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Distribuzione

Corsa al ribasso

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Elena Vergine

Il Lussemburgo, uno degli stati coi confini geograficamente più ridotti dell’Unione, è tuttavia la sede europea di grandi gruppi mondiali dell’editoria quali Amazon e Apple, probabilmente anche in ragione delle agevolazioni fiscali particolari previste dalla sua legislazione. A partire da gennaio 2012 un nuovo provvedimento in materia di sgravi è stato applicato dal piccolo stato nei riguardi degli e-book, scatenando una forte reazione da parte della Commissione europea. Come è noto attualmente, secondo le leggi in vigore in Ue, il libro digitale (e il prodotto digitale) non è considerato alla pari del suo corrispettivo cartaceo per quanto riguarda l’applicazione delle aliquote Iva ridotte: in Italia l’imposta sugli e-book è infatti quasi cinque volte superiore a quella che grava sui volumi stampati. In Lussemburgo, al contrario, libri digitali e libri cartacei godono entrambi di un’Iva del 3%. Ma prima della modifica i libri digitali godevano di un’aliquota già sensibilmente più bassa rispetto a quella di alcuni altri Paesi: 15%. L’Ue contesta tale iniziativa per due motivi principali: innanzitutto gli e-book, diversamente dai libri a stampa, non fanno parte di quell’elenco tassativo (previsto nell’Allegato III alla Direttiva Iva) di prodotti e servizi sui quali è consentito, agli stati membri dell’Unione, di applicare un’Iva ridotta. Inoltre l’art. 98 delle stessa Direttiva stabilisce che le aliquote ridotte non si applicano ai servizi resi per via elettronica.

Dica trentatrè

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Roberta Barbieri

Tra formazione in ingresso al mondo medico e aggiornamento professionale, l’avvento del digitale ha aperto un periodo di grandi cambiamenti per il settore delle pubblicazioni mediche. Cic - Edizioni internazionali, Elsevier e Springer Italia fanno il punto sullo stato dell’arte.

E-book, i nuovi paperback?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Ginevra Vassi

New York, Quinta Strada, civico 555. Nello store più rappresentativo di Barnes& Noble da un paio d’anni trova posto il Nook centre, uno spazio dedicato all’e-reader e al tablet della catena di librerie. Questo negozio, considerato ormai il simbolo dell’ascesa del digitale, fa da contraltare al declino di un formato, il tascabile, che una volta occupava un posto privilegiato nel cuore delle librerie della catena americana. La conferma, oltre che da Barnes & Noble, viene anche dai dati Nielsen BookScan 2011 sul mercato librario americano. Infatti è stato rilevato un calo del 23,4% per quanto riguarda le vendite dei mass market paperback, il che significa che ora le copie vendute si aggirano intorno a poco meno di 100 milioni di unità all’anno. Se poi confrontiamo queste rilevazioni con il 2008, il dato è ancora più evidente: la vendita dei tascabili è diminuita di oltre il 60%. Anche gli altri formati hanno registrato dei cali rispetto all’anno precedente ma decisamente meno impressionanti: meno 6,9% i trade paperback (le edizioni in brossura, generalmente più grandi rispetto al tascabile mass market) e meno 5,9% gli hardcover.

Editoria ad alta quota

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Laura Novati

Pietro Crivellaro è da sempre appassionato alpinista e scalatore (membro del Club Alpino Accademico Italiano, è stato tra l’altro sul Changabang nel 1981) e negli anni è diventato studioso e storico del mondo anche editoriale legato in senso lato alla montagna, come esperienza diretta e fonte di ispirazione. Ha tradotto e curato numerosi classici dell’alpinismo per la collana I licheni Cda& Vivalda, oltre a L’invenzione del Monte Bianco di Philippe Joutar (Einaudi 1993). Con Tararà ha pubblicato uno studio sulla lettera di Quintino Sella sul Monviso e la fondazione del Cai (Una salita al Monviso, 1998). Collabora da una ventina d’anni al supplemento domenicale de «Il Sole24 Ore». L’altro fronte di attività è il teatro: si è occupato a lungo del Centro Studi del Teatro Stabile di Torino, di cui dirige oggi anche la scuola di teatro e le pubblicazioni. Per questo gli chiediamo di fare un bilancio della situazione in questa particolare nicchia di mercato dell’editoria legata allo sport.

