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Editori

Giudicare dalla cover

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2013

di Interviste a cura di Lorenza Biava

«La copertina di un libro è un manifesto e la sua missione è quella di comunicare a chi la osserva che c’è qualcosa di interessante per lui in quel libro». Così scriveva Bruno Munari facendo riferimento al suo lavoro con le collane e le copertine Einaudi. Una frase che ben descrive il lavoro del grafico, nonostante il modo in cui il digitale e l’e-commerce stiano cambiando le modalità in cui il lettore entra in contatto con il libro. Ne abbiamo parlato con Alice Beniero, art director ISBN edizioni, e Riccardo Falcinelli, book designer di numerose collane da minimum fax a Einaudi, da Carocci a Laterza.

Il futuro adesso

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2013

di Intervista a cura di E. Vergine

Il passaggio al digitale e le nuove tecnologie stanno cambiando la filiera editoriale a tutti i livelli. Le professionalità tradizionali si stanno modificando o stanno correggendo il tiro per essere al passo coi tempi. Quello dell’ufficio stampa è tra i mestieri che sta affrontando i cambiamenti maggiori eppure quali siano le nuove competenze necessarie e cosa vada mantenuto della «vecchia scuola» non è ancora del tutto chiaro. Una delle caratteristiche più salienti che in questo momento contraddistinguono il lavoro dell’ufficio stampa nelle case editrici è senza dubbio l’ambiguità che si è venuta a creare tra quello che era il compito primario di questo comparto della filiera – ossia la gestione dei rapporti con i media tradizionali – e il lavoro del marketing. Ne abbiamo parlato con Adolfo Frediani (consulente editoriale e responsabile media della fondazione Ahref).

Le storie infinite

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2013

di Elisa Molinari

Indagare il rapporto tra libri e film non può essere più solo l’esame dei flussi di film che hanno avuto, come si dice, il libro come primo anello della catena del valore. Dai numeri emerge – anche per il mercato italiano – una tendenza chiara che ci deve far interrogare sul bisogno che lo spettatore o il lettore (spesso sono la stessa persona, che può non aver visto il film ma solo il trailer o solo ascoltato l’autore del romanzo in una trasmissione televisiva) ha oggi di nuove forme di narratività, su come le consuma, su come entra dentro le storie e sulle domande che pone a chi le storie le crea e le distribuisce. Vediamo, innanzitutto, le principali evidenze che scaturiscono dall’aggiornamento dell’indagine (quella precedente e relativa agli anni 2005-2008 è consultabile su www.giornaledellalibreria.it alla sezione Convegni).

Librerie pop(up)

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2013

di Ginevra Vassi

Temporary store, temporary shop e pop-up store. In tempi di crisi e recessione, si diffondono sempre di più quei negozi temporanei che devono il proprio successo alla capacità di adattarsi alle nuove esigenze del mercato e del marketing. Ideali per sondare potenzialità e prospettive, questi nuovi format si dimostrano perfetti per andare incontro alle nuove richieste dei clienti, ammaliati da location suggestive, formule innovative e prodotti speciali. Gli esempi sono innumerevoli. Il colosso dell’e-commerce, eBay, per sensibilizzare i clienti all’uso dei PayPal ha creato un vero negozio temporaneo di 400 metri quadrati nel quartiere commerciale di Berlino con scarpe, giocattoli, fotocamere e piano bar con l’unico vincolo di acquistare solo attraverso uno smartphone capace di leggere QR code e, appunto, un profilo PayPal. H&M, nota azienda d’abbigliamento svedese, ha invece puntato sulla location: un container personalizzato, parcheggiato sulle spiagge dell’Aja in Olanda. Nato in collaborazione con Wateraid, organizzazione che si occupa di fornire acqua potabile nelle zone disagiate del mondo, lo store è rimasto per due giorni a disposizione dei visitatori con collezioni uomo, donna e bambino (rigorosamente da spiaggia).

