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Editori

Se leggere è una nicchia

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2014

di Edward Nawotka

Agli editori piace pensare al mercato dei libri come al campionato di calcio. Ogni editore mette in piedi il miglior team per la stagione (il catalogo) e compete sul campo per capire chi primeggerà (attraverso le vendite). Quello che sfugge loro è che non stanno affatto giocando una partita dello sport più diffuso al mondo, ma piuttosto qualcosa di molto più simile al football americano, che piace moltissimo ad una nicchia della popolazione mondiale – gli americani – ma che il resto del mondo praticamente ignora. Il fatto è che nel mondo di oggi, così pieno di distrazioni tecnologiche, pubblicare libri, venderli e anche leggerli è sempre più un’attività di nicchia piuttosto che l’hobby mainstream che vorremmo credere. Sicuramente ci sono Paesi dove leggere resta un passatempo popolare, e molto spesso la diffusione della lettura è strettamente legata alla qualità dell’educazione scolastica ricevuta. La Finlandia che è nota per il suo ottimo sistema scolastico, ne è forse l’esempio migliore. «I libri giocano un ruolo molto importante nella società finlandese – spiega Sakari Laiho, direttore dell’Associazione degli editori del Paese – e secondo le ultime ricerche, il 77% della popolazione compra almeno un libro all’anno». Nel Paese nordico, inoltre, il 75% dei genitori legge ad alta voce ai propri figli, una pratica il cui ruolo nella futura predisposizione alla lettura è provato. Ma c’è di più perché lo stesso mestiere di scrivere è considerato una delle professioni socialmente più prestigiose. Tuttavia, non è solo l’educazione a dover essere chiamata in causa quando analizziamo la diffusione della lettura e quindi, indirettamente, la possibilità di crescita di un mercato. Mentre gli abitanti di un Paese povero come la Cambogia hanno raggiunto un tasso di literacy (che ricordiamo consiste nella capacità di leggere e comprendere correttamente un testo) del 77,6%, la lettura è quasi esclusivamente praticata all’interno delle scuole e, come risultato di anni di oppressione politica e di povertà, il piacere per questa attività è quasi del tutto scomparso.

Sotto la guida di Aie

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2014

di Paola Sereni

Il prossimo luglio scadrà il mandato triennale di Marco Polillo alla guida di Confindustria cultura Italia, la federazione che associa le industrie editoriali, musicali, audiovisive, dello spettacolo dal vivo e dei videogiochi, nata sette anni fa su impulso di Confindustria. Dopo una partenza in sordina, la federazione negli ultimi anni ha cominciato a dispiegare le proprie potenzialità rendendo anche più esplicita la sua funzione e raggiungendo i primi significativi risultati come l’approvazione del regolamento Agcom e il ripristino dell’Istituto per il commercio estero. Abbiamo fatto un bilancio di questi tre anni con Fabio Del Giudice, che nel periodo in cui l’Aie ha guidato la Federazione, ha ricoperto il ruolo di direttore.

Testimoni laici

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2014

di Lorenza Biava

Sempre più spesso scorrendo le classifiche di non fiction si trovano libri di argomento religioso. Facendo un po’ di attenzione ci si può facilmente accorgere che spesso a firmare questi bestseller non sono gli editori religiosi ma quelli non confessionali. D’altro canto gli stessi lettori non hanno più come canale d’elezione le librerie specializzate e spesso accanto all’ultimo Camilleri acquistano i libri di don Gallo o le testimonianze di Paolo Brosio. Ma il marchio dell’editore ha ancora un valore per i lettori? Ne abbiamo parlato con due editori laici, Chiarelettere e Piemme.

