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Editori

Nuovi canoni

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Laura Novati

L’incontro doveva avvenire nella Libreria Mursia, all’angolo tra via Galvani e via Melchiorre Gioia a Milano, dove da un paio di anni si svolgono regolarmente incontri e presentazioni, non sempre strettamente legati a nuove uscite della casa editrice; durante le ferie natalizie però, un improvvido allagamento ha reso inagibili i locali che si spera riaprano in marzo, consentendo la ripresa delle attività. Di questi incontri si occupa spesso Guido Oldani. Nato nel 1947 a Melegnano, ha pubblicato diverse raccolte poetiche (Stilnostro, 1985, Sapone, 2001, La betoniera, 2005). È stato curatore dell’Annuario di poesia di Crocetti ed è presente in alcune antologie, tra cui Il pensiero dominante, Garzanti 2001 e Almanacco dello specchio Mondadori 2008. Adesso, ha preso in carico questa collana, Argani, della Mursia.

A caccia di lettori

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Lorenza Biava e Elena Vergine

Prima, di più e più a lungo. Potrebbero essere queste le tre «p» della promozione alla lettura. Iniziare a leggere prima, cioè da piccoli; farlo di più, cioè puntare a creare lettori forti; e leggere più a lungo cioè sviluppare iniziative che consentano di conservare la consuetudine alla pagina scritta anche in età adulta. Convinti che su e giù per la Penisola di buone pratiche non ne manchino, abbiamo chiesto ai presidenti dell’Associazione italiana librerie (Ali), Alberto Galla, e dell’Associazione italiana biblioteche (Aib), Stefano Parise, di indicarcene tre ciascuna. I risultati sono raccolti nelle prossime pagine. È il caso di dirlo: buona lettura!

Al servizio del libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Elena Refraschini

In un contesto in cui le tecnologie, le risorse, le esigenze e i prodotti cambiano di continuo, anche l’agente letterario è costretto a ripensare e dunque rinnovare il proprio ruolo, pena la perdita di rilevanza. Se rispetto all’industria editoriale quella «intermedia» dell’agente potrebbe sembrare una posizione relativamente nuova, le ricerche storiche smentiscono questa tesi. Gli agenti letterari – anche se sotto diverse definizioni – sono nati infatti contemporaneamente all’editoria moderna e legati, almeno in principio, al mondo della carta stampata periodica (i primi annunci di agenti «amatoriali» nelle sezioni pubblicitarie delle riviste e dei quotidiani inglesi risalgono al 1850). Più o meno nello stesso periodo, anche negli Stati Uniti emerge la figura dell’agente come intermediario neiì rapporti tra editori e autori. Uno dei primi è Paul Revere Reynolds, che aveva iniziato a lavorare per l’editore Lothrop a Boston e dal 1891 lavora a New York (già centro dell’editoria libraria statunitense) come agente per l’editore inglese Cassell: inizia cercando dunque editori americani per gli autori inglesi rappresentati, ma sposterà presto la sua attenzione sugli autori, cercando gli americani che volevano essere pubblicati nel Regno Unito (lavorando al 10% di commissione).

I 20 titoli più venduti dell'anno

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Giovanni Peresson

Se lo scorso anno era stato Fabio Volo (con Le prime luci del mattino, Mondadori), nel 2012 – qualcuno aveva dei dubbi? – sono le Cinquanta sfumature di grigio di E.L. James a essere il titolo più venduto nelle librerie italiane che fanno parte del circuito Arianna (1.605 librerie, di cui il 64% di catena e il 36% indipendenti). Ovvia poi la presenza degli altri due colori della trilogia nei primi posti della classifica (rispettivamente al terzo e al quarto). Solo nei primi tre mesi di uscita le Cinquanta sfumature, avevano venduto 2.400.000 copie e raggiunto il record di oltre 90.000 download in versione e-book. Da sole le Sfumature fanno quasi il 2% delle 106 milioni di copie che sono state vendute nei canali trade nel 2012 (p11). Nell’anno in cui più forti sono stati gli effetti della crisi delle vendite, piaccia o meno, senza E. L. James il risultato finale dell’anno, la crisi della libreria e delle vendite sarebbero stati ben più pesanti. Se mai dobbiamo interrogarci sulle dimensioni editoriali della crisi. Tra i Top 10, solo due titoli (quello di Gramellini, e quello di Ervas) erano usciti nella prima parte dell’anno. Tutti gli altri da giugno in poi. Sui Top 20 si sale ad otto usciti nella prima parte dell’anno. Quasi che il mercato fosse ormai fatto solo dei mesi che vanno da giugno a dicembre. La domanda che si pone è analoga a quella che ci ponevamo lo scorso anno. Quanto conta ormai il fatto di concentrare le uscite più importanti nella seconda metà dell’anno (tra i Top 10 ce ne sono addirittura quattro usciti tra settembre e dicembre 2012) nel determinare i risultati complessivi dei canali o del mercato?

