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Storie dell'editoria

Sfide digitali

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2013

di interviste a cura di E. Vergine

Digitalizzazione, diffusione sempre più capillare di Internet presso le famiglie italiane, ma anche cambiamento dei programmi scolastici e continua necessità di aggiornamento: queste sono solo alcune delle sfide sulla strada degli editori di atlanti e dizionari, le due più classiche tipologie di pubblicazioni di parascolastica. Abbiamo chiesto a tre importanti realtà editoriali di raccontarci come questi fattori, digitalizzazione in primis, stiano influenzando le opere di reference.

Tutti insieme in libreria

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2013

di Elena Vergine

Il 21 giugno è passato, la notte bianca delle librerie italiane si è conclusa in un vero e proprio bagno di folla. Abbiamo chiesto agli organizzatori Claudia Tarolo e Marco Zapparoli (Marcos y Marcos) e Patrizio Zurru (Libreria di Piazza Repubblica, Cagliari) di raccontarci l’esperienza di quest’anno. Claudia Tarolo e Marco Zapparoli. È stato meraviglioso. Quando ci scateniamo noi italiani non ce n’è per nessuno. Non leggiamo molto, però non esiste al mondo una fiera dell’editoria indipendente come Più libri, più liberi, a Roma. Sembra che dimentichiamo le librerie, distratti dalla pioggia elettronica, dalla crisi, dall’offerta grigia e immensa di Internet. Però di fronte a una chiamata come Letti di notte le risposte sono state puntuali, numerose ed entusiaste. Parlano chiaro le cifre, parlano ancora più chiaro le cento idee, i duecento programmi offerti da librai, bibliotecari, editori disponibili sul sito di Letteratura Rinnovabile. Letti di notte è una specie di prato gigantesco dove si gioca, si vola, si crea a libri aperti. Tantissimi progettano, offrono competenze, inventano: decine di migliaia ne godono i frutti. Dal trailer promozionale, girato da un venticinquenne – venti persone «comuni» interpretano personaggi di culto e invitano in libreria e in biblioteca – alla pubblicità radiofonica, dai tanti progetti grafici ai formati «export» degli eventi. Portare in duecento librerie e trenta biblioteche venticinquemila persone, lungo tutto lo stivale, e poi constatare che davvero, in quei luoghi imperdibili corre una lunga onda di piacere, di gioia diffusa, che si parla si ride si legge e... si comprano anche tanti libri – non dappertutto, questo va ammesso – è una cosa su cui riflettere.

Una porta sul futuro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2013

di Edward Nawotka

I termini «disruption» e «innovazione» sono sovente utilizzati insieme in editoria. Ciò non significa che vadano sempre di pari passo. Attualmente stiamo attraversando un periodo più di disruption che di innovazione. La principale fonte di disruption è stata la grande diffusione dell’e-book. Il timore maggiore era che gli e-book potessero cannibalizzare le vendite di libri stampati e per questo alcuni sono stati restii a digitalizzare e pubblicare titoli in questo formato. Questo timore è poi divenuto realtà: le vendite dei libri stampati hanno continuato a diminuire mentre quelle degli e-book sono in crescita – le previsioni indicano che da qui a un paio d’anni le vendite di fiction in formato digitale supereranno il formato cartaceo. L’elemento più dirompente dell’ e-book è probabilmente il prezzo (si veda, su questo numero, La promessa del digitale, pp. 38-39): i consumatori vogliono libri a basso prezzo, ancora più basso se si tratta di libri digitali. Gli editori, i governi e le organizzazioni possono anche opporre resistenza a questa spinta, ma se non le andranno incontro – con prezzi competitivi e aliquote Iva più basse – ai lettori con ogni probabilità non resterà che orientarsi verso edizioni sempre più economiche prodotte da editori non tradizionali. Comunque, a mio avviso, la forza più dirompente nell’attuale panorama editoriale è il self publishing (su questo argomento è stato recentemente pubblicato l’e-book Prospettiva self publishing. Autori, piattaforme e lettori dell’editoria 2.0, a cura dell’Ufficio studi dell’Aie) .