Un manifesto per gli editori

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2014

di Lorenza Biava

Il 2014 potrebbe essere un anno di svolta per le istanze degli editori in Europa rispetto al copyright, all’Iva sui prodotti digitali e all’interoperabilità di formati e piattaforme. Le elezioni di maggio in cui i cittadini degli Stati membri saranno chiamati a esprimere la composizione del prossimo Parlamento europeo e il semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, che comincerà nel luglio di quest’anno, portano con sé grandi aspettative per la Federazione degli editori europei e le altre federazioni legate alle filiera del libro. Per accrescere la consapevolezza del mondo politico sulle sfide principali per il settore nei prossimi cinque anni, nel febbraio scorso, insieme all’European writers council (Ewc) e all’European booksellers federation (Ebf), la Fep ha proposto il Manifesto for the 2014 european elections. Ne abbiamo parlato con Anne Bergman-Tahon, direttore della Fep.

I 4 anni che hanno cambiato il mondo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Cristina Mussinelli

Anche l’edizione 2014 del Digital Book World (Dbw), evento sponsorizzato da F+W Media, è stata un successo con più di 1.500 partecipanti e tre giorni ricchi di spunti sullo stato dell’arte dell’editoria Usa e sulle prospettive di sviluppo futuro. Come ha ricordato nel suo discorso di apertura Mike Shatzkin, responsabile scientifico della conferenza, il focus dell’evento, dedicato in particolare al settore trade, è sempre stato fin dalla sua prima edizione nel 2010, non tanto la tecnologia quanto l’evoluzione del business provocata dalla tecnologia. Nell’arco dei quattro anni di vita della conferenza il panorama in cui operano le aziende editoriali americane è completamente cambiato: Amazon all’epoca controllava solo una piccola quota del mercato dell’editoria tradizionale cartacea, Barnes & Noble (B&N) combatteva contro Borders, il mercato era dominato dalle cosiddette Big Five, la diffusione di e-reader e tablet era appena agli inizi, le case editrici faticavano a comprendere il ruolo delle competenze tecnologiche nei loro organigrammi, la distinzione tra editori e altri attori del mercato era chiara e i ruoli ben definiti. Nel 2014 gli editori in Usa si trovano a fronteggiare una situazione in cui Amazon è diventata l’e-retailer dominante, con la scomparsa di Borders, B&N è rimasta l’unica catena di librerie fisiche, il mercato è dominato da un grande editore (il gruppo Random House Penguin) che da solo fattura quanto gli altri quattro, esiste una crescente competizione di attori che operano in specifiche nicchie e non provengono dall’editoria tradizionale e gli autori self published hanno raggiunto una notevole quota di mercato, la diffusione di strumenti di lettura tecnologici è un fatto compiuto, la filiera si è trasformata in ecosistemi in cui i ruoli dei diversi attori si sono ampliati e sovrapposti.

Il Brasile del libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Elena Refraschini

La spiaggia di Ipanema, la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro, il calcio, la samba: questo viene in mente quando si pensa al Brasile. Eppure il Paese è forse il più culturalmente vivace nella categoria Brics, e la sua industria editoriale è nona nella lista pubblicata dalla International Publishers Association. Il Brasile è stato per la prima volta Guest Country alla Buchmesse nel 1994, e veniva da anni di inflazione rampante che ne avevano rallentato l’economia e ridotto i consumi, ma è tornato nel 2013 in veste di ospite d’onore alla stessa Fiera, e presenzia proprio in questi giorni anche alla Children’s Book Fair di Bologna. La produzione nel 2012 (ultimi dati disponibili) si attesta su un totale di 57.000 titoli (21.000 prime edizioni e 36.000 ristampe, con una media di 3.000 copie per titolo), numeri che segnano un aumento dei ricavi degli editori del 6,36%, con un aumento reale dello 0,49% se si esclude l’effetto dell’inflazione. È un mercato a coda lunga, quello brasiliano: i 10 libri bestseller occupano solo il 7% del volume delle vendite, e i top 20 soltanto il 9%. Tra i settori più in crescita degli ultimi anni troviamo quello della fiction straniera (trainato, per tutto il 2012, dall’onnipresente trilogia Fifty Shades) che costituisce il 30,2% della produzione e quello dei titoli religiosi, che sono più del 10%: questi sono i titoli che costano tendenzialmente meno e che vengono comprati anche da istituzioni pubbliche; si tenga conto però del fatto che questi numeri si riferiscono alle vendite in libreria, che escludono quindi l’acquisto di libri presso parrocchie e istituzioni simili, dotate dei loro canali di vendita specifici.

