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Editori

Editori... in catena

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Ester Draghi

I piccoli editori hanno un peso estremamente significativo nelle catene di librerie. Talune lo collocano verso un ammontare dell’80%, altre più sotto, ma è comunque importante per il servizio al cliente. Peso che, pur non traducendosi in un pari valore di vendite, costituisce una ricchezza irrinunciabile. Come fare a tradurre questo patrimonio culturale in una forza in grado di non farsi fagocitare dalla potenza commerciale dei grandi gruppi editoriali per arrivare ai lettori? Ne abbiamo parlato con i buyer di alcune grandi catene di librerie. Qual è il valore della proposta editoriale o dei singoli titoli/autori delle piccole case editrici nell’assortimento? Barbara Lepore (Category Manager presso Librerie Feltrinelli). Se il termine «valore» lo intendiamo in senso culturale e di qualità del servizio reso ai clienti, la risposta è abbastanza ovvia: il valore della proposta di molti piccoli editori e di molti autori pubblicati da queste case editrici è inestimabile. Un assortimento tarato esclusivamente sui grandi gruppi editoriali, sulle sigle maggiori e sugli autori più popolari renderebbe inutile l’esistenza stessa delle librerie, sia indipendenti che di catena, a partire dalle librerie Feltrinelli. Sia chiaro, però, che un criterio di dimensione non è di per sé un criterio di valore. Insomma, non basta essere piccoli per essere anche bravi e «necessari». Un editore può anche essere «piccolo» ma è soprattutto fondamentale che sia un bravo editore. Ossia che oltre a saper scegliere buoni libri e ottimi autori, sappia pubblicarli con la dovuta cura, sappia promuoverli, sappia «parlare» al pubblico e prima ancora ai librai.

Fumetti in rivista

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Intervista a cura di E. Vergine

«Linus» è la rivista che ha contribuito a fare la storia italiana del fumetto. Della storia del genere e delle nuove tendenze abbiamo discusso con Stefania Rumor. La vostra realtà editoriale è presente da lungo tempo nel panorama italiano del fumetto. Possiamo dire che avete contribuito a farne la storia. Stefania Rumor (Direttore di «Linus»). «Linus» esiste da quasi cinquant’anni. È la rivista che prima in Europa ha reso evidente come i fumetti fossero un prodotto narrativo in grado di competere con la letteratura «seria», scardinando l’idea dominante che il fumetto fosse tutto sommato il portato di una sottocultura per bambini. Nell’editoriale del primo numero si afferma: «Questa rivista è dedicata per intero ai fumetti», dove per fumetti s’intende letteratura di buona qualità, senza pregiudizi intellettualistici, mescolando fumetti moderni (i Peanuts) a classici, inediti e quant’altro. L’unico criterio della scelta è quello della qualità di questa «letteratura grafica», definizione che anticipa di due decenni il pensiero di Art Spiegelman e di tutta una serie di autori allora giovani e inediti sul valore della «graphic novel». Anche se, come ho detto, «Linus» è stata in un certo senso la prima rivista ad affermare il valore letterario della «graphic novel», è poi rimasta sostanzialmente fedele alle origini  pubblicando principalmente strisce e scegliendo dunque di rimanere fuori dai giochi editoriali che oggi, a livello italiano come internazionale, ne stanno affermando con forza la presenza negli scaffali delle librerie e nella narrativa contemporanea. È una scelta di politica culturale che rafforza e affianca a sempre nuovi autori americani il meglio delle novità italiane e europee. Ormai certe strisce, penso a Doonesbury o ai nuovi autori spagnoli e italiani, hanno la forza del romanzo breve, insieme all’incisività dell’aforisma.