I libri di domani

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Ginevra Vassi

«Una pubblicazione a stampa non periodica di almeno 49 pagine, copertine escluse, pubblicata in un determinato paese e resa disponibile al pubblico». Questa la definizione di libro formulata dall’Unesco nel 1950. Ma oggi questa definizione è ancora applicabile? O, forse, oggi è più sensato parlare di narrazioni, storie, contenuti? Theodore Levitt, uno dei principali economisti statunitensi, già nel 1975 parlava di marketing myopia per l’«Harvard Business Review»: «Le ferrovie non hanno smesso di crescere perché i viaggiatori non ne avevano più bisogno. Le ferrovie oggi non sono nei guai perché quella richiesta è stata intercettata da altri (macchine, camion, aerei e anche telefoni) ma perché quel bisogno non è stato intercettato dalle stesse ferrovie. Hanno lasciato che gli altri prendessero i loro clienti perché pensavano di essere nel business delle ferrovie, non in quello dei trasporti». Viene da chiedersi se non valga lo stesso discorso anche per il mondo del libro. Quali sono gli «altri» che stanno intercettando i clienti? Quali sono quei prodotti che stanno erodendo il tempo dedicato alla lettura? E, soprattutto, anche questi sono libri?

Il prezzo della carta

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Lorenza Biava

Carta e nuovi media non sono per forza destinati a essere ingredienti incompatibili nella sempre più ricca «dieta» mediatica che piccoli e grandi editori stanno andando a comporre. Se il digitale sembra infatti avanzare a larghi passi, lo studio condotto da Lorien Consulting, La carta nella comunicazione multicanale, evidenzia come il 96,2% delle aziende italiane continui ad utilizzare la comunicazione su carta nel proprio media mix. Flessibilità e creatività, conservabilità, autorevolezza e capacità di creare coinvolgimento emotivo, sono alcuni dei punti di forza che, secondo lo studio, costituirebbero un valore aggiunto per la comunicazione su carta. Ma la crisi si sta facendo sentire anche in questo anello della filiera. Ne parliamo con Massimo Medugno (Direttore generale di Assocarta).

Lettura che cambia

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Giovanni Peresson

La lettura nel 2012 è tornata a crescere, dopo il disastroso risultato del 2011 (-2,7%). Questo è, in fondo, uno dei pochi dati positivi che possiamo ricordare per l’anno trascorso oltre alla diffusione di tablet, e-reader, alla crescita del mercato degli e-book e all’aumento del numero di titoli pubblicati (il 37% sul totale a novembre). Nel 2012 il 46,0% della popolazione con più di sei anni di età dichiarava di aver letto «almeno un libro non scolastico nei 12 mesi precedenti». In proiezione si tratta di circa 26,2 milioni di persone. Nel 2011 la penetrazione della lettura era scesa al 45,3% con un totale di 25,917 milioni di lettori. Dunque quest’anno registriamo un aumento della lettura del +1,2% sull’anno precedente. Il dato Istat ridimensiona anche le preoccupanti (a ragione) previsioni che scaturivano dai dati presentati lo scorso settembre dal Centro per il libro e la lettura, che davano nel p1-p3 un -4,4% e una sostanziale stabilità (+0,0%) nel periodo immediatamente successivo. Ricordiamo che i dati Istat sulla lettura – a cui abitualmente ci riferiamo – si basano su uno dei campioni più ampi e solidi, oltre che storicamente (at)testati, in materia di «lettura». Istat considera «lettori» le persone con più di sei anni d’età (Nielsen per Cepell considera i maggiori di 14) che hanno letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali nei 12 mesi precedenti l’intervista (e qui la definizione coincide). Ma la differenza più importante, e che sicuramente influenza le dimensioni dei valori (ma non dovrebbe avvenire per le tendenze!) è costituita dall’ampiezza del campione.

