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Editori

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rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Giovanni Peresson

«Le copertine sono morte!» grida Craig Mod dal suo e-book Reinventare le copertine (Apogeo, 2013). Sono morte «perché il modo in cui noi tocchiamo il libro digitale è differente dal modo in cui tocchiamo il libro fisico». Affermazione difficile da confutare. Così come difficile è anche evadere la domanda: quale «funzione mantengono le copertine digitali dopo l’acquisto, ma soprattutto prima»? Sottotraccia – ma neppure tanto – il peccato di cui le copertine (e i grafici che le hanno disegnate) si sarebbero macchiati: «nei libri, il design delle copertine si è evoluto massicciamente in uno strumento di marketing». Quello che mi pare certo è che le copertine dei libri sono cambiate in rapporto a due elementi: le trasformazioni che sono avvenute nei canali di vendita e i cambiamenti nel comportamento d’acquistodei lettori. Sono cambiate qualche volta in meglio, altre volte in peggio. Ma questa è solo una questione di sensibilitàgrafica e di sensibilità editoriale. Con la trasformazione della libreria in una libreria a libero servizio (per le librerie Feltrinelli, parliamo ad esempio degli anni ’60), le copertine aniconiche della vecchia Bur o della PBE Einaudi hanno iniziato ad avere sempre minor ragione d’essere perché l’acquisto nel 54% delle vendite stava diventando d’impulso. Le librerie a loro volta iniziavano ad essere alle prese con la crescita dell’offerta (da 8 mila si passa a oltre 30 mila novità) e a un’esposizione dell’assortimento da editore ad argomenti che disintegra la linea grafica della collana. In librerie sempre più grandi, poi, la copertina – oltre a costituire uno strumento di merchandising per il punto vendita, contribuendo ad «arredarlo» – è chiamata a svolgere un ruolo ancor più determinante nell’arrestare davanti a sé il cliente. E allora, siamo nel decennio scorso, è tutto uno spuntare di visi (femminili) e di occhi che ci guardano. Come per le riviste di moda o le pubblicità cercano di sedurci incontrando i nostri sguardi di clienti distratti.

Profondo rosso

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Elisa Molinari

L’ultima fiera del libro che si è svolta lo scorso ottobre a Francoforte l’ha confermato: il 2012, che fa fatto segnare un -7,8% di fatturato nei canali trade, è stato uno degli anni più difficili per il mercato editoriale nostrano tanto che, per la prima volta, la stessa presenza del nostro Paese alla Buchmesse ha visto un calo del 7% nel numero degli espositori italiani. Ma il dato più allarmante è l’emorragia che dall’inizio della crisi ha fatto perdere in due anni il 14% del fatturato, per non parlare di un altrettanto preoccupante calo dell’export e delle difficoltà che hanno registrato anche quest’anno le librerie fisiche (quelle indipendenti passano dal 35% al 32% a fronte di una crescita dell’on line dal 8,9% all’11%). Proprio queste ultime costituiscono uno sbocco d’elezione per fare conoscere ai lettori la proposta editoriale dei piccoli e medi editori che, più dei grandi, beneficiano del lavoro attento del libraio per incrementare le possibilità di incontrare il proprio pubblico. Ma le difficoltà per gli editori indipendenti sono anche altre: dall’impatto delle rese all’allungamento dei tempi di pagamento fino agli oneri finanziari sui bilanci. Ne parliamo con Fabio Del Giudice, direttore di Più libri più liberi.

Publishing's Front Lines

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Edward Nawotka

Negli ultimi dieci anni si è combattuta una sorta di guerra civile nel nostro settore. La linea del fronte è stata perlopiù facilmente identificabile: stampa contro digitale. I tradizionalisti sostengono che la stampa, da millenni a fondamento del settore, rivesta tuttora un ruolo cruciale e che continuerà a trainare il fatturato nell’immediato futuro. I paladini del digitale ritengono che sia giunta l’ora di «innovare» e far leva sulle più recenti tecnologie editoriali per sviluppare nuovi modi di creare e fornire storie ai lettori. La guerra non è finita e i combattimenti sono in una fase di stallo. Nei mercati digitali ormai maturi, la crescita si è in gran parte livellata, e la produzione a stampa si è dimostrata sorprendentemente resiliente. In realtà l’editoria non è in guerra con se stessa. Il vero fronte è contro la miriade di distrazioni digitali che hanno spostato l’attenzione dei consumatori dai libri. Leggi: i videogiochi. Quando il videogioco Grand Theft Auto V è uscito sul mercato lo scorso 17 settembre, ha venduto un numero strabiliante di copie, 11,2 milioni, nelle prime ventiquattro ore, e nei primi tre giorni ha ottenuto vendite per un miliardo di dollari. Il Guinness dei Primati segnala che le sue vendite hanno frantumato sei record mondiali, compreso quello per il maggior fatturato realizzato da un prodotto per l'intrattenimento in ventiquattro ore.