Quando il budget è a portata di click

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Michela Gualtieri

Il 17 ottobre scorso una triste notizia aveva sollevato molto clamore sul Web: il Festival del giornalismo di Perugia, manifestazione che per sette anni ha portato in Italia le figure di spicco del giornalismo internazionale, non avrebbe avuto luogo nel 2014 per mancanza di fondi. «Stop at the top» erano state le parole con cui gli organizzatori, Arianna Ciccone e Cristopher Potter, avevano annunciato che le dimensioni e l’importanza che il Festival aveva raggiunto non erano più sostenibili con i finanziamenti a loro disposizione. Piuttosto che abbassare il livello, preferivano tirarsi indietro. Al clamore è presto seguita la mobilitazione e dal 2 novembre è partita una campagna di crowdfunding che in 90 giorni ha raccolto 115.420 euro, il 115% del budget preventivato. Il 2 febbraio l’annuncio ufficiale: il Festival del giornalismo si terrà anche quest’anno, dal 30 aprile al 4 marzo, grazie al sostegno del popolo del Web e, in particolare, di 749 donatori che hanno deciso di finanziare l’iniziativa dietro il semplice compenso di un badge «Donor» per seguire gli eventi oppure (per i più generosi) di una menzione sul sito del Festival. Il crowdfunding, letteralmente «finanziamento della folla», è una forma di raccolta fondi consentita da piattaforme Web dedicate e alimentata da meccanismi tipici dell’era di Internet, che aggrega persone distanti e sconosciute in virtù di obiettivi comuni da loro giudicati importanti.

Si fa presto a dire ibridi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Elisa Molinari

autori che si godono i vantaggi dell’essere pubblicati da una casa editrice e dell’autopubblicazione. Molti iniziano con il self publishing e poi approdano all’editoria tradizionale. Altri, forti di un contratto con un editore, portano avanti nuovi progetti e nuove idee, tastando il terreno in autonomia. Tutti hanno una storia alle spalle da raccontare (alcune hanno trovato spazio nell’e-book Prospettiva self publishing. Autori, piattaforme e lettori dell’editoria 2.0, disponibile in e-book sulle principali piattaforme on line) come Hugh Howie, profeta del self publishing che non ha disdegnato un contratto con uno dei «big five». Quando l’ex libraio Hugh Howey scrisse ormai tre anni fa la short novel Wool non poteva certo immaginare che sarebbe diventata un caso editoriale da un milione di dollari dal quale Ridley Scott sta per trarre un film che, a sentire la stampa americana, promette già di sbancare i botteghini. Ma soprattutto non poteva immaginare che con Wool sarebbe diventato il paradigma di un nuovo tipo di autore capace di autopubblicarsi (il racconto era in vendita a un dollaro su Amazon), promuoversi grazie ai lettori e al feedback della rete (Howey ha un profilo Facebook e Twitter su cui riceve quotidianamente consigli e critiche e in uno dei volumi della saga ha anche nascosto il suo numero di telefono che a volte qualche lettore chiama) e addirittura gestire la vendita dei diritti per la realizzazione della sceneggiatura tratta dalla sua opera direttamente con Hollywood. Nel 2012 è arrivato anche l’accordo con Simon and Schuster per distribuire la versione cartacea dei suoi romanzi, senza rinunciare ai diritti sugli e-book. Presente all’ultima edizione di Bookcity per presentare Wool. La trilogia del silo, ci ha raccontato il suo percorso. A cominciare dalle copertine dei suoi libri: «Sono state fatte delle edizioni straniere bellissime della mia saga. Quella italiana, ad esempio, dietro nasconde la mappa del Silo. In Giappone e Corea il libro è stato diviso in due sezioni: se affiancate le due copertine formano un’immagine più grande. Adoro vedere quanto creative possano essere le case editrici!».