Il teatro e le lettere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Laura Novati

Dalle statistiche di IE-Informazioni editoriali del periodo ottobre 2011-settembre 2012 risulta che la produzione di testi teatrali arriva a 254 titoli totali, e che nella classifica dei Top 10 dello stesso periodo, esclusi i classici, troviamo solo tre titoli: Ausmerzen di Marco Paolini, Il dio del massacro di Yasmina Reza e Dio è nero di Dario Fo. La Reza è l’unica drammaturga, per quanto abbia iniziato come attrice: nata a Parigi nel 1959 da padre iraniano e da madre ungherese, entrambi ebrei, che arriva al successo con Conversations après un enterrement, rappresentata nel 1987, Premio Molière come miglior autore, mentre l’opera seconda, La traversée de l’hiver, vince il Molière come miglior spettacolo regionale. Il successo internazionale arriva con Art, 1994, tradotta e rappresentata in oltre trenta lingue. Il dio del massacro è pubblicato da Adelphi nel 2007, ma beneficia del film che ne ha tratto Roman Polanski, Carnage. Un’ipotesi drammaturgica contiene anche l’Iliade scomposta e affidata da Alessandro Baricco a ventun voci, ventun narratori a parlare in fondo di un unico tema, la guerra. Egli, manzonianamente, si riserva un «cantuccio», svelando il senso della sua operazione in due interventi in apertura e chiusura del libro. Più nuova è l’operazione di Ascanio Celestini in pro patria: titolo da orazione, che in effetti Celestini rivolge a Mazzini (come già era il cadavere dell’Italia per Daniele Timpano in Risorgimento Pop), padre della patria in realtà rimosso, esule nell’Italia unita in cui muore a Pisa sotto falso nome. Tutto qui. Dunque, non dobbiamo o non possiamo più parlare di un teatro letterario o di una letteratura teatrale in Italia? E le ragioni di questo progressivo impoverimento del teatro scritto, nel risorgere del teatro di parola affidato a singoli autori-attori?

Leggi lunghe vent'anni

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Giovanni Peresson

Sono passati poco più di dodici mesi dall’entrata in vigore della legge 128/2011 che interveniva a correggere gli effetti introdotti dalla liberalizzazione di tutte le attività promozionali (legge 248 del 4 agosto 2006), libri inclusi: la così detta «legge Levi». Una legge che rappresentava un «tassello» di un più generale processo di riordino del settore per favorirne lo sviluppo. A cominciare dall’ampliamento della base di lettura. Che è cresciuta (tra 2000 e 2011 del +22,6%, 4,7 milioni di lettori in più in undici anni) anche se l’Italia rimane il mercato linguisticamente più piccolo in Europa tra i primi cinque. Oltre a rappresentare, assieme alla scuola, uno dei maggiori vincoli strutturali ai processi più generali di innovazione e di competizione internazionale del Paese in termini di spread di «capitale umano» rispetto ai Paesi in cui l’indice di lettura dei libri si colloca al 70% mentre il nostro è di 25 punti inferiore. Di una «legge sul libro» si è «tornati» a parlare nei mesi e nelle settimane scorse in occasione della nona edizione del Forum del libro e della lettura (Passaparola) che si è svolto a Vicenza dal 26 al 28 ottobre nel convegno dall’emblematico titolo di «La lettura negli anni dell’emergenza libro: problemi e prospettive». «Tornati» a parlarne abbiamo detto. Perché bisogna ricordare come l’articolo 11 («Disciplina del prezzo dei libri») della legge n. 62 (Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriale e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416) che introduceva per la prima volta in Italia, undici anni fa, la regolamentazione del prezzo di vendita al pubblico, altro non era che l’ex art. 9 di un articolato ben più ampio – e frutto di lunghi anni di lavoro, discussioni, tavoli di lavoro tra Aie, Ali, Anee e Mbca (tutto cominciò nel ’97) – che aveva ben presente non solo la centralità delle politiche di promozione del libro e della lettura (Festa del libro, per dire), di sviluppo delle biblioteche pubbliche e di quelle scolastiche per il futuro del settore (e del Paese). Ma anche di ricerca di formule volte a favorire i processi di ammodernamento delle strutture imprenditoriali che iniziavano a confrontarsi con il digitale, della distribuzione, dell’internazionalizzazione dell’editoria italiana all’estero.

