e-commerce che degli e-book – hanno messo tutti i retailer in una situazione di
grande difficoltà sia per la riduzione dei margini sia per la pressione finanziaria su rese e pagamenti. È vero però che anche gli editori si trovano in una condizione analoga. I tagli che i librai fanno sugli acquisti (sulle copie come sul numero di titoli) e la riduzione del tempo di permanenza dei libri sugli scaffali spesso non permettono a titoli di autori meno noti (o che richiedono un tempo di maturazione più lungo per farsi conoscere dal proprio pubblico, grande o piccolo che sia) di «emergere», con l’inevitabile creazione di un circolo vizioso che sta mettendo in difficoltà tutti i componenti della filiera editoriale. Ci sono diverse aree – nel ciclo produttivo e distributivo – su cui tutti potremmo iniziare a lavorare per cercare di abbattere i costi e dunque ben vengano dei tavoli di lavoro in cui, in un’ottica di reciproci vantaggi, si possano individuare delle soluzioni condivise, nel rispetto dei ruoli reciproci. Non esistono facili ricette ma certamente la modalità con cui approcciare il mercato può a mio avviso essere solo quella a favore del sellout anziché del sell-in, in un’ottica win win a favore della lettura e delle imprese culturali. Editori e librai dovranno iniziare a pensare da un lato a sviluppare campagne di promozione creative, non necessariamente basate sullo sconto, che risultino convenienti per l’acquirente finale e dall’altro ad operazioni di comunicazione e promozione della lettura che coinvolgano gli autori e i lettori, i punti vendita, le istituzioni, le scuole ed il territorio in modo da stimolare e condividere passioni e gusti culturali in modo non banale ed arricchente.
Utenti al centro
di Elisa Molinari
Abstract ∨
Si fa presto a dire digitale. Più complesso pensare in ottica di «digitali»: formati diversi, e-reader e tablet sempre nuovi, applicazioni, siti e tanto, tanto altro. Ancora più difficile pensare a quali flussi di lavoro e approcci usare per ognuno di questi. In un panorama in cui la maggior parte delle case editrici si trova ancora a cavallo tra carta e digitale, il tutto si complica se «software» sembra essere diventata sempre più la parola chiave in campo editoriale.
Dall’altro lato della barricata, gli utenti finali hanno ormai richieste sempre più pressanti e puntuali in termini di personalizzazione, interazione con il prodotto e interattività.
Come fare allora a rendere fruibili narrazioni digitali che per loro natura sono spesso frammentate? Come strutturarne i contenuti? Come fare i conti con l’interattività e con le molteplici interazioni possibili degli utenti?
Una risposta viene dall’user-centered design, processo che mette gli utenti al centro di tutte le fasi del ciclo produttivo – dalla pianificazione al design, dallo sviluppo al lancio, fino alle fasi di post vendita – e che permette di creare un collegamento tra l’editoria tradizionale e quella digitale.
Durante l’ultimo seminario targato Editech 2013, Zelda Rhiando, fondatrice di Badzelda e esperta di user experience e design digitale, ha spiegato come progettare prodotti editoriali digitali incentrati sugli utenti. Le abbiamo chiesto in cosa consiste questo processo e come può aiutare gli editori a creare prodotti digitali di qualità.
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