La rivistaIl contesto del cambiamento
di Elena Vergine
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10.1390/GDL_201501_contesto_cambiamento
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Quale sarà il futuro dell’ecosistema librario così come lo conosciamo oggi?
L’impatto della crisi economica generale e l’avvento delle nuove tecnologie all’interno della filiera editoriale hanno imposto un sostanziale ripensamento delle logiche cui eravamo abituati. Ma come interpretano il periodo attuale i principali attori dello scenario professionale?
Dopo il parere dei librai e dei piccoli editori, intervistati rispettivamente sul numero di novembre e di dicembre 2014 del «GdL», vi proponiamo adesso il punto di vista degli esponenti di due dei principali gruppi editoriali italiani, Feltrinelli e Gruppo Gems.
Una fiera come lente
di Giovanni Peresson
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10.1390/GDL_201501_fiera_lente
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Cosa può dire, oggi, Più libri più liberi rispetto allo stato di salute dell’editoria italiana
in generale e, in primo luogo, di quello della piccola editoria cui la manifestazione è dedicata? In questo senso le fiere, i saloni del libro, i festival letterari hanno, per tutti gli anni Ottanta e successivi, anticipato tendenze, gusti e comportamenti dei lettori. La domanda è se lo siano ancora.
Alcuni dei dati dell’edizione 2014 di Più libri (ma per il 2013 valeva un discorso analogo) indicano qualcosa d’altro.
Prendiamo ad esempio i visitatori, il cui numero resta sostanzialmente stabile (ma con un certo grado di fedeltà o di ricambio?). Nel 2014 (su cinque giorni di apertura) abbiamo lo stesso numero di ingressi del 2011, anno «uno» della crisi. Solo a titolo di raffronto, i forti lettori sono diminuiti nel nostro Paese del 4%. Segni di una tenuta e di un avvicinamento del flesso della curva discendente? Più comunicazione, più appuntamenti? La dimensione «evento» che cattura sempre la gente, anche se bisogna attraversare tutta la città per arrivare al palazzo dei Congressi dell’Eur? Forse, ma intanto è un +1% rispetto al 2011.
La versione di Marta Baroni: Più libri
di Marta Baroni
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10.1390/GDL_201501_marta_baroni
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Più libri più liberi è una fiera bellissima, ma assai stancante! Per fortuna che dietro le quinte di questa importante manifestazione c'è un team professionale ed appassionato, senza dimenticare le colonne portanti della fiera: i lettori.
Con questa bella tavola inauguriamo la nostra collaborazione con Marta Baroni, illustratrice giovane e brava, che con i suoi lavori disegnerà per noi il 2015 dell'editoria italiana.
Dove finisce la libertà
di Laura Darpetti
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10.1390/GDL_201501_finisce_liberta
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Solo una persona su sette vive in un Paese «libero». Questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto di Freedom House, organizzazione non governativa statunitense che monitora annualmente i livelli dell’indipendenza editoriale e della libertà di stampa nel mondo: il 2014 vede gl’indici più bassi dell’ultimo decennio. Tra le cause, la regressione delle condizioni di molti Paesi del Medio Oriente come Egitto, Libia e Giordania, i disordini e gli arresti di editori e giornalisti in Turchia, Ucraina e in vari Paesi dell’Africa.
La classifica di Freedom House assegna a ogni nazione un punteggio da 1 a 100, a cui si aggiungono ulteriori malus per situazioni particolarmente gravi. Più alto è il punteggio, inferiori sono le possibilità per editori, autori e giornalisti di far sentire la propria voce. Tra i peggiori punteggi troviamo il 193 totalizzato dalla Bielorussia, Paese dell’editore Ihar Lohvinau, che quest’anno ha ricevuto il premio Freedom to Publish dell’International Publishers Association per l’impegno a favore della libertà di espressione. L’editore gestisce l’omonima Lohvinau Publishing House, il cui catalogo comprende opere straniere e locali di letteratura, saggi storici, politici e pubblicazioni d’arte, e che dedica un’attenzione particolare al lavoro degli scrittori bielorussi censurati. La sua libreria a Minsk è un punto di riferimento vitale per l’altrimenti fragile comunità letteraria del Paese.
Il Ministero dell’informazione bielorusso ha ritirato a Lohvinau la licenza di pubblicazione dopo la stampa di un libro contenente la foto di un manifestante aggredito dalla polizia, ed egli è ora costretto a svolgere la sua attività in esilio dalla Lituania.
