La rivistaLa mappa dell'editoria 2014
di Giovanni Peresson
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10.1390/GDL_201410_mappa_editoria
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Per il quinto anno consecutivo il «Giornale della Libreria» propone ai suoi lettori la mappa dell’editoria italiana che, come sempre, è stata aggioranta grazie alla collaborazione con le case editrici che vi compaiono.
Ma cos’è una mappa? E, per di più, in un settore come quello della produzione e distribuzione dei contenuti editoriali?
Una mappa «è una rappresentazione semplificata di uno spazio che evidenzia relazioni tra le componenti (oggetti, regioni) di quello spazio». Più in generale, le mappe possono essere usate per «rappresentare qualsiasi proprietà locale del mondo o parte di esso, o qualsiasi altro spazio».
Le mappe hanno anche un’accezione di significato di derivazione agronomica. Anzi è da lì che il termine assume l’attuale significato: «Gli antichi agronomi chiamarono mappe (perché eseguite spesso su tela) ogni rappresentazione grafica di una zona di terreno. Di qui l’uso moderno della parola». Le mappe delineano cioè confini e proprietà, servono a stabilire la successioni di campi e terreni, concetti che, in senso lato, ritroviamo anche nella nostra mappa.
Nel tracciarla, fin dalla prima edizione, abbiamo tentato di rappresentare anche ciò che poteva apparire fuori dal mondo fisico della produzione e della distribuzione dei libri: le società, talvolta controllate da gruppi editoriali, che producono software per uffici e studi professionali; il settore delle banche dati; la distribuzione tradizionale delle librerie di catena e degli store on line; i distributori di e-book.
I libri italiani nel mondo
di Orazio Cancellieri
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10.1390/GDL_201410_libri_italiani
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Ogni anno la Settimana della lingua italiana nel mondo costituisce uno degli appuntamenti più rilevanti nella programmazione della rete delle nostre rappresentanze all’estero, Ambasciate, Consolati e, in particolare, Istituti italiani di cultura. L’iniziativa,
lanciata nel 2001 dal Ministero degli affari esteri e posta sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica, si giova della collaborazione dell’Accademia della Crusca e della Società Dante Alighieri.
Il tema conduttore della XIV edizione della Settimana della lingua sarà «Scrivere la nuova Europa: editoria italiana, autori e lettori nell’era digitale». La manifestazione avrà come obiettivo valorizzare il ruolo del libro quale strumento di diffusione della cultura e vettore di democratizzazione del sapere. Nel quadro del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea, le attività della Settimana rivolgeranno una particolare attenzione al contributo dei molteplici attori della filiera del