Secondo gli ultimi dati disponibili pubblicati dall’Unesco, 793 milioni di persone non hanno le capacità di base di lettura e scrittura. Di questi, 127 milioni sono i giovani tra i 15 e i 24 anni. Nonostante tanto sia stato fatto per combattere l’analfabetismo, ancora tanto rimane da fare.
«Analfabetismo», in questo caso, non sarebbe proprio la parola giusta: intendiamo trattare di «literacy», cioè di quella «capacità di identificare, capire, interpretare, creare, comunicare e calcolare, usando materiale stampato o scritto in diversi contesti. La literacy implica un apprendimento continuo che rende gli individui capaci di raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le conoscenze e sfruttare il proprio potenziale per partecipare attivamente nella propria
comunità e nella società in generale»
(definizione dell’Unesco): coinvolge dunque
un ampio spettro di competenze
che rendono un individuo consapevole
e in grado di compiere delle scelte informate
per sé e per la propria famiglia.
Secondo numerose ricerche, le persone
che ottengono queste competenze
godono di un migliore status socioeconomico,
sono più in salute, hanno più
possibilità di impiego e di accesso ai
livelli alti dell’istruzione. Non solo: la
Nala (National adult literacy agency),
che ha condotto un’analisi dei costi e
dei benefici sull’argomento, ha calcolato
che con l’ottenimento di una literacy
completa c’è un guadagno economico
effettivo per l’individuo,
ma anche per l’azienda in cui
lavora e per l’intera nazione.
Tutti concordano sul fatto che
alla base dello sviluppo dell’alfabetizzazione
ci sia l’abitudine
alla lettura sin dalla più tenera
età.
Il «Giornale della Libreria»,
questo mese, compie un
viaggio intorno al mondo per
scoprire le iniziative più interessanti
volte a diffondere
l’abitudine alla lettura nei
bambini e nei ragazzi.