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Lettura che cambia

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Lettura che cambia
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La lettura nel 2012 è tornata a crescere, dopo il disastroso risultato del 2011 (-2,7%). Questo è, in fondo, uno dei pochi dati positivi che possiamo ricordare per l’anno trascorso oltre alla diffusione di tablet, e-reader, alla crescita del mercato degli e-book e all’aumento del numero di titoli pubblicati (il 37% sul totale a novembre). Nel 2012 il 46,0% della popolazione con più di sei anni di età dichiarava di aver letto «almeno un libro non scolastico nei 12 mesi precedenti». In proiezione si tratta di circa 26,2 milioni di persone. Nel 2011 la penetrazione della lettura era scesa al 45,3% con un totale di 25,917 milioni di lettori. Dunque quest’anno registriamo un aumento della lettura del +1,2% sull’anno precedente. Il dato Istat ridimensiona anche le preoccupanti (a ragione) previsioni che scaturivano dai dati presentati lo scorso settembre dal Centro per il libro e la lettura, che davano nel p1-p3 un -4,4% e una sostanziale stabilità (+0,0%) nel periodo immediatamente successivo. Ricordiamo che i dati Istat sulla lettura – a cui abitualmente ci riferiamo – si basano su uno dei campioni più ampi e solidi, oltre che storicamente (at)testati, in materia di «lettura». Istat considera «lettori» le persone con più di sei anni d’età (Nielsen per Cepell considera i maggiori di 14) che hanno letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali nei 12 mesi precedenti l’intervista (e qui la definizione coincide). Ma la differenza più importante, e che sicuramente influenza le dimensioni dei valori (ma non dovrebbe avvenire per le tendenze!) è costituita dall’ampiezza del campione.
 

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