Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina

E-book

Club 2.0

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Elisa Molinari

C’era una volta il club del libro, un appuntamento in cui discutere, possibilmente in salotto davanti a un buon tè e dei biscotti, del libro del mese. Il passo dal salotto di casa alle poltroncine degli show televisivi, almeno negli Stati Uniti, è stato breve. Un nome su tutti? Oprah Winfrey. Il suo famoso book club, costola dell’acclamato talk show The Oprah Winfrey Show, nei quindici anni di attività, dal 1996 al 2011, ha raccomandato a milioni di americani 70 libri, con effetti tali sulle vendite da parlare addirittura di «effetto Oprah». Al Greco, professore di marketing della Fordham Univerisity, ha addirittura calcolato che circa 55 milioni di copie siano state vendute grazie ai suggerimenti dell’istrionica conduttrice. Dopo un anno di silenzio, a giugno 2012 Oprah si è reinventata, annunciando l’Oprah Book Club 2.0. «Rispetto alla passata edizione, si tratta di un book club on line interattivo, pensato per il mondo digitale», ha annunciato Oprah che non potrà più contare sul suo storico programma televisivo ma sul suo canale via cavo, sulla sua rivista e, ovviamente, sul Web. Molto ora si gioca sulla partecipazione dei lettori, a cui sono messi a disposizione tutti i canali social: da Twitter (con l’hashtag dedicato #oprahsbookclub con cui è possibile inviare domande, commenti e rispondere alle domande a tema), a Facebook (dove gli utenti sono chiamati a postare le proprie foto), a Storify (collettore di tweet, foto e post). È stata inoltre creata una mappa per trovare gli altri lettori del Book Club sparsi per tutto il mondo e, tramite l’applicazione mobile GroupMe, il club ha una sezione in cui i lettori potranno creare gruppi più piccoli con cui discutere.

Fare sistema

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Rosa Mugavero

Per aumentare la disponibilità di contenuti editoriali accessibili alle persone non vedenti e ipovedenti nel gennaio 2011, come è noto, è stato avviato Libri italiani accessibili (Lia), il progetto finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali e coordinato dall’Associazione italiana editori, tramite la sua società di servizi Ediser. Per raggiungere questo obiettivo e mettere a disposizione un catalogo online di tremila titoli di narrativa e saggistica accessibili alle persone affette da deficit visivo, il progetto Lia ha deciso di cogliere le opportunità di un mercato nascente e in continua crescita, come è quello degli e-book, e di mettere a frutto tutte le potenzialità offerte dall’evoluzione dell’editoria verso il digitale, cimentandosi in una sfida ancora più ambiziosa, ovvero consentire alle persone non vedenti e ipovedenti di leggere gli stessi e-book dei lettori normodotati, acquistandoli negli stessi modi e negli stessi tempi. Nei primi due anni di attività il progetto Lia ha quindi studiato e progressivamente messo a punto un innovativo modello di produzione, catalogazione e distribuzione in grado di integrarsi il più possibile all’interno dei processi già esistenti all’interno della filiera editoriale tradizionale.

Pour épater le prof

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Giorgio Kutz

È ormai storia passata quella del Bett fiera di gadget tecnologici con rubizzi imbonitori che esibivano rumorosamente le loro mercanzie «pour épater le prof». L’ultima edizione del febbraio scorso è stata impressionante per le dimensioni (oltre 650 espositori di tecnologie per la didattica), per il fittissimo calendario di seminari, eventi, conferenze (oltre 120 eventi «light» al giorno, della durata massima di 40 minuti ciascuno), e in generale per un mood più attento ai servizi, ai metodi, ai modelli, ai risultati, all’efficienza e all’efficacia delle soluzioni tecnologiche, mood figlio della conclamata complessità di questo mondo, e della sua incessante aggressività commerciale.

