Tra il 2005 e il 2010 abbiamo avuto un consolidamento della piccola e media editoria, e molti indicatori si sono presentati in crescita:
• l’export e l’internazionalizzazione;
• il numero di titoli pubblicati e quelli attivi in catalogo;
• il fatturato complessivo che passa da 351 a 395 milioni;
• e soprattutto l’incidenza % sul totale del numero di novità, che passa dal 35 al 45%, e del fatturato, che passa dal 9,6 all’ 11,6%.
Ma ci sono diversi elementi di criticità che corrispondono ad elementi strutturali:
• innanzitutto il margine di redditività (il costo di distribuzione cresce in media di oltre il 2%);
• ma anche l’incidenza delle vendite di titoli di catalogo diminuisce (dal 24 al 22%);
• pur crescendo il numero degli editori censiti (da 5.600 a 7.600), diminuiscono quelli attivi (da 3.100 a 2.700) e quelli con produzione nell’anno (da 1.700 a 1.600);
• e, fatto più grave, ne nascono di meno e ne cessano di più.
Senza dimenticare la diminuzione del peso delle librerie nel fatturato globale delle case editrici: nel 2001: 80% di cui il 63% indipendenti; nel 2010: 65% di cui il 37% indipendenti. Mentre i gruppi consolidano una presenza dominante nella filiera commerciale (le librerie on line, le catene librarie, le reti promozionali e distributive).
Dal 2010 la crisi economica ha colpito con particolare vigore questo settore, che ha visto una generale decrescita delle case editrici attive, una diminuzione dei titoli pubblicati, una drastica riduzione degli addetti, anche se risulta, per quando minimo, un aumento della presenza dei titoli in catalogo (quasi il 2% in più).
Osservare le cose con gli occhi del nemico
Si tratta dunque di una realtà composita, che deve essere osservata senza compiacimento.
Ecco la radiografia più aggiornata (al 2012) della situazione realizzata dall’Ufficio studi Aie su dati dell’Agenzia Isbn. Degli oltre 8 mila codici Isbn «solo» 5.074 fanno riferimento ad aziende editoriali attive (che hanno cioè pubblicato almeno un titolo nell’anno). Di questi un 45% è composto da «microeditori» con un’attività editoriale che non arriva a pubblicare più di 9 titoli all’anno. Mentre possiamo definire editori «in crescita»: le imprese che hanno una produzione di almeno 10 titoli all’anno – significa almeno un titolo al mese in lavorazione, e dunque con un minimo di struttura redazionale,
un proprio progetto editoriale, una distribuzione ecc. – sono oggi in Italia 1.326.
Di queste case editrici quasi il 65% pubblica non più di 30 titoli l’anno; si arriva all’80% se comprendiamo anche quelli che arrivano a pubblicarne 60.