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Editori

Dateci credito

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Lorenza Biava

La ricerca di risorse finanziarie da parte delle piccole e medie imprese italiane per finanziare nuovi investimenti rappresenta uno dei temi cruciali per la ripresa dalla congiuntura economica. Certamente la questione non si esaurirà quest’anno ma si prolungherà nel 2014 e nel 2015. Ma se l’impresa manifatturiera è una casa editrice, magari con una scarsa capitalizzazione e il cui capitale è costituito da «autori», tutto diventa più difficile. «È assolutamente uno dei temi più caldi in questo momento per i piccoli e medi editori – esordisce Vittorio Anastasia, editore di Ediciclo, che nel direttivo del Gruppo dei piccoli editori di Aie si occupa di questi temi –. All’interno del Gruppo ci stiamo infatti impegnando per individuare possibili convenzioni che agiscano sugli aspetti funzionali dell’attività della casa editrice. Lo scopo è quello di trovare degli accordi che consentano agli associati di ricavarne agevolazioni e benefici.»

Decreto 231: le Linee guida

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Gianmarco Senatore

231, che mai sarà e cosa centrano gli editori con questa nuova qabbaláh numerica? Nel 2001 il decreto legislativo 231, appunto, fissava a carico delle aziende (tutte) sanzioni pecuniarie e interdittive (come la sospensione o l’interruzione dell’attività) anche molto pesanti (prevedendone l’applicazione da parte del giudice penale), in occasione dell’accertamento di reati da parte delle persone interessate, graduando la pena e le sanzioni tra un minimo e un massimo in considerazione della gravità dei fatti e del comportamento della società stessa. Il concetto sul quale ruotava (nel 2001) la nascente disciplina della responsabilità giuridica delle società, delle associazioni e delle altre persone giuridiche rispetto ai reati commessi da propri dipendenti o collaboratori a vantaggio, o comunque nell’interesse, degli enti stessi, sanciva in qualche modo il superamento del principio della personalità della responsabilità penale. Il legislatore aveva cioè ritenuto di aggiungere alla responsabilità personale degli autori materiali dei reati – e alle conseguenti sanzioni già previste dalle norme penali – anche quella delle aziende o degli enti (tutti) che possono avere tratto giovamento, dalla commissione di tali illeciti.

Editori over the top

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Lorenza Biava

Realizzata sulla base dei dati 2012 dalla Rudiger Wischenbart Content and Consulting, la settima classifica dell’edizione mondiale condotta da «Livre Hebdo» restituisce, complessivamente, l’immagine di un settore in cui sembra essersi realizzata una sorta di tregua rispetto alla crisi imperante, almeno per quanto riguarda gli «over the top» della galassia editoriale. Il giro d’affari complessivo dei 50 principali gruppi editoriali (quest’anno il numero degli editori che hanno fatturato più di 150 milioni di euro, e che sono quindi entrati di diritto nel classement, è salito a 84) è infatti tornato ad assestarsi su valori che, se non possono dirsi pre-crisi, se non altro sono in crescita rispetto all’anno precedente. Il fatturato di questi gruppi – considerato, lo ricordiamo, in base al giro d’affari al netto di tasse indicato sul bilancio di esercizio 2012 e comprendente, almeno nelle dichiarazioni, le sole voci riconducibili alle attività editoriali librarie vere e proprie, i club e alcune attività e prodotti connessi come la distribuzione o le banche dati (non sono comprese la stampa quotidiana e periodica) – raggiunge nel 2012 quota 54,8 milioni di euro e torna ad assestarsi su valori vicini a quelli del 2010 quando si aggirava sui 54,0 milioni di euro. Si tratta di un valore complessivo che torna a salire dopo la tragica caduta dello scorso anno quando, per effetto della crisi, il fatturato dei Top 50 si era fermato a quota 52,7 milioni di euro.

Gli europei in America

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Edward Nawotka

Da assiduo frequentatore della Fiera del Libro di Francoforte, mi capita spesso di imbattermi in editori italiani che mi domandano «Perché gli editori americani non traducono più libri? Perché i lettori americani non leggono più libri tradotti? Sono xenofobi?» Sono domande lecite, che meritano di essere approfondite. Per prima cosa, un po’ di informazioni. Open Letter Books dell’Università di Rochester, un editore di narrativa straniera, ha una banca dati aggiornata annualmente che tiene traccia del numero di opere letterarie tradotte (narrativa e poesia) pubblicate negli Usa ogni anno. A settembre – alla fine del terzo trimestre dell’anno – erano una trentina i libri pubblicati tradotti dall’italiano, da titoli di saggistica alta come Storia della mia gente di Edoardo Nesi, vincitore del Premio Strega, fino a letture più leggere come Andrea Camilleri. L’italiano è tra le cinque lingue più tradotte negli Usa, in genere insieme a spagnolo, francese e tedesco. In un’annata normale, in America i titoli tradotti e pubblicati sono meno di cinquecento. È un numero irrisorio, soprattutto considerando che, compresi i titoli del self publishing, ogni anno negli Usa le pubblicazioni di libri superano il milione. Ma, come sempre quando si parla degli Usa, bisogna considerare le proporzioni. Gli abitanti sono circa 330 milioni, distribuiti su un’area che, a pari estensione sul territorio europeo, andrebbe dalla Groenlandia a Mosca. Il cuore dell’Europa starebbe dentro al solo Midwest; lo stato dove vivo, il Texas, è da solo più grande della Francia.