Novità in fiera

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Intervista a cura di E. Vergine

Se, guardando allo stato dell’economia mondiale, il periodo non è dei più felici, Più libri più liberi volta pagina. Dopo quella che è stata definita «la crisi del decimo anno» la più importante fiera nazionale della piccola e media editoria volta pagina. Invece di farsi schiacciare dalle difficoltà presenta un programma ricco di proposte aprendosi, per la prima volta, alla città di Roma e puntando tutto sulla formazione. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Fabio Del Giudice, Direttore di Più libri Più liberi. Quali sono i punti di forza e le novità di Più libri più liberi 2012? L’undicesima edizione si presenta con grosse novità. È come se il decimo anno avesse chiuso una fase della manifestazione e oggi se ne aprisse un’altra. Sono cambiate parecchie cose dal punto di vista organizzativo: il 2012 è stato un anno particolare per l’editoria, ma anche per tutto quanto il sistema economico del Paese e, chiaramente, la crisi ha avuto delle ripercussioni anche sulla manifestazione. Noi – e mi riferisco a tutta l’Associazione italiana editori – abbiamo ritenuto che fosse opportuno, proprio in virtù di questo quadro critico, investire ancora di più sulla manifestazione provando così a dare l’impulso per il rilancio sia del progetto editoriale nazionale che di quello dell’editoria indipendente. Insomma, invece di subire il momento sfavorevole, ci siamo attivati per combatterlo. Tra le principali novità di questa edizione c’è l’uscita di Più libri più liberi dal suo contesto naturale, quello che la ospita da 10 anni, il Palazzo dei congressi dell’Eur (che pure continuerà ad essere il momento centrale della manifestazione) per disseminarsi in tutta quanta la città. Abbiamo in programma circa 150 appuntamenti in 100 diversi luoghi di Roma che ospiteranno, prevalentemente prima, ma anche durante e dopo la manifestazione, degli incontri con il brand Più libri. Ciò che mi preme sottolineare è che non si tratta di eventi estranei alla città, ma di iniziative che si inseriscono naturalmente all’interno del tessuto culturale urbano. Questa sinergia è frutto del tentativo di cercare la collaborazione delle maggiori istituzioni culturali attive a Roma – a cominciare dalle università – per proporgli di inserire nei loro palinsesti degli appuntamenti legati alla manifestazione. La risposta è stata entusiastica e, per quanto si tratti di una prima esperienza, abbiamo ricevuto moltissime adesioni.

Più libri più idee

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Paola Sereni

Dopo undici anni di fiera è arrivato il momento per Più libri più liberi di espandersi al di fuori del massiccio Palazzo dei Congressi dell’Eur. Naturale che, data l’attenzione da sempre riservata dalla manifestazione alla formazione in ingresso nel mondo dell’editoria, le prime ad essere coinvolte siano state proprio le università e gli istituti della capitale. Affrontando i «futuri» del libro anche prima della fiera stessa, in un «fuori Fiera» capace di coinvolgere la città e le realtà culturali di Roma, Più libri raccoglie la sfida di avvicinarsi alle fasce più giovani della popolazione di lettori con il duplice obiettivo di promuovere il ruolo della manifestazione e fornire agli studenti gli strumenti per interpretare i grandi cambiamenti in atto nel mondo del libro.

Social network

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Giorgio Kutz

Questo articolo è dedicato a chi è digiuno di social network o ne ha scarsa dimestichezza o pensa che siano una gran perdita di tempo. I tre social network che in questo momento vanno per la maggiore sono Twitter, Facebook, e Linkedin, e parleremo soprattutto di quest’ultimo, perché probabilmente è quello più utile per la vostra professione. Twitter ha un Dna che lo rende consono ai politici, ai leader (di ogni tipo) o agli aspiranti tali che vogliono vivere dandosi costantemente in pasto al loro pubblico, per attingervi consensi e per consolidarlo. Facebook dal canto suo ha un Dna ludico/edonistico che ne fa un buon veicolo di marketing «glocal» (nicchie di mercato verticali di estensione planetaria): è basato sul principio sottile della condivisione emotiva, per cui io «compro» solo ciò che già amo e che fa parte del mondo dei miei desideri, Facebook mi riconosce e io mi riconosco nei miei contatti (una case history interessante e di successo è quella dei Rolling Stones, la cui disamina ci porterebbe però troppo lontano). Linkedin è invece basato sulla pura condivisione dell’informazione professionale. È un colossale bazar planetario che si regge sullo scambio delle informazioni, delle «skill», dei «know how», dei curricula. Ci si mette in vetrina allestendo il proprio stand virtuale e si gironzola per un assaggio (gratuito) delle mercanzie esposte dai colleghi del pianeta. Si vende, si compra, si impara – e, come vedremo, si può facilmente conquistare visibilità. Network buono per i «senior» che possono scoprire senza costi talenti giovanili, in barba alle società di head hunting . Buono per le società di head hunting che attingono informazioni e le intermediano per chi disdegna il contatto diretto o pensa che, appunto, sia una perdita di tempo. Ma Linkedin è un network buono anche per i «junior» intraprendenti, quelli che una volta spedivano per posta curricula col ciclostile e che oggi hanno a disposizione una fantastica vetrina per farsi conoscere.