Narrativa xxx

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Paola Sereni

Moda passeggera o realtà duratura? Da tempo ormai si fa un gran parlare attorno al revival del genere erotico che, fomentato dalle Cinquanta sfumature pubblicate da Mondadori, pare essere tornato alla luce dopo anni di «vita sotterranea» in edicola e nei canali extra-libreria. A testimoniarlo sono i dati relativi al mercato italiano: i marchi di narrativa erotica rappresentavano nel 2011 il 3,8% (111 secondo i dati di IE-Informazioni editoriali) sul totale dei marchi di editoriali (2.896), un valore che si traduceva, rispetto alla narrativa, nello 0,19% a copie e nello 0,15% a valore. A fronte di ciò l’andamento delle novità di narrativa erotica nei primi 11 mesi del 2012 ha evidenziato una forte crescita nella produzione mensile di titoli – dopo la pausa estiva delle uscite di agosto e settembre – a partire dal lancio in giugno dei primi due titoli della trilogia della James, passando dallo 0,63% di titoli rispetto alla narrativa di gennaio al 1,04% di novembre. Non che in precedenza non ci fossero stati casi editoriali di successo: anche tralasciando Histoire d’O ed Emmanuelle (ormai considerati veri e propri classici del genere), nel 1990 esce per Guanda Le età di Lulù di Almuneda Grandes, successo in libreria e al botteghino grazie al film diretto da Bigas Luna con protagonista una conturbante Francesca Neri, mentre più di recente, l’erotismo torna alla ribalta con la biografia 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire di Melissa P. pubblicata nel 2003 per i tipi di Fazi.

Titoli da bestseller

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Elisa Molinari

«Se ti arrendi sul titolo del numero uno sarò particolarmente felice e soddisfatto. Anch’io ci ho riflettuto molto durante l’estate, ma Uomini che odiano le donne è davvero un buon titolo. Ho chiesto a diversi conoscenti cosa ne pensavano e dicono tutti che è un titolo che si guarda due volte». Così Stieg Larsson alla sua editrice, Eva Gedin. Uomini che odiano le donne sarebbe diventato il best-seller che è anche con un altro titolo? Che cos’è allora un titolo? Che ruolo svolge? Umberto Eco nelle celebri Postille a Il nome della rosa scrive: «Un titolo è purtroppo già una chiave interpretativa. Non ci si può sottrarre alle suggestioni generate da Il rosso e il nero o da Guerra e pace. I titoli più rispettosi del lettore sono quelli che si riducono al nome dell’eroe eponimo, come David Copperfield o Robinson Crusoe, ma anche il riferimento all’eponimo può costituire una indebita ingerenza da parte dell’autore. […] Forse bisognerebbe essere onestamente disonesti come Dumas, poiché è chiaro che I tre moschettieri è in verità la storia del quarto». E ancora, parlando de Il nome della rosa: «Il mio romanzo aveva un altro titolo di lavoro, che era l’Abbazia del delitto. L’ho scartato perché fissa l’attenzione del lettore sulla sola trama poliziesca e poteva illecitamente indurre sfortunati acquirenti, in caccia di storie tutte azione, a buttarsi su un libro che li avrebbe delusi. Il mio sogno era di intitolare il libro Adso da Melk. Titolo molto neutro, perché Adso era pur sempre la voce narrante. Ma da noi gli editori non amano i nomi propri, persino Fermo e Lucia è stato riciclato in altra forma, e per il resto ci sono pochi esempi, come Lemmonio Boreo, Rubé o Metello… Pochissimi, rispetto alle legioni di cugine Bette, di Barry Lyndon, di Armance e di Tom Jones che popolano altre letterature[...]. Un titolo deve confondere le idee, non irreggimentarle».

