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Storie dell'editoria

Produrre sogni

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Elena Vergine

Dai giochi educativi alle scatole colorate, dal vino ai cofanetti regalo, dagli accessori tecnologici alle magliette letterarie fino alle classiche agende: tutto questo (e non solo) è non-book. Merceologie originali che, soprattutto in tempi di crisi, possono aiutare le librerie a distinguersi, a diventare luoghi multifunzione, ma senza perdere di vista il loro tradizionale core business. Gli esempi che vi proponiamo in questo articolo dello speciale non-book dedicato ai produttori sono sette realtà virtuose, molto attente ai cambiamenti di tendenza del mercato in generale e del loro target di riferimento in particolare. I loro sono prodotti attrattivi, talvolta inusuali, accomunati dalla qualità, con innumerevoli punti di contatto con il classico assortimento librario in quanto veri e propri prodotti culturali che vedono nelle librerie il loro canale naturale. Dunque è proprio per questo che diventa necessario, per i librai, sviluppare una loro cultura del non-book. «In negozi in cui per il lettore medio tutto è uguale e tanti libri insieme, anche se diversi, fanno una sola libreria, non tante librerie diverse, queste merceologie (se scelte con garbo e intelligenza) diventano elementi distintivi, e fattori di marginalità.», (intervista ad Achille Mauri, «Gdl», 1, 2013, Portatrice di futuro, di G. Peresson, pp. 26-27).

Professioni in cucina

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Elena Vergine

Che tipo di lavorazione editoriale richiede un libro di cucina? Quando si sfogliano le pagine di un «cook book», per riprendere la definizione che di queste pubblicazioni si è data durante il Salone del Libro di Torino che quest’anno ha dedicato al fenomeno un apposito spazio, spesso non ci si interroga sulle professionalità impiegate per la loro realizzazione. Eppure i professionisti coinvolti per la messa a punto di un’opera editoriale dedicata all’enogastronomia – sia essa una guida, un ricettario o un romanzo – sono le più svariate e il loro lavoro si articola in fasi complesse. Siamo andati a curiosare dietro le quinte di alcune realtà che si occupano di cucina per farci rivelare dai diretti interessati i segreti del mestiere.

Smartphone in cucina

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Lorenza Biava

L’appetito vien twittando. Almeno così è capitato a noi quando abbiamo partecipato al contest che il mensile «La Cucina Italiana» ha realizzato nell’ambito dell’ultima Milano Social Media Week. Uso mirato dei social network (da Twitter a Foursquare passando per Facebook), tanta creatività e una ponderata esperienza nell’uso della rete e della comunicazione Web sono stati gli ingredienti di una riuscita caccia al tesoro a sfondo culinario che ha impegnato per una mattinata 16 «cuochi» agguerriti. Lo scopo di «Insegui la ricetta» era relativamente semplice: individuare quattro ingredienti segreti e precipitarsi nella sede milanese del mensile. Lo svolgimento, vi assicuriamo, al cardiopalma. Sempre connessi tramite smartphone, i concorrenti hanno ricevuto via Twitter, ogni 40 minuti, gli indizi che dovevano guidarli alla scoperta di altrettanti ingredienti alla base di un piatto. Pane pugliese (l’indizio era: «in tavola non deve mai mancare... ma quale tipo?»), burrata («al suo interno trovi un gusto di gelato»), carciofo («punge anche se gli fai la barba») e gambero rosso («concorrenza a parte (per noi) è buono, pregiato e cammina all’indietro») andavano acquistati rigorosamente in negozi di quartiere dove, concluso l’acquisto, era necessario fare il check-in su Foursquare, fotografarli e inviare lo scatto via Twitter o Facebook al profilo di «La Cucina Italiana» (@Cucina_Italiana). Una volta riempito il proprio paniere, via di corsa verso Piazza Aspromonte per sperare di entrare nei primi sedici e, abbandonato per un attimo lo smartphone, prendere mestolo e tagliere per provare a cucinare la ricetta segreta: una Vellutata di burrata, carciofi all’olio, timo, limone e gambero rosso al vapore...