Letteratura proibita
di Dennis Abrams
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10.1390/GDL_201501_letteratura_proibita
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In un articolo per «The Advocate», Yuan Ren riferisce che all’inizio di quest’anno, nel corso di un «giro di vite a livello nazionale sulla pornografia on line, 20 scrittori, presumibilmente sotto contratto con siti Internet che trattavano narrativa erotica illegale», sono stati arrestati nella provincia di Henan in Cina e numerosi siti Web dai contenuti «espliciti» sono stati chiusi.
L’aspetto più interessante in questa vicenda è che gli scrittori in questione erano per la maggior parte giovani donne, tutte autrici di quel sottogenere della narrativa gay conosciuta come «dan mei», un genere che si è guadagnato un pubblico vasto quanto fedele in tutta la Cina, Paese in cui l’omosessualità è tuttora stigmatizzata.
Il «dan mei» è una declinazione di quella che in Occidente viene chiamata «slash fiction» che quando prese piede negli Stati Uniti, durante gli anni settanta, mostrava coppie di personaggi maschili provenienti da popolari show televisivi come Star Trek, alle prese con storie d’amore omosessuale non autorizzate.
La slash fiction ha fatto la sua comparsa in Cina negli anni Novanta, sotto forma di «yaoi» (o «boy’s love») – una tipologia di manga giapponese – ma, come scrive Yuan, pur concentrandosi sull’amore tra uomini, il «dan mei» (che letteralmente significa «indulgere alla bellezza») ha sorprendentemente spopolato presso un target esclusivo:
lettori e autori sono principalmente giovani donne e ragazze eterosessuali.
Oltre la censura
di Elena Refraschini
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10.1390/GDL_201501_censura
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La Vijecnica è il gioiello di Sarajevo: con i suoi colori pastello e le sue linee eleganti, il palazzo in stile neo-moresco, originariamente sede del municipio, si specchia nella Miljacka dal 1894, quando la Bosnia faceva parte dell’impero Austro-Ungarico.
Soltanto nel 1949 l’edificio fu scelto come sede della biblioteca, e tutti lo chiamano ancora Vijecnica, «il municipio».
A vederlo oggi, sembra impossibile che il palazzo sia sopravvissuto a due guerre mondiali e al più lungo assedio nella storia militare moderna. Il suo colonnato ocra e rosso è stato più volte testimone della storia: fu proprio lì che l’automobile che trasportava l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria si fermò, poco dopo essere scampata ad un primo attentato; e fu pochi metri più avanti, in corrispondenza del Ponte Latino, che Gavrilo Princip sparò quei due colpi che segnarono l’inizio della Grande Guerra (nell’era jugoslava il ponte in effetti era stato ribattezzato Principov most).
Nell’aprile del 1992, quando crolla il sogno di una Jugoslavia unita, le forze serbo-bosniache circondano Sarajevo, soffocandola in una stretta che si sarebbe prolungata per 43 mesi. I viveri scarseggiano, il carburante anche, e vengono colpiti obiettivi strategici: ospedali, mezzi di comunicazione, industrie.
Nessuno crede ai propri occhi, però, quando nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 1993 è la Vijecnica a cadere vittima della follia bellica. «Urbicidio», lo chiamano i bosniaci: l’aperta volontà di distruggere il patrimonio culturale di una città e di un popolo. Ed è proprio questo che succede quando, in tre giorni di rogo, viene distrutto il 90% del patrimonio della biblioteca che comprendeva due milioni di libri, periodici e documenti, tra cui almeno 155mila esemplari rari e 478 preziosi manoscritti: libri d’ore, documenti catastali di epoca ottomana, manoscritti miniati di preziosa bellezza.
C'era una volta la Gdo
di Giovanni Peresson
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10.1390/GDL_201501_volta_Gdo
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C’era una volta la Grande distribuzione che anno dopo anno erodeva, quote di mercato alle care vecchie librerie.
Potrebbe cominciare così una riflessione sulla Gdo oggi. Non ci riferiamo naturalmente alle librerie aperte nelle gallerie dei centri commerciali che sono arrivate ben dopo l’inizio della nostra storia, ma piuttosto al «banco libri» presente all’interno di supermercati e grandi magazzini.