Successi a strisce

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Elena Vergine

Quest’anno il Lucca Comics & Games, la manifestazione più importante del nostro Paese dedicata al mondo del fumetto, ha raggiunto un record di presenze mai visto prima: 180 mila biglietti staccati (nel 2011 erano 155 mila ma il festival era durato un giorno in più). Se non si può, ovviamente, affermare che il mercato del fumetto e della graphic novel non risenta del periodo di crisi generale, tuttavia la produzione di questo genere di titoli mostra nel 2012 un andamento stabile, senza i picchi verso il basso dell’anno precedente (i dati di IE non tengono conto dell’andamento dei fumetti nel canale edicola), le strategie di sopravvivenza ormai sono collaudate e prevedono prodotti di alta qualità per fumetterie e librerie. «A Lucca abbiamo modo di tastare, anno dopo anno, il polso di questa tipologia di mercato perché le case editrici puntano sul nostro festival per lanciare le loro novità principali – spiega Giovanni Russo (Coordinatore dell’area Comics a Lucca). – Solo quelle che abbiamo sentito noi, che non coprono la totalità del mercato del genere ma ne sono rappresentative, presentano, in occasione del festival, circa 200 novità. Nella realtà delle cose le novità in uscita questo mese saranno oltre 300 e, per la gran parte, si tratta di fumetto da libreria». Sono numeri, questi, che se venissero confermati rappresenterebbero un aumento della produzione di titoli di più del doppio dell’anno precedente. L’ingresso «dalla porta principale» della graphic novel in libreria è infatti una delle tendenze più importanti che caratterizzano questo periodo.

Teatralità e fumetto

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Elena Vergine

Sono presenti, con la loro casa editrice dal suggestivo, sul mercato del fumetto da quindici anni. La loro proposta editoriale è caratterizzata da una qualità elevata e da un prezzo accessibile. Abbiamo chiesto a Omar Martini e Sergio Rossi di raccontarci un po’ di Black Velvet. Come nasce la vostra casa editrice? Cosa caratterizza il vostro progetto editoriale? Omar Martini e Sergio Rossi (Editori). Black Velvet nasce nel 1997 per riempire quella che era allora una mancanza nel panorama italiano di titoli di una nuova generazione di autori statunitensi che stavano realizzando opere originali e molto interessanti. Dopo poco, la nostra attenzione si è spostata sia verso il fumetto italiano sia verso quello di altri paesi, come la Germania, la Francia, addirittura la Nuova Zelanda, ecc. Attualmente, anche dopo l’ingresso in Giunti nel 2010, continua l’obiettivo di presentare fumetti da tutto il mondo, privilegiando storie che si rivolgano a un vasto pubblico e con una veste grafica peculiare.

50 sfumature di prezzi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Elisa Molinari

Se, per sbaglio, siete riusciti a non farvi travolgere dal turbinio di sfumature della signora James e state iniziando a sentirvi esclusi dal club, non preoccupatavi. Siete nel Paese giusto! E, dopo tutto, neanche così in ritardo: i cugini d’Oltralpe hanno potuto mettere le mani sull’edizione francese di Fifty Shades of Grey (50 nuances de gris, ovviamente) solo dal 17 ottobre. Confrontando infatti, nei principali store europei, i prezzi del primo volume della trilogia (gli altri in alcuni mercati non sono ancora usciti), l’Italia si dimostra il paese (quasi) ideale per poter leggere le gesta della giovane Anastasia Grey. Fatta eccezione per la Germania, dove il prezzo di copertina dell’hardcover è di 12,99 euro, il nostro paese si dimostra in Europa, promozioni a parte, quello con i prezzi più bassi dopo la Germania, con i suoi 14,99 euro.