Parole da tutelare

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2013

di Elena Refraschini

Diversi organi, nazionali e internazionali, monitorano ogni anno il livello della libertà di stampa e dell’indipendenza editoriale raggiunti in ogni nazione del mondo. Uno dei rapporti annuali più importanti è quello stilato dall’organizzazione non governativa statunitense Freedom House, che classifica ogni nazione con numeri da 1 (le più libere) a 100 (le più censurate), con un’attenzione particolare per quanto riguarda il trattamento dei giornalisti. Il dato che salta all’occhio nel rapporto 2012 – basato, dunque, sui fatti accaduti nel 2011 – è il cambiamento di posizione nei Paesi protagonisti della Primavera Araba, dove è emerso anche il ruolo centrale assunto dalla rete e dai blogger. L’Egitto, per esempio, è sceso di 39 posizioni: nonostante non si possa sminuire l’entità dei cambiamenti e passi avanti avvenuti nel Paese, si sono verificati maltrattamenti e aggressioni contro i giornalisti, segno che le pratiche dittatoriali di Mubarak non sono rimaste solo un ricordo.

Translation is Europe

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2013

di Laura Novati

Molti anni fa, una copertina del «Giornale della libreria» (era il numero per la Buchmesse) mostrava Umberto Eco che attraverso una nuvoletta da fumetto esortava: «Don’t tax books!», nel quadro di una campagna che doveva partire a tutta forza a Francoforte per l’azzeramento dell’Iva sui libri in Europa; da verificare se, vent’anni dopo, l’obiettivo è stato raggiunto: in quanti e quali Paesi, se non l’azzeramento, si è concretamente proceduto per avere almeno l’uniformazione al più basso livello possibile dell’imposta; speriamo comunque che l’obiettivo Iva 0% sui prodotti editoriali sia una prospettiva e non un miraggio (con le dovute complicazioni indotte dal digitale). Nel frattempo, bisognerebbe dedicare un’altra copertina al nostro infaticabile promoter Umberto Eco (autore, ricordiamolo, anche dei bei saggi di Non possiamo fare a meno dei libri) perché sì, è proprio vero, «Translation is the language of Europe», oggi e domani. Riprende lo slogan anche Barroso, Presidente della Commissione Europea, firmando la prefazione di The European Union Prize for Literature - Twelve winning authors, 2012 e ricordando che dal 2003 sono state 3000 le opere letterarie che hanno ricevuto incentivi per totali 14 milioni di euro e nel 2011 si è toccato il record con 600 opere tradotte.

20 anni di Kappa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Intervista a cura di E. Vergine

Sono stati i primi a portare in Italia il fumetto giapponese e quest’anno festeggiano il loro ventennale. Abbiamo intervistato uno dei «Kappa Boys». Cosa caratterizza il vostro progetto editoriale? Andrea Baricordi (Direttore editoriale Kappa Edizioni). Kappa Edizioni è nata a metà degli anni Novanta per portare i fumetti nelle librerie di varia in un momento in cui questo mezzo narrativo era diffuso quasi esclusivamente in edicola e nelle fumetterie. L’idea, attraverso la rivista «Mondo Naif», fu quella di rilanciare il fumetto italiano non seriale attraverso storie di vita quotidiana – oggi si direbbe graphic novel di genere «slice of life» – grazie all’abilità di autori nostrani, oggi noti in tutta Europa. Questa idea ci venne proprio dal Giappone, un paese capace di inserire con invidiabile cura la vita quotidiana nelle opere fumettistiche di qualsiasi genere.

2012: il bello e il brutto

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Lorenza Biava

Cosa salvare e cosa dimenticare dell’anno che si sta concludendo? I presidenti di Aie, Aib e Ali fanno un consuntivo delle cinque cose da salvare e delle cinque da buttare. Alberto Galla (presidente Ali). Nel 2012 abbiamo provveduto a rinnovare le nostre cariche, all’insegna di una precisa volontà di rinnovamento dell’Ali, sempre più necessario in tempi di crisi. La prima cosa che vorrei salvare è questa Ali rinnovata, non tanto e non solo nelle persone, quanto piuttosto nel desiderio di porsi sempre come punto di riferimento per le librerie indipendenti. I librai devono tornare ad avere fiducia nella propria associazione e confidare che ogni azione sarà intrapresa a loro tutela e sostegno. Ma perché tutto ciò possa avere effetto, deve crescere la consapevolezza che da questa situazione si esce con la volontà di fare rete e mettere in comune le migliori attività che ognuno, nel proprio territorio, svolge. Stefano Parise (presidente Aib). Dopo le polemiche suscitate dalla «legge Levi», la proposta avanzata dall’associazione Forum del libro ha offerto un’occasione di confronto alle associazioni di bibliotecari, editori e librai. L’aumento dei lettori è la priorità numero uno per tutti, da perseguire con politiche e interventi coordinati e coerenti con una normativa quadro sulla lettura che oggi in Italia non esiste. Senza questo il mercato e gli utenti delle biblioteche non possono crescere. Marco Polillo (presidente Aie). E-book e digitale: questo 2012 ha definitivamente incoronato il mercato degli e-book come il segmento più innovativo dell’industria editoriale. In soli due anni e mezzo la produzione italiana è arrivata a quasi 38 mila titoli in digitale. Il 37% delle novità italiane sono oggi pubblicate anche in versione e-book. Non è male per cominciare.

