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Mostre e convegni

Un mercato accessibile

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Anna Lionetti

Se il digitale è ormai l’hot topic in assoluto più sentito dal mondo del libro, una delle sue declinazioni è il tema dell’accessibilità. In una fase di crescita tanto rapida quanto delicata del mercato degli e-book, la possibilità di veicolare agli utenti con disabilità visive l’accesso alla lettura con nuovi strumenti e prodotti certificati tecnicamente può creare un valore aggiunto per tutti gli attori della filiera. Se ne dibatte, naturalmente, alla Fiera del Libro di Francoforte: oltre alla sessione EPublishing: Making Accessibility Mainstream coordinata da Lia (Libri italiani accessibili) durante il Toc – Tools of Change for Publishing, EDItEUR e Lia hanno dedicato un’intera mattinata esclusivamente all’accessibilità. Ma durante il seminario A new market: accessible ebooks in mainstream channels, non si è discusso tanto di problemi, quanto di soluzioni; o meglio, delle strade che l’editoria sta prendendo per accompagnare i libri verso un pubblico sempre più vasto, garantendo a tutti l’accesso ai contenuti e alle risorse on line a parità di condizioni tecniche ed economiche. Gli interventi dei panelist segnano un percorso che muove inizialmente dalla casa editrice. A monte della catena produttiva si colloca il senso di responsabilità sociale dell’editore: questo, secondo Chris Rogers (digital publishing technology coordinator di Penguin Books), il primo motore che spinge gli editori a riqualificare il proprio catalogo secondo i criteri di accessibilità. Elemento chiave per la buona riuscita di un e-book (accessibile e non) è però la consapevolezza che non si tratta di una replica in «seconda visione» della versione a stampa, bensì di un prodotto con le proprie specificità e, verosimilmente, il proprio mercato.

Futuro accessibile

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2012

di Rosa Mugavero

Qual è lo stato dell’arte a livello internazionale relativo alla produzione e alla distribuzione dei contenuti editoriali accessibili? Sui temi dell’accessibilità, delle possibilità delle nuove tecnologie e delle strategie per un’editoria più inclusiva si sono confrontati gli oltre 20 relatori, provenienti da tutto il mondo, che sono intervenuti durante «Inclusive Publishing and ebook Distribution: Access for People with Print Disabilitie», conferenza internazionale organizzata dalla National Federation of Blind (Nfb) e dal Daisy Consortium che si è tenuta lo scorso giugno a Baltimora.

Conversazioni digitali

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Elisa Molinari

«Nel business editoriale ci sono solo due attori ad avere il futuro garantito: i lettori – che con gli e-book risparmiano moltissimo, hanno accesso alla loro libreria virtuale in ogni momento e possono scegliere tra una varietà maggiore di titoli e generi – e gli autori, a cui paghiamo il 70% dei diritti. Tutti gli altri devono lavorare per assicurarsi un futuro. L’ecosistema che ruota intorno al libro dovrà adattarsi al nuovo e per farlo bisogna sforzarsi di creare valore aggiunto. Non si vince mai se si combatte contro il futuro: il futuro vince sempre». Musica e parole di Jeff Bezos, il carismatico Ceo di Amazon. Anche a livello evocativo, a Seattle non si scherza: i grattacieli dove si erge il quartier generale della libreria on line più famosa al mondo si scopre che si chiamano Day 1 South e Day 1 North: lavorando su Internet, non ci si può dimenticare che si è praticamente al primo giorno e che tutto quello che si deve fare è, appunto, guardare al futuro. Che il periodo sia denso di cambiamenti è evidente: i paradigmi editoriali tradizionali stanno cambiando a una velocità vorticosa e non intendono certamente rallentare. Il processo che portava dall’autore al lettore è sempre stato lineare ma ora, con l’avvento del digitale, ha scombussolato un iter consolidato e rodato. Stanno cambiando innanzitutto i cicli produttivi e i tempi di distribuzione: flessibilità e riusabilità sono allora sempre più le parole chiave per un settore dove la multi-canalità costituisce, allo stesso tempo, un’enorme opportunità, e una grande sfida. La necessità di pensare in termini di contenuti e non di prodotti deve far pensare al libro come a una struttura di base, dai confini permeabili e mutabili. Cambiano inoltre i ruoli degli attori della filiera: se in passato i lettori erano gli immutabili utenti finali, scorporati dal processo produttivo, ora ne sono sempre più gli artefici, armati di strumenti che permettono di interagire con gli autori e tutte le altre parti coinvolte. Da qui l’esigenza di una forza motrice, l’editore appunto, che agisca tra le maglie del processo editoriale e che si proponga come punto di riferimento nella rivoluzione digitale. Lorenza Biava ed Elena Vergine ne hanno parlato con alcuni relatori di Editech 2012 (21-22 giugno) – Luc Audrain (Hachette, Francia), Riccardo Cavallero (Mondadori, Italia), Ina Fuchshuber (neobooks, Germania), Michael Healy (Copyright Clearance Centre, USA), Craig Mod (Pre/Post Books, USA), Cristina Retana Gil (Wolters Kluwer Spagna) – per capire come stanno interpretando questi cambiamenti e queste trasformazioni.