Ti racconto una storia

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Elisa Molinari

Il pubblico è sempre più immerso nelle storie, sempre più protagonista e desideroso di collaborare alla loro realizzazione. L’ultima riprova? La recente mossa di Amazon, Kindle Worlds, capace, di intercettare un fenomeno fino a poco fa considerato di scarso valore (fino a E.L. James almeno) e portarlo prepotentemente alla ribalta. Si tratterà di una piattaforma commerciale che permetterà a tutti gli scrittori di fan fiction di riscrivere nell’ecosistema di Jeff Bezos le storie preferite e monetizzare il proprio lavoro. Il tutto grazie alla stipulazione di specifici accordi di licenza, tra cui quello con Alloy Entertainment che detiene i diritti delle fortunate serie tv Gossip Girl, Pretty Liars e Vampire Diares. Insomma: storie, storie, storie. Storie che coinvolgono i lettori e li rendono protagonisti, storie che esplodono universi immaginativi inesplorati, storie che allargano le barriere della narrazione. In una parola: storytelling. Si tratta senza dubbio di uno dei temi più discussi in tutti in tutti gli appuntamenti internazionali dedicati al mondo dei media ma, tutto sommato, sono davvero in pochi a conoscerne meccanismi e potenzialità. Di cosa si tratta dunque? E, soprattutto, che rilevanza ha per il settore editoriale? Ne abbiamo parlato con Max Giovagnoli, scrittore e transmedia storyteller, definito negli Usa «una delle trenta voci che stanno cambiando il modo di raccontare storie in tutto il mondo» e che parlerà ad Editech, la conferenza internazionale organizzata da Aie sui temi caldi dell’editoria digitale in programma a Palazzo Reale (Milano) il 20 giugno.

Bambini in prima fila

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2013

di Elisa Molinari

Si è svolta lo scorso 24 marzo la terza edizione del Toc Bologna dal titolo Play, learn, grow – publishing for the next generation, occasione per cogliere le tendenze e le novità dell’editoria per ragazzi. La sensazione è che sia proprio questo il settore che segni il passo per tutti, grandi compresi. A guidare il cambiamento sembrano essere proprio i bambini, sempre più consapevoli dei prodotti, delle tecnologie e sempre più determinanti nelle scelte d’acquisto. Dominique Raccah, ceo di Sourcebooks, esordisce raccontando proprio che «per molto tempo abbiamo fatto leggere ai bambini quello che volevamo che leggessero. Sempre più però i bambini stanno guidando il mercato in base a quello che scelgono di leggere». Di cosa si tratta? Tantissime serie, graphic novel e manga. Sul come leggono, le risposte sono molteplici: carta, digitale e, sempre più, il binomio carta e app. Le tendenze non si fermano qui: Kristen McLean, ceo di Bookigee, ne individua quattro. La prima? Gli autori sono sempre più in prima linea, soprattutto quelli ibridi, quelli che hanno deciso di muoversi verso il digitale, con o senza un editore alle spalle. Ibridi perché pubblicano sia in formato cartaceo che digitale, ibridi perché pubblicano secondo il modello tradizionale ma non hanno paura di provare il selfpublishing. Segni particolari? Si tratta fondamentalmente di imprenditori, più inclini rispetto ai colleghi «tradizionali» a usare blog, Facebook, Twitter, raccogliere dati e valutare le opzioni offerte dal mercato. Il monito per gli editori di fronte a questi nuovi autori? «Attenzione, oggi avete due clienti: i lettori e gli autori».

Biblioteche dimenticate

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2013

di Emilio Sarno

Maggio è, da tre anni, mese della «lettura» e dei «libri». Il problema, però, sembra essere cosa succede negli altri undici mesi dell’anno. Come è noto viviamo in un Paese in cui la lettura è cresciuta sì, ma dal 1995 al 2012 con una media dell’1,4%. Troppo, troppo lentamente (290mila nuovi lettori «prodotti» all’anno!) per stare al passo con le altre economie avanzate che possono vantare indici di partenza della diffusione della lettura ben più elevati. Se lo stacco con altri Paesi/mercati arriva a toccare i venti punti percentuali, è anche perché negli ultimi vent’anni ci si è completamente disinteressati allo sviluppo e al rinnovamento delle infrastrutture per la lettura: le biblioteche pubbliche e, soprattutto, quelle scolastiche. La questione investe, come è evidente, da un lato le politiche d’impresa (case editrici e librerie) che hanno un mercato domestico piccolo e di scarsa qualità con i suoi troppi lettori occasionali, per potersi sviluppare e competere sui mercati internazionali, dall’altro – anche qui cose note – tocca lo sviluppo economico del Paese.

