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Fiere e festival

Una fiera come lente

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2015

di Giovanni Peresson

Cosa può dire, oggi, Più libri più liberi rispetto allo stato di salute dell’editoria italiana in generale e, in primo luogo, di quello della piccola editoria cui la manifestazione è dedicata? In questo senso le fiere, i saloni del libro, i festival letterari hanno, per tutti gli anni Ottanta e successivi, anticipato tendenze, gusti e comportamenti dei lettori. La domanda è se lo siano ancora. Alcuni dei dati dell’edizione 2014 di Più libri (ma per il 2013 valeva un discorso analogo) indicano qualcosa d’altro. Prendiamo ad esempio i visitatori, il cui numero resta sostanzialmente stabile (ma con un certo grado di fedeltà o di ricambio?). Nel 2014 (su cinque giorni di apertura) abbiamo lo stesso numero di ingressi del 2011, anno «uno» della crisi. Solo a titolo di raffronto, i forti lettori sono diminuiti nel nostro Paese del 4%. Segni di una tenuta e di un avvicinamento del flesso della curva discendente? Più comunicazione, più appuntamenti? La dimensione «evento» che cattura sempre la gente, anche se bisogna attraversare tutta la città per arrivare al palazzo dei Congressi dell’Eur? Forse, ma intanto è un +1% rispetto al 2011.

Ancora Più libri

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2014

di Gabriele Pepi

Al Palazzo dei Congressi dell’Eur è tutto pronto per la tredicesima edizione della più importante manifestazione dedicata alla piccola e media editoria italiana. Gli stand sono allestiti, le sale pronte ad accogliere gli oltre 300 eventi della convegnistica e i corridoi aspettano, innaturalmente silenziosi, il flusso allegro e interminabile dei 50-55 mila visitatori medi che ogni anno fanno tappa a Più libri. È proprio in questo momento di operosa calma, prima che si apra il sipario sui cinque ricchissimi e sfiancanti giorni della kermesse, che incontriamo Fabio Del Giudice, direttore di Più libri, per farci raccontare le novità di questa edizione ma anche per chiedergli di come l’editoria indipendente stia reagendo alla crisi.

Format di innovazione

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2014

di Giulia Bussotti

Editech è un appuntamento ormai consolidato tra le attività formative di Aie, dal 2008 è l’occasione per fornire agli editori un momento di approfondimento con esperti internazionali sul tema dell’innovazione tecnologica in campo editoriale. Proprio con Editech si sono sperimentate negli anni diverse formule di aggiornamento professionale e quest’anno si è molto lavorato con la commissione digitale di Aie per proporre un incontro che fosse nuovo ed efficace, e che fornisse una reale occasione di confronto e di esperienza formativa. Quest’anno si è proposto un format aperto a diversi tipi di professionalità, editori, ma anche service e sponsor. La due giorni si è tenuta presso H-Farm, incubatore italiano di start-up e culla dell’innovazione tecnologica made in Italy, dove siamo riusciti a instaurare gruppi di lavoro residenziali e operativi, fatti di workshop in cui il confronto con gli esperti internazionali sulle esigenze derivate dallo stato dei lavori in Italia si è alternato al dialogo tra pari. La scelta del nuovo format è stata premiata. Il risultato? Una full immersion in un ambiente innovativo e intersettoriale che ha generato una risposta positiva da parte di tutti i partecipanti. A Editech quest’anno hanno preso parte 31 diverse aziende che operano nel settore editoriale, erano presenti tutti i grandi gruppi editoriali e una importante rappresentanza di quelli indipendenti.

La lettura fotografata

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2014

di Giovanni Peresson

I numeri non rappresentano più le trasformazioni che sta subendo la lettura in questi anni. Dicono sempre meno di come stanno cambiando i modi, i tempi, i luoghi, e i supporti su cui si legge. Perché i cambiamenti sono molto più rapidi di un tempo, e perché sono soprattutto le dimensioni qualitative del leggere a mutare e a diventare rilevanti per editori, autori e librai. Tali dimensioni aiutano a pensare a storie, a prodotti editoriali: quando si vede un bambino che cerca di attivare le illustrazioni sulle pagine di un libro cartaceo come se il libro fosse un tablet, ci troviamo di fronte a un’informazione importante sull’evoluzione della lettura, su come il pubblico vorrà vedere organizzate e presentate le storie che ama dall’editore. Alle statistiche si deve quindi affiancare un’antropologia della lettura. Un’antropologia che si fa osservatorio dei cambiamenti dei modi di leggere, e delle forme stesse del supporto attraverso cui il lettore entra nelle storie. Un’antropologia fatta di scatti che documentino, oggi, la «lettura praticata»: i luoghi, i comportamenti, i tic, le posture. Il modo stesso di interpretare la lettura da parte di chi oggi la fotografa. Questa l’idea di partenza dell’Associazione italiana editori e del «Giornale della libreria». Un’idea che si è tradotta, grazie all’aiuto dell’Istituto italiano di fotografia (Iif), nella mostra La lettura fotografata, tenutasi dal 14 al 16 novembre in occasione di Bookcity a Milano. A partire da questo numero del «GdL», riproporremo via via le 30 fotografie che compongono il progetto e scattate da 11 giovani fotografi dell’Iif coordinati dalla docente Wanda Perrone Capano.