Alla fine arriva... Bao

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Intervista a cura di E. Vergine

Sono sul mercato da pochi anni, ma il loro marchio si è già imposto come una delle vere e proprie rivelazioni nel settore dei fumetti e della graphic novel. Abbiamo chiesto a Caterina Marietti di raccontarci qualcosa in più su Bao Publishing. Cosa caratterizza il vostro progetto editoriale? Caterina Marietti (Fondatrice di Bao Publishing). Bao è nata ufficialmente nel dicembre del 2009, sotto una tempesta di neve. Prima di quel giorno avevamo girato le fiere del fumetto di mezzo mondo per passione, leggendo fumetti con la voglia di farli conoscere anche in Italia. Così Michele, il mio socio, e io abbiamo deciso di provarci fondando una casa editrice. E Bao è caratterizzata proprio dal fatto che nasce da due lettori appassionati, dalla concretizzazione commerciale dei nostri gusti di lettori, e questa è la sua forza.

Convergenze digitali

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Chiara Marchioro

Il workshop Engaging the reader, realizzato per il terzo anno consecutivo dal master Professione editoria con la collaborazione degli studenti di Filologia Moderna dell’Università cattolica di Milano e del Creleb, si è interrogato sul dibattito nel mondo dell’editoria che oppone digitale e cartaceo in un’ottica di divergenza inconciliabile, proponendo al contrario il tema della convergenza come possibile soluzione. Cosa significa convergenza? Compresenza, continuità, confluenza tra ambiente digitale e cartaceo. Se riflettiamo per un momento sulla radice di tutte queste parole troviamo elemento comune: cum ovvero la natura ibrida della comunicazione. Qualcuno di noi conserva ancora l’orario dei treni in borsa? Quanti possiedono un elenco telefonico? Tutti ormai ricorrono al Web per ottenere qualsiasi informazione in tempo reale. «Non lo si può negare: si fruiscono testi su supporti diversi a seconda dell’occasione» ha affermato in apertura Edoardo Barbieri, docente di Storia del libro e direttore del Master Professione Editoria dell’Università cattolica. Andreas Degkwitz, direttore della biblioteca dell’Università Humboldt di Berlino, nel suo intervento Books or bytes or both?, in occasione del simposio internazionale Livros e universidades, suggerisce che davanti all’alternativa tra cartaceo e digitale si possa, in fondo, non scegliere: «Printed materials are still very useful channels to sum up and share research activities in a textual version, but digital platforms are enabling multi-modal formats of publications which printed formats will never be able to integrate». Sembra averlo ben compreso Zanichelli, ormai esempio di editoria scolastica mista. Il direttore editoriale Giuseppe Ferrari, intervenuto alla tavola rotonda Leggere convergenze all’interno di Engaging the Reader, ha raccontato che accanto a iniziative come l’offerta del download gratuito del testo digitale per l’acquisto di ogni edizione cartacea disponibile in versione e-book grazie all’appoggio al portale Scuolabook, la casa editrice si distingue nel panorama italiano per essere all’avanguardia nell’offerta di prodotti editoriali digitali. Da classici e-book a libri per i tablet, con inclusa la funzionalità quaderno, o il Dizionario analogico della lingua italiana da consultare via dispositivi mobili fino a tutorial come Matutor, che ben lungi dal ridursi a mero eserciziario on line, guida nella comprensione delle correzioni grazie a video che spiegano la teoria e tramite un software di valutazione personalizza la scelta degli esercizi proposti.