Biblioteche d'eccellenza

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Interviste a cura di P. Sereni

Una recente indagine AIE disponibile nell’e-book La costellazione dei buchi neri. Rapporto sulle biblioteche scolastiche in Italia (2013), ha messo in luce lo stato delle infrastrutture per la lettura nella scuola italiana, con risultati spesso desolanti: una disponibilità pari a 0,1 libri nuovi per studente e una spesa media annua per acquisto di libri per alunno si assesta attorno a 0,68 euro. Troppo poco per formare i lettori di domani. All’interno di un panorama poco incoraggiante, ci sono anche situazioni di eccellenza. Ne abbiamo individuate quattro.

Cucina global

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Lorenza Biava

L’invasione di mestoli e tegami che impazza in tv, sulla rete, tra i blogger e, non ultimo, anche in libreria pare non essersi ancora esaurita. Chef più o meno biliosi, illustri sconosciuti portati alla ribalta dalla rete o dai talent stile Masterchef in cui sguazzano tanto la tv generalista quanto quella satellitare, grandi nomi dell’arte culinaria internazionale e giornalisti prestati ai fornelli stanno vivendo il loro momento di gloria in libreria dando vita ad una moda che per il momento ha portato ai piani alti delle classifiche più di un fenomeno letterario. Ma se allarghiamo lo sguardo sul panorama della produzione di libri di cucina internazionale ci accorgiamo subito che la produzione italiana che – non possiamo negarlo – non manca certo di prodotti e di editori di altissima qualità, non spicca particolarmente nel vasto mercato della compravendita dei diritti editoriali. Per quale motivo? Ne abbiamo parlato con Edouard Cointreau, presidente della Paris Cookbook Fair e promotore dei Gourmand World Cookbook Awards, il più importante contest internazionale di libri di cucina.

Editoria verticale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Edward Nawotka

Dall’inizio dell’anno ho volato per più di cinquantamila miglia per partecipare a più di una decina di fiere, eventi letterari e conferenze sull’editoria. Abito a Houston, negli Usa, vicino al confine con il Messico. Talvolta però mi sembra che la mia vera casa sia il sedile vicino al finestrino del pullmino in cui aspetto di imbarcarmi sull’aereo, dove finalmente potrò aprire il mio Mac e occuparmi della corrispondenza con i collaboratori di «Publishing Perspectives», il giornale che dirigo e curo quotidianamente, sparsi in giro per il mondo. Il bello per me arriva quando ho finito di lavorare e posso prendere il mio ereader o libro, spesso messomi in mano con impellenza da un editore pressante, e iniziare a leggere. In questo senso sono fortunato: non resto mai a corto di cose nuove e interessanti da leggere. Sino ad ora quest’anno sono intervenuto come relatore due volte in Italia – a Milano e a Bologna – e anche a New York, Stoccolma, Londra, Parigi, Berlino e Abu Dhabi. I miei prossimi viaggi mi porteranno a Rio de Janeiro, Lviv, Guadalajara, San Francisco, Melbourne e, naturalmente, Francoforte, alla capostipite di tutte le fiere del libro, la Fiera del Libro di Francoforte. Ognuno di questi posti presenta le sue attrattive particolari e diverse culture in campo editoriale. Ma c’è un elemento in comune: tutti, dappertutto, cercano di pensare ai modi migliori per raggiungere i lettori. E, ora più che mai, ciò significa andare dritti al consumatore, o «D2C» [Direct To Consumer n.d.t.]. Per anni gli editori hanno considerato il loro consumatore principale, al contrario di quanto ci si aspetterebbe, non la persona che compra il libro, se lo porta a casa, lo mette sul comodino e lo legge comodamente ogni sera. No, per gli editori il consumatore principale era il responsabile acquisti della libreria, quello che sceglieva dai cataloghi e riempiva gli scaffali di (si spera) grandi quantità di novità librarie.