Dalla Russia con amore

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Elena Refraschini

Prosegue il nostro viaggio nei Paesi dalle editorie emergenti con tappa (la terza dopo i Paesi arabi e la Turchia) tanto complessa quanto affascinante: la Russia. Il Paese è stato Ospite d’Onore alla London Book Fair e al Salone di Torino nel 2011, oltre che al BookExpo America l’anno seguente. Dopo un periodo di crescita nei primi anni del nuovo millennio, durante i quali il mercato ha quasi raddoppiato il proprio valore dai 1,6 milardi di dollari nel 2003 ai 3 miliardi nel 2008, innalzando il Paese al terzo posto come produzione editoriale dopo Stati Uniti e Cina, la crisi economica ha portato con sé danni gravi a tutto il comparto editoriale e distributivo (il valore è sceso a 2,3 miliardi nel 2011). Nel giugno 2012, il più grande editore del Paese, Eksmo (che pubblica, tra gli altri, Murakami), ha comprato il numero due, Act, che deteneva il 13% del mercato e aveva sotto di sé, oltre a diversi marchi editoriali, anche la catena di librerie Bukva. In un Paese che copre 9 fusi orari differenti, anche quella della distribuzione è una sfida non da poco: e mentre il 2011 è l’anno che ha visto fallire la più grande catena libraria Top Kniga, nel 2012 è stato il turno del braccio distributivo di Pyaty Okean di dichiarare bancarotta. Come si è verificato anche in altri Paesi, mentre le grandi catene chiudono, le librerie indipendenti (che valgono circa il 50% del mercato russo) hanno un trend leggermente positivo.

E-book all you can read

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Ginevra Vassi

Cos’hanno in comune gli e-book con il sushi e le palestre? Secondo gli ultimi trend internazionali, molto più di quanto si possa pensare. Iniziamo con i ristoranti giapponesi: in alcuni casi con una cifra fissa offrono la possibilità di mangiare finché il proprio appetito non viene soddisfatto. Se nell’equazione si sostituiscono gli e-book al sushi e una piattaforma on line a un ristorante, il modello non cambia. Semplificando, il lettore si abbona a un servizio e legge quanto vuole (o può leggere), tra la vasta gamma di libri che ha a disposizione, per il tempo per cui ha pagato. Si cerca insomma di ripetere con gli e-book quello che Netflix ha fatto con film e serie Tv e ciò che Spotify ha fatto con la musica. I servizi, sempre più numerosi, che propongono e-book in abbonamento devono fare i conti con una sfida interessante. Ogni nuovo «fornitore» di e-book deve soddisfare tre parti in gioco: il lettore, chi fornisce il contenuto (che sia esso un editore o un autore) e, ovviamente, sé stesso. Renderanno la lettura più economica, accessibile e conveniente o svaluteranno il valore degli e-book e danneggeranno case editrici e autori? Presto per dirlo. Tante sono le insidie: se la piattaforma riesce a far sottoscrivere l’abbonamento a milioni di persone che non leggono sarà contento chi offre il servizio, ma di certo non le case editrici. Se invece saranno tutti lettori forti, sarà la piattaforma a rimetterci proprio come accadrebbe a un ristorante preso d’assalto dai buongustai. Per chi non legge più di un libro al mese (i prezzi medi sono di 9,99 dollari) non dovrebbe essere un affare, soprattutto perché il catalogo di questi servizi non sempre può contare sugli ultimi bestseller. Come le palestre, invece, questi servizi scommettono sul fatto che la maggior parte degli utenti, dopo una prima fase di uso intensivo, ne farà nel tempo un uso più moderato. I centri sportivi infatti sanno che molti abbonati non usufruiranno appieno di tutte le potenzialità proposte.

