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Mercato

Non basta la fede

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2011

di Ilaria Barbisan

In un momento di crisi valoriale ed economica i lettori cercano nei libri risposte specifiche sia sulla spiritualità sia sui temi di attualità. Come si posizionano gli editori religiosi di fronte a questa maggiore richiesta? Certamente non si accontentano di aumentare la produzione, sia in termini di titoli che di tiratura. Lo abbiamo chiesto ai diretti protagonisti del segmento.

Opportunità o minacce?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2014

di Emilio Sarno

Nelle scorse settimane Uelci (l’associazione che raccoglie editori e librai cattolici) ha presentato il quarto Osservatorio sull’editoria religiosa, curato dall’Ufficio studi dell’Aie, a cui si è aggiunta quest’anno, la seconda edizione dell’indagine che l’Ipsos di Nando Pagnoncelli ha condotto sulla lettura dei libri religiosi – ne parliamo più diffusamente nell’articolo successivo, Chi legge i libri religiosi? – da parte dei lettori italiani (la precedente era stata condotta nel 2012). Che cosa emerge dallo studio? Innanzitutto il peso crescente di questa parte della produzione editoriale rispetto a quella complessiva pari a 64.117 titoli nel 2013. Tra le opere religiose pubblicate dalle case editrici cattoliche e dagli altri editori (compresi, ovviamente, quelli laici) sono stati immessi sul mercato qualcosa come 5.798 titoli (tra novità e nuove edizioni): sono il 9,0% della produzione complessiva, mentre nel 2012 rappresentavano, con 5.510 titoli, l’8,2%. Se dunque la produzione complessiva dell’editoria italiana aveva fatto segnare lo scorso anno – per la prima volta dal dopoguerra – un valore negativo (-4,1%), quella di argomento religioso mostra un andamento di segno opposto: +5,2%. Si assiste però a uno spostamento di equilibri. Cresce infatti il peso della produzione pubblicata da editori «altri» rispetto a quelli cattolici. Tra 2012 e 2013 la loro offerta fa segnare un +24,0% rispetto a un leggero calo (-0,6%) della produzione delle case editrici cattoliche. E questo non è un dato strettamente congiunturale bensì un aspetto di tendenza di medio-lungo periodo visto che gli andamenti, rispetto al 2010, risultano essere, rispettivamente, del +25,3% contro un modesto +2,7%.

I 56 «big» del libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2014

di Ester Draghi

L’ottava edizione della classifica dei più grandi gruppi editoriali del 2014, realizzata dalla Rudiger Wichenbart Content and Consulting e condotta da «Livre Hebdo» con la collaborazione di «Publishing Perspectives», «The Bookseller», «Buchreport» e «PublishNews Brazil» sulla base dei dati 2013, non presenta grandi novità soprattutto se guardiamo alle prime posizioni, presidiate, come lo scorso anno, da quattro gruppi che trattano editoria educativa e professionale: Pearson è ancora al primo posto, con 9,330 miliardi dollari di fatturato (erano 9,158 nel 2013), seguito da Reed Elsevier con 7,288 miliardi (in crescita rispetto ai 5,934 del 2013), da Thomson-Reuters (5,576 miliardi) e da Wolters Kluver (4,920 miliardi). Random House, al quinto posto, è ancora il primo dei gruppi editoriali di libri trade. Il marchio ha beneficiato degli effetti positivi della sua partecipazione del 53% in Penguin, nonché dell’assunzione, sul finire del 2012, del pieno controllo di Penguin Random House Grupo Editorial (già Random House Mondadori). Inoltre, nel 2014 dovrebbe concretizzarsi l’accordo tra Random House e Prisa (al 24esimo posto della classifica) per l’acquisizione del segmento trade del marchio Santillana Ediciones Generales, che andrà ad arricchire le fila del gruppo Random House. A proposito di acquisizioni, lo scorso anno McGraw-Hill Education è stato comprato per 2,4 miliardi di dollari da una società di private equitiy, Apollo Global Management. MHE è ora gestito da due società di holding – McGraw-Hill Global Education Holdings e McGraw-Hill School Education Holdings.

L'arte dei piccoli

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2014

di Emilio Sarno

Quando si parla di editoria per bambini (159,8 milioni di euro; 15,5 milioni di copie vendute nei canali trade; 5.219 titoli pubblicati nel 2013) si pensa subito ai libri per la prima infanzia, alle fiabe, agli albi illustrati. Oppure ai characters – Peppa Pig, la Schiappa, Violetta, Geronimo Stilton, ecc. – che dominano incontrastati non solo banchi e vetrine delle librerie ma anche il merchandising connesso e la programmazione televisiva. Non si considera mai, invece, il segmento dell’editoria d’arte per bambini. Delle ragioni editoriali del fenomeno e delle difficoltà che incontrano le realtà editoriali che si sono focalizzate su questo segmento parla ampiamente Marzia Corraini nell’articolo che segue. Le case editrici specializzate in titoli d’arte per i bambini sono per lo più realtà di medio-piccole dimensioni e innovative dal punto di vista del progetto editoriale. Spesso però sono in difficoltà nel dare visibilità alle loro linee di ricerca (illustratori, grafici, autori, confezionatori, ecc.) o rispetto alla necessità di operare commercialmente in un mercato di cui ben conosciamo le attuali difficoltà e trasformazioni.

25 anni da protagonisti

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2011

di Ilaria Barbisan

Edicart è un gruppo editoriale che non ha bisogno di presentazioni. Da 25 anni è presente con successo sul mercato del libro per ragazzi attraverso numerose collane destinate ai più piccoli, e non solo.