Il boom del New Adult

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Elena Refraschini

Con le librerie invase da titoli romance e Young Adult (Ya), era solo una questione di tempo prima che una nuova etichetta facesse il suo ingresso nell’arena: quella del New Adult (Na). Gli editori e gli agenti di tutto il mondo ne parlano, i librai ne parlano (spesso senza troppe lusinghe), i bibliotecari ne parlano. Ma di cosa si tratta? Innanzitutto, partiamo dalla definizione. Pare che il termine sia stato coniato dalla St. Martin’s Press quando indisse un concorso nel novembre 2009 mirato alla selezione di opere con protagonisti «slightly older than Ya» e con temi che potessero interessare anche gli adulti: «Visto che i ventenni divorano i libri Ya, stiamo cercando opere di fiction simili al genere Young Adult ma che possano anche essere pubblicate e pubblicizzate con in mente un pubblico adulto – un older Ya o new adult» (corsivo nostro). Per quanto sia difficile descrivere un intero genere, specialmente quando nuovo e in evoluzione come il Na, è possibile trovare alcuni tratti in comune a molti libri pubblicati in questa categoria. I protagonisti hanno di solito tra i 18 e i 25 anni, hanno quindi finito il liceo e sono studenti al college (oppure, hanno appena finito il college e sono alla ricerca del primo impiego). Questa fase della vita è molto simbolica per un giovane statunitense (il fenomeno è nato infatti Oltreoceano): si trova per la prima volta a vivere senza la famiglia, in un luogo a lui sconosciuto, con amici nuovi, sfide nuove, per la prima volta deve prendere scelte importanti dal punto di vista della carriera. Insomma, un’età di prime volte importanti. Naturalmente, la questione che fa più discutere è quella relativa alle prime esperienze sessuali, che di solito sono escluse o quasi nei libri strettamente Ya (ricordiamoci che Bella ed Edward, l’eterna coppia della saga di Twilight, aspettano il matrimonio e più di mille pagine per compiere il grande passo).

Il peso della stampa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Emilio Sarno

La produzione sta cambiando. Non ci stiamo riferendo al mix di generi che le case editrici propongono al mercato, e neppure alla crescente integrazione (già nella fase produttiva del processo editoriale) in cui carta e digitale hanno una lavorazione «parallela» per venir distribuite poi su canali di vendita diversi: canali fisici e librerie on line da una parte, store di e-book dall’altra. Ci riferiamo proprio alle «quantità» di libri prodotti dall’industria editoriale italiana. I due grafici che corredano l’articolo e che mostrano come sono cambiate le cose in questi anni sono già estremamente eloquenti e considerano i tanti segmenti che compongono la varia adulti (non abbiamo considerato l’editoria educativa soggetta a dinamiche sue proprie né quella destinata a bambini e ragazzi). L’arco di tempo che abbiamo considerato è abbastanza lungo, così da evitare possibili «effetti best seller» che potrebbero in qualche misura inquinare il dato in un semplice confronto anno su anno (il 2012 sul 2011, ecc.).

L'editoria del mondo arabo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Elena Refraschini

Una delle aree d’investimento che si stanno facendo sempre più presenti negli ultimi anni per gli editori occidentali è la «Mena» – quell’area che unisce Medioriente e Nord Africa e che comprende Paesi tanto diversi come l’Egitto, la Tunisia, il Libano, il Marocco, l’Iran, e gli Emirati Arabi Uniti e che, in totale, ospita circa 381 milioni di persone. Mentre l’industria editoriale di alcuni Paesi è stata messa in ginocchio da crisi politiche senza precedenti (in particolare è il caso dell’Egitto o della Tunisia), in altri, ingenti investimenti fanno sì che il settore si sviluppi e attragga anche l’attenzione delle editorie occidentali. Nonostante il centro dell’attività editoriale dell’area sia sempre stato il Libano (è sua infatti una delle industrie più antiche nonchè la sede di molti editori di lingua araba, tanto che è stato anche coniato il motto «l’Egitto scrive, il Libano pubblica, l’Iraq legge »), è negli Emirati che oggi si concentra un flusso di investimenti tale da attrarre l’attenzione dell’industria locale e internazionale. L’Abu Dhabi International Book Fair soprattutto, ma anche la Sharjah International Book Fair stanno, anno dopo anno, diventando appuntamenti imperdibili per i professionisti del settore. Basti pensare che a Sharjah il governo mette a disposizione tre milioni di dollari l’anno per la fiera, mentre oltre sessanta milioni vengono destinati all’implementazione di una solida industria editoriale. Cifre così importanti non possono non far storcere il naso ai più cinici, che vedranno facilmente la connessione tra gli investimenti e il petrol-dollaro. Ma non si tratta solo di questo.