Fanfiction: il Candy Crush dell'editoria

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Elisa Molinari

Nel 2011 Lev Grossman scrisse su «Time» che le fanfiction, ovvero quelle storie scritte dai fan a partire da un’opera originale, sono il lato oscuro dell’editoria: invisibili nei canali mainstream ma di dimensioni imponenti. Oggi, tre anni dopo, è ancora così? E prima di tutto, la definizione di Lev Grossman è ancora valida? «Dopo il fenomeno Sfumature e il lancio di Kindle Worlds – ci dice Anna von Veh, cofondatrice di Say Books e fervente sostenitrice del potenziale delle fanfiction come modello per l’editoria in termini di rapporto con Internet, tecnologia e community – credo che siano rimasti in pochi nell’editoria a non conoscere le fanfiction. Penso però che non sia ben chiaro cosa siano esattamente e che la loro portata non sia ben definita. Non sono convinta che siano considerate parte dell’universo editoriale, tanto che sono spesso guardate con disprezzo. Un caso su tutti è quello delle Sfumature che da un lato ha confermato agli editori questo giudizio negativo e dall’altro li ha obbligati a prenderne atto.» «Questo è solo l’inizio – continua Anna von Veh – e alcuni editori, come Sourcebooks, hanno iniziato a connettersi a Wattpad, una gigantesca piattaforma di scrittura dove si trovano per lo più fanfiction. Uno degli aspetti interessanti è che Wattpad non distingue tra fiction e fanfiction, cosa che trovo interessante e che penso sia un’ottima mossa commerciale. Ha portato le fanfiction in un ambiente open dandogli la dignità di contenuto editoriale. Gli scrittori di Wattpad sono generalmente giovani, con una familiarità molto più marcata con il mondo di Internet rispetto a fasce d’età più mature. Le fanfiction scritte sui siti tradizionali riguardano soprattutto i materiali e i mondi creati da altri artisti (autori, show televisivi), mentre la maggior parte delle fanfiction su Wattpad riguarda gli artisti stessi».

I 20 bestseller del 2013

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2014

di Ester Draghi

Forse un po’ a sorpresa, ad aprire la classifica dei più venduti nel 2013 è Khaled Hosseini con E l’eco rispose. L’autore de Il cacciatore di aquiloni sbaraglia i due più quotati fenomeni letterari dello scorso anno – Inferno di Dan Brown e ZeroZeroZero di Roberto Saviano, che si piazzano rispettivamente al secondo e al terzo posto – nonostante il clamore suscitato dai lanci editoriali (si veda «GdL», 2013, settembre, Pronti al lancio, di Ginevra Vassi). Delle 20 opere che compongono la classifica, quelle a non essere state pubblicate quest’anno sono otto. Il titolo più longevo è Educazione Siberiana di Nicolai Lilin uscito nel marzo del 2010 per Einaudi (19esimo posto), Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D’Avenia pubblicato nel marzo del 2011 da Mondadori (decimo), Open. La mia storia di Andre Agassi (Einaudi, 13esimo) nelle librerie dall’aprile del 2011. Infine abbiamo Fai bei sogni, il successo di Gramellini uscito nel marzo del 2012 per Longanesi (settimo) e la trilogia delle Sfumature (Mondadori) che piazza i suoi tomi nelle posizioni centrali della classifica. I libri per bambini presenti nella Top 20 sono tre: i personaggi più amati del 2013 sono Peppa Pig (Giunti Kids) con le sue Canzoncine e i diari di Violetta (Walt Disney Company Italia) e della Schiappa di Jeff Kinney (Il Castoro). Autori italiani e autori stranieri si spartiscono equamente le preferenze dei lettori e si dividono la classifica a metà. Se guardiamo ai marchi editoriali, Mondadori domina la classifica con 7 titoli, Einaudi e Feltrinelli si fermano a due mentre sono presenti con un’unica opera: Bompiani, Centro Ambrosiano, Giunti Kids, Guanda, Il Castoro, Longanesi, Piemme, Sellerio e Walt Disney Company Italia.

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