Se fino a qualche tempo fa era proprio la Grande distribuzione a mettere paura alle librerie, oggi a destare preoccupazione è piuttosto l’impetuosa crescita dell’e-commerce fisico e digitale che impone agli spazi tradizionali di ripensarsi e trovare benefit nuovi per i propri clienti, individuando nuove nicchie da cui ricavare i fatturati e le marginalità perdute.
Il libro entra nella grande distribuzione nel 1975 (con un tentativo di Coop), ma sarà solo con la metà degli anni Ottanta – e con la nascita di piattaforme logistiche e di servizio dedicate – che inizierà la vera e propria travolgente ascesa del canale. Traducendo in euro i valori di mercato di allora, la Gdo valeva nel 1986 circa 5,2 milioni di euro che nel 1989 crescevano a 44,4 fino a raggiungere, nel 1990, quota 51,6 milioni. Una crescita esponenziale, in poco meno di cinque anni, sia in termini di venduto che di punti vendita aperti. Si passa cioè da una quota di canale dell’1,5% del 1986 all’8,8% del 1990 (Fonte: Demoskopea).
Quote di canale sottratte soprattutto alla libreria e, parzialmente, ai club del libro.
Da allora la quota di mercato della Gdo è continuata a crescere. Nel 2007 rappresentava il 17,5% delle vendite di libri nei canali trade per salire al 18,0% nel 2009, valore che resta il picco massimo raggiunto fino ad oggi: nel 2013 la Gdo rappresentava il 15,5% delle vendite e le stime che vengono proposte a chiusura del 2014 la collocano tra un 14,3%-14,5% per l’anno appena trascorso.
A spasso per Parigi
di di Valeria Pallotta
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10.1390/GDL_201501_Spasso_Parigi
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Da dopo l’estate a Parigi si respira un’aria diversa, forse più consapevole delle sfide cui la filiera è chiamata. Le clamorose dimissioni del ministro della cultura Aurélie Filippetti, da sempre «pasionaria» di libri e librerie nonché artefice della legge cosiddetta «anti-Amazon»; gli scontri tra Amazon e Hachette recentemente conclusasi con l’accordo di editore e retailer; il botta e risposta tra spese di spedizione imposte dalla legge francese di marca filippettiana e il prezzo, simbolico, ad un centesimo fissato beffardamente da Amazon, sono tanti tasselli che hanno alimentato un forte dibattito in questi mesi.
Per ripercorrerne le tappe salienti, dopo l’intervista alla Gilbert Joseph uscita sul «GdL» di novembre, abbiamo deciso di sentire il parere di due librai indipendenti e di una storica libreria italiana, che quest’anno festeggia i suoi trent’anni a Parigi.
I cinque passi
di Andrea Boscaro
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10.1390/GDL_201501_cinque_passi
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Il 2015 è ormai cominciato e tutti abbiamo terminato l’anno con i tradizionali buoni
propositi: maggiore attività fisica, meno stress, più attenzione alle cose veramente
importanti.
Pur non coincidendo con la prima, il miglioramento della nostra presenza sul digitale rientra a buon titolo fra le ultime ed è dunque un esperimento interessante scattare una fotografia del nostro sito, del suo posizionamento sui motori di ricerca, della performance legata alla presenza dei nostri titoli nelle librerie on line e sui social media.
Il primo passo consiste nell’affrontare l’adeguatezza con la quale il nostro sito è trovato, visualizzato e navigato sui dispositivi cellulari: tale aspetto non è secondario perché – stando agli ultimi dati forniti da Audiweb – nel giorno medio 21 milioni di italiani si connettono ad Internet. Di questi, solo 13 milioni lo fanno da Pc, mentre quasi 16 milioni e mezzo di persone navigano da smartphone e tablet. In entrambi i casi, ciò che dobbiamo assicurarci non è soltanto la visualizzazione del nostro sito, ma la capacità di essere trovati nei momenti in cui tali ricerche vengono condotte.
Un buono strumento per poter effettuare un check-up della nostra presenza sul mobile è Google Speed Tester che restituisce l’esperienza di navigazione e la velocità di caricamento delle pagine: caratteri troppo piccoli o immagini troppo pesanti verrebbero sottolineati per consentire un miglioramento progressivo non solo a favore del lettore, ma del motore di ricerca.
La lettura fotografata #2
di Redazione
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10.1390/GDL_201501_lettura_fotografata
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In questo numero vi presentiamo la seconda tornata delle 30 fotografie che componevano la mostra La Lettura fotografata, organizzata dall'Associazione italiana editori in occasione di Bookcity 2014 ed esposta presso i frigoriferi milanesi.