A tutta cucina

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Interviste a cura di P. Sereni

Le pubblicazioni enogastronomiche sono una delle eccellenze della nostra produzione editoriale, ne parliamo con alcuni degli editori di Più libri più liberi. Che plus può dare un piccolo editore ad una produzione editoriale spesso considerata poco prestigiosa? Roberto Da Re Giustiniani (responsabile editoriale Kellermann editore). Credo che fare l’editore sia ancora un lavorare sulla cultura e sulla creatività. Cercare soluzioni nuove, spendere nella grafica, nella realizzazione di un prodotto che possa essere riconosciuto e valutato anche per il suo aspetto formale. Se dico artigianalità intendo proprio lo scrivere le pagine a mano, creare dei disegni originali, finire ogni quaderno uno ad uno col suo bordo colorato. Marzia Corraini (editore Corraini). Perché poco prestigiosa? La cucina, se considerata nella sua progettualità, ha originalità, capacità di racconto di adesione al tempo e allo spazio. Dà origine a un comparto editoriale importante. Per noi il segmento è piccolo perché cerchiamo appunto progetti originali spesso laterali e innovativi che abbiano un forte impatto visivo e inventivo. Luca Iaccarino (direttore della collana I Cento, Edt). Si tratta invece di una produzione variegata. Noi abbiamo affrontato il settore partendo dall’aspetto più complesso e nello stesso tempo più autorevole: le guide ai ristoranti. L’abbiamo fatto organizzando una generazione di recensori quarantenni collaboratori delle maggiori testate (e food blogger) ma che mai avevano avuto la responsabilità di un progetto proprio.

Anni di crisi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Giovanni Peresson

L’attuale contesto economico è complessivamente caratterizzato da un insieme di provvedimenti volti a ridurre l’eccesso di spesa accumulatosi nell’economia mondiale negli ultimi anni. Tutto ciò si è tradotto nel nostro Paese, tra 2011 e 2012, in una riduzione della spesa pubblica e in un incremento della pressione fiscale sui redditi delle famiglie. Famiglie sfibrate da un decennio di difficoltà, in apprensione per il futuro (invecchiamento della popolazione, carenza di forti reti familiari e relazionali, effetti sulla tenuta della zona euro, crescita dello spread tra titoli di stato e bund tedeschi) e provate da determinanti oggettive: disoccupazione, diminuzione dei redditi, manovre finanziarie di rientro, ecc. Fattori che hanno portato a una revisione della spending review del carrello anche da parte della «classe media» che, tra la seconda parte del 2010 e il 2012, è stata progressivamente toccata dagli effetti delle manovre economiche. L’effetto per il settore editoriale è che anche il mercato del libro ha mostrato nel 2011 importanti segni di difficoltà con una flessione complessiva del -4,6% (Fonte: Aie). In realtà avevamo un quadro di mercato già in fase di rallentamento. Riferendoci ai soli canali trade partivamo un +4,9% nel 2009, che scendeva a un +2,7% nel 2010, e alla fine dello scorso anno si piazzava ad un -3,5% (Fonte: Nielsen). Valori negativi che, lo ricordiamo, avevano fatto registrare anche altri settori come la musica (-5,0%), l’home entertainment (-17,6%), il cinema di sala (-10,3%), la stampa quotidiana e periodica (tra il -2,2% e il -3,0%). Il fatto che tutti questi settori si stiano spostando in zona negativa mostra come, accanto a fattori macroeconomici e sociali (il «clima di fiducia» delle famiglie), indica piuttosto che stanno operando una serie di altri campi di forza con l’effetto di ridisegnare comportamenti, prodotti, modi di leggere e comprare, usare le tecnologie, percepire il prezzo che sono trasversali ai settori.

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