Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina

Editori

I vantaggi della stampa digitale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Ginevra Vassi

Quali sono i punti di forza della stampa digitale? Quali sono i generi per cui viene utilizzata? Quali esigenze soddisfa? Abbiamo messo a confronto uno stampatore e una casa editrice che collaborano per farci raccontare il loro punto di vista sulla stampa digitale. Il primo è Daniele Hartvig, responsabile commerciale di Re.Be.L, struttura nata nel 2009 che punta sulla flessibilità e la continua ricerca dell’innovazione. «Nel 2011 – racconta, – abbiamo deciso di passare alla tecnologia colore con un forte investimento che ci ha portato all’acquisto di una macchina a bobina a colori a getto d’inchiostro. Abbiamo deciso di affiancare alla produzione di stampe transazionali la stampa di libri con la scelta di unire, nel raggio di pochi metri, tre aziende di piccole dimensioni (stampa, pre-press, rilegatura) creando un vero e proprio polo editoriale a chilometro zero. All’inizio la nostra tecnologia era tipicamente in bianco e nero, con una forte specializzazione nella stampa transazionale. Per stare sul mercato ci siamo evoluti tecnologicamente e ci siamo avvicinati ad altri settori, tra cui l’editoria. Abbiamo cominciato a stampare tutte quelle pubblicazioni che non avevano grandi richieste in termini di grafica – una macchina a getto d’inchiostro non è in grado di stampare con una qualità avvicinabile a quella dell’off-set – ma produce stampe di buona qualità». Il secondo è Gabriele Accornero, responsabile della produzione di Loescher, la casa editrice nata nel 1861, specializzata in libri di testo scolastici per la scuola secondaria di primo e di secondo grado, soprattutto di area umanistica (offerta arricchita di strumenti in formato multimediale, di libri misti e sottositi Web/portali di approfondimento e di espansione dei contenuti disciplinari), oltre che dei famosi dizionari di greco e di latino.

Il futuro dei periodici? In tre dimensioni

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Giorgio Kutz

È durissimo parlare di quotidiani e periodici in questi tempi di crisi in cui non si vede la luce in fondo al tunnel. È la cronaca di un’agonia? Di una lotta quotidiana per la sopravvivenza? Di una trasformazione catartica in atto? Il dato certo è che l’implosione dell’industria dei quotidiani ha colpito ogni angolo del pianeta, senza distinzioni. I dati della Newspaper Association of America (l’associazione dei quotidiani statunitensi) denunciano una caduta dei fatturati pubblicitari che si sta protraendo per sette anni consecutivi, con un picco di perdita di quasi due miliardi di dollari nel 2012. L’insieme del fatturato pubblicitario sui quotidiani è meno della metà di quanto fosse all’inizio della crisi, nel 2006. Oltre un migliaio di quotidiani statunitensi sono riusciti a rastrellare pubblicità sulle edizioni digitali, ma le perdite della pubblicità a stampa sono ben lungi dall’essere compensate dall’incremento della pubblicità digitale. E in Europa? Il «Wall Street Journal» punta impietosamente il dito contro il Vecchio Continente : «A lungo protetti da sussidi pubblici e da ricchi proprietari più attenti al potere che al profitto, i quotidiani europei si ridimensionano in un’emorragia di inchiostro e posti di lavoro, mentre i sussidi si prosciugano e la pubblicità crolla». In tutti i Paesi europei la circolazione dei quotidiani è crollata mediamente a due cifre, in ragione del 10/30%, più pesantemente nella fascia mediterranea che nel nord.