Futuro del publishing

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Raffaele Cardone

Quando Google lanciò il progetto Book Search alla fine del 2004, Amazon era solo un potente retailer on line, ma pur sempre un retailer, sopravvissuto alla bolla di internet ma che non faceva ancora profitti; Apple era impegnata nella propria rinascita come produttore di computer e come creatrice di iPod/iTunes, che aveva però solo tre anni di vita; Google era già il motore di ricerca numero uno, ma restava un’agenzia pubblicitaria, e nessuno capiva perché volesse mettere così pesantemente i piedi nel piatto dell’editoria libraria. Rinfreschiamo i ricordi. Il libro elettronico era letteralmente fermo al palo da cinque anni: Napster era stata bloccata già nel 2001 dopo aver raggiunto quasi 27 milioni di utenti (una cifra che oggi suona come una profezia), ma i siti di file sharing di cui si nutriva iTunes si moltiplicavano e l’editoria non voleva correre il rischio che i libri facessero la fine delle canzoni e, lei stessa, quella dell’industria musicale. Myspace era nato meno di due anni prima, nell’agosto 2003, e niente faceva presumere che i social network sarebbero diventati quello che sono, soprattutto il loro uso come strumenti di marketing. Facebook come lo conosciamo oggi sarebbe nato solo del 2006, dopo due anni di gestazione nelle università americane; nello stesso anno nasceva Twitter. I contenuti video erano una frazione interessante ma molto piccola del traffico di internet, You Tube avrebbe visto la luce solo l’anno successivo (2005) per essere acquisito da Google nel 2006. Solo nel 2010 i contenuti video sarebbero diventati oltre il 50% del traffico su internet. (Fonte: «Wired», 2010). In questa situazione l’editoria pensava al futuro digitale come ad una partita potenzialmente mortale dove nessuna strategia era né sicura né vincente. Il campo di gioco era ancora il suo, ma c’erano dei nuovi players.

Il nuovo L'Archivolto

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Lorenza Biava

Ritrovo culturale della Milano da bere, crogiuolo di intellettuali (tra i frequentatori Umberto Eco, Mario Botta, Paolo Portoghesi, Peter Eisenman, Souto de Moura), architetti o semplici appassionati, i 50 metri quadri della libreria di via Marsala 2 – 110 considerando anche lo spazio espositivo per mostre ed eventi ospitato nella sottostante ex carbonaia ottocentesca – dal 1980 incarnano al meglio l’essenza della Milano capitale della creatività. Oggi, come molte librerie indipendenti, anche L’Archivolto si trova a dover affrontare il problema dell’aumento degli affitti, una delle principali cause di chiusura di esercizi storici, soprattutto a Brera. Ma Silvio San Pietro, architetto e fondatore de L’Archivolto, ha trovato il modo di reinventare la propria libreria grazie a un progetto architettonico innovativo e al trasferimento dell’attività al civico 3 della stessa via, proprio di fronte alla storica sede. «Non nego che la decisione di lasciare i locali della libreria sia stata una scelta sofferta. Ma, dopo tutto, questo trasferimento fornisce il pretesto per inaugurare una nuova fase de L’Archivolto», spiega San Pietro.

La cura del sé

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Lucia Folli

Dal desiderio di promuovere la crescita personale, le medicine alternative e quanto utile allo sviluppo della consapevolezza di sé nascono nel 1987 le Edizioni Il Punto d’Incontro. Erano anni ancora non sospetti per queste tematiche e il contesto editoriale italiano annoverava pochi editori con cataloghi e offerte specifiche per queste esigenze; le basse tirature, la distribuzione più frammentata: tutti elementi che allontanavano il grosso degli editori da queste tematiche. Così, dalla passione di quattro amici, prende vita la casa editrice che, negli anni, ha saputo conquistarsi una fetta di mercato importante e il sostegno di un pubblico di lettori sparsi in tutta Italia. Ne parliamo con il direttore editoriale, Patrizia Saterini.

La rivincita dei tascabili

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Paola di Giampaolo

10,6%: a questo ritmo sono cresciute le vendite di tascabili nei canali trade, ossia librerie, grande distribuzione, librerie online, in cui hanno raggiunto il 20,3% del totale. Elaborati da Nielsen Bookscan per Aie e pubblicati nel Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2011, questi dati fanno un certo effetto. Per ipotizzare i motivi di questa crescita, cerchiamo innanzitutto di capire di quanti libri stiamo parlando. Secondo i dati elaborati da Informazioni Editoriali appositamente per questa inchiesta, a fine dicembre 2011 i titoli tascabili e supertascabili sono 23.795, il 3,4% dei quasi 700.000 titoli in commercio presenti in Alice, il catalogo digitale che registra tutti i libri pubblicati e venduti nel nostro Paese. Ma se questo dato in fondo ci dice poco, si scoprono cose piuttosto interessanti curiosando tra settori, generi letterari, editori, collane e autori.

