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Ediser

I preferiti dei bambini

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Ester Draghi

Osservando la classifica dei libri preferiti dai bambini nel 2013 (Fonte: IE-Informazioni editoriali) non si può non rilevare la forte sensibilità dei piccoli lettori ai brand. Sebbene infatti le letture si diversifichino mano a mano che ci allontaniamo dai primi posti è indubbio che le varie Top 10, divise per fasce d’età, evidenzino la tendenza – da parte dei genitori che operano la prima scelta e poi da parte dei bambini che la portano avanti – a individuare personaggi riconoscibili e ad essi rimanere fedeli, almeno durante certe fasi della crescita. La fascia delle cosiddette preletture, quella che va dagli zero ai due anni, è dominata dalle avventure della Pimpa di Tullio F. Altan (Franco Cosimo Panini), che occupa sei posizioni su dieci. Dalla sua prima apparizione sul «Corriere dei Piccoli» nel 1975 la cagnolina a pois rossi ne ha fatta di strada: oggi Pimpa è un brand dal successo indiscutibile e che affianca ai classici libri di sempre anche diverse declinazioni digitali e multimediali. La Top 10 dai tre ai quattro anni è invece monopolizzata da Peppa Pig. La maialina di Silvia D’Achille (Giunti Kids) conferma il successo dello scorso anno presidiando le prime dieci posizioni della classifica. Le canzoncine di Peppa Pig. Con CD audio, qui al primo posto, occupano anche la sedicesima posizione nella classifica generale dei libri più venduti del 2013 a riprova del fatto che Peppa è un personaggio che i genitori propongono volentieri ai bambini in tutte le salse – dai cartoni animati ai libri e alla musica – un po’ come avveniva con Topolino per le generazioni precedenti. Nella classifica dei libri per ragazzi dai sette agli otto anni, con 4 posizioni su dieci occupate dai libri della saga di Harry Potter di J. K. Rowling (Salani), torna un grande classico degli ultimi anni: il maghetto inglese che ha incantato il mondo con le sue storie sembra non passare di moda.

Il Brasile del libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Elena Refraschini

La spiaggia di Ipanema, la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro, il calcio, la samba: questo viene in mente quando si pensa al Brasile. Eppure il Paese è forse il più culturalmente vivace nella categoria Brics, e la sua industria editoriale è nona nella lista pubblicata dalla International Publishers Association. Il Brasile è stato per la prima volta Guest Country alla Buchmesse nel 1994, e veniva da anni di inflazione rampante che ne avevano rallentato l’economia e ridotto i consumi, ma è tornato nel 2013 in veste di ospite d’onore alla stessa Fiera, e presenzia proprio in questi giorni anche alla Children’s Book Fair di Bologna. La produzione nel 2012 (ultimi dati disponibili) si attesta su un totale di 57.000 titoli (21.000 prime edizioni e 36.000 ristampe, con una media di 3.000 copie per titolo), numeri che segnano un aumento dei ricavi degli editori del 6,36%, con un aumento reale dello 0,49% se si esclude l’effetto dell’inflazione. È un mercato a coda lunga, quello brasiliano: i 10 libri bestseller occupano solo il 7% del volume delle vendite, e i top 20 soltanto il 9%. Tra i settori più in crescita degli ultimi anni troviamo quello della fiction straniera (trainato, per tutto il 2012, dall’onnipresente trilogia Fifty Shades) che costituisce il 30,2% della produzione e quello dei titoli religiosi, che sono più del 10%: questi sono i titoli che costano tendenzialmente meno e che vengono comprati anche da istituzioni pubbliche; si tenga conto però del fatto che questi numeri si riferiscono alle vendite in libreria, che escludono quindi l’acquisto di libri presso parrocchie e istituzioni simili, dotate dei loro canali di vendita specifici.