Blitz digitale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2013

di Ethel Serravalle

Se c’è una buona ragione per cui, nonostante i limiti dell’art 11 della legge 221 e del suo decreto attuativo, le scuole avranno, dal 2014/15 in poi, testi in grado di accompagnare la progressiva transizione verso l’uso del digitale nei processi di apprendimento, sarà perché l’Italia può ancora contare su un’editoria scolastica numerosa ed esperta, nonostante le periodiche (ripetitive e disinformate) campagne di stampa contro il costo dei libri scolastici. E nonostante anche la legge che, nel 2008, ha tentato di vanificarne la funzione e di impedirne la stessa sopravvivenza attraverso il blocco quinquennale e sessennale delle adozioni. Ad onta della crisi già in atto, l’editoria scolastica ha comunque dimostrato, anche allora di avere dalla sua potenzialità notevoli non solo per il fatto di riuscire a produrre testi utili all’apprendimento, a costi sostanzialmente ragionevoli, con cui accompagnare la riforma di tutta la scuola secondaria superiore, ma anche di essere in grado di avviare, con la necessaria gradualità e con un dialogo costante con la scuola e con gli insegnanti, non tutti «avanguardisti» delle innovazioni, quel passaggio al digitale nella didattica che esige, oltre ad importanti investimenti editoriali sul versante dei contenuti, adeguati investimenti pubblici di supporto all’innovazione, dalla preparazione degli insegnanti alla dotazione per le scuole, per non parlare di tutta la rete di interventi utili a far funzionare i nuovi mezzi.

Classici digitali

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2013

di Elena Vergine

Qual è lo «stato dell’arte» delle iniziativedigitali degli editori italiani? Quali sperimentazioni hanno avuto maggior successo e qual è la cifra che le contraddistingue? La digitalizzazione del catalogo è un’operazione che paga? Accanto al boom delle trilogie indagato da Oddina Pittatore in questo numero del «Giornale della Libreria» (Un titolo tira l’altro, pp. 22-23) sembra che un altro fenomeno stia emergendo nello scenario dell’editoria italiana. La ricostruzione in e-book del catalogo di un certo autore, operazioni accurate che dietro nascondono riflessioni complesse. Anche perchè, fin dagli avvii del mercato degli e-book, la valorizzazione del catalogo in digitale è parsa un’occasione importante per tutta l’editoria. La recente uscita nei maggiori store on line delle Opere complete di Sigmund Freud targate Bollati Boringhieri, e la conclusione, pochi mesi fa, della pubblicazione in e-book dell’imponente serie di tutte le 75 inchieste di Maigret per Adelphi sono l’occasione per riflettere sulle opportunità e le problematiche dietro la realizzazione di un catalogo digitale di qualità, sia per la narrativa che per le opere di reference. Anche perchè, sebbene si tratti di iniziative molto diverse, hanno qualcosa in comune. Entrambe possono contare su una solida base di partenza: il prestigio riconosciuto di edizioni cartacee curate con attenzione e competenza, che hanno contribuito ad allargare la notorietà degli autori in questione nel nostro Paese e che si sono rivelate fondamentali per agevolare il lavoro di digitalizzazione.

Dalle Ande alle Alpi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2013

di Gabriele Pepi

Paese dal passato travagliato, la letteratura ha sempre occupato un posto importante nella vita politica e sociale del Cile: due premi Nobel (Gabriela Mistral e Pablo Neruda) e decine di scrittori di talento, tra cui molti sono riusciti a farsi conoscere anche al di là delle Ande, lo testimoniano e, proprio la ricchezza della produzione letteraria del «Paese sottile», ne hanno fatto l’ospite d’onore alla 26esima edizione del Salone del libro di Torino. Molta della letteratura cilena contemporanea è ben nota in Italia e alcuni nomi raggiungono altissime tirature, basti ricordare Luis Sepúlveda (Guanda), Isabel Allende e Marcela Serrano (Feltrinelli) a cui si affiancano altri autori, altrettanto interessanti, come Antonio Skármeta (Garzanti), Roberto Bolaño (Sellerio), Alejandro Jodorowsky (Feltrinelli) e Hernán Rivera Letelier (Guanda). Naturalmente non bastano questi nomi a esaurire la letteratura cilena e restano altre voci intriganti da scoprire sulle quali abbiamo chiesto numi a Santiago Elordi, addetto culturale dell’ambasciata del Cile in Italia e scrittore a sua volta.