I libri di domani

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Ginevra Vassi

«Una pubblicazione a stampa non periodica di almeno 49 pagine, copertine escluse, pubblicata in un determinato paese e resa disponibile al pubblico». Questa la definizione di libro formulata dall’Unesco nel 1950. Ma oggi questa definizione è ancora applicabile? O, forse, oggi è più sensato parlare di narrazioni, storie, contenuti? Theodore Levitt, uno dei principali economisti statunitensi, già nel 1975 parlava di marketing myopia per l’«Harvard Business Review»: «Le ferrovie non hanno smesso di crescere perché i viaggiatori non ne avevano più bisogno. Le ferrovie oggi non sono nei guai perché quella richiesta è stata intercettata da altri (macchine, camion, aerei e anche telefoni) ma perché quel bisogno non è stato intercettato dalle stesse ferrovie. Hanno lasciato che gli altri prendessero i loro clienti perché pensavano di essere nel business delle ferrovie, non in quello dei trasporti». Viene da chiedersi se non valga lo stesso discorso anche per il mondo del libro. Quali sono gli «altri» che stanno intercettando i clienti? Quali sono quei prodotti che stanno erodendo il tempo dedicato alla lettura? E, soprattutto, anche questi sono libri?

Una totale confusione

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2013

di Giorgio Kutz

La totale confusione tra didattica e divulgazione è il primo scoglio su cui si arenano tutti gli alieni che da decenni offrono «contenuti» al mondo della scuola per trarne in qualche modo profitto, senza conoscerne un’acca. Non farà eccezione l’ondata di offerte digitali che presto vedremo affacciarsi sul mercato education, complice una declinazione dell’Agenda digitale per la scuola compilata come di consueto da alieni. Questi si sono dimostrati ancora una volta (si, non è la prima…) più sensibili al luccichio del ferro (nel caso specifico i tablet) e al mitico «peso» in kg della cultura, che alla noia della (necessaria) riprogettazione della didattica in versione digitale e men che mai alla disperazione degli insegnanti. A questi, sciagurati, sempre più costretti a improvvisarsi bricoleur della didattica digitale, va la nostra piena solidarietà. E il conforto che, se proprio hanno voglia di lavorare di taglia e cuci sull’offerta divulgativa, qualcosa in giro da qualche parte c’è ed è inutile che se lo fabbrichino con la loro tastiera.

Think different

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2013

di Elisa Molinari

Stando alla definizione di Wikipedia, la Apple Inc. (fino al 2007 Apple Computer Inc.) è «un’azienda informatica statunitense che produce sistemi operativi, computer e dispositivi multimediali con sede a Cupertino, Silicon Valley». Fondata il primo aprile 1976 da Steve Jobs e dall’amico Steve Wokniak in un garage californiano – diventato ormai meta di pellegrinaggio – è una delle più grandi e controverse aziende al mondo. Amata alla follia o detestata in tutto e per tutto, difficile trovare vie di mezzo. Quelle che agli uni sembrano caratteristiche irrinunciabili, per gli altri non sono che il frutto di campagne marketing di primissimo livello – chi non ricorda lo spot Think Different, l’espressione «There’s an App for that» o la serie di video I’m a Mac vs I’m a PC? Quale dunque la verità? Come si spiega questa situazione? L’espressione «integrazione verticale» è una buona risposta. Sotto lo stesso nome trovano posto infatti una compagnia hardware, software, di servizi e di retail, perfettamente – verticalmente – integrate. Apple controlla infatti tutti i punti critici della filiera: costruisce l’hardware, possiede il software che viene ottimizzato per il proprio hardware, lo equipaggia con servizi Web (iTunes e iCloud) e controlla le vendite attraverso i propri store.

+ contenuti, + digitali

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Rosa Mugavero

Nonostante le attuali contingenze economiche negative, nel corso dell’ultimo anno i mercati digitali consumer, ovvero quei mercati che si rivolgono al consumatore finale e che si basano su piattaforme digitali come Pc, tablet, smartphone e Internet Tv, sono cresciuti in Italia del 14%, per un valore complessivo di 16.218 milioni di euro. Lo dichiara una ricerca della School of Management del Politecnico di Milano, presentata in occasione del convegno Ict & Gaming: trend emergenti e soluzioni consolidate, tenutosi ad ottobre a Milano. Secondo questo studio, il 56% del valore complessivo dei mercati digitali consumer proviene dall’e-commerce (9.137 milioni), il 31% (4.952 milioni) dalla vendita di contenuti e servizi digitali e il 13% (2.129 milioni) dalla pubblicità sui canali digitali, comparti che, rispetto al 2011, sono cresciuti rispettivamente del 18%, 7% e del 13%. Per quanto riguarda il mercato dei contenuti digitali a pagamento, interessante è notare che, benché i ricavi dalle vendite di abbonamenti premium alle cosiddette Sofa-Tv digitali siano rimasti pressoché stabili, a crescere sono stati in modo particolare i contenuti digitali e servizi di Pc (+ 23%), trainati soprattutto dalle nuove tipologie di giochi on line e dalle scommessi su Intenet, e i contenuti mobile per smatphone e tablet (17%), grazie soprattutto alle applicazioni e ai contenuti digitali acquistati navigando sul mobile Web. Un mercato, quello dei contenuti e dei servizi digitali che, per gli studiosi del Politecnico, è destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni grazie anche alla crescente diffusione di dispositivi mobili e di Internet Tv.