Innamorarsi di un personaggio

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Elena Vergine

Vi sono alcuni fenomeni editoriali il cui successo presso le fasce di lettori più giovani è un dato incontestabile. Dalle classifiche dei libri più venduti nel 2013 emergono con grande evidenza le preferenze dei bambini di tutte le età delineando i profili di alcuni grandi fenomeni editoriali (Fonte: IE-Informazioni editoriali). Che il primo passo verso l’acquisto di un libro lo facciano i genitori poco importa se poi, una volta sfogliate le prime pagine, il piccolo lettore si innamora di quel personaggio e vuole leggerne un’altra storia e poi un’altra ancora. È questo l’effetto che la Pimpa, Peppa Pig, Harry Potter, Geronimo Stilton, Violetta e la Schiappa hanno su bambini e ragazzi di tutto il mondo. Infatti, pur essendo tra loro molto diversi, questi personaggi hanno in comune quel quid che ha permesso loro di entrare nel cuore dei piccoli lettori, di rispondere alle loro esigenze, di incarnare i loro sogni. Nel tentativo di tradurre questo successo in termini più oggettivi abbiamo girato la domanda agli editori che pubblicano le avventure dei personaggi che formano l’intervento narrativo infantile, chiedendo loro di spiegarci quali sono i punti di forza di queste storie così amate. Dalle interviste che seguono emergono alcuni elementi trasversali, che accomunano fenomeni editoriali anche molto diversi tra loro: la serialità, l’internazionalizzazione, la transmedialità e, soprattutto, la qualità.

La generazione digitale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Giovanni Peresson

Tra 2012 e 2013 contiamo circa 218.000 lettori di libri in meno (-7,4%); ma sono 303.000 i ragazzi tra i 6 e i 14 anni che «hanno letto o scaricato libri online o e-book negli ultimi 3 mesi». Sebbene le due azioni sopra descritte siano significativamente diverse (leggere non implica lo scaricare e viceversa), l’indicazione che emerge dalle due indagini di Istat sulla lettura sembra estremamente chiara. I ragazzi di età compresa tra i 6 e i 14 anni si stanno spostando dalle pagine dei libri verso storie e personaggi – in ogni caso non stiamo parlando della semplice navigazione su Internet, o della partecipazione ai social network – a cui si accede solo navigando in rete oppure attraverso e-book (anche qui la formulazione della domanda lascia margini di ambiguità: dove si collocano, per esempio, le App tratte da libri in questa equazione?). Un dato che non capovolge affatto quello precedente del calo della lettura di libri, e che ci farebbe dire che la lettura – sia cartacea che digitale – è nonostante tutto continuata a crescere anche nel 2013 presso i ragazzi tra i 6 e i 14 anni. Anzi ci sarebbero qualcosa come quasi 85.000 lettori in più. Le informazioni raccolte da Istat delinea-no piuttosto un marcato, e soprattutto rapido, cambiamento nelle abitudini e nei modi di leggere anche tra bambini e ragazzi. Con inevitabili sovrapposizioni poi, tra carta e digitale. Dei 5,2 milioni di italiani (il 17,3% della popolazione) che negli ultimi tre mesi dichiara di aver «letto o scaricato libri on line o e-book» quelli tra i 6 e i 14 anni sono già il 5,8% di questa platea.

La versione di Gud

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Redazione

Sul numero dedicato all'editoria per ragazzi Gud immagina di tornare bambino immergendosi nella lettura di un libro... ma basterà? Per conoscere altri lavori di Gud visitate il sito www.gud.it

Lettura: best-practice

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Elena Refraschini

Secondo gli ultimi dati disponibili pubblicati dall’Unesco, 793 milioni di persone non hanno le capacità di base di lettura e scrittura. Di questi, 127 milioni sono i giovani tra i 15 e i 24 anni. Nonostante tanto sia stato fatto per combattere l’analfabetismo, ancora tanto rimane da fare. «Analfabetismo», in questo caso, non sarebbe proprio la parola giusta: intendiamo trattare di «literacy», cioè di quella «capacità di identificare, capire, interpretare, creare, comunicare e calcolare, usando materiale stampato o scritto in diversi contesti. La literacy implica un apprendimento continuo che rende gli individui capaci di raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le conoscenze e sfruttare il proprio potenziale per partecipare attivamente nella propria comunità e nella società in generale» (definizione dell’Unesco): coinvolge dunque un ampio spettro di competenze che rendono un individuo consapevole e in grado di compiere delle scelte informate per sé e per la propria famiglia. Secondo numerose ricerche, le persone che ottengono queste competenze godono di un migliore status socioeconomico, sono più in salute, hanno più possibilità di impiego e di accesso ai livelli alti dell’istruzione. Non solo: la Nala (National adult literacy agency), che ha condotto un’analisi dei costi e dei benefici sull’argomento, ha calcolato che con l’ottenimento di una literacy completa c’è un guadagno economico effettivo per l’individuo, ma anche per l’azienda in cui lavora e per l’intera nazione. Tutti concordano sul fatto che alla base dello sviluppo dell’alfabetizzazione ci sia l’abitudine alla lettura sin dalla più tenera età. Il «Giornale della Libreria», questo mese, compie un viaggio intorno al mondo per scoprire le iniziative più interessanti volte a diffondere l’abitudine alla lettura nei bambini e nei ragazzi.