Creare nuovi orizzonti

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2014

di Paola Sereni

A Più libri torna per il decimo anno consecutivo il Fellowship, il programma internazionale realizzato dall’Associazione italiana editori con la collaborazione dell’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero delle imprese italiane. Se l’internazionalizzazione è la chiave di volta per superare i limiti strutturali del mercato italiano, il Fellowship è diventata la vetrina migliore per l’editoria indipendente dove presentare la propria produzione ad un gruppo selezionato di operatori stranieri interessati a tradurre e pubblicare opere italiane. Abbiamo chiesto a due degli agenti letterari presenti a Più libri lo scorso anno – la cinese Sara Wang e la libanese Azza Tawil – di raccontarci la loro esperienza in fiera: quello che emerge è un vivo interesse per le eccellenze editoriali promosse dagli editori coinvolti nel programma.

Più libri, più rete

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2014

di Elena Vergine

Anche quest’anno Più libri più liberi riproporrà il Fellowship Program, un’occasione unica per gli operatori stranieri di entrare in contatto con la produzione della piccola editoria italiana e, per i nostri editori, una grande opportunità di visibilità, al di fuori dei dispendiosi eventi fieristici internazionali. Di fronte alla crisi infatti, la compravendita dei diritti non è solo una voce che può rivelarsi decisiva nel bilancio di una piccola casa editrice, ma è anche un momento fondamentale per fare rete, allargare i propri orizzonti e cogliere le tendenze in atto nel panorama internazionale come testimoniano le interviste che abbiamo raccolto.

L'editoria è in fermento

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2014

di Elena Vergine

Il mercato dell’editoria si fa sempre più globale, gli editori affrontano la sfida della tecnologia e la concorrenza di nuovi player espandendo il loro business per incontrare nuovi pubblici e soddisfare nuovi bisogni. È chiaro quindi come le tendenze in atto non possono più essere osservate nel quadro ristretto di quanto avviene all’interno dei confini nazionali. Ancora oggi le fiere internazionali rimangono un importante osservatorio da cui affacciarsi per cogliere i mutamenti in corso e in cui confrontarsi ed incontrare partner commerciali vecchi e nuovi. Dopo le interviste a Ernesto Ferrero (direttore editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino) sul «GdL» di maggio, a Steven Rosato (direttore di Book Expo America) sul numero di luglio/agosto e a Edouard Cointreau (presidente della Paris Cookbook Fair) sul «GdL» di settembre, proseguiamo la nostra inchiesta proponendo il punto di vista di Juergen Boos (direttore della Fiera del Libro di Francoforte).

Ai confini dell'arte

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Elisa Molinari

Quali sono i principali trend dell’editoria d’arte internazionale? Quali cambiamenti la stanno trasformando e quali sono i player più interessanti di questo mercato? Ce lo racconta Gareth Long, coordinatore della London Art Book Fair (26-28 settembre, Whitechapel Gallery, Londra). Come prima cosa, come nasce la London Art Book Fair? Nel 2009 Iwona Blazwick, direttrice della Whitechapel Gallery, e Marcus Campbell, che all’epoca dirigeva la London Artists’ Book Fair, decisero che, nonostante il declino delle case editrici tradizionali, si sarebbe dovuta organizzare una fiera del libro il cui mandato era quello sia di celebrare che di catalizzare i cambiamenti futuri dell’intera editoria d’arte. Il concept consisteva nel presentare un’istantanea del settore nella sua totalità e rappresentarne ogni manifestazione – dai libri d’arte contemporanea ai cataloghi di musei, libri di lusso, libri artistici, pubblicazioni accademiche e riviste – per mostrare, insomma, che l’editoria non si sta ridimensionando, ma solo trasformando. Uno degli scopi principali della London Art Book Fair inoltre, consiste nel diventare sempre più un ambiente che offra l’opportunità di promuovere lo scambio tra le varie case editrici, i professionisti e i collezionisti. I libri che trattano d’arte e quelli artistici in senso stretto hanno la tendenza ad avere modelli di distribuzione completamente differenti rispetto ai libri più mass market e le fiere del libro sono uno dei principali canali in cui queste opere possono essere scoperte e scambiate. Esiste una fiorente comunità di editori indipendenti che ha iniziato a conoscersi tramite i sistemi di distribuzione condivisa che i libri d’arte generano e, in secondo luogo, tramite appuntamenti professionali o fiere di settore come la nostra: penso per esempio a quelle di New York, Los Angeles, Vancouver, Berlino, Londra, Parigi, Amsterdam e Toyko.

