«Linus» è la rivista che ha contribuito a fare la storia italiana del fumetto. Della storia del genere e delle nuove tendenze abbiamo discusso con Stefania Rumor.
La vostra realtà editoriale è presente da lungo tempo nel panorama italiano del fumetto. Possiamo dire che avete contribuito a farne la storia.
Stefania Rumor (Direttore di «Linus»). «Linus» esiste da quasi cinquant’anni. È la rivista che prima in Europa ha reso evidente come i fumetti fossero un prodotto narrativo in grado di competere con la letteratura «seria», scardinando l’idea dominante che il fumetto fosse tutto sommato il portato di una sottocultura per bambini. Nell’editoriale del primo numero si afferma: «Questa rivista è dedicata per intero ai fumetti», dove per fumetti s’intende letteratura di buona qualità, senza pregiudizi intellettualistici, mescolando fumetti moderni (i Peanuts) a classici, inediti e quant’altro. L’unico criterio della scelta è quello della qualità di questa «letteratura grafica», definizione che anticipa di due decenni il pensiero di Art Spiegelman e di tutta una serie di autori allora giovani e inediti sul valore della «graphic novel». Anche se, come ho detto, «Linus» è stata in un certo senso la prima rivista ad affermare il valore letterario della «graphic novel», è poi rimasta sostanzialmente fedele alle origini pubblicando principalmente strisce e scegliendo dunque di rimanere fuori dai giochi editoriali che oggi, a livello italiano come internazionale, ne stanno affermando con forza la presenza negli scaffali delle librerie e nella narrativa contemporanea. È una scelta di politica culturale che rafforza e affianca a sempre nuovi autori americani il meglio delle novità italiane e europee.
Ormai certe strisce, penso a Doonesbury o ai nuovi autori spagnoli e italiani, hanno la forza del romanzo breve, insieme all’incisività dell’aforisma.