Una delle aree d’investimento che si stanno facendo sempre più presenti negli ultimi anni per gli editori occidentali è la «Mena» – quell’area che unisce Medioriente e Nord Africa e che comprende Paesi tanto diversi come l’Egitto, la Tunisia, il Libano, il Marocco, l’Iran, e gli Emirati Arabi Uniti e che, in totale, ospita circa 381 milioni di persone. Mentre l’industria editoriale di alcuni Paesi è stata messa in ginocchio da crisi politiche senza precedenti (in particolare è il caso dell’Egitto o della Tunisia), in altri, ingenti investimenti fanno sì che il settore si sviluppi e attragga anche l’attenzione delle editorie occidentali.
Nonostante il centro dell’attività editoriale dell’area sia sempre stato il Libano (è sua infatti una delle industrie più antiche nonchè la sede di molti editori di lingua araba, tanto che è stato anche coniato il motto «l’Egitto scrive, il Libano pubblica, l’Iraq legge »), è negli Emirati che oggi si concentra un flusso di investimenti tale da attrarre
l’attenzione dell’industria locale e internazionale.
L’Abu Dhabi International Book Fair soprattutto, ma anche la Sharjah International Book Fair stanno, anno dopo anno, diventando appuntamenti imperdibili per i professionisti del settore. Basti pensare che a Sharjah il governo mette a disposizione tre milioni di dollari l’anno per la fiera, mentre oltre sessanta milioni vengono destinati all’implementazione di una solida industria editoriale. Cifre così importanti non possono non far storcere il naso ai più cinici, che vedranno facilmente la connessione tra gli investimenti e il petrol-dollaro. Ma non si tratta solo di questo.