Rassicurare per stupire

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Elisa Molinari

L’art director di Newton Compton, Sebastiano Barcaroli, racconta come progettare copertine accattivanti, giocando con tradizione e creatività. Come cambia la grafica delle copertine in un contesto in cui le librerie sono sempre di meno? Paradossalmente si passa attraverso la rassicurazione per arrivare allo stupore. Logico, ci sono regole – più o meno scritte – che bisogna tenere a mente ogni volta che si affronta una nuova copertina, titoli leggibili, armonia nella composizione, una strizzata d’occhio ad una comprensione immediata di tutti gli elementi contenuti in pochi centimetri quadrati. A quel punto si cerca il modo di rendere l’insieme nuovo e accattivante. In qualche modo è un’opera di continuo rinnovamento, sia all’interno della casa editrice che del mestiere specifico di art director. In un momento di crisi, quanto si punta sulla creatività e sulla sperimentazione? Di nuovo è l’equilibrio tra i due modi di pensare il lavoro creativo a essere fondamentale. La sperimentazione senza una base solida di studio e consapevolezza, di coscienza «storica» se vogliamo, diventa maniera, quando va bene, altrimenti è solo confusione. La creatività, a dispetto di quanto si possa pensare, deve essere educata e quotidianamente indirizzata con metodo. La crisi impone la continua invenzione di modi creativi per spiccare su scaffali rigonfi di proposte, la Newton Compton ha dalla sua una storia fatta di grandi idee, nuove sì, ma che non dimenticano mai la  tradizione.

Riorganizzare per crescere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Intervista a cura di E. Vergine

Il digitale e le nuove tecnologie hanno reso necessari dei cambiamenti a tutti i livelli della filiera editoriale, ma il processo di ripensamento e innovazione dei processi produttivi non è certo cosa da poco. Abbiamo cercato di individuare nel panorama editoriale italiano e internazionale un esempio riuscito di riorganizzazione aziendale per capire quali difficoltà si devono superare e quali passaggi bisogna affrontare per trasformare una casa editrice tradizionale in una realtà a prova di futuro. La United Nation Publications è il dipartimento editoriale delle Nazioni Unite a New York. Fino al 2010 si trattava di un’azienda tradizionale, in cui non esisteva alcuna divisione digitale. La persona che ha trasformato radicalmente il profilo della United Nation Publication è Valentina Kalk, oggi direttrice della Brookings Institution Press di Washington DC.

Scuola di copertine

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Interviste a cura di P. Sereni

Quando pensiamo alle copertine e agli sviluppi grafici della produzione editoriale, il primo settore a saltare alla mente, di solito, è la varia. Eppure anche la scolastica, con i suoi impaginati complessi e l’evoluzione obbligata verso il digitale, è un laboratorio al quale guardare con attenzione per scorgere in nuce le tendenze in atto nel settore. Ne abbiamo parlato con il direttore editoriale di Zanichelli, Giuseppe Ferrari e con Miguel Sal, grafico, che si sono occupati del restyling dell’identità aziendale dell’editore bolognese.