Produzione e mercato del settore ragazzi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Emilio Sarno

Nel 2013 sono stati pubblicati 5.198 titoli (tra novità e ristampe) di libri per bambini e ragazzi. Nel 2012 furono 5.164 (Fonte: IE). Dunque siamo in presenza di una sostanziale stabilità (+0,7%) nell’offerta delle case editrici verso questo segmento di mercato. Così che, per effetto anche del calo della produzione complessiva di titoli a cui abbiamo assistito nel 2013, cresce il peso che i titoli di libri per bambini e ragazzi hanno fatto registrare nel 2013 sul totale della produzione: dal 7,8% sale all’8,1%. Il settore dei libri per ragazzi non è un segmento omogeneo, anzi! È diviso per generi, fasce di età, formati dei libri di carta (albi, libri attivi, da colorare, ecc.).

Quando il budget è a portata di click

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Michela Gualtieri

Il 17 ottobre scorso una triste notizia aveva sollevato molto clamore sul Web: il Festival del giornalismo di Perugia, manifestazione che per sette anni ha portato in Italia le figure di spicco del giornalismo internazionale, non avrebbe avuto luogo nel 2014 per mancanza di fondi. «Stop at the top» erano state le parole con cui gli organizzatori, Arianna Ciccone e Cristopher Potter, avevano annunciato che le dimensioni e l’importanza che il Festival aveva raggiunto non erano più sostenibili con i finanziamenti a loro disposizione. Piuttosto che abbassare il livello, preferivano tirarsi indietro. Al clamore è presto seguita la mobilitazione e dal 2 novembre è partita una campagna di crowdfunding che in 90 giorni ha raccolto 115.420 euro, il 115% del budget preventivato. Il 2 febbraio l’annuncio ufficiale: il Festival del giornalismo si terrà anche quest’anno, dal 30 aprile al 4 marzo, grazie al sostegno del popolo del Web e, in particolare, di 749 donatori che hanno deciso di finanziare l’iniziativa dietro il semplice compenso di un badge «Donor» per seguire gli eventi oppure (per i più generosi) di una menzione sul sito del Festival. Il crowdfunding, letteralmente «finanziamento della folla», è una forma di raccolta fondi consentita da piattaforme Web dedicate e alimentata da meccanismi tipici dell’era di Internet, che aggrega persone distanti e sconosciute in virtù di obiettivi comuni da loro giudicati importanti.

Scuola accessibile?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Rosa Mugavero

Secondo l’ultimo rapporto Istat sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, negli istituti scolastici italiani la tecnologia è, come è prevedibile, ancora troppo poco diffusa e gli strumenti multimediali per la didattica speciale sono scarsamente utilizzati. Se la causa è da ricercarsi anche nei tagli alla scuola e al personale dedicato alla didattica delle ultime finanziarie, dal rapporto emerge la preoccupante situazione che vede nel nostro Paese più di un quarto delle scuole primarie e secondarie di primo grado prive di postazioni informatiche con periferiche hardware speciali e software specifici per la didattica per gli alunni con diverse tipologie di disabilità. Le carenze più elevate si registrano nel Mezzogiorno, mentre nel Centro Italia si rilevano le percentuali più basse. In particolare, con l’82,9%, sono le scuole primarie dell’Emilia-Romagna le strutture maggiormente dotate di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli studenti disabili, insieme alle scuole secondarie di primo grado della Liguria (83,1% delle scuole). La maglia nera tocca invece alle scuole primarie della Basilicata e a quelle secondarie di primo grado che, rispettivamente con il 59,4% e il 71%, sono gli istituti italiani meno dotati di postazioni informatiche & co.