Conoscere per correggere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2011

di Tamara Guazzini

Era più o meno la metà degli anni Ottanta quando in una lezione tenuta alla Scuola per librai Umberto ed Elisabetta Mauri all’Isola di San Giorgio a Venezia, Libero Casagrande, libraio-editore in Bellinzona e «ideatore» del programma Libris, affermò che con la diffusione dei gestionali in libreria e la gestione a titolo molto sarebbe cambiato nel rapporto tra casa editrice e libreria.

Il franchising di MG

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2011

di Giovanni Peresson

Lo spostamento che tra 2008 e 2010 ha portato le librerie di catena a sorpassare quelle a conduzione familiare e indipendenti – rispettivamente dal 36% al 40% e dal 43% al 38% (G. Peresson, La perdita di un primato, «GdL», 1, gennaio 2011, pp. 28-29) è (anche) riconducibile alla crescita che in questi ultimi anni ha avuto la formula del franchising.

L'editoria è in fermento

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2014

di Elena Vergine

Il mercato dell’editoria si fa sempre più globale, gli editori affrontano la sfida della tecnologia e la concorrenza di nuovi player espandendo il loro business per incontrare nuovi pubblici e soddisfare nuovi bisogni. È chiaro quindi come le tendenze in atto non possono più essere osservate nel quadro ristretto di quanto avviene all’interno dei confini nazionali. Ancora oggi le fiere internazionali rimangono un importante osservatorio da cui affacciarsi per cogliere i mutamenti in corso e in cui confrontarsi ed incontrare partner commerciali vecchi e nuovi. Dopo le interviste a Ernesto Ferrero (direttore editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino) sul «GdL» di maggio, a Steven Rosato (direttore di Book Expo America) sul numero di luglio/agosto e a Edouard Cointreau (presidente della Paris Cookbook Fair) sul «GdL» di settembre, proseguiamo la nostra inchiesta proponendo il punto di vista di Juergen Boos (direttore della Fiera del Libro di Francoforte).

Arte, libri e mercato

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Giovanni Peresson

Nel 2013 sono stati pubblicati 4.179 titoli (novità e nuove edizioni di varia adulti; Fonte: IE). Istat, i cui dati si fermano ancora al 2011 indicava il valore della produzione in 3.259 titoli (ma diversi sono i criteri di classificazione) e in 3,2 milioni le copie stampate e immesse nei canali di vendita in quello stesso anno. Al di là degli scostamenti nei valori assoluti e soprattutto del fatto che non disponiamo di un dato aggiornato sulla produzione di copie, ciò che appare confermato è il trend complessivo. Si precisa ovvero, la tendenza a una progressiva riduzione della produzione di editoria d’arte. Nel 2010, tra novità e nuove edizioni, contavamo 4.647 titoli, mentre nel 2013 si sono pubblicati 468 titoli in meno con una flessione del 10,1%. Un andamento in controtendenza – misurato sullo stesso arco di anni – è quello della produzione di varia adulti nel suo complesso che, nonostante la crisi, sorprendentemente fa segnare un +10,7%. Ricordiamo solo – il dato di tendenza è quasi certamente riconfermato – che nel 2000 gli editori presenti in questo segmento stampavano e immettevano nei canali distributivi quasi 8 milioni di pezzi. Nel 2011 sono diventati 3,2 milioni (-60,1%), il tutto in poco più di un decennio.

Misurare il mercato

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Lorenza Biava

Dalle piattaforme di self publishing a quelle di e-commerce, il digitale ha moltiplicato le fonti di dati che descrivono, con vari livelli di dettaglio, il settore. Lungi dal rappresentare un competitor, il moltiplicarsi di dati e fonti ha, di fatto, reso fondamentale la presenza degli istituti di ricerca che, con metodologie certe e panel stabili, restano interlocutori insostituibili. «Quanto spesso ci si interroga sulla veridicità di dichiarazioni, statistiche e sul contesto in cui i dati sono raccolti?» esordisce Monica Manzotti, client manager Nielsen BookScan. «In un mercato dove nuove tecnologie e tradizionali competitor ci impongono di essere sempre più competitivi, i dati di Nielsen acquistano ancora più valore perché è sempre più importante avere le intuizioni giuste per gestire il business: misurare il successo delle campagne di marketing, poter prendere decisioni corrette per la ristampa, comprendere come si muovono i propri concorrenti e supportare il processo decisionale e strategico».

Narrare il cambiamento

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Emilio Sarno

Non è più il fatto che molte delle industrie dei contenuti che operano nel nostro Paese presentino per il terzo anno consecutivo (per qualcuna è il quarto) segni negativi nelle vendite a costituire il filo conduttore di una possibile narrazione del settore. Questo elemento continua ad esserci e a recitare la sua parte, ma in primo piano sulla scena del racconto comincia ad avanzare e rendersi visibile un nuovo attore: il cambiamento. Questo diverso punto di vista rispetto alla narrazione abituale diventa evidente quando si iniziano a mettere uno accanto all’altro i dati delle principali industrie dei contenuti: dai libri alla stampa quotidiana e periodica, dalla musica all’home entertainment.

Un «bel posto» a Milano

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2011

di Ilaria Barbisan

Nella frenesia di una Milano da bere che negli ultimi anni si sta assopendo sempre più dal punto di vista culturale, apre una libreria che è un inno alla lentezza e all’approfondimento, valori che sembrano ormai perduti nell’era della schizofrenia di Internet.

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