Chi è il nuovo editore?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Elisa Molinari

Chi è il nuovo editore? Cosa resta e cosa cambia nel suo lavoro? Questo il fil rouge della quinta edizione di Editech, queste le domande alle quali i relatori risponderanno nelle diverse sessioni della giornata. A cominciare dalla sessione plenaria in cui Michael Healy, direttore esecutivo del Copyright clearance centre, descriverà lo scenario digitale evidenziando i principali trend in atto con un focus particolare sugli Stati Uniti dove i cambiamenti in atto sono più significativi. La conferenza seguirà due binari paralleli: da un lato due sessioni dedicate alla creazione di nuovi prodotti editoriali, dall’altro altre due sessioni incentrate sulla comunicazione e promozione dei prodotti per i motori di ricerca e per i lettori. Nella prima sessione mattutina il tema centrale sarà il ripensamento dei libri e l’immaginazione editoriale: storytelling, nuove forme digitali, spin-off di carta e digitali, riprogettazione e contaminazione transmediale. Tra i relatori, Ana Maria Allessi, vicepresidente e direttore editoriale di Harper media, la divisione di Harper Collins votata alla sperimentazione digitale, e Craig Mod, autore, designer, editore e sviluppatore di svariati progetti che hanno user experience, storytelling e creatività come minimo comun denominatore. L’altra sessione verterà invece sull’importanza strategica del corretto uso dei dati e dei metadati, aspetto spesso trascurato ma che, se ben sfruttato, porta sicuri benefici in termini di visibilità e di ritorno economico. Tra gli altri interverrà anche David Renard di Mediaideas, società americana che ha come parola d’ordine discovery (ovvero il processo di trovare quello che si vuole). Nel mondo Web, è infatti fondamentale per gli editori iniziare a pensare a contenuti personalizzati, indirizzati a specifici segmenti di mercato, ripensati per ogni canale di comunicazione e ottimizzati per i motori di ricerca Reo (Ratings engine optimization).

Editech 2012

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2012

di Elisa Molinari

L'editoria è un settore produttivo antico, che per circa cinque secoli ha subito pochissimi cambiamenti. Il percorso che portava il testo dall’autore al lettore è sempre stato lineare e definito con l’editore a giocare la parte di intermediario, in tutte le sue sfaccettature. Certo, col passare del tempo altre figure professionali – agenti letterari, rivenditori, distributori – si sono aggiunte al processo ma senza alterarne in maniera sostanziale gli equilibri. L’avvento di Internet e del digitale è riuscito, nell’arco di pochi anni, a scardinarne struttura produttiva, filiera distributiva, produzione. Come afferma Sara Lloyd nel Manifesto dell’Editore del XXI secolo: «Detto ancor più provocatoriamente, ha introdotto la reale possibilità di togliere di mezzo l'editore, più o meno rimuovendo l'ostacolo costituito dal fin qui unico asset critico proprio dell'editore: la distribuzione. Dovremo imparare a pensare molto meno ai prodotti, e molto di più ai contenuti; dovremo pensare il libro come struttura nucleare, di base, dai confini molto più permeabili di quanto sia stato fino ad oggi».  

La fantasia in mostra

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2012

di Elena Vergine

Sàrmede è un piccolo paesino veneto che ha fatto della fiaba (e dell’illustrazione) la sua ragion d’essere. Ogni anno le strette vie del paese su cui affacciano case dipinte che paiono uscite anche loro da una favola, si colorano coi toni del sogno ospitando dal 1982 la Mostra internazionale d’illustrazione per l’infanzia. Questa iniziativa, la cui importanza è cresciuta di anno in anno fino ad affermarsi come uno degli eventi più attesi dagli illustratori di tutto il mondo, è giunta nel 2011 alla sua ventinovesima edizione. Luogo di incontro per alcune delle più innovative realtà nazionali e internazionali specializzate in albi illustrati, la mostra è diventata un efficace trampolino di lancio per i giovani che ambiscono a una carriera nel mondo dell’illustrazione anche grazie alla Scuola internazionale d’illustrazione organizzata dalla Fondazione «Štepán Zavrel» di Sàrmede. Aperta da ottobre a gennaio l’esposizione Le immagini della fantasia si propone nel corso dell’anno in forma itinerante (attualmente è visibile a Monza). Oltre alla tradizionale rassegna dell’illustrazione, la mostra comprende anche due sezioni speciali: una dedicata ad un ospite d’onore (quest’anno è l’illustratrice altoatesina Linda Wolfsgruber) e l’altra dedicata alla sezione fiabe dal mondo, intitolata Il grande albero delle rinascite, fiabe delle Terre d’India, con opere realizzate da 50 illustratori e 50 allievi della Scuola di Sàrmede.

Lezioni dal Toc

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2012

di Cristina Mussinelli

Anche quest’anno si è svolta a New York la Toc (Tools of change) conference organizzata da O’Reilly. Un giorno di seminari e due giorni di conferenza in cui keynote speech in sessione plenaria si alternano a un programma di sessioni parallele che coprono i principali temi dell’evoluzionedell’editoria digitale. Nel programma quattro i principali temi che possono rappresentare altrettante lezioni per l’editoria europea e nazionale.