Top 20

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Emilio Sarno

È di Fabio Volo il libro più venduto del 2011 nelle 1.483 librerie che fanno parte del circuito di Arianna (il 61,7% di catena e il restante 38,3% indipendenti). Uscito in libreria nel settembre dello scorso anno in appena 10 settimane arriva ad esser stampato in 700.000 copie. Poi a sorpresa troviamo il libro di Angelo Scola, neocardinale di Milano (uscito a novembre con 942.000 copie distribuite; ma in Arianna non confluiscono alcuni punti/forme di vendita del circuito cattolico). Due titoli che dicono subito di una caratteristica che ha avuto l’anno editoriale appena trascorso. In un’annata andata più male che bene, e in cui ci si è interrogati sul ruolo di sconti, promozioni, e-book e dei loro effetti sulle librerie e le vendite, due titoli in tre mesi arrivano da soli a fare oltre 1,6 milioni di copie (diverso ovviamente il loro contributo al fatturato). Ovvero: con due o tre casi analoghi, distribuiti nell’anno, avremmo avuto un 2011 diverso per risultati, probabilmente in linea con il 2010.

Un settore che cambia

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Lucia Folli

È quando emerge da un confronto con i responsabili di alcune case editrici che lavorano nel mercato dell’editoria professionale. Come sempre le categorizzazioni, se da una parte aiutano la comprensione della realtà semplificandola, dall’altra rischiano di non mettere in luce la complessità di relazioni e rapporti fra le diverse categorie rappresentate. È il caso del mercato editoriale professionale che comprende a sua volta un insieme particolarmente articolato di settori e nicchie – spesso integrati con quello universitario – e con canali di vendita specifici. È proprio in questo mercato che l’on line – inteso sia come piattaforma tecnologica di fruizione di contenuti, sia come canale distributivo – ha prodotto i primi e più produttivi, in termini economici, risultati. Un altro elemento distintivo è la tipologia di acquirente dei contenuti professionali, che ha spesso caratteristiche di fruitore degli stessi più che di lettore in senso lato e che ha motivazioni di acquisto più forti e specifiche: spesso infatti deve formarsi/aggiornarsi su specifici argomenti e, qualche volta, deve farlo su contenuti e autori definiti (è il caso particolare dell’editoria universitaria). Nonostante ciò, il mercato della non fiction specialistica (dove si trova larga parte dell’editoria tecnico professionale universitaria) mostra negli anni 2009 e 2010 una contrazione dei titoli prodotti di oltre un migliaio di unità per anno, diminuendo di quasi cinque punti percentuale rispetto al 2005 (dal 28,3% del 2005 al 23,5% del 2010 secondo i dati Aie riportati nel Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2011, pagg. 31-33) rispetto alla produzione complessiva delle case editrici italiane e con una variazione del prezzo medio di copertina minima (da 28,04 del 2005 a 28,48 del 2010).

10 candeline

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Giovanni Peresson

Questa del 2011 è stata la fiera che, dopo dieci anni di vita, si è trovata alle prese con il suo primo vero momento di «difficoltà». La domanda che ci si poneva poche settimane prima dell’apertura era come «Più Libri Più Liberi avrebbe potuto rispondere per la prima volta ad un momento di reale difficoltà economica». Da parte del pubblico (con meno soldi da spendere), degli editori-espositori alle prese con le risorse da investire nella partecipazione a una manifestazione in un anno di «non crescita del mercato» e di difficoltà finanziarie.

30 poeti per un secolo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Laura Novati

«In effetti ogni poesia/ potrebbe intitolarsi “Attimo”.// Basta una frase/ al presente/ al passato o perfino al futuro:// basta che qualsiasi cosa/ portata dalle parole/ stormisca, risplenda,/ voli nell’aria,/ guizzi nell’acqua,/ o anche conservi/ un’apparente immobilità,/ ma con una mutevole ombra…» È l’inizio di In effetti, ogni poesia e bastano questi pochi versi a rendere la leggerezza ironica e disincantata di questa poetessa polacca che vive appartata nella sua Cracovia. Un premio Nobel, d’accordo, ma che aveva trovato in Italia un traduttore d’eccezione, Pietro Marchesani (vero veicolatore in Italia della cultura polacca del secondo Novecento) mancato lo scorso 29 novembre. La Szymborska gli ha mandato un enorme cuscino di rose rosse, accompagnato da due versi per lui, a dirgli il suo affetto e la sua riconoscenza. Perché è davvero singolare che lei sia diventata in assoluto la poetessa più letta e conosciuta in Italia, tanto da giustificare il suo nome per il lancio della nuova collana di poesia, iniziata il 27 dicembre, un’antologia cui è stato dato il titolo di Elogio dei sogni, prezzo di vendita euro 1,80. La cura, ultima fatica, è ancora di Marchesani, ma il curatore complessivo dellacollana è Nicola Crocetti, a cui chiediamo di parlarci dell’iniziativa. 

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