La rivistaBelle «app» d’autore
di Laura Novati
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Fino ad oggi si diceva che il massimo acquisto di libri d’arte era riferito al catalogo di una mostra: uno su due visitatori era disposto ad acquistarne uno, a dispetto del peso o del costo. Un prolungamento del piacere della visita, uno strumento di documentazione, se l’acquirente era interessato agli apparati, anche un gesto orgoglioso di affermazione che quella stessa visita c’era stata. Poi sappiamo che t-shirt e cartoline sono i gadget più diffusi nella vendita nei bookshop museali permanenti o per esposizioni temporanee, in ogni parte del mondo dove si organizzano (per questo all’entrata dei musei o dei siti italiani sono spesso o quasi sempre assenti); in compenso, ricordo di aver trovato all’ingresso del Museo archeologico di Taranto, tre anni fa, chi sa come sopravvissuta, il cartone di una bambola di carta, alias fanciulla della Magna Grecia, da ritagliare con i suoi vestiti e un eroe da rivestire delle sue sagome di armi, in unica copia, stampata nel 1965.
Briciole e polistirolo
di Intervista a Fabio Castelli
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Rendere gli spazi della cultura luoghi di ritrovo e di scambio. Questo è il principio, semplice eppure non banale, che dà forma alla visione di Fabio Castelli, libraio dall'animo girovago che con le sue Art Book punta a fare dei bookshop museali veri e propri salotti, confortevoli e dinamici, dove la cultura possa riprendersi il proprio posto nella società.
Gallarate con il Maga, Milano con il Piccolo Teatro Grassi, e Torino con il Lingotto sono i tre poli attorno ai quali ruota quest'ideale Rinascimento. La cura nell'assortimento, l'attenzione all'ambiente e all'arredamento del punto vendita ne sono i cardini. Il tutto condito da tanta voglia di sfidarsi e mettersi in gioco nonostante il ricco carnet di successi già maturati con la Triennale, la Fondazione Stelline e l'Hangar Bicocca e la 121 Corraini. Perché, se la libreria di un grande museo non funziona, in fondo è tutta una questione di briciole e polistirolo come racconta Fabio Castelli in questa intervista.
Coffee table apps
di Raffaele Cardone
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Una premessa necessaria. Le previsioni dei più convinti sostenitori del tablet come device unico per gli e-book non si sono per ora avverate. Un'indagine dell’istituto di ricerca Pew dello scorso giugno, e riferita al solo mercato statunitense, rileva che i possessori di un e-book reader sono cresciuti dal 6% al 12% tra novembre 2010 e maggio 2011, mentre i possessori di tablet sono passati dal 6% del gennaio 2011 al 7% dello scorso maggio.
Se è vero che in queste circostanze è la tecnologia che guida il mercato, ovvero che, più che l'offerta di e-book, è la diffusione dei reader a far crescere i consumi di editoria digitale (va da sé, le due cose sono correlate), è anche vero che bisogna prendere in considerazione altri fattori.
Dalle scintille al fuoco
di Redazione
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Nel XXI secolo la digitalizzazione svincola i contenuti dal supporto e determina una maggiore convergenza tra i media. Le case editrici divengono sempre più centri multimediali, mentre gli editori di videogame pubblicano libri (ne è un esempio l'islandese CCP) e le emittenti televisive creano dalle loro storie nuovi mondi narrativi, come la BBC con Tracey Beaker. Così i contenuti non sono più materia prima solo per settori economici come l'editoria e i mass media, ma un bene sempre più ambito da chi opera nel mercato delle nuove tecnologie.
Fermo immagine
di Redazione
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«La fotografia non mostra la realtà, mostra l’idea che se ne ha». Neil Leifer ha ragione, ciò che rappresenta una foto è condizionato dalla nostra percezione della realtà. Ma cosa sarebbe il mondo senza fotografia? Senza la possibilità di fissare nella memoria (e nella storia) momenti, luoghi, persone, emozioni che altrimenti andrebbero facilmente perduti? La creazione di un archivio fotografico e la sua conservazione, sia per motivi personali sia professionali, costituisce un rifugio sicuro di una parte di vita e di storia, e ciò è ancor più vero quanto più lungo è l’arco di tempo ricoperto.
Il futuro della libreria
di Raffaele Cardone
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La vendita di Waterstone's a A&NN Group, una società controllata dal tycoon russo Alexander Mamut, scrive un nuovo capitolo nel movimentato panorama delle grandi catene librarie.
Barnes & Noble in vendita, Borders in fallimento, dopo aver chiuso due anni fa la filiale inglese, sono i segnali più visibili del declino e della scomparsa di molte grandi catene nei due principali mercati a prezzo libero, quello statunitense e quello del Regno Unito.
Ogni fallimento, cessione, acquisizione fa in realtà storia a sé. Ma i nemici del retail librario «tradizionale» sono gli stessi per tutti: Amazon e il commercio on line, la concorrenza dei supermercati, il crollo di cd e dvd e, più recentemente, gli e-book e la crisi dei consumi.
Integrazione 2.0
di Andrea Angiolini
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Quando parliamo di editoria universitaria ci troviamo di fronte a due universi paralleli, sia pure con alcuni punti di contatto: quello della produzione per la ricerca (monografie e riviste) e quello della produzione di manualistica.
Questi due segmenti hanno alcuni tratti in comune ma anche molte differenze sostanziali che si riverberano sull’offerta digitale. Ciò che condividono è il cambio di paradigma che ha investito il mondo universitario: la trasformazione della comunicazione accademica, della lettura e dello studio, che tendono sempre più a spostarsi e completarsi in rete. Qui, per la spinta della tecnologia, anche il testo si modifica: diventa interattivo, acquisisce possibilità di aggiornamenti rapidi e continui, comporta nuove modalità di utilizzo. Tra l’altro, in questo scenario, gli editori sono costretti a confrontarsi con attori nuovi, innanzitutto tecnologici, che assumono un ruolo nella filiera editoriale, modificandone le regole.