La scienza si fa festival

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Laura Novati

All’Auditorium Parco della Musica di Roma si è tenuto dal 19 al 22 gennaio il Festival delle Scienze, giunto alla settima edizione, che ha visto l’afflusso di 20.000 partecipanti. Un numero consistente, intorno al tema di quest’anno, il concetto del tempo. «Il tema è stato scelto – ha detto Vittorio Bo, direttore artistico del festival – perché rappresenta una dimensione della nostra vita che da sempre, dai Greci sino ai giorni nostri, ha attratto la curiosità e il desiderio speculativo della mente umana», intrigando filosofi e scienziati quanto artisti. Perciò tra gli invitati c’erano Jean Pierre Luminet, astrofisico, scrittore e poeta, seguito da Stefano Benni con il suo reading Che ore sono, dal filosofo Ned Markosian, esploratore della metafisica nel tempo e Giovanni Amelino Camelia, docente alla Sapienza, nominato tre anni fa come l’erede di Einstein, che ha tracciato Una breve storia del Tempo: prima, durante e (forse) dopo Einstein. E ancora: il campione di atletica, Andrew Howe, Oliviero Beha e Stefano Tamorri, presidente degli psicologi sportivi; l’incontro fra un fisico, Julian Barbour, e Giulio Giorello, chiamati a rispondere alla domanda: «Esiste il tempo?». Dunque successo a Roma, come successo ogni anno a Genova al Festival d’autunno, o a Modena sul concetto di natura, ma queste occasioni di incontro, sia pure di alto profilo, quanto incidono sulla cultura diffusa nel nostro Paese? Quanto si fa, in altri termini, per una almeno dignitosa «cittadinanza scientifica»?

10 candeline

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Giovanni Peresson

Questa del 2011 è stata la fiera che, dopo dieci anni di vita, si è trovata alle prese con il suo primo vero momento di «difficoltà». La domanda che ci si poneva poche settimane prima dell’apertura era come «Più Libri Più Liberi avrebbe potuto rispondere per la prima volta ad un momento di reale difficoltà economica». Da parte del pubblico (con meno soldi da spendere), degli editori-espositori alle prese con le risorse da investire nella partecipazione a una manifestazione in un anno di «non crescita del mercato» e di difficoltà finanziarie.

Impaginare il futuro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2011

di Giulio Passerini

L’organizzazione editoriale dei contenuti (testuali, grafici, fotografici, video, interattivi) nello spazio della pagina si dimostra giorno dopo giorno come la chiave decisiva per progettare testi che siano quanto più adatti possibile alla natura della percezione umana; testi a cui il fruitore non abbia bisogno di abituarsi per avere un’esperienza naturale; si tratta insomma di andare alla ricerca di un’ergonomia dello sguardo, o meglio, della conoscenza. Tutto ciò influisce non poco sul processo di sviluppo di un contenuto librario digitale rendendo il percorso attraverso la filiera tradizionale notevolmente più complesso. A differenza della maggior parte dei tradizionali oggetti librari, la progettazione non si dà al di fuori di una forma grafica e concettuale che coinvolga direttamente la direzione artistica e il marketing; la distribuzione è monitorabile in tempo reale tanto dall’amministrazione quanto dal comparto marketing che deve rendersi pronto ad intervenire rapidamente sui feedback coordinandosi con la direzione editoriale per l’eventuale rilascio di nuovi contenuti.

Copy in Italy

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2011

di Luisa Finocchi

Si parla spesso, in questi tempi di crisi, di come impostare un nuovo modello di rapporto tra cultura e impresa capace di superare sia la logica mecenatistica o filantropica, sia la logica un po’ logora della sponsorizzazione, andando nella direzione di una partnership sempre più determinata tra cultura e imprese che non trascuri il ruolo necessariamente propositivo che le istituzioni pubbliche, tanto a livello nazionale quanto locale, possono e devono avere nella costruzione di un sistema culturale capace di dialogare con le attività produttive.

L'editoria diventa museo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2011

di Laura Re Fraschini

Nel nostro Paese assai ricco di arte e cultura c’è una categoria di musei, quelli dedicati alla storia del libro e dell’editoria o all’arte tipografica in genere, di cui non si sente spesso parlare. Il primo libro, la Bibbia delle 42 linee, si sa, ha visto i suoi natali a Magonza dove infatti lo celebra uno dei più importanti musei di storia del libro europei e, forse, mondiali. Ma dalla Germania, l’arte della stampa si è presto diffusa anche nel Belpaese dove si attesta, a Subiaco, vicino Roma, già dal 1464. Oggi nel luogo in cui i pionieri Pannartz e Sweynheym hanno dato inizio alla storia tipografica del nostro Paese sorge il Museo della Carta e della Stampa, uno dei 34 tra archivi, fondazioni e musei censiti dall’Associazione italiana musei della stampa e della carta che tramandano la fama dei mastri cartai e tipografi che per cinque secoli hanno permesso con la loro arte di trasmettere la cultura italiana nel nostro Paese e nel mondo.  

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