La realtà di Lia

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Rosa Mugavero

Da sempre dicembre è il mese in cui si tirano le somme sull’anno che sta per concludersi e così anche per Lia-Libri italiani accessibili è il tempo dei bilanci. Avviato nel gennaio 2011, grazie ad un finanziamento del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, sotto il coordinamento di Associazione italiana editori e della sua società controllata Ediser e in stretta collaborazione con Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, lo scorso giugno, come è noto, Lia è diventato un vero e proprio servizio che consente ai lettori non vedenti e ipovedenti di accedere alle ultime novità editoriali negli stessi modi e negli stessi tempi di tutti gli altri lettori (R. Mugavero, Da progetto a servizio, «GdL», 7/8, luglio/agosto, 2013, pp. 42-43). In concomitanza con la presentazione ufficiale del progetto, tenutasi alla Sala delle Colonne di Palazzo Marini a Roma, è stata infatti messa online sul sito www.libriitalianiaccessibili.it la vetrina Lia su cui è disponibile un ampio catalogo di e-book di narrativa e saggistica accessibili anche alle persone con disabilità visive, che possono essere acquistati sulle librerie on line Bookrepublic, UltimaBooks, net-ebook di Mediaworld e Deastore oppure presi in prestito attraverso la piattaforme digitali di MediaLibraryOnline e, dallo scorso ottobre, anche attraverso quella di Rete Indaco.

La Roma del libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Paola Sereni

La ricchissima mappa dei luoghi del libro curata da Più libri ci permette di gettare uno sguardo più approfondito sulle tante realtà che costellano il tessuto urbano di Roma. Abbiamo chiesto ad alcune di queste di raccontarsi e di illustrare quali attività hanno portato avanti tra il 27 novembre e l’8 dicembre durante Più libri più luoghi, il fuori fiera di Più libri che per la prima volta le ha messe in rete in un progetto organico.

Lo scaffale dell'editore

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Serena Baccarin

Editore e libraio sono figure complementari dello stesso mondo professionale e accade non di rado che i due profili si sovrappongano. Accanto alle catene dei grandi gruppi editoriali e le librerie show-room dei piccoli editori, molte case editrici indipendenti hanno deciso di aprire o di rilevare una libreria di varia. Come si presentano queste librerie in termini di assortimento e quali sono le opportunità che nascono dall’acquisizione di un canale fisico? Ne abbiamo discusso con Ilaria Rodella (Libreria Corraini ExTemporanea 121+ di Milano), e con tre rappresentanti del circuito librario-editoriale indipendente romano: Vincenzo Gallico (responsabile di Fandango Incontro), Romano Castellani (direttore delle Libreria Fanucci) e con Andrea Esposito (socio della Libreria Minimum Fax).

Nobel vs Strega

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Oddina Pittatore

Non è una novità che vincere un prestigioso premio letterario possa fare la fortuna dello scrittore, e la gioia dell’editore, moltiplicando le vendite da un giorno all’altro. È meno noto, invece, quanto duri la spinta nel tempo, se gli effetti siano temporanei o duraturi e se incidano in modo differente sui diversi titoli pubblicati dall’autore. La visibilità offerta dal riconoscimento dà carburante a un solo libro o all’intera opera in commercio? Avrà la forza di trainare anche le nuove uscite? Porterà a nuove edizioni, traduzioni, cambi di editore? Per scoprire le conseguenze meno conosciute dei premi abbiamo messo a confronto i tre Strega più recenti, conferiti a luglio degli ultimi tre anni, (Walter Siti con Resistere non serve a niente, Rizzoli, 2013; Alessandro Piperno con Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi, Mondadori, 2012; Edoardo Nesi con Storia della mia gente, Bompiani, 2011) con gli ultimi tre Nobel assegnati alla letteratura nel mese di ottobre (Alice Munro, 2013, che, alla data della premiazione, ha 10 opere pubblicate con Einaudi e 1 con Mondadori; Mo Yan, che nel 2012 aveva 5 titoli nel catalogo Einaudi e 1 con Nottetempo; Tomas Tranströmer, che nell’ottobre 2011 aveva 1 raccolta con Herrenhaus e 1 con Crocetti).

Se gli editori fanno rete

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2013

di Paola Sereni

Roma è una città di cui tutto si può dire tranne che manchi di cultura. Perché allora, pur essendo culla di moltissimi editori indipendenti, di librerie, di biblioteche e di attivissime associazioni culturali, stenta ad essere percepita come una città «del libro»? Ne abbiamo discusso con Silvia Barbagallo che ha curato Più libri più luoghi, il calendario degli eventi off della fiera di Più libri dal quale quest’anno è nato il progetto della «Roma del libro», una mappa durevole pensata per raccogliere, quartiere per quartiere indirizzi e siti delle principali realtà che operano nel mondo del libro.

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