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Libri di Antonio Monaco

Più libri Circus

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2014

di Antonio Monaco

Ogni anno in Italia vengono pubblicati circa 60 mila titoli. Di questi il 25%, cioè un libro su quattro, è pubblicato da un piccolo e medio editore ma difficilmente riesce a superare i tanti ostacoli che affollano la strada che lo separa dal magazzino editoriale alle vetrine delle librerie. Più libri più liberi è nato per questa ragione. Per garantire ai piccoli e medi editori italiani la vetrina che meritano. E oggi, dopo 11 edizioni di Più libri Più liberi a Roma, il più importante evento italiano della piccola e media editoria indipendente parte per un tour nelle piazze italiane e diventa Più libri Circus. Va aggiunto che la fiera Più libri Più liberi non è solo un evento nazionale che valorizza la piccola editoria italiana. È diventato anche un marchio prestigioso che evoca immediatamente una vetrina editoriale di qualità, innovativa e di ricerca. Ma Più libri Circus non è una semplice fiera libraria che si aggiunge alle centinaia già presenti in Italia. In una fase di difficoltà del mercato vuole offrire un preciso contributo alla filiera editoriale e una risposta alla crisi delle vendite. Gli editori e i loro libri cercano i lettori «per la strada», nei diversi territori italiani, coinvolgendo direttamente tutti gli operatori (librai, bibliotecari, grossisti, insegnanti, animatori della lettura). Il problema dell’editoria oggi non è solo di mercato ma di identità e legittimità. Non basta riaffermare l’identità e il ruolo professionale dell’editore: la sua funzione valutativa e selettiva degli autori da una parte e di qualificazione delle opere dall’altra. Dobbiamo andare a ricostituire il patto etico che ci lega ai lettori. Vent’anni fa si è consumato il mito della «piccola editoria», oggi dobbiamo riaffermare il valore dell’indipendenza e della qualità. Più la situazione è difficile e più crescono le aspettative. Ma unirsi quando le forze sono esaurite è inutile, bisogna farlo prima, quando abbiamo ancora qualcosa da dare, da dire e da fare.

Leggere per crescere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Antonio Monaco

L’editoria per ragazzi come la conosciamo oggi è un fenomeno recente di una quarantina di anni, preceduto da una fase di preparazione di altri venti. Rispetto ad altri settori il suo vantaggio è di avere preso coscienza di sé, nell’ultimo decennio, con molta determinazione. Innanzitutto ha un target specifico: i bambini e i ragazzi. Un target che implica il rinnovamento continuo delle generazioni ed è estremamente differenziato per fasce d’età, molto più degli adulti. Ed è inoltre é investito di tutti i cambiamenti sociali in forma anticipata (vedi il cambiamento multietnico nel nostro ambiente sociale e l’impatto delle nuove tecnologie della comunicazione sui cosiddetti «nativi digitali»). E anche l’intera filiera dell’editoria per ragazzi presenta delle peculiarità. Ci sono librerie e biblioteche specializzate. Esiste un «ambiente educativo» che assume la promozione della lettura come scopo istituzionale e che abbraccia figure come insegnanti, animatori culturali, pediatri e genitori. Nella produzione editoriale, accanto ad autori specializzati, si è affiancata con un peso sempre più rilevante la presenza degli illustratori. È il settore che è stato maggiormente investito dalla globalizzazione, basta pensare alla massiccia presenza di coedizioni, o allo scambio di diritti che ha visto progressivamente il nostro Paese incrementare e rendere positivo lo scambio con l’estero: all’inizio del 2001 per ogni titolo esportato ne importavamo tre, nel 2011 su tre titoli importati ne abbiamo esportati quattro. Infine l’innovazione di prodotto dal punto di vista tecnico-materiale ha un grande peso: per i materiali utilizzati, i formati, il colore, lo stile linguistico e comunicativo, l’esuberanza delle pagine (pop up). Il mercato del libro per ragazzi è cresciuto costantemente nei primi dieci anni degli anni Duemila al ritmo medio annuo dell’ 1,5%. Con il 2011 c’è stata una frenata e nel 2012 il segno meno (- 0,4%) ha investito anche il settore ragazzi: nulla rispetto al - 7,8% complessivo. La crisi non risparmia nessuno, ma è prevedibile un più rapido attraversamento del tunnel.