Il punto sul mercato della carta

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Ester Draghi

La crisi del mondo del libro, lo sappiamo bene, non è più solo localizzata in alcuni segmenti ben delimitati di mercato. Tutti, dalle librerie ai distributori, dagli editori alle biblioteche, hanno visto le difficoltà (e talvolta le inadeguatezze) strutturali del settore riproporsi e amplificarsi sotto i colpi sempre più profondi della crisi. Anche l’industria della carta è alle corde dopo sei anni di crisi alla quale non è estranea la riduzione delle vendite di carta per usi pubblicitari, ma anche alla diminuzione di quella che prima supportava tutta una serie di materiali che da tempo ormai non si stampano più (dagli orari ferroviari ad alcune tipologie di brochure informative), come pure il maggior controllo della tiratura di lancio e il controllo delle rese, fino ai minori consumi delle carte per usi alimentari. Tra i provvedimenti necessari per invertire questa tendenza Paolo Culicchi (presidente di Assocarta) sottolineava, nell’assemblea tenutasi a Roma lo scorso giugno, la necessità di forti interventi per far scendere il costo dell’energia, che incide dal 20% al 50% dei costi del prodotto, sbloccando i gasdotti e applicando la norma sullo sgravio degli oneri agli energivori, e lo sviluppo del riciclo sul posto. Difatti «per la produzione di carte destinate a scopi grafici (in cui sono incluse anche quelle per i libri), le sintesi ufficiali Istat 2013 relative ai 9 mesi presentano una nuova riduzione dei volumi del -7% – come ci spiega Massimo Medugno, direttore generale di Assocarta –. In questo ambito non è così semplice capire quanta parte delle carte per usi grafici prodotte dalle nostre cartiere sia destinata alla realizzazione di libri». Il comparto delle carte per usi grafici, interessato come tutti da una lunga crisi economico-finanziaria, risente poi del ridimensionamento della domanda conseguente all’affermarsi del digitale. Dal 2007 ha perso quasi 700 mila tonnellate di produzione, cioè il 40%, del calo totale dell’attività cartaria complessiva (-1,7 milioni di tonnellate).

Il tesoro dei pirati

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Renato Esposito

Il bilancio dell’attività 2013 dell’ufficio antipirateria Aie si è chiuso con oltre 110.000 rimozioni di file messi a disposizione del pubblico in violazione di legge e contro la volontà degli aventi diritto. È chiaro che la possibilità di operare a favore di tutti gli editori associati ad Aie consente di ottenere risultati numericamente così importanti e, allo stesso tempo, rende l’ufficio antipirateria un osservatorio privilegiato anche per quanto riguarda l’analisi delle nuove modalità e tendenze della pirateria informatica e lo studio delle relative contromisure. Proprio per questo motivo si possono quindi definire alcune linee di indirizzo e fare un tentativo di portare la necessaria chiarezza in un ambito in cui prevale spesso la disinformazione, in attesa che il Regolamento AgCom per la tutela del diritto d’autore on line entri definitivamente in vigore alla fine del mese di marzo e dia prova della sua auspicata capacità di modificare i rapporti di forza tra pirati e aventi diritto. È ormai risaputo che le modalità tecniche attraverso cui i pirati si scambiano i file appartengono fondamentalmente a due grandi categorie: il download diretto da un sito o il download effettuato da computer presenti all’interno di una «comunità» di soggetti connessi tra loro per mezzo di un sistema P2P o torrent. Raramente, invece, ci si sofferma sul perché della pirateria, salvo i casi in cui si liquida la questione affermando che esiste senz’altro uno scopo di lucro (o di profitto) da parte di chi carica i file nei vari siti, e uno scopo di «risparmio» da parte di chi scarica la versione pirata di un’opera, evitando così, molto probabilmente, un acquisto legale. Eppure la maggior parte delle legislazioni nazionali in materia di diritto d’autore ricollega la possibilità dell’esercizio delle difese penali da parte degli aventi diritto alla presenza di un fine di lucro nell’esercizio dell’attività pirata.

L'«effetto Natale»

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Serena Baccarin

Il Natale è il momento dell’anno in cui tradizionalmente in libreria si registra il picco più alto per il fatturato annuale. Per le librerie indipendenti e di catena è l’occasione per tamponare l’emorragia di un mercato che, per il terzo anno consecutivo, perde sul precedente. Tra gadget, titoli di catalogo e di secondo mercato, fino alla vendita in negozio di e-book ed e-reader, i librai oggi hanno sviluppato e affinato una sensibilità sempre maggiore nei confronti di quelle fasce merceologiche che consentono loro di far fronte alla riduzione dello scontrino medio senza perdere importanti margini di guadagno. Come è stato quindi il Natale 2013 per i librai? Ne abbiamo discusso con Edoardo Scioscia, presidente della catena Libraccio, con Luca Domeniconi, vicedirettore generale di Ibs, con Paolo Soraci, ufficio stampa Feltrinelli e con Marcello Ciccaglioni, a capo del Gruppo Arion.

