Questo articolo è dedicato a chi è digiuno di social network o ne ha scarsa dimestichezza o pensa che siano una gran perdita di tempo. I tre social network che in questo momento vanno per la maggiore sono Twitter, Facebook, e Linkedin, e parleremo soprattutto di quest’ultimo, perché probabilmente è quello più utile per la vostra professione.
Twitter ha un Dna che lo rende consono ai politici, ai leader (di ogni tipo) o agli aspiranti tali che vogliono vivere dandosi costantemente in pasto al loro pubblico, per attingervi consensi e per consolidarlo.
Facebook dal canto suo ha un Dna ludico/edonistico che ne fa un buon veicolo di marketing «glocal» (nicchie di mercato verticali di estensione planetaria): è basato sul principio sottile della condivisione emotiva, per cui io «compro» solo ciò che già amo e che fa parte del mondo dei miei desideri, Facebook mi riconosce e io mi riconosco nei miei contatti (una case history interessante e di successo è quella dei Rolling Stones, la cui disamina ci porterebbe
però troppo lontano). Linkedin è invece basato sulla pura condivisione dell’informazione professionale. È un colossale bazar planetario che si regge sullo scambio delle informazioni, delle «skill», dei «know how», dei curricula. Ci si mette in vetrina allestendo il proprio stand virtuale e si gironzola per un assaggio (gratuito) delle mercanzie esposte dai colleghi del pianeta. Si vende, si compra, si impara – e, come vedremo, si può facilmente conquistare visibilità.
Network buono per i «senior» che possono scoprire senza costi talenti giovanili, in barba alle società di head hunting . Buono per le società di head hunting che attingono informazioni e le intermediano per chi disdegna il contatto diretto o pensa che, appunto, sia una perdita di tempo. Ma Linkedin è un network buono anche per i «junior» intraprendenti, quelli che una volta
spedivano per posta curricula col ciclostile e che oggi hanno a disposizione una fantastica vetrina per farsi conoscere.