Diritto per tutti
di Sandro Pacioli
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10.1390/GDL_201501_diritto_tutti
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La produzione di quella macro area di mercato che va sotto la denominazione di
«editoria professionale» si è progressivamente ristretta nei numeri assoluti della
produzione. Nel 2013 erano state pubblicate complessivamente 8.658 opere contro
le oltre 10 mila dell’anno precedente (-15,3%). Quest’anno – dobbiamo limitarci a considerare i primi 10 mesi – sembrerebbe confermarsi un ulteriore calo visto che a ottobre siamo poco sopra i 5.500 titoli. Difficilmente possiamo immaginare un recupero tale da portare il 2014 a valori superiori a quelli dell’anno precedente (nel 2013 a novembre e dicembre erano usciti 1.263 titoli). Dunque un 2014 che potrebbe chiudersi con 6.800-7.000 titoli (l’andamento mensile delle uscite nella sezione Numeri di questo stesso Gdl).
Il macrosettore nel 2012 valeva il 15,3% della produzione complessiva dell’editoria
italiana, valore che è sceso al 13,5% l’anno successivo ed è pari al 10,6% nei primi
10 mesi del 2014.
Un macrosettore che ha una sua specifica particolarità data dal peso che ha il segmento Diritto sulla produzione complessiva. Il 40% dei titoli che escono appartengono a questa categoria (a sua volta effetto dell’intricata, complessa, ondivaga e interpretativa produzione legislativa del nostro Paese). Il segmento è in calo (tra 2012 e 2013 perde il 23%, forse anche a causa delle banche dati legislative) come lo sono tutti gli altri settori:
economia (dove è compresa la categoria marketing) con un -11,9%; medicina -11,8%; scienze -3,3%; tecnologia -12,3%.
Cresce solo l’informatica (+12,2%), ma con un numero di titoli che non arriva complessivamente a 300.
I libri dei professionisti
di Gabriele Pepi
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10.1390/GDL_201501_libri_professionisti
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Il cambiamento dei bisogni formativi e di aggiornamento di avvocati e praticanti, ma anche dei professionisti che, a livelli diversi, hanno a che fare nel lavoro di tutti i giorni con la materia, unitamente alla crescente diffusione delle banche dati di dottrina e giurisprudenza, ha imposto agli editori specializzati una risposta veloce e coerente rispetto alle nuove esigenze della propria utenza.
Ecco perché, come commenta Valentina Patimo, Neldiritto Editore, «il mercato dell’editoria giuridica è sempre più orientato verso l’espansione di un’offerta in grado di raggiungere l’utente a basso costo e ovunque si trovi, quindi anche al di fuori del proprio studio professionale o sede lavorativa».
Il professionista, che in precedenza non aveva altra possibilità se non quella di procedere all’acquisto del singolo prodotto editoriale di riferimento che conteneva gli aggiornamenti di cui aveva bisogno, ora si rivolge ai prodotti on line per immediatezza e convenienza.
Professione avvocato
di Lorenza Biava
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10.1390/GDL_201501_professione_avvocato
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La manualistica professionale dedicata al mondo giuridico è un evergreen sugli scaffali delle librerie italiane. Capire perché è semplice visto che, secondo gli ultimi dati diramati dall’Ordine degli avvocati iscritti agli albi, nel 2013 erano 230.435 con una proporzione di 3,8 avvocati (sino a 6,7% per la regione Calabria!) per ogni 1.000 residenti e un tasso annuo di crescita dell’1,6% (nel 1995, quando però gli avvocati erano solo 83.090, era l’11,6%). Dato forse ancor più interessante, anche se aggiornato al 2012, è il reddito medio di questi professionisti che si aggirava, due anni fa, attorno ai 46.921 euro annui, in costante decremento però anno su anno. A questi si aggiungono gli oltre 30.000 aspiranti che hanno sostenuto la prova scritta per l’esame di avvocatura nel 2014 e che, almeno in parte, sono entrati nel novero di coloro che per mestiere devono essere costantemente aggiornati sulle ultime novità che interessano l’esercizio della professione.
Quali sono i bisogni di questa schiera di professionisti e come può rispondervi la libreria? Lo abbiamo chiesto a Fabio Barlassina, libraio con più di trent’anni di esperienza nel settore della manualistica e, dal 1980, alla libreria Hoepli di Milano.
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