La lettura digitale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Emilio Sarno

Per la prima volta nel 2013 Istat ha iniziato a rilevare, accanto alla lettura «tradizionale», anche la lettura digitale e le sorprese non sono poche, anche se necessitano di una precisazione. Se per i libri di carta si continua a far riferimento all’aver letto un libro, per la lettura digitale Istat ricorre a una formula che coincide solo parzialmente con il concetto di lettura perché considera coloro che «hanno letto o scaricato libri on line o e-book». Come si vede nel 2013 sono 5,2 milioni le persone che avrebbero «letto» dei libri digitali pari al 9,2% della popolazione (maggiori di 6 anni). Ovviamente non disponiamo ancora di una serie storica coerente, ma se proviamo a utilizzare i dati di lettura di e-book rilevati nel 2011 e 2012 da Nielsen siamo in presenza di una netta accelerazione di questa «forma» di lettura.

La salute in libreria

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Ester Draghi e Paola Sereni

Hanno un indice di rotazione abbastanza alto e attirano soprattutto un pubblico consapevole e motivato. Sono i libri di salute, benessere e self help. I libri dedicati alla salute, al benessere psico-fisico e più in generale alla spiritualità hanno certamente avuto un forte incremento negli ultimi anni. Sarà per l’aumento esponenziale dello stress cui siamo sottoposti, o del rinnovato bisogno di ricerca di quella verità ancora nascosta e agognata che è vissuto con forza da sempre più individui. Medicine alternative, omeopatia, pet-therapy, metamedicina, pranayama, aromaterapia, metodi per smettere di fumare e assistenza infermieristica domestica sono solo alcuni dei settori su cui si concentra l’attenzione editoriale. Una produzione che prospera e il cui andamento è in crescita Il successo di questa manualistica ci dice che la domanda di salute è andata evolvendosi nel nostro Paese. Cambiamenti culturali, demografici, socioeconomici, innalzamento del livello di istruzione, hanno inciso profondamente sui comportamenti sanitari degli italiani e sul loro rapporto con lo stato di salute. Si ridefinisce così da un lato il rapporto medico/paziente, dall’altra si diffondono e vengono a far parte del vissuto quotidiano pratiche salutistiche di cui la crescita di consumi di frutta e verdura, di alimenti biologici, di attenzione verso le etichettature sono solo alcuni degli aspetti più vistosi. La crescente popolarità di tematiche legate alla salute e al benessere se da un lato aumenta la consapevolezza, dall’altro rischia di confondere e porta allo spaesamento. Proprio per questo motivo l’informazione controllata e garantita da marchi editoriali specializzati assume un ruolo sempre più importante per coloro che frequentano lo scaffale dedicato a salute e benessere in libreria. I manuali più venduti sono quelli che insegnano a capire sé stessi e i segnali psicofisici del proprio corpo in modo da riuscire a controllare vizi e malattie. Fondamentale è utilizzare un codice comunicativo semplice e rassicurante che conduca passo passo i lettori verso la scoperta della loro psiche. Ma come è cambiata negli anni questa manualistica specializzata ed in che modo gli editori che presidiano il settore hanno risposto alle nuove esigenze del loro pubblico?

La salute prima del benessere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Emilio Sarno

L’impatto della crisi economica si è fortemente ampliato nel corso del 2012 e ancor più nel 2013, con la discesa della fiducia dei consumatori ai minimi storici a causa della somma delle incertezze legate al posto di lavoro e della crescente insicurezza personale. Risultato: le strategie di acquisto tendono ad appiattirsi sulla convenienza o sulla riduzione dei consumi. In questo quadro, la «salute» – invece – si conferma come valore baricentrico, resistente alle tensioni generate dalla crisi economica. Oltre il 60% degli italiani la pone al primo posto nel proprio ranking valoriale, ben prima dello stesso «benessere economico» (39%), o di «casa e famiglia» (35%; Fonte: Gfk Eurisko «A lei cosa interessa di più avere e valorizzare nella vita?»). Nell’ultimo decennio sono andati crescendo una serie di comportamenti (macro e micro) finalizzati alla ricerca attiva di benessere, e di percezione del proprio stato di salute. In un momento di forti incertezze, il prendersi cura di sé rappresenta uno dei modi attraverso cui costruire un progetto individuale positivo, dotato di senso. Promuovere la propria salute appare – lungo tutto il decennio scorso e con trend di crescita che si accentuano ulteriormente in anni recenti – come uno dei bisogni primari. Anche se, nel 2013, per la prima volta si colgono i segnali di una ricerca della convenienza anche nei prodotti/servizi legati al benessere, l’area dei consumi di salute non sembra più di tanto toccata dalla crisi.