A regola d'App

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2013

di Giorgio Kutz

Arte, design, grafica, fotografia sono temi editoriali con una marcia in più nella versione tablet. L’eccellente impatto visivo dello schermo retroilluminato, l’alta risoluzione, la possibilità di zoomare i dettagli amplificano di per sé l’emozione della «bella immagine». Per architetture, musei e siti d’interesse artistico aggiungiamo il «plus» della geolocalizzazione, che scusate, non è poca cosa. Dopodichè ogni prodotto ha i suoi pregi e i suoi difetti, che vedremo di seguito. Il design Questa breve rassegna di prodotti d’arte e dintorni inizia dal mondo del design industriale, dove la madre di tutte le App è stata senza dubbio quella dell’editrice Phaidon, la prima a esordire con la splendida versione digitale di Design Classics, interamente consultabile off line. Un’operazione coraggiosa di un editore tradizionale che ha saputo scommettere nel migliore dei modi sul digitale. Design Classics per tablet offre infiniti spunti agli addetti ai lavori e suscita emozioni ai non addetti, perché navigare tra i mille oggetti del disegno industriale degli ultimi due secoli è come ripercorrere nella memoria visuale parte della nostra vita e della nostra storia. Ottime immagini, buone schede informative, efficiente motore di ricerca, unico neo nessuna possibilità di sharing, ma una grafica perfetta. Sviluppatore Phaidon Press; prezzo 12,99 euro (caro per i canoni dello store, nulla a fronte della versione a stampa che costa 150 euro). L’ultima arrivata in ordine di tempo è La mano del Designer di Moleskine, con 450 illustrazioni e disegni di designer contemporanei raccolte dal Fai (Fondo ambiente italiano). Anche in questo caso la trasposizione su digitale premia: la grafica è eccellente, il plus sono le immagini zoomabili, e poi qui l’editore ha «osato» lo share, non solo via posta elettronica ma anche con Evernote e coi due principali social network, Facebook e Twitter. Sviluppatore Eidon; prezzo 14,99 euro (la versione a stampa costa 59 euro). Un’altra iniziativa meritoria, ma ancora da tarare tecnicamente per i numerosi bug di navigazione, è la nuova collana di monografie di designer de «Il Sole 24 Ore», Minimum Design. Al momento di andare in stampa è uscita la prima monografia della serie, dedicata a Gio Ponti (lancio gratuito).

Bivi digitali

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2013

di Michela Gualtieri

Il mercato digitale è un terreno vasto ancora  da esplorare, che comprende non solo nuovi prodotti e servizi, ma anche nuove forme di business e nuove soluzioni tecnologiche per i professionisti del libro. Aie si pone in questa prospettiva nelle sue vesti di coordinatore del progetto Tisp (Technology and Innovation for Smart Publishing), il più recente dei progetti varati dalla Commissione europea e volti allo sviluppo tecnologico in ambito editoriale (come i precedenti Arrow, Arrow+, eAccess). Tisp è un network tematico che mira a favorire l’incontro tra aziende editoriali e aziende Ict e che riunisce venticinque organizzazioni di dodici Paesi europei, tra cui le principali associazioni di categoria di entrambi i settori, quattro istituti di ricerca e le fiere librarie di Bologna, Londra e Francoforte. Questi soggetti lavorano allo scopo di creare una piattaforma di scambio di dati, studi, analisi di mercato e business cases, favorendo l’incontro tra i professionisti dei due settori che potranno così elaborare nuovi modelli di business. La strategia di realizzazione del progetto si basa principalmente sulla programmazione di una serie di incontri professionali tenuti in occasione delle fiere e delle conferenze internazionali di maggior rilievo nei settori dell’editoria e delle tecnologie informatiche, occasioni in cui gli editori potranno confrontarsi con il panorama internazionale, traendo spunti e stringendo vantaggiosi rapporti, incontrando personalmente i professionisti del settore digitale. Un esempio di quello che fornitori di contenuti e fornitori di tecnologie possono fare insieme è quello fornito dall’esperienza di Gallimard con i cosiddetti librogame. Non un prodotto nuovo, concepito appositamente per essere fruito su tablet e smartphone, ma un prodotto vecchio che trova, grazie alle tecnologie digitali, nuova vita. I titoli della collana francese Livre dont vous êtes le héros, pubblicata appunto da Gallimard stanno diventando, uno per uno, delle book app, in virtù di una partnership tra l’editore e l’azienda australiana Tin Man Games, che sviluppa videogiochi.