Convergenze digitali

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Chiara Marchioro

Il workshop Engaging the reader, realizzato per il terzo anno consecutivo dal master Professione editoria con la collaborazione degli studenti di Filologia Moderna dell’Università cattolica di Milano e del Creleb, si è interrogato sul dibattito nel mondo dell’editoria che oppone digitale e cartaceo in un’ottica di divergenza inconciliabile, proponendo al contrario il tema della convergenza come possibile soluzione. Cosa significa convergenza? Compresenza, continuità, confluenza tra ambiente digitale e cartaceo. Se riflettiamo per un momento sulla radice di tutte queste parole troviamo elemento comune: cum ovvero la natura ibrida della comunicazione. Qualcuno di noi conserva ancora l’orario dei treni in borsa? Quanti possiedono un elenco telefonico? Tutti ormai ricorrono al Web per ottenere qualsiasi informazione in tempo reale. «Non lo si può negare: si fruiscono testi su supporti diversi a seconda dell’occasione» ha affermato in apertura Edoardo Barbieri, docente di Storia del libro e direttore del Master Professione Editoria dell’Università cattolica. Andreas Degkwitz, direttore della biblioteca dell’Università Humboldt di Berlino, nel suo intervento Books or bytes or both?, in occasione del simposio internazionale Livros e universidades, suggerisce che davanti all’alternativa tra cartaceo e digitale si possa, in fondo, non scegliere: «Printed materials are still very useful channels to sum up and share research activities in a textual version, but digital platforms are enabling multi-modal formats of publications which printed formats will never be able to integrate». Sembra averlo ben compreso Zanichelli, ormai esempio di editoria scolastica mista. Il direttore editoriale Giuseppe Ferrari, intervenuto alla tavola rotonda Leggere convergenze all’interno di Engaging the Reader, ha raccontato che accanto a iniziative come l’offerta del download gratuito del testo digitale per l’acquisto di ogni edizione cartacea disponibile in versione e-book grazie all’appoggio al portale Scuolabook, la casa editrice si distingue nel panorama italiano per essere all’avanguardia nell’offerta di prodotti editoriali digitali. Da classici e-book a libri per i tablet, con inclusa la funzionalità quaderno, o il Dizionario analogico della lingua italiana da consultare via dispositivi mobili fino a tutorial come Matutor, che ben lungi dal ridursi a mero eserciziario on line, guida nella comprensione delle correzioni grazie a video che spiegano la teoria e tramite un software di valutazione personalizza la scelta degli esercizi proposti.

Un mercato accessibile

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Anna Lionetti

Se il digitale è ormai l’hot topic in assoluto più sentito dal mondo del libro, una delle sue declinazioni è il tema dell’accessibilità. In una fase di crescita tanto rapida quanto delicata del mercato degli e-book, la possibilità di veicolare agli utenti con disabilità visive l’accesso alla lettura con nuovi strumenti e prodotti certificati tecnicamente può creare un valore aggiunto per tutti gli attori della filiera. Se ne dibatte, naturalmente, alla Fiera del Libro di Francoforte: oltre alla sessione EPublishing: Making Accessibility Mainstream coordinata da Lia (Libri italiani accessibili) durante il Toc – Tools of Change for Publishing, EDItEUR e Lia hanno dedicato un’intera mattinata esclusivamente all’accessibilità. Ma durante il seminario A new market: accessible ebooks in mainstream channels, non si è discusso tanto di problemi, quanto di soluzioni; o meglio, delle strade che l’editoria sta prendendo per accompagnare i libri verso un pubblico sempre più vasto, garantendo a tutti l’accesso ai contenuti e alle risorse on line a parità di condizioni tecniche ed economiche. Gli interventi dei panelist segnano un percorso che muove inizialmente dalla casa editrice. A monte della catena produttiva si colloca il senso di responsabilità sociale dell’editore: questo, secondo Chris Rogers (digital publishing technology coordinator di Penguin Books), il primo motore che spinge gli editori a riqualificare il proprio catalogo secondo i criteri di accessibilità. Elemento chiave per la buona riuscita di un e-book (accessibile e non) è però la consapevolezza che non si tratta di una replica in «seconda visione» della versione a stampa, bensì di un prodotto con le proprie specificità e, verosimilmente, il proprio mercato.