Le mode in cucina

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Elena Vergine

Come si sta muovendo il mercato dei libri di cucina? Quali sono le tendenze emergenti e in che modo la nostra editoria può rispondere ai nuovi bisogni del pubblico? Di questo ed altro abbiamo parlato con Edouard Cointreau, presidente della Paris Cookbook Fair e promotore dei Gourmand World Cookbook Awards che, dal numero di giugno dello scorso anno, è uno dei nostri referenti più autorevoli per quanto riguarda il settore dell’editoria enogastronomica. Come sta cambiando il mercato dei libri di cucina? Il mercato dei libri di cucina sta cambiando drasticamente e – come sta accadendo anche in altri settori dell’editoria – i mercati emergenti sono ora i principali acquirenti di diritti, mentre quelli tradizionali ristagnano. Nel settore dell’editoria enogastronomica, Asia e America latina hanno praticamente raddoppiato la loro quota di mercato rispetto a cinque anni fa. Nel frattempo, il mercato dei diritti in Europa non si è espanso e quello nordamericano, con gli Stati Uniti che rimangono, come sempre, isolati nella loro torre d’avorio, si conferma ancora una volta il più difficile. I mercati emergenti – Cina, Giappone, Corea, Russia, Brasile – sono quindi i principali acquirenti di diritti. Pianificare un viaggio annuale in Oriente sembra un grande investimento agli occhi degli editori europei, mentre per gli orientali è normale spostarsi per l’Asia tre o quattro volte l’anno. La sola Cina, ad esempio, è grande quanto l’Europa ed è consuetudine per un editore cinese programmare ogni mese almeno un viaggio lavorativo all’interno dei confini nazionali. Le categorie di libri che riscuotono il maggior successo sono le opere di consultazione che possono essere utilizzate per l’apprendimento e l’insegnamento. In Cina c’è un’enorme richiesta di titoli dedicati al vino. I libri di ricette stranieri sono sempre più ricercati e rappresentano oltre il 15% delle vendite di titoli a tema enogastronomico nella maggior parte dei mercati asiatici. Bisogna inoltre ricordare che i cookbook sono strettamente legati al turismo: per avere successo queste opere devono offrire più delle semplici ricette, devono riuscire a restituire le emozioni e l’orizzonte culturale in cui tali piatti sono nati.

I trend del mercato Usa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Elena Vergine

Come stanno cambiando i mercati del libro e in che modo fiere ed eventi ad essi dedicati rispecchiano tali cambiamenti? Dopo l’intervista a Ernesto Ferrero (direttore editoriale del Salone del libro di Torino) sul «GdL» di maggio e quella a Juergen Boos (direttore della Fiera del libro di Francoforte) sul numero di giugno, proseguiamo la nostra inchiesta passando dall’Europa agli Stati Uniti con Steven Rosato (direttore di Book Expo America).

Le novità di Francoforte

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2014

di Edward Nawotka

È passato un mese dall’ultima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, occasione che ci permette di fare qualche riflessione su come stanno cambiando gli eventi fieristici a livello europeo. Nonostante, infatti, le nuove tecnologie abbiano rivoluzionato il modo di fare affari permettendo agli operatori professionali di acquistare diritti e scambiarsi informazioni in tempo reale da un capo all’altro del mondo, saloni e fiere come Torino o la Buchmesse rappresentano ancora un’imperdibile opportunità di consolidare o instaurare relazioni, di aggiornarsi professionalmente, di fare business. Il 2015 sarà un anno importante perché da un lato vedremo concretizzarsi la partnership tra il Salone di Torino e la Buchmesse, con la Germania come Paese ospite della manifestazione italiana, dall’altro la Fiera di Francoforte introdurrà alcuni importanti cambiamenti, sia strategici che logistici, nell’impianto dell’evento di cui diamo conto nell’intervista di Edward Nawotka (Editor in Chief di «Publishing Perspectives» e collaboratore abituale del «GdL») a Juergen Boos (direttore della Fiera del Libro di Francoforte). Mutamenti di cui speriamo si possa giovare al più presto anche l’Italia, per il momento nient’affatto soddisfatta della prima ipotesi di collocamento prospettata dalla Fiera. Del resto, quella del nostro Paese resta pur sempre la sesta/settima editoria mondiale e l’auspicio dell’Aie è che l’Italia possa riguadagnare al più presto, anche logisticamente, una posizione di primo piano nel contesto fieristico internazionale.

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