Se i giovani non leggono

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Emilio Sarno

Non solo tra 2012 e 2013 la lettura di libri è calata nel nostro Paese, ma è calata anche quella di bambini e ragazzi tra i 6 e 14 anni (Istat non ha ripetuto l’indagine relativa alla lettura nella fascia tra i 2 e 5 anni che aveva condotto per la prima volta nel 2012 con un 63,3% di «lettori»). Il calo è importante, forse il maggiore dall’inizio delle rilevazioni annuali: -7,4%. Si tratta di una perdita di circa 218.000 lettori tra i 6 e i 14 anni tanto che, come avevamo visto sul numero scorso del «GdL», dei quasi due milioni di lettori complessivamente dati per dispersi sul mercato italiano tra 2012 e 2013, ben l’11% appartiene alla fasce di età infantili. Soprattutto, quello che è avvenuto lo scorso anno ha pochi precedenti lungo la serie storica che scandisce l’andamento del mercato della lettura dal 1995 a oggi. Si calcolano infatti quasi quattro punti in termini di indice di penetrazione persi nella fascia dei giovani dagli 11 ai 14 anni e cinque in quella tra i 6 e i 10 anni! Certo, se vogliamo vedere gli aspetti positivi, si è passati (con incredibile lentezza) da un 41,3% di ragazzi tra i 6 e i 10 anni di età che «leggevano almeno un libro non scolastico nei 12 mesi precedenti» del 1995 al 49,3% di oggi e, nella fascia di età superiore (11-14 anni), dal 54,5% al 57,2%. Così come resta di conforto sapere che bambini, ragazzi e giovani adulti leggono di più (molto di più) della media della popolazione italiana: li separa una distanza tra i 10 e i 20 punti percentuali. Ma il fatto resta: le generazioni più giovani, quelle che dovevano diventare i lettori e i clienti di editori e librerie o frequentatori di biblioteche iniziano anche loro a calare, allontanandosi dalla pagina dei libri. Un primo elemento di questo fenomeno lo intravediamo nella serie storica della lettura infantile. La fascia degli 11-14enni è entrata in «sofferenza» (rispetto alle forme tradizionali della lettura?) a partire dal 2010-2011. Sofferenza in parte compensata (o comunque non amplificata) da quello che avveniva nella fascia dei 6-10 anni e anche (lo sappiamo relativamente al solo 2012) agli elevati indici di lettura tra i bambini dai 2 ai 5 anni.

Si fa presto a dire ibridi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2014

di Elisa Molinari

autori che si godono i vantaggi dell’essere pubblicati da una casa editrice e dell’autopubblicazione. Molti iniziano con il self publishing e poi approdano all’editoria tradizionale. Altri, forti di un contratto con un editore, portano avanti nuovi progetti e nuove idee, tastando il terreno in autonomia. Tutti hanno una storia alle spalle da raccontare (alcune hanno trovato spazio nell’e-book Prospettiva self publishing. Autori, piattaforme e lettori dell’editoria 2.0, disponibile in e-book sulle principali piattaforme on line) come Hugh Howie, profeta del self publishing che non ha disdegnato un contratto con uno dei «big five». Quando l’ex libraio Hugh Howey scrisse ormai tre anni fa la short novel Wool non poteva certo immaginare che sarebbe diventata un caso editoriale da un milione di dollari dal quale Ridley Scott sta per trarre un film che, a sentire la stampa americana, promette già di sbancare i botteghini. Ma soprattutto non poteva immaginare che con Wool sarebbe diventato il paradigma di un nuovo tipo di autore capace di autopubblicarsi (il racconto era in vendita a un dollaro su Amazon), promuoversi grazie ai lettori e al feedback della rete (Howey ha un profilo Facebook e Twitter su cui riceve quotidianamente consigli e critiche e in uno dei volumi della saga ha anche nascosto il suo numero di telefono che a volte qualche lettore chiama) e addirittura gestire la vendita dei diritti per la realizzazione della sceneggiatura tratta dalla sua opera direttamente con Hollywood. Nel 2012 è arrivato anche l’accordo con Simon and Schuster per distribuire la versione cartacea dei suoi romanzi, senza rinunciare ai diritti sugli e-book. Presente all’ultima edizione di Bookcity per presentare Wool. La trilogia del silo, ci ha raccontato il suo percorso. A cominciare dalle copertine dei suoi libri: «Sono state fatte delle edizioni straniere bellissime della mia saga. Quella italiana, ad esempio, dietro nasconde la mappa del Silo. In Giappone e Corea il libro è stato diviso in due sezioni: se affiancate le due copertine formano un’immagine più grande. Adoro vedere quanto creative possano essere le case editrici!».

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