Il senso del cibo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Giovanni Peresson

Quelle che erano le pratiche alimentari e conviviali del passato, anche quelle di tutti i giorni, erano inserite in un rigido palinsesto, ricco di codici. Codici sia individuali (l’osservazione della preparazione del cibo, la scrittura del «ricettario di casa», ecc.) sia sociali (dal pranzo domenicale, al pic-nic negli anni Sessanta, ecc.). La stagionalità a sua volta segnava il calendario e i ritmi dei piatti domestici, come la geografia – ancor più della «letteratura italiana» come Ezio Raimondi ci ha insegnato (Storia e geografia dell’Italia letteraria) – dei piatti e degli ingredienti e della loro variantistica territoriale, anche quella micro-geografica. Così come il preparare la tavola «per assenza» finiva per trovare sintesi iconiche che – dal piatto di pastasciutta di Un americano a Roma (1954) alla pasta e fagioli de I soliti ignoti (1958) – racchiudevano, ancora alle soglie del boom economico, la pratica quotidiana se non della «fame» (atavica per sua natura) quantomeno della scarsità, della parsimonia, del riutilizzo nel piatto del giorno dopo. Piatti che narravano di storie di famiglia (oltre a geografie interne al Paese, di migrazioni anche secolari), dichiaravano il censo di appartenenza di chi li cucinava e serviva, marcavano il territorio di provenienza, il grado di appartenenza religiosa e di fede politica. I cibi della festa, il consumo collettivo, le evocazioni territoriali erano storie dal forte impatto formativo. Formativo non solo nell’apparecchiamento del piatto, ma formativo nei gusti e nei sapori, negli ingredienti e nella nominazione dei prodotti.

L'importanza di leggere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Giovanni Peresson

I dati sulla lettura si possono anche guardare a rovescio. Se nel 2012 leggeva (almeno un libro) il 46,0% degli italiani, significa che il 54,0% non aveva letto alcun libro. Quando si parla di lettura si ragiona sul secondo numero dopo la virgola. Anche se, a ragion del vero, dal 41,9% del 1998 si è passati al 46,0% di oggi. Sono 3,2 milioni di lettori in più. Tradotti in crescita su 14 anni raggiungono un valore importante (+13,9%), ma che è pari a uno 0,99% di crescita media annua (229 mila lettori in più all’anno), un po’ pochi. Una crescita avvenuta più per adeguamenti della struttura imprenditoriale e della filiera che per ragioni e politiche istituzionali. Rinnovamento dell’offerta, riorganizzazione dei canali di vendita e del layout, del servizio ai clienti, articolazione diversa delle politiche editoriali e di prezzo. Possiamo accontentarci? Certo che no. Perché queste attività delle imprese devono potersi sostanziare su basi che si chiamano «politiche culturali» e «politiche per la lettura».

La notte dei libri

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Intervista a cura di E. Vergine

Lo scorso anno, il 21 giugno, si è tenuta la prima edizione di Letti di Notte, la manifestazione di promozione della lettura ideata da Marco Zapparoli (Marcos y Marcos) e Patrizio Zurru (Libreria Piazza Repubblica di Cagliari). L’iniziativa ha coinvolto migliaia di lettori che hanno partecipato alle attività organizzate dalle e nelle librerie, molte delle quali collegate tra loro via Skype, per celebrare insieme il piacere della lettura: spaghettate in libreria, tornei letterari, laboratori di scrittura per bambini, maratone di lettura, passeggiate sotto le stelle in compagnia di librai ed editori, questi eventi (e tanti altri ancora) hanno illuminato la prima notte bianca delle librerie italiane. A fare quadrato attorno al libro nel 2012 sono state 50 librerie – molte delle quali hanno registrato delle vendite «da Natale» – e 12 editori. Quest’anno gli editori sono triplicati, mentre librerie e biblioteche salgono a 100, alcune delle quali all’estero. Abbiamo chiesto a Marco Zapparoli di raccontarci la genesi di Letti di Notte, la sua particolarità, i punti di forza.