Il futuro in biblioteca

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2013

di Antonello Scorcu

Qual è il ruolo di una biblioteca al tempo della digitalizzazione e della trasmissione istantanea dell’informazione? Come affrontare le mutevoli esigenze dei tanti utenti di una biblioteca? Al tradizionale prestito esterno aggiunge ormai anche la fruizione di spazi per la lettura di libri e periodici, l’ascolto di musica, l’utilizzo di Internet e la pura socializzazione. Cambiano quindi contenuti e modi di appropriazione delle conoscenze e cresce il rischio che le biblioteche non riescano a rispondere appieno al loro ruolo di supporto e indirizzo nell’accumulazione di conoscenza ma anche di svago. Se una biblioteca non può guardare al passato, privilegiando valori che diventano rapidamente obsoleti, non può neppure seguire passivamente le mode diventando un supermercato della conoscenza-spettacolo. Un caso di studio importante nel contesto italiano è costituito dalla biblioteca Salaborsa (SB) di inaugurata nel dicembre 2001 e collocata nel centro di Bologna. SB, in primo luogo, è il suo patrimonio. Il patrimonio netto (tenuto conto degli scarti) alla fine del 2012 è costituito da 222,986 oggetti, l’8,7% video (per la maggior parte Dvd), l’11,9% Cd musicali e il resto libri, audiolibri, periodici e altri contenuti. Il patrimonio netto di SB, aumenta a tassi di crescita elevati ma decrescenti e, dal 2005, le nuove acquisizioni annue si stabilizzano attorno alle 11,000 unità. Contestualmente, si evolve la struttura del patrimonio stesso: i libri, comunque sempre largamente maggioritari in termini assoluti (costituiscono circa l’80% degli oggetti di SB), in termini relativi si riducono, dapprima a favore dei Cd musicali e poi dei Dvd.

Il Paese sottile

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2013

di Ilaria Barbisan

«Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso». I versi di questa poesia di Luis Sepúlveda (tratta da Il potere dei sogni) ben riassumono la storia e la tempra del Cile. Uno stato dal passato recente convulso, difficile, per certi versi drammatico e addirittura tragico, che però ha avuto la forza di coltivare, condividere, moltiplicare i sogni che hanno reso la sua cultura letteraria più viva che mai. Una cultura fatta di tensione civile e di originalità espressiva che caratterizza i più importanti scrittori cileni diventati familiari, che seppur costretti al nomadismo in terra straniera sono fortemente radicati nel loro territorio e hanno costruito una specifica identità anche e soprattutto all’estero. Da queste premesse la decisione di scegliere il Cile come Paese ospite d’onore al Salone del libro di Torino di quest’anno, con un cartellone denso di grandi personalità di fama consolidata anche nel nostro Paese: da Isabel Allende a Marcela Serrano, dallo stesso Luis Sepúlveda ad Arturo Fontaine e Oscar Bustamante, senza dimenticare i ricordi di personaggi emblematici della letteratura mondiale come Pablo Neruda, Roberto Bolaño, Gabriela Mistral, Violeta Parra e anche Bruce Chatwin, cileno onorario che è stato ispirato dal Cile per scrivere il suo romanzo più famoso, In Patagonia.

To the Future

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2013

di Redazione

Prima rivista di settore europea a ospitarne in esclusiva gli interventi, il «Giornale della libreria» inaugurerà a partire dal numero di giugno un’importante collaborazione con «Publishing Perspectives», uno dei più noti magazine on line dedicati a notizie e opinioni sull’editoria internazionale. Scelti come la più rappresentativa tra le riviste d’associazione ospiteremo, di numero in numero, gli interventi di Edward Nawotka, direttore editoriale di quella che è stato definita «la BBC del mondo del libro», sui temi più attuali dell’editoria internazionale iniziando, con il prossimo numero, dalla digital disruption. Proprio perché guardare a ciò che accade oltre Oceano e intercettarne le tendenze potrebbe rivelarsi decisivo da un punto di vista strategico per gli editori italiani, siamo felici di poter offrire ai nostri lettori una finestra sui tanti futuri possibili del libro.

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