La scrittura in tv

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Elena Vergine

Masterpiece è il «talent show letterario», coprodotto da Freemantle Media e Rcs Libri e in onda su Rai 3, che coniuga cultura e intrattenimento in un format che vede degli scrittori esordienti sfidarsi per vincere la possibilità di pubblicare un romanzo con Bompiani. Alla chiusura delle selezioni per individuare i concorrenti, la redazione del programma aveva ricevuto quasi cinquemila dattiloscritti e centinaia di persone sono state provinate in previsione della messa in onda. Conclusasi la fase di selezione dei finalisti il programma si avvia, proprio a febbraio, verso la sua fase finale che si concluderà con la proclamazione del vincitore. La trasmissione – la cui prima puntata è stata vista da circa 700 mila spettatori con uno share del 5,14% – ha diviso pubblico e critica e ha fatto molto parlare di sé, sia all’estero che in Italia. Al di là dei giudizi di merito, sicuramente interessante è l’oggettiva novità del format che non trova eguali nemmeno negli Usa, la patria dei reality show. Eppure, come sottolinea Edward Nawotka su «Publishing Perspectives» nel suo Why Tv Writing Competitions Can Be More Subversive Than You Think, uno degli aspetti più trascurati dalle discussioni che vedono dibattere detrattori e sostenitori di Masterpiece è quello che riguarda il background storico della letteratura in televisione, che non è affatto vasto. Esistono infatti almeno altre due trasmissioni che hanno tentato di portare gli scrittori sul piccolo schermo, Poets Million (Emirati Arabi Uniti) e LuchaLibro (Perù), e che – a detta di Nawotka – racchiudono addirittura un potenziale sovversivo.

La versione di Gud

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Redazione

Continua la collaborazione tra Gud e il «Giornale della Libreria» per raccontare ogni mese il mondo dell'editoria attraverso il linguaggio del fumetto. Su questo numero Gud riflette sulla definizione di «lettore forte» adottata da Istat e ne dà la sua personale interpretazione. Per conoscere altri lavori di Gud visitate il sito www.gud.it/fumetto/

Lettura, boom negativo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Giovanni Peresson

1.984.000 lettori in meno: un calo del -7,6% rispetto al 2012 e, se a questo aggiungiamo che i canali trade hanno fatto segnare a loro volta un -6,5% a valore (e un -2,1% a copie; i dati si riferiscono al periodo gennaio-novembre 2013 sul corrispondente periodo dell’anno precedente), non possiamo dire che l’uscita dal tunnel in cui si trova l’editoria italiana sia vicina. I tre punti percentuali in meno di penetrazione della lettura di libri rilevati da Istat lo scorso anno e resi noti a dicembre, riportano il mercato potenziale della nostra filiera di carta ai valori del 2005/2007. In questo senso, lo scorso anno, avevamo peccato di ottimismo nel leggere quel +1,2% (dopo il -2,7% del 2011) come una delle normali oscillazioni del mercato.

Perchè non leggiamo?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Lorenza Biava

Interpretare l’Italia che emerge dai dati Istat non è un esercizio di pura teoria ma un modo per capire dove sta andando il Paese e quali sono gli scenari futuribili per un Italia che ha smesso di leggere. Per capire cosa si nasconde dietro a quel preoccupante -7,6% (pari a un calo di tre punti percentuali) abbiamo chiesto ad alcuni personaggi di spicco del mondo della cultura qualche risposta. Gino Roncaglia, docente dell’Università della Tuscia ed esperto di editoria digitale, Bruno Arpaia, giornalista e autore de La cultura si mangia (Guanda), Roberto Ippolito, editorialista e autore di Ignoranti (Chiarelettere) e Pierdomenico Baccalario, autore di libri per ragazzi, hanno risposto all’appello.

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.