50 sfumature di prezzi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Elisa Molinari

Se, per sbaglio, siete riusciti a non farvi travolgere dal turbinio di sfumature della signora James e state iniziando a sentirvi esclusi dal club, non preoccupatavi. Siete nel Paese giusto! E, dopo tutto, neanche così in ritardo: i cugini d’Oltralpe hanno potuto mettere le mani sull’edizione francese di Fifty Shades of Grey (50 nuances de gris, ovviamente) solo dal 17 ottobre. Confrontando infatti, nei principali store europei, i prezzi del primo volume della trilogia (gli altri in alcuni mercati non sono ancora usciti), l’Italia si dimostra il paese (quasi) ideale per poter leggere le gesta della giovane Anastasia Grey. Fatta eccezione per la Germania, dove il prezzo di copertina dell’hardcover è di 12,99 euro, il nostro paese si dimostra in Europa, promozioni a parte, quello con i prezzi più bassi dopo la Germania, con i suoi 14,99 euro.

Intervenire davvero

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Marco Polillo

Come emerge dal Rapporto Aie sullo stato dell’editoria 2012, questo è l’anno dei segni meno. L’editoria italiana sta soffrendo per la crisi: da quando è iniziata, nel 2008, abbiamo avuto anni di riduzioni di fatturato, ma meno di altri settori. Adesso qualcosa è cambiato: il libro, da sempre prodotto anticiclico, è stato travolto a sua volta dalla crisi dei consumi. E ne risente esattamente come gli altri. Il mercato del libro nel 2011 è entrato in una zona d’ombra, e la situazione è peggiorata, in modo deciso ma in linea con tutti gli altri settori, nel 2012: -3,7% il giro d’affari lo scorso anno, secondo i dati Nielsen, per i canali trade, -4,6% se consideriamo invece tutto il perimetro del mercato del libro (dati Aie), -8,7% (sempre dati Nielsen, canali trade) nei primi nove mesi del 2012. Nel 2011 diminuisce pure la lettura: oggi sono 25,9 milioni (723 mila meno del 2010) le persone che leggono almeno un libro all’anno in Italia. Cresce solo l’offerta editoriale: aumentano i titoli e le copie immesse sul mercato ma diminuiscono i prezzi medi e si consolida il segmento dell’e-book.

Per aspera ad astra

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Giorgio Kutz

In questi tempi in cui tutti si arranca per recuperare credito all’estero (in tutti i sensi) fa sempre un certo piacere imbattersi in nomi di italiani che hanno conquistato successo e riconoscibilità internazionali. È il caso di Elastico, piccolo editore esordiente nel mondo dei libri interattivi per tablet, che ha ben due titoli posizionati al top delle classifiche, due reinterpretazioni high-tech di antiche storie di personaggi sempreverdi, Pinocchio e Ulisse. Di quest’ultimo, Il Viaggio di Ulisse (The Voyage of Ulysses), pubblicato a ridosso dell’estate, abbiamo trovato lusinghiere recensioni e addirittura un award in un sito statunitense. Il sito è Kirkus Reviewsche che, con grande rigore recensisce libri in commercio, ma fa anche scouting di esordienti e agevola i rapporti tra autori, agenti letterari e industria editoriale (da poco e con sempre maggior convinzione anche nel segmento del digitale). Dietro il fantasioso brand di Elastico sta un elegante sito di riferimento (in doppia versione italiana e inglese) e i nomi dei due titolari, Paolo Gonzato e Giorgia Conversi: le due anime (grafica ed editoriale) forgiate nella produzione di libri (cartacei) come service agli editori. «È dura e non siamo la Disney – dice Paolo – ma abbiamo coperto gli investimenti e Samsung è venuta a cercarci per avere la versione android della nostra App sui loro tablet».

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.