Maggio è, da tre anni, mese della «lettura» e dei «libri». Il problema, però, sembra essere cosa succede negli altri undici mesi dell’anno. Come è noto viviamo in un Paese in cui la lettura è cresciuta sì, ma dal 1995 al 2012 con una media dell’1,4%. Troppo, troppo lentamente (290mila nuovi lettori «prodotti» all’anno!) per stare al passo con le altre economie avanzate che possono vantare indici di partenza della diffusione della lettura ben più elevati. Se lo stacco con altri Paesi/mercati arriva a toccare i venti punti percentuali, è anche perché negli ultimi vent’anni ci si è completamente disinteressati allo sviluppo e al rinnovamento delle infrastrutture per la lettura: le biblioteche pubbliche e, soprattutto, quelle scolastiche.
La questione investe, come è evidente, da un lato le politiche d’impresa (case editrici e librerie) che hanno un mercato domestico piccolo e di scarsa qualità con i suoi troppi lettori occasionali, per potersi sviluppare e competere sui mercati internazionali, dall’altro – anche qui cose note – tocca lo sviluppo economico del Paese.