Il diritto di leggere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2013

di Ester Draghi

Da oltre un decennio l’Associazione italiana editori è impegnata sul fronte dell’accessibilità dei contenuti editoriali e la sua attenzione in questo senso l’ha portata ad essere riconosciuta in più occasioni come un interlocutore privilegiato a livello internazionale ed europeo. In seguito a precedenti contatti tra l’Associazione italiana dislessia (Aid) e i singoli editori e data la particolare sensibilità dell’Aie sul tema dell’accessibilità è stata inaugurata una collaborazione tra Aid e Aie, in particolare con il suo Gruppo educativo, formalizzata con un Protocollo d’intesa volto a definire, ordinare e standardizzare le norme relative alla fornitura, da parte degli editori, di libri scolastici accessibili agli studenti affetti da disturbi specifici dell’apprendimento (dsa). Questo accordo si inscrive all’interno di una più vasta azione dell’Associazione che ha come obiettivo la promozione della lettura presso un pubblico di lettori che sia il più vasto possibile e che includa anche coloro che sono affetti da disabilità sensoriali e cognitive. Già dal 2001 infatti è in vigore il protocollo d’intesa tra Aie-Gruppo educativo, la Biblioteca italiana per i Ciechi Regina Margherita di Monza e l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici) che regolamenta la realizzazione e la diffusione dei prodotti editoriali educativi nei formati più opportuni alla loro fruibilità da parte delle persone non vedenti e ipovedenti, nel rispetto delle direttive sul diritto d’autore. Inoltre, dal 2007 al 2009, Aie ha coordinato il progetto europeo Pro-access, focalizzato sulle problematiche dell’accessibilità nell’ambito dei contenuti educativi e meritevole di una menzione di eccellenza dalla Commissione Europea per l’elevata qualità del lavoro svolto e per l’ottimo livello dei risultati ottenuti. Un altro importante e recente traguardo di Aie sul piano delle disabilità visive è rappresentato da Lia-Libri italiani accessibili che, dal giugno di quest’anno, è passato dallo status di progetto a quello di servizio operativo con l’obiettivo di aumentare la disponibilità sul mercato di titoli accessibili di narrativa e saggistica in formato digitale per le persone ipovedenti e non vedenti. L’impegno di Aie – e del suo Gruppo educativo – sul fronte delle disabilità compie infine un ulteriore passo in avanti con il Protocollo di intesa, stipulato lo scorso luglio, che vede l’Associazione porsi come interlocutore istituzionale di riferimento e collaborare con Aid in favore degli studenti affetti da dsa. Ne abbiamo parlato con Giorgio Palumbo, presidente del Gruppo educativo di Aie.

Il futuro dei piccoli editori

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2013

di Antonio Monaco

Tra il 2005 e il 2010 abbiamo avuto un consolidamento della piccola e media editoria, e molti indicatori si sono presentati in crescita: • l’export e l’internazionalizzazione; • il numero di titoli pubblicati e quelli attivi in catalogo; • il fatturato complessivo che passa da 351 a 395 milioni; • e soprattutto l’incidenza % sul totale del numero di novità, che passa dal 35 al 45%, e del fatturato, che passa dal 9,6 all’ 11,6%. Ma ci sono diversi elementi di criticità che corrispondono ad elementi strutturali: • innanzitutto il margine di redditività (il costo di distribuzione cresce in media di oltre il 2%); • ma anche l’incidenza delle vendite di titoli di catalogo diminuisce (dal 24 al 22%); • pur crescendo il numero degli editori censiti (da 5.600 a 7.600), diminuiscono quelli attivi (da 3.100 a 2.700) e quelli con produzione nell’anno (da 1.700 a 1.600); • e, fatto più grave, ne nascono di meno e ne cessano di più. Senza dimenticare la diminuzione del peso delle librerie nel fatturato globale delle case editrici: nel 2001: 80% di cui il 63% indipendenti; nel 2010: 65% di cui il 37% indipendenti. Mentre i gruppi consolidano una presenza dominante nella filiera commerciale (le librerie on line, le catene librarie, le reti promozionali e distributive). Dal 2010 la crisi economica ha colpito con particolare vigore questo settore, che ha visto una generale decrescita delle case editrici attive, una diminuzione dei titoli pubblicati, una drastica riduzione degli addetti, anche se risulta, per quando minimo, un aumento della presenza dei titoli in catalogo (quasi il 2% in più). Osservare le cose con gli occhi del nemico Si tratta dunque di una realtà composita, che deve essere osservata senza compiacimento. Ecco la radiografia più aggiornata (al 2012) della situazione realizzata dall’Ufficio studi Aie su dati dell’Agenzia Isbn. Degli oltre 8 mila codici Isbn «solo» 5.074 fanno riferimento ad aziende editoriali attive (che hanno cioè pubblicato almeno un titolo nell’anno). Di questi un 45% è composto da «microeditori» con un’attività editoriale che non arriva a pubblicare più di 9 titoli all’anno. Mentre possiamo definire editori «in crescita»: le imprese che hanno una produzione di almeno 10 titoli all’anno – significa almeno un titolo al mese in lavorazione, e dunque con un minimo di struttura redazionale, un proprio progetto editoriale, una distribuzione ecc. – sono oggi in Italia 1.326. Di queste case editrici quasi il 65% pubblica non più di 30 titoli l’anno; si arriva all’80% se comprendiamo anche quelli che arrivano a pubblicarne 60.