L'editoria diventa museo
di Laura Re Fraschini
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Nel nostro Paese assai ricco di arte e cultura c’è una categoria di musei, quelli dedicati alla storia del libro e dell’editoria o all’arte tipografica in genere, di cui non si sente spesso parlare.
Il primo libro, la Bibbia delle 42 linee, si sa, ha visto i suoi natali a Magonza dove infatti lo celebra uno dei più importanti musei di storia del libro europei e, forse, mondiali. Ma dalla Germania, l’arte della stampa si è presto diffusa anche nel Belpaese dove si attesta, a Subiaco, vicino Roma, già dal 1464. Oggi nel luogo in cui i pionieri Pannartz e Sweynheym hanno dato inizio alla storia tipografica del nostro Paese sorge il Museo della Carta e della Stampa, uno dei 34 tra archivi, fondazioni e musei censiti dall’Associazione italiana musei della stampa e della carta che tramandano la fama dei mastri cartai e tipografi che per cinque secoli hanno permesso con la loro arte di trasmettere la cultura italiana nel nostro Paese e nel mondo.
La legge sul prezzo
di Giovanni Peresson
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È stato approvato il 14 luglio scorso il nuovo disegno di legge che regolamenta il prezzo dei libri. Il nuovo testo interviene a sanare le crepe che si erano aperte nel precedente provvedimento (l’art. 11 della legge 7 marzo 2001).
La seconda vita della 121
di Redazione
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Questione di «più» e di «ex». Basterebbe questa sintetica definizione per dare l'idea di cosa sia accaduto al temporary shop Corraini di via Savona, passato nel giro di due anni da pop up store alla moda a libreria a tutti gli effetti consolidata nel tessuto culturale milanese.
Ma se l'«ex» a cui dice addio è proprio la sua (es)temporaneità, il «più» che guadagna è tutto declinato in professionalità, vivacità culturale e attenzione all'utenza che, con la piccola libreria nata nel cuore del quartiere del design – i suoi 90 metri quadri ospitano circa 1500 titoli –, ha intessuto un rapporto strettissimo e a tratti, si direbbe, quasi simbiotico.
Libro fai da te
di Pasquale Falco e Paolo Ortelli
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«It's also hard to ignore the writing on the wall, or, rather, the gigantic words written in the sky. Publishing is changing. Soon the main audience will be reading digitally. The reasons not to self-publish have rapidly dropped away. I am in control of my manuscript. I am in control of my cover. I am in control of the entire process, and as the creator of the work, I've got to think that's the way it should be» (Brett Battles, jakonrath.blogspot.com, 7 aprile 2011). Le parole di Brett Battles esprimono l’atteggiamento di una nuova generazione di autori anglofoni che prefigurano – e intendono interpretare – un vero e proprio cambio di paradigma per l’editoria.
Più simile del facsimile
di Emilio Sarno
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Nel 2009, nel presentare ad Artelibro un progetto di indagine sul settore dell’editoria d’arte, l’Ufficio studi dell’Aie propose un modello che dimostrava la complessa articolazione che aveva assunto questo settore nel tempo (i materiali del report sono disponibili qui).
L’ipotesi che stava dietro quel piano di ricerca – aggiornato e ampliato nell’edizione dello scorso anno di Artelibro (scaricabili liberamente) – era proporre da un lato l’aggiornamento annuale dei dati presentati nel 2009 (valore della produzione e del mercato, ecc.) e via via di comporre le parti mancanti della matrice.
Quale modello vincerà?
di Lucia Folli
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Sembra di ripetere lo stesso ritornello da tempo, e ogni anno la situazione appare più grave: l’editoria universitaria, nelle sue diverse ramificazioni (soprattutto nell’ambito professionale, ma anche nella varia), continua a vivere in uno stato di crisi. Non ha aiutato peraltro l’attuale riforma che, se da un lato si è sforzata di ridurre la proliferazione dei corsi, dall’altro ha ulteriormente tagliato le risorse messe a disposizione per l’acquisto di collezioni e testi da parte delle biblioteche universitarie da un lato, e per lo sviluppo di University Press dall’altro, realtà di rilievo in tutti i Paesi occidentali più evoluti. Senza dimenticare le fotocopie….
Sconto & servizio
di Redazione
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Nel 2010 due sono i fatti che hanno segnato il mercato italiano del libro. Il primo è la nascita di un mercato degli e-book. Magari è ancora piccolo (o più piccolo rispetto a quello che molti si attendevano). Ma è un mercato che c’è, esiste, e non può che crescere; in cui è inevitabile stabilire accordi con i player globali (ne è un esempio il recente accordo Mondadori-Amazon per rendere disponibili i titoli del gruppo su Kindle).
Tutto inizia dalla rete
di Redazione
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Prima di intervistare Paco Simone in via S. Orsola a Milano, dove Arpanet ha sede, leggo on line la «vision» della casa editrice: «Arpanet ricerca narrazioni che esaltino la contaminazione tra innumerevoli dimensioni creative. La contaminazione creativa – che rappresenta certamente una delle caratteristiche del nostro tempo – è da Arpanet intesa in ogni sua sfaccettatura [...]. Tutte le pubblicazioni derivano da un coinvolgimento diretto del lettore, invitato ad essere parte attiva nel processo di selezione dei testi mediante il format esclusivo dell'iniziativa editoriale». Arpanet è una società che gestisce e veicola contenuti, partendo dalla rete e arrivando alle librerie, ma non solo. Ne abbiamo parlato con il presidente e fondatore, Paco Simone.
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