Un popolo a dieta

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Lorenza Biava

Custodi dei segreti di una delle migliori tradizioni culinarie del mondo, gli italiani si barcamenano ormai quasi equamente tra buona cucina e… diete. Già perché, popolo di buone forchette (ma anche di lussuriosi dello spaghetto e di pentiti del cotechino), sono mesi e mesi che, tra i primi quindici libri di varia più venduti in libreria, diete e ricettari si rincorrono, si rimpallano e si rubano posizioni. Un fenomeno, quello delle diete, che secondo IE – Informazioni editoriali, ha fatto crescere, tra 2011 e 2012, dal 12,4% al 16,7% l’incidenza dei manuali di dietistica sul settore della manualistica di salute. Tra questi spiccano ovviamente i titoli del celebre «ex» medico francese Pierre Dukan, amato e odiato in egual misura dalla popolazione del Bel Paese: difeso in modo fideistico dai suoi seguaci, guardato con preoccupazione da chi lo accusa di sovvertire la dieta mediterranea. E non solo del bestseller La dieta Dukan edito da Sperling & Kupfer si parla, ma di una famiglia assai vasta di titoli, dalla pasticceria Dukan ai ricettari per la cucina di tutti i giorni, che secondo i dati dell’editore pesano per circa il 12% del comparto diete. In fondo un po’ è anche colpa di Kate Middleton, diciamocelo, e delle tante star che, dai politici francesi Nicolas Sarkozy a Francois Hollande, dalla modella Giselle Bundken alla cantante Jennifer Lopez, non hanno fatto mistero della loro ammirazione per la dieta iperproteica. Eppure la sensazione è che, nel convincere migliaia di italiani ad abbandonare pasta e pane in favore di bistecche e crusca, più del gossip abbia potuto il passaparola. Ne parliamo con Enrico Racca, editor in chief per la non fiction di Sperling & Kupfer.

Una totale confusione

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Giorgio Kutz

La totale confusione tra didattica e divulgazione è il primo scoglio su cui si arenano tutti gli alieni che da decenni offrono «contenuti» al mondo della scuola per trarne in qualche modo profitto, senza conoscerne un’acca. Non farà eccezione l’ondata di offerte digitali che presto vedremo affacciarsi sul mercato education, complice una declinazione dell’Agenda digitale per la scuola compilata come di consueto da alieni. Questi si sono dimostrati ancora una volta (si, non è la prima…) più sensibili al luccichio del ferro (nel caso specifico i tablet) e al mitico «peso» in kg della cultura, che alla noia della (necessaria) riprogettazione della didattica in versione digitale e men che mai alla disperazione degli insegnanti. A questi, sciagurati, sempre più costretti a improvvisarsi bricoleur della didattica digitale, va la nostra piena solidarietà. E il conforto che, se proprio hanno voglia di lavorare di taglia e cuci sull’offerta divulgativa, qualcosa in giro da qualche parte c’è ed è inutile che se lo fabbrichino con la loro tastiera.

Ed è più internazionale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2013

di Ester Draghi

Da 1.800 titoli a 4.629. Significa un incremento medio annuo del 16%. È questo il valore della crescita dell’export dell’editoria italiana in termini di titoli di cui ha venduto i diritti all’estero tra 2001 e 2011. Ed è in questo contesto che dobbiamo leggere i risultati del Fellowship program che l’Aie, in collaborazione con l’Ice e Promoroma, ha proposto anche quest’anno agli oltre 400 piccoli editori presenti a Più libri più liberi. Nelle quattro giornate della Fiera sono stati organizzati incontri con 19 operatori stranieri che hanno preso parte al programma il cui obiettivo principale è stato quello di presentare a livello internazionale la più recente produzione delle piccole e medie case editrici italiane a un gruppo ristretto di operatori stranieri qualificati che hanno così potuto conoscere e approfondire quanto di meglio la piccola editoria indipendente offre. Ma la grande novità di quest’anno è stata la presenza cinese. La quale, a sua volta, si inserisce in un rapporto molto più lungo che ha offerto all’editoria italiana gli strumenti per conoscere e rapportarsi con questo grande mercato.

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