Il futuro dei piccoli editori

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2013

di Antonio Monaco

Tra il 2005 e il 2010 abbiamo avuto un consolidamento della piccola e media editoria, e molti indicatori si sono presentati in crescita: • l’export e l’internazionalizzazione; • il numero di titoli pubblicati e quelli attivi in catalogo; • il fatturato complessivo che passa da 351 a 395 milioni; • e soprattutto l’incidenza % sul totale del numero di novità, che passa dal 35 al 45%, e del fatturato, che passa dal 9,6 all’ 11,6%. Ma ci sono diversi elementi di criticità che corrispondono ad elementi strutturali: • innanzitutto il margine di redditività (il costo di distribuzione cresce in media di oltre il 2%); • ma anche l’incidenza delle vendite di titoli di catalogo diminuisce (dal 24 al 22%); • pur crescendo il numero degli editori censiti (da 5.600 a 7.600), diminuiscono quelli attivi (da 3.100 a 2.700) e quelli con produzione nell’anno (da 1.700 a 1.600); • e, fatto più grave, ne nascono di meno e ne cessano di più. Senza dimenticare la diminuzione del peso delle librerie nel fatturato globale delle case editrici: nel 2001: 80% di cui il 63% indipendenti; nel 2010: 65% di cui il 37% indipendenti. Mentre i gruppi consolidano una presenza dominante nella filiera commerciale (le librerie on line, le catene librarie, le reti promozionali e distributive). Dal 2010 la crisi economica ha colpito con particolare vigore questo settore, che ha visto una generale decrescita delle case editrici attive, una diminuzione dei titoli pubblicati, una drastica riduzione degli addetti, anche se risulta, per quando minimo, un aumento della presenza dei titoli in catalogo (quasi il 2% in più). Osservare le cose con gli occhi del nemico Si tratta dunque di una realtà composita, che deve essere osservata senza compiacimento. Ecco la radiografia più aggiornata (al 2012) della situazione realizzata dall’Ufficio studi Aie su dati dell’Agenzia Isbn. Degli oltre 8 mila codici Isbn «solo» 5.074 fanno riferimento ad aziende editoriali attive (che hanno cioè pubblicato almeno un titolo nell’anno). Di questi un 45% è composto da «microeditori» con un’attività editoriale che non arriva a pubblicare più di 9 titoli all’anno. Mentre possiamo definire editori «in crescita»: le imprese che hanno una produzione di almeno 10 titoli all’anno – significa almeno un titolo al mese in lavorazione, e dunque con un minimo di struttura redazionale, un proprio progetto editoriale, una distribuzione ecc. – sono oggi in Italia 1.326. Di queste case editrici quasi il 65% pubblica non più di 30 titoli l’anno; si arriva all’80% se comprendiamo anche quelli che arrivano a pubblicarne 60.

Piccoli a chi?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Antonio Monaco

Lo scorso anno Più libri più liberi, si è chiusa con un analogo intervento di Stefano Mauri che aveva richiamato i tre pilastri per misurare lo stato di salute dell’editoria: la dimensione del mercato complessivo (raddoppiato negli ultimi 20 anni); la normativa e il dibattito politico su diritto d’autore e libertà di stampa (congelati i tentativi di ridurne o manipolarne l’espressione); il pluralismo dei soggetti in campo (crescita costante del numero editori da 3.000 a 7.600 censiti e passaggio da due a cinque grandi gruppi editoriali, sempre negli ultimi vent’anni). Alla luce delle sue considerazioni le prospettive sembravano ottime. I dati negativi del 2011 sono arrivati dunque come una doccia fredda, una sorpresa. In realtà se guardiamo più approfonditamente nei dati generali possiamo cogliere diversi segnali di una realtà sotto traccia ben diversa.

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