La mappa editoriale 2013

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2013

di Sandro Pacioli

Per il quarto anno consecutivo il «Giornale della Libreria» propone ai suoi lettori la Mappa dell’editoria italiana. Ma cosa può rappresentare oggi una mappa? E una mappa di un settore come quello dell’editoria? Wikipedia ci dice che «una mappa è una rappresentazione semplificata di uno spazio che evidenzia relazioni tra le componenti (oggetti, regioni) di quello spazio. Una mappa è comunemente una rappresentazione bidimensionale […] di uno spazio tridimensionale. […] Più in generale, le mappe possono essere usate per rappresentare qualsiasi proprietà locale del mondo o parte di esso, o qualsiasi altro spazio». Nel tracciarla, fin dalla prima edizione, ci eravamo spinti a rappresentare anche ciò che poteva apparire fuori dal mondo fisico del produrre e distribuire libri come le aziende (controllate da gruppi editoriali e case editrici) che producono software e studi professionali; il settore delle banche dati; la distribuzione fisica e quella digitale. Dicevamo comunque di una «rappresentazione semplificata». Dall’Agenzia Isbn sappiamo che 8.440 «imprese» hanno un codice Isbn, ma il 56% non aveva pubblicato alcun titolo nel corso dell’anno (il 2012). Quelle attive (hanno pubblicato «almeno un titolo», fino a 9) sono 3.748 (il 44%): microeditori? Le altre case editrici che superano la soglia di 10 titoli all’anno e quindi – dobbiamo supporre – hanno un progetto editoriale ben definito, un piano editoriale e produttivo sviluppato nel tempo,una struttura redazionale e distributiva, sono 1.326. Il 15,0% di tutto.

La parabola di Grey

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2013

di Edward Nawotka

Quest’estate l’editoria statunitense ha attraversato il suo «momento Christian Grey», il protagonista della nota trilogia delle Sfumature di grigio, finendo castigata e mortificata dal suo Governo in nome del libero mercato. I fatti sono ben noti. Nel 2010, in concomitanza con l’arrivo sul mercato dell’iPad, Apple, in collusione con cinque dei sei maggiori editori americani – Hachette, Penguin, Macmillan, Simon & Schuster e HarperCollins – fece cartello e gonfiò i prezzi degli e-book imponendo il suo modello dell’agency pricing. Apple e gli editori furono citati in giudizio dal Dipartimento della Giustizia Usa, a nome di consumatori e pubblici ministeri, e proclamati colpevoli. La pena (al momento ancora del tutto da decidere) per Apple potrebbe essere l’obbligo di sottostare a un controllo prolungato da parte del Governo Usa e aprire in qualche modo l’app store a concorrenti, in primis Amazon. Gli editori dovranno invece restituire 166 milioni di dollari (dei 218 reclamati in totale dai legali dei compratori) ai consumatori. In totale, 24 milioni di acquirenti di e-book saranno rimborsati con 3,06 dollari per ogni titolo best-seller e 76 cent per gli altri titoli da loro comprati tra il 2010 e il 2012. Il «piacere» dei procedimenti legali è stato voyeuristico, con gli osservatori liberi di guardare le strategie di business di Apple, Google, Amazon e dei colossi editoriali, solitamente quasi imperscrutabili. L’impressione che si ricava è dell’aspra competitività che regna in queste industrie ai massimi livelli, e di quanto spesso si lavori nell’illusione delle proprie convinzioni: Apple credeva di poter strappare a Amazon il dominio nel settore degli e-book con il lancio dell’iPad, mentre Google – secondo la testimonianza di uno dei suoi manager, Tom Turvey – ritiene che «non sia un’azienda che conta nel settore media e intrattenimento». E se non bastasse questa affermazione, c’è altro – i riferimenti nelle mail di Amazon ai «trucchi mentali da Jedi» o alle «doppie cancellazioni» che David Young di Hachette aveva insegnato al suo capo Arnaud Nourry per coprire il flusso digitale dei vari negoziati – che resta impresso.

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