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Giugno 2014

digitalDevice
Giugno 2014
Fascicolo digitale

La rivista

Un sito per vendere diritti
di Giovanni Peresson
 
Abstract
Il mercato editoriale italiano, oltre a soffrire di una cronica (e strutturale) carenza di lettori, ha un’altra peculiarità che lo rende diverso da quello degli altri Paesi e di cui poco si parla al di fuori del settore: il nostro mercato linguistico coincide con i confini geografici del nostro Paese. I 59,7 milioni di italiani residenti (e di cui solo il 43% legge dei libri) coincide con l’interezza del nostro mercato, contrariamente a quanto avviene per altre editorie: in primo luogo quelle anglofone e quelle di lingua spagnola ma, sia pure in misura minore, il discorso vale anche per quella francese o per quella tedesca. Cala l’incidenza delle traduzioni da lingue straniere (dal 23-24% del 2002 al 19%-20% di oggi) e cresce, di contro, il numero di titoli i cui diritti gli editori italiani hanno iniziato a vendere all’estero (dai circa 1.800 del 2001 agli attuali quasi 4.300), cosa ancor più evidente in un settore come quello dei libri per bambini che, dalla situazione di saldo negativo del 2010, passa ad una del tutto opposta: vendiamo più di quanto compriamo. Uno sforzo – e un risultato – in buona sostanza portato avanti singolarmente dalle varie aziende editoriali, con le inevitabili penalizzazioni del caso. Penalizzazioni relativamente trasversali alle imprese (non riguardano solo quelle italiane!). Da un lato un’area di difficoltà è rappresentata dal mercato anglofono.
Le novità di Francoforte
di Edward Nawotka
 
Abstract
È passato un mese dall’ultima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, occasione che ci permette di fare qualche riflessione su come stanno cambiando gli eventi fieristici a livello europeo. Nonostante, infatti, le nuove tecnologie abbiano rivoluzionato il modo di fare affari permettendo agli operatori professionali di acquistare diritti e scambiarsi informazioni in tempo reale da un capo all’altro del mondo, saloni e fiere come Torino o la Buchmesse rappresentano ancora un’imperdibile opportunità di consolidare o instaurare relazioni, di aggiornarsi professionalmente, di fare business. Il 2015 sarà un anno importante perché da un lato vedremo concretizzarsi la partnership tra il Salone di Torino e la Buchmesse, con la Germania come Paese ospite della manifestazione italiana, dall’altro la Fiera di Francoforte introdurrà alcuni importanti cambiamenti, sia strategici che logistici, nell’impianto dell’evento di cui diamo conto nell’intervista di Edward Nawotka (Editor in Chief di «Publishing Perspectives» e collaboratore abituale del «GdL») a Juergen Boos (direttore della Fiera del Libro di Francoforte). Mutamenti di cui speriamo si possa giovare al più presto anche l’Italia, per il momento nient’affatto soddisfatta della prima ipotesi di collocamento prospettata dalla Fiera. Del resto, quella del nostro Paese resta pur sempre la sesta/settima editoria mondiale e l’auspicio dell’Aie è che l’Italia possa riguadagnare al più presto, anche logisticamente, una posizione di primo piano nel contesto fieristico internazionale.
L'evoluzione della Cina del libro
di Elena Refraschini
 
Abstract
Si conclude con la Cina il nostro viaggio alla scoperta delle editorie dei Paesi emergenti cominciata lo scorso dicembre con l’editoria del mondo arabo per poi passare a indagare i mercati di Turchia, Russia, Brasile, India e Sudafrica. Il mercato editoriale cinese ha subito enormi cambiamenti negli ultimi vent’anni. Se, infatti, negli anni ’80 e ’90 l’industria era completamente controllata dallo stato, di recente sono state allargate le maglie dei controlli sulle iniziative private anche in questo settore: sappiamo quindi che esistono 580 case editrici statali, ma non abbiamo numeri ufficiali per quanto riguarda il lato privato del business, che dimostra peraltro una professionalità e una consapevolezza delle regole del mercato di altissimo livello (come dimostra il fatto che spesso accade che un grande editore statale decida di comprare un indipendente di qualità, come nel caso di Boji Tianjuan, entrato a far parte del China South Publishing). Circa il 40% delle imprese editoriali ha sede a Pechino, il 7% a Shanghai e il resto nei vari centri provinciali (molti editori specializzati hanno sede nei capoluoghi di regione, mentre quelli generalisti lavorano dalla capitale). Sempre maggiori opportunità si aprono, inoltre, nel campo della cooperazione internazionale, non più solo nella co-produzione di alcuni titoli, ma anche nella possibilità di joint venture (come nel caso di JV Hachette e Phoenix).
Come va il 2014?
di Emilio Sarno
 
