È diventata in poco più di dieci anni la «terza forza» tra le manifestazioni del settore. Dopo Torino, Bologna – che rientra nella categoria delle manifestazioni riservate al mondo professionale – c’è Roma, con Più libri più liberi. L’unica manifestazione in Europa, e quindi nel mondo, dedicata alla piccola editoria (o, come si dice altrove, all’editoria «indie»).
Ritorna con il suo mix di incontri «pop» rivolti al pubblico di lettori e appassionati
(mai termine, in fondo, si adatta meglio a una manifestazione come questa, che nel 2014 ha fatto oltre 55 mila ingressi), e di convegni, workshop, seminari professionali.
Alla fine della manifestazione dello scorso anno ci chiedevamo cosa potesse dire una fiera del libro dell’attuale stato di salute dell’editoria italiana, e non solo della salute della piccola editoria.
Ce lo chiedevamo per due ragioni.
La prima perché le fiere e i festival letterari hanno, per tutti gli anni Ottanta e
i successivi, anticipato tendenze, gusti, comportamenti e bisogni del pubblico dei lettori (Roma, ad esempio, ha intercettato la domanda di una maggiore qualità dell’assortimento della libreria).
La seconda perché a sua volta la piccola editoria ha sempre segnalato, a saperla guardare, tendenze e flussi che poi emergendo nel mercato mainstream sono diventati comuni a tutto il nostro mondo. E le pagine di questo «GdL» in larga parte dedicato proprio alla piccola editoria costituiscono un sondaggio di questa propensione, o come si ama dire: di questa «eccellenza».