Lettura trendy

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Marianna Albini

Per quei lettori che finiscono un romanzo e si guardano attorno stupiti e disorientati all’idea di non avere nessuno con cui commentarne il finale, è in arrivo una buona notizia: i gruppi di lettura. È un fenomeno sempre più attuale: cresce il numero dei lettori che si appassionano a questa nuova forma di lettura condivisa e decidono di trovarsi regolarmente per discutere e mettere a nudo opinioni, impressioni ed emozioni nate con un libro tra le mani. Il gruppo di lettura non è una novità, ma finora l’idea che il grande pubblico ne aveva era quella di una tradizione del mondo anglosassone, invece i gruppi di lettura in Italia – volendo considerare solo quelli censiti – sono 450, e in continuo aumento. Ma che cosa sono esattamente e come funzionano? L’idea dei gruppi di lettura viene effettivamente dal nord Europa, dove negli ultimi venticinque anni hanno avuto una grande diffusione: ci si ritrova una volta al mese, si mangia insieme, si passano un paio d’ore a discutere di un libro o un autore letto nel mese precedente, si sceglie un nuovo libro per il prossimo incontro. Spesso riunioni private tra colleghi e amici, in Italia si trasformano, soprattutto per quello che riguarda la tendenza dei gruppi che nascono ora, in un appuntamento più pubblico, senz’altro più aperto perché spesso nato con il supporto o per iniziativa di librerie o biblioteche, e dove il valore aggiunto sono le persone che il gruppo di lettura coordinano o animano.

Libraie doc

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Serena Baccarin

Le donne ad oggi rappresentano il 72% del personale librario (Ufficio Studi Aie, marzo 2012) e il loro peso cresce anche nei ruoli direttivi. Dal rapporto con gli editori alla clientela, ci siamo interrogati sulla natura e sul valore aggiunto della gestione femminile nelle librerie. Ne abbiamo discusso con Pieranna Margaroli, che gestisce con la sorella la Libreria Margaroli di Verbania; Tamara Guazzini, presidente della Libreria Rinascita di Empoli; Lorenza Manfrotto, titolare con le sorelle Veronica e Lavinia della Libreria Palazzo Roberti di Bassano Del Grappa; Sabina Borri, a capo di Borribooks di Roma e con Daniela Bonanzinga dell’omonima libreria messinese.

Non solo gadget

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2013

di Ester Draghi

Quanto pesa in media il non-book sul fatturato delle librerie? Una domanda apparentemente semplice la cui risposta non è scontata né univoca. A giudicare da quanto emerge dalle testimonianze, raccolte nelle pagine successive, dei librai (indipendenti e di catena), dei produttori di non-book (italiani e stranieri), e dai distributori, possiamo ragionevolmente affermare che il peso delle merceologie sul fatturato è aumentato, sta aumentando. Tradotto in termini percentuali si può dire che oscilla dal 6 al 20%: le variabili sono molteplici e dunque i numeri cambiano molto a seconda, per esempio, se si considerano anche musica e cinema o se si fanno i calcoli al netto Iva. Ma l’aumento del peso della merceologia non-book sul fatturato non è l’unico fenomeno che caratterizza la libreria italiana nel 2013 perché il trait d’union che collega le interviste che seguono si può riassumere in un’unica parola chiave: «qualità». Qualità dei prodotti, qualità del servizio, qualità dell’offerta. Perché nelle migliori librerie non si deve trovare di tutto. Si deve trovare il meglio. Dunque il non-book non va inteso come un «plus» ma come un «must», una risorsa che – parafrasando le parole di Achille Mauri – se sfruttata con «spregiudicatezza» può diventare un elemento distintivo e un fattore di marginalità. E allora l’obiettivo del libraio deve essere quello di imporre a questo settore un cambio di ruolo, trasformandolo da acquisto d’impulso a «destination».

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