Di fiera in fiera

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Ginevra Vassi

Dodici fiere, praticamente una al mese: questo, in sintesi, il bilancio di un anno di fiere organizzate, in vario modo, dall’Associazione italiana editori, attraverso Ediser. Anno caratterizzato da una flessione per quanto riguarda il numero degli espositori, ma che, rispetto al precedente, ha visto aumentare il numero delle manifestazioni, passate delle 10 del 2011 alle 12 di quest’anno. Il 2012 si è aperto, a fine gennaio, con la missione alla Fiera del libro di Calcutta, una delle principali dell’India, Paese la cui presenza nei cataloghi delle nostre case editrici, soprattutto per quanto riguarda la narrativa, è cresciuta a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. Oggi i lettori italiani possono scegliere tra un’offerta, proposta da 36 case editrici, di 169 titoli di 70 autori indiani. L’editoria indiana rappresenta lo 0,2% delle traduzioni di un’editoria come quella italiana in cui il 20% dei titoli pubblicati provengono da altre editorie. È cresciuta inoltre, anche se i numeri restano piccoli, la vendita dei diritti di libri italiani verso il mercato indiano: raddoppiano nella seconda metà dell’ultimo decennio e lasciano soprattutto intravedere un trend di crescita costante in assenza di politiche coordinate di intervento. In occasione della partecipazione dell’Italia in qualità di Paese ospite d’onore e a completamento del ricco programma letterario organizzato dall’Ambasciata d’Italia di New Delhi e dal Consolato d’Italia a Calcutta, l’Aie ha organizzato una missione di operatori grazie al contributo del Ministero Affari Esteri e alla collaborazione del Consolato d’Italia a Calcutta, dell’ex Ice e della Publishers & Booksellers Guild. Le sette case editrici presenti hanno potuto presentare una panoramica della nostra editoria sia per tipologia di pubblicazioni – dalla narrativa alla saggistica, dalla letteratura per bambini alla produzione universitaria, ai testi per l’insegnamento dell’italiano – sia per dimensioni, essendoci rappresentanti di piccoli editori specializzati e di grandi gruppi.

Editori e Cina

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Elena Refraschini

Il mercato editoriale cinese è di nuovo sotto i riflettori mondiali. Non solo in seguito all’assegnazione del premio Nobel per la letteratura a Mo Yan (vedi articolo precedente), ma anche dopo il grande e cresciuto interesse suscitato dalla zona cinese alla Fiera di Francoforte. Dopo essere stato Paese Ospite d’Onore alla Buchmesse del 2009, anche quest’anno la Cina ha fatto parlare di sé: la vittoria del Nobel per la letteratura di Mo Yan è stata annunciata l’11 ottobre, mentre due giorni più tardi è stato assegnato dalla fiera a Liao Yiwu, scrittore dissidente ora esiliato in Germania, il premio per la pace. Come sottolinea Zhang Genrui, a capo della sezione tedesca di uno dei gruppi editoriali più importanti d’oriente, il China International Publishing Group (Ciph), se negli ultimi sedici anniera lui a dover inseguire gli editori stranieri e i giornalisti oggi, invece, lo stand a Francoforte ha ospitato continuamente lettori curiosi, editori, agenti, scout e giornalisti. Dai Lan, coordinatore della delegazione cinese alla fiera, afferma che dal 2000 la partecipazione alle manifestazioni internazionali da parte degli editori cinesi è aumentata esponenzialmente: quest’anno erano presenti settanta editori nella delegazione, ma un numero imprecisato ha partecipato come indipendente. Questa massiccia adesione rende manifesto l’interesse degli editori cinesi verso l’esplorazione dei mercati occidentali, che sempre più spesso forniscono libri destinati a diventare best-seller nella Terra di Mezzo; d’altra parte, conferma anche la volontà degli editori di promuovere le proprie opere sul mercato internazionale, interessato ora non soltanto alle narrazioni della Cina tradizionale ma soprattutto a quelle inserite nella vita urbana contemporanea e che affrontano temi più individualistici, come la ricerca dell’anima gemella o del successo lavorativo.

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