Abstract
Da questo numero iniziamo a pubblicare i dati di sintesi trimestrali, tanto sul versante della produzione – libri ed e-book – che delle vendite nei canali trade. I primi trimestri degli ultimi tre anni rappresentano il 20% del valore annuale dei canali trade (in leggera crescita di quota nel triennio), e grossomodo un 19% delle copie vendute. Il cambiamento più rilevante, come è facile immaginare, è la crescita dei titoli in formato e-book: +69,9% nel 2013, ma nel primo trimestre del 2014 molto più cauta (+6,5%). Anche l’incidenza che il digitale ha sulla produzione ha varcato ormai la soglia del 50%: era del 28,1%, e nel primo trimestre di quest’anno rappresenta il 51,3%. Da 4.100 titoli a 7.400: non è un raddoppio, ma quasi.
Come cambia la scuola italiana
di Ethel Serravalle
 
Abstract
Diciamo subito che la nuova normativa relativa ai libri di testo, profondamente reimpostata, integrata, ripetutamente corretta, da parlamenti e governi, per mettere a fuoco le possibili (e si spera anche utili) sinergie fra tradizione e innovazione, grazie all’uso didattico del digitale, sarà operativa a partire dall’anno scolastico 2014/15. Questo significa che le nuove adozioni dovranno essere state deliberate dai Collegi dei docenti nella seconda decade di maggio, dopo una impegnativa analisi, valutazione e validazione delle offerte editoriali, ormai prevalentemente miste, tra cartaceo e digitale, dopo anni di blocco delle edizioni e delle adozioni, a partire dal 2008. E i Collegi dei docenti dovranno aver svolto il loro impegnativo compito anche con scrupoloso rispetto dei tetti spesa, per altro quantificati e decretati dal Miur all’ultimo momento: già, perché nella mente dei legislatori, la ragione primaria del passaggio al digitale è stata fin dall’inizio l’illusione che questo avrebbe consentito grandiose economie, come se il valore dei contenuti fosse tutto nella carta stampata che li veicolava, e non nella ideazione, progettazione e realizzazione di nuovi prodotti in grado di svolgere al meglio la delicata funzione di agevolare l’apprendimento (e l’insegnamento). E questo vale per tutte le discipline o materie che compongono i piani di studio, ciascuna con le proprie specificità didattiche, espressive e di supporto, anche allo studio domestico e individuale, a tutt’oggi insostituibile (e credo anche in futuro). Con tutte le declinazioni più appropriate rispetto alle sinergie con il digitale, non certo identiche per i diversi insegnamenti e apprendimenti.
Studiare tra carta e digitale
di Marina Micheli
 
Abstract
I dispositivi mobili per l’accesso a Internet e la lettura stanno facendo la loro comparsa nella «cassetta degli attrezzi» degli studenti universitari. Così che, al di là della retorica che spesso contraddistingue i discorsi sul digitale nella didattica universitaria, in questo periodo di rapidi cambiamenti è essenziale esaminare empiricamente l’uso delle tecnologie di studenti e insegnanti. L’indagine è-book, promossa dal Gruppo accademico professionale dell’Aie nel 2013, va in questa direzione grazie ad un questionario che indaga i metodi di studio degli universitari, in particolare l’uso che essi fanno di materiali cartacei e digitali per prepararsi agli esami. I risultati (pubblicati nell’e-book Stili di studio degli universitari italiani tra carta e digitale) non si limitano a presentare le tendenze generali – come se gli studenti fossero un insieme omogeneo –, ma identificano cinque profili che rappresentano differenti modalità di studio. Gli studenti che hanno compilato per intero il questionario sono stati 1.513. Per individuare gli stili di studio, il questionario chiedeva di indicare l’intensità di utilizzo (su una scala da 1 a 10) di materiali/strumenti didattici, equamente divisi tra cartacei e digitali. I più utilizzati si sono confermati i manuali cartacei consigliati dal docente (valore medio 9), seguiti dagli appunti (8,3) e dalle slide prodotte dal docente (7,3), primo materiale digitale per popolarità. Seguono tre strumenti «analogici» – le fotocopie (7,1), «libri e altre fonti cartacee individuate dallo studente per approfondire» (6,9), dispense del docente acquistate in copisteria (6,7) – e quattro digitali – materiali di approfondimento individuati dallo studente in rete (6,5) o consigliati dal docente (5,9), testi in formato e-book o Pdf (5,2) e materiale integrativo sul sito Web degli editori (4,7).
«Adozioni» in università
di Lorenza Biava
 
Abstract
Gli uffici commerciali delle case editrici dedicano molta energia alla promozione del proprio catalogo tra i docenti universitari, i dati sono sempre più importanti livello decisionale. Certo, non vige per l’acquisto dei libri e dei manuali universitari lo stesso rapporto che troviamo nel settore scolastico tra testi di adozione e relativo acquisto, ma ben più di qualcosa si può dire anche rispetto ai libri consigliati negli atenei italiani. Per capire meglio come si muove il multiforme panorama del libro universitario abbiamo intervistato Nicola Labianca, titolare di Athena Università (www.athenauniversita.it), la principale banca dati che raccoglie le anagrafiche del settore (al momento copre 25 atenei e oltre il 50% della popolazione universitaria) e che da gennaio ha stipulato una convenzione con Aie.
Impressioni di giugno
di Serena Baccarin
 
Abstract
Pronta a lasciarsi alle spalle un filone erotico ormai esaurito, la narrativa degli ultimi mesi sembra mostrare segni di sofferenza dovuti sia alla crisi, sia al vuoto temporaneo di fenomeni editoriali di massa, capaci di dare un’impennata alle vendite. Pur in un quadro poco delineato dal punto di vista delle tendenze e delle mode, i librai, tra classifiche, qualche suggerimento dai media e un digitale che non preoccupa, trovano spazio per la proposta mirata e ci raccontano l’andamento della narrativa nella prima metà del 2014.
Narrativa crossover
di Elena Vergine
 
Abstract
In un contesto come quello attuale, segnato dalla crisi e dalle trasformazioni del mercato editoriale, De Agostini sceglie di puntare sui contenuti e lancia il marchio BookMe, con cui entra nell’«arena» della narrativa per adulti. Ne abbiamo parlato con Annachiara Tassan (publisher presso De Agostini Libri). Come nasce il marchio BookMe e a quali esigenze risponde? Il marchio De Agostini è tradizionalmente associato alla divulgazione, alla varia e alla non fiction di qualità che va dalla cucina agli animali domestici, dalle opere di base ai dizionari. Ora abbiamo deciso di rafforzare, da un lato, il filone della narrativa nell’ambito dei libri per ragazzi puntando sempre di più sulla letteratura young adult, e dall’altro abbiamo scelto di entrare anche noi nell’«arena» della fiction per adulti che rappresenta uno dei filoni più interessanti del mercato attuale. È per rispondere a quest’ultima esigenza che l’anno scorso abbiamo creato il marchio BookMe il cui lancio vero e proprio avverrà in questi mesi, quando tanti nuovi titoli approderanno nelle librerie. Il focus di BookMe è la narrativa per adulti e si rivolge ad un pubblico assolutamente trasversale. Questo marchio per noi è anche un laboratorio di sperimentazione in cui tentiamo di privilegiare, laddove possibile, opere crossover sia rispetto ai generi che al pubblico, ovvero titoli con trame e sviluppi inaspettati e sorprendenti che travalicano i tradizionali confini narrativi. Naturalmente poi, pur cercando di mantenere questo tratto di originalità, il marchio ospiterà anche storie riconducibili ai filoni del thriller, del psychological mystery e della già citata narrativa al femminile.
Scoprire Israele tra i libri
di Paola Sereni
 
Abstract
Ci sono Paesi che con le loro letterature più di altri sanno suscitare curiosità e aprire finestre su quotidianità diverse dalla nostra. Uno di questi è Israele che ha dato i natali ad una produzione letteraria tra le più complesse e articolate del Novecento. Chi pensa che la letteratura israeliana contemporanea sia appiattita sui temi dell’Olocausto e non sappia trattare generi e storie che godano di vasto interesse nella repubblica dei lettori, dovrebbe scambiare qualche parola con Shulim Vogelmann, direttore editoriale della casa editrice fiorentina Giuntina, che al «Giornale della Libreria» ha raccontato tutto quello che c’è da sapere sul tema.
Quando l'indie è più forte
di Edward Nawotka
 
Abstract
Le librerie indipendenti in America se la stanno cavando decisamente bene. Molti degli addetti ai lavori sostengono che il 2013 sia stato il loro anno migliore e pare che il 2014 prometta un ulteriore miglioramento. All’inizio di quest’anno alla convention annuale delle librerie indipendenti organizzata dall’Aba, i librai provenienti da tutta Europa hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con i loro colleghi americani per capire in che modo siano riusciti ad accrescere il loro fatturato in un momento in cui il mercato del libro fisico è in declino. Che cosa hanno imparato? Proviamo ad andare per punti.
La letteratura in mostra
di Elena Vergine
 
Abstract
Spesso a metà strada tra il parco divertimenti e la casa museo, gli esempi più noti di musei interattivi a tema letterario fanno riferimento all’universo infantile rivelandosi particolarmente efficaci su di un pubblico che, per età anagrafica, si dimostra molto ricettivo all’apprendimento tramite gioco. Evoluzione del concetto di «museo all’aperto» – i cui primi esempi furono istituiti in Scandinavia verso la fine del XIX secolo –, i musei interattivi dedicati a personaggi del mondo della letteratura sono un’occasione per presentare in maniera differente l’universo che ruota attorno ai libri. L’obiettivo dei musei interattivi è coinvolgere il visitatore in prima persona, rendendolo parte attiva del processo di scoperta e apprendimento dei contenuti esposti. Questo meccanismo si innesca a partire dalla costruzione di percorsi di senso che sovvertono il concetto classico di museo come luogo dove si può «guardare ma non toccare» e che si snodano attraverso la materializzazione di ambienti e suggestioni, l’organizzazione di attività, il dialogo e la narrazione. Sebbene, come dicevamo, quello infantile sia il pubblico d’elezione dei musei interattivi, sarebbe un errore pensare che il concetto di interattività non si possa applicare anche all’universo adulto: la tendenza a tradurre così le proprie storie non conosce limitazioni di pubblico o di soggetto sia che si tratti di arte sia che si narri la storia di un brand commerciale, si pensi per esempio a Van Gogh Alive, l’esposizione ospitata dalla Fabbrica del Vapore di Milano (6 dicembre 2013 – 16 marzo 2014) dove i quadri del grande artista prendevano vita in una sinfonia di luci, colori e suoni, oppure ad Heineken Experience, la mostra interattiva permanente all’interno della distilleria storica della birra Heineken ad Amsterdam (riservata ai maggiori di 18 anni) che ripercorre la storia del marchio coinvolgendo tutti e cinque i sensi dei visitatori.
Il mobile per l'editoria
di Andrea Boscaro
 
Abstract
Da qui a pochi mesi, quando assisteremo ai resoconti televisivi del 2014, la parola «selfie» possiamo già scommettere che vincerà sovrana in ogni sondaggio: sarà la dimostrazione, al netto di ogni considerazione sociologica, che le dimensioni «social» e «mobile» debbono essere considerate due facce della stessa medaglia e che non si può oggi parlare di marketing digitale senza considerare questi ambienti, che ne costituiscono il nerbo più rilevante e interessante. Il connubio mobile e social ci deve pertanto far considerare che la presenza di un editore su social media, come Twitter e Pinterest, o con i profili degli autori su Instagram, non può essere realisticamente attivata senza che prima il sito dell’azienda sia stato ottimizzato per la navigazione mobile: ogni clic dal social si tradurrebbe in una navigazione difficoltosa e probabilmente in un «rimbalzo» all’interno del sito. L’ottimizzazione di un sito per il mobile può essere fatto in due modi: grazie alla tecnologia «mobile-site» oppure grazie alla tecnologia «responsive». La tecnologia «mobile-site», la prima ad essere stata sviluppata, crea due versioni per ogni sito consentendo in tal modo di valorizzare funzionalità utili in mobilità.
Azienda del mese: Lumina Datamatics
di Redazione
 
Abstract
Lumina Datamatics è partner di fiducia per svariate aziende che operano nel settore editoriale e nel retail a livello globale. A queste realtà, molte delle quali facenti parte della classifica di «Fortune» delle 500 migliori aziende del mondo, Lumina Datamatics offre assistenza in ambito commerciale, tecnologico e contenutistico. In qualità di partner strategico, Lumina Datamatics fornisce ai suoi clienti un’assistenza completa che va dal settore educativo a quello giuridico, dalla varia all’editoria accademico-professionale fino alle vendite al dettaglio, per migliorarne competitività ed efficienza operativa. I vantaggi offerti dalle sue soluzioni strategiche comprendono la riduzione del time-to-market per nuovi prodotti e servizi, maggiore efficienza nei processi commerciali e una più profonda comprensione dei comportamenti del lettore/acquirente.
Cucina vs diete
di Sandro Pacioli
 
Abstract
935 a 129: è questo il rapporto tra i titoli di libri di cucina e quelli di diete usciti in libreria nell’arco degli ultimi dodici mesi. Del resto i libri sulle diete sono l’altro volto di quelli dedicati, a vario tipo e secondo linee editoriali altrettanto diverse (guide, manuali, ecc.), alla cucina. Il cortocircuito era già stato ben descritto da un’indagine del 2010 di Censis: «Vorrei mangiare più sano, ma non ci riesco». Era questa l’affermazione che descriveva (ma le cose non sono affatto mutate) il rapporto degli italiani con il cibo e in cui si riconosceva ben il 37% degli intervistati. Di contro era il 33% che dichiarava di seguire una dieta sana perché «l’alimentazione è tra i fattori importanti per la salute». All’interno del filone salute e benessere, il tema diete costituisce uno dei baricentri valoriali più rilevanti, soprattutto lungo l’asse delle attenzioni alimentari (più accentuato, non a caso tra i laureati: 38%). Il 62% si dichiara «molto informato» sui valori nutrizionali, le calorie e i grassi riguardanti i vari alimenti. Soprattutto il 34% ritiene che la qualità/quantità della propria alimentazione dipenda essenzialmente da scelte soggettive. Scelte che hanno però bisogno di informazioni per essere adeguate, e che trovano – ma è il segnale che esiste una domanda per linee editoriali innovative e integrate in App e prodotti digitali, nonchè per proposte assortimentali – come fonte d’informazione primaria il Web (51%) a cui seguono quotidiani e periodici (34%), e poi familiari e amici (26%); mentre il 25% ricorre invece ai negozianti e al personale del punto vendita.
Tutti a dieta!
di Gabriele Pepi
 
Abstract
L’offerta di libri di diete è talmente ampia e articolata che il rischio per i librai di lasciarsi sfuggire qualche novità o il prossimo bestseller è tutt’altro che improbabile. Abbiamo chiesto ad alcuni degli editori più attivi nel segmento di dare qualche suggerimento ai librai e, perché no, ai lettori.
La versione di Gud: la prova costume
di Redazione
 
Abstract
Abbiamo chiesto a Gud di soffermarsi su un tema molto attuale di questi tempi: le diete! Giugno è uno dei mesi in cui i libri di dieta conoscono un vero e proprio boom. Quello che tutti sembrano chiedersi è se questi titoli riusciranno davvero nel loro scopo e Gud ha un parere molto preciso sull'argomento...
Libri per la salute
di Serena Baccarin
 
Abstract
L’estate è alle porte e già da qualche settimana le librerie sembrano aver rinforzato l’assortimento dedicato all’alimentazione, alla salute e al benessere. A un’analisi attenta appare chiaro come accanto alle classiche diete, si affianchi un numero sempre crescente di titoli che trattano di nutrizione, rimedi naturali e medicina alternativa, e di volumi che illustrano il rapporto tra un’alimentazione scorretta e patologie psicofisiche. Come sono cambiati i lettori e l’offerta editoriale dedicata? Ne abbiamo discusso con Alessandra Contini della Libreria Salvemini di Firenze, una delle librerie più attente e sensibili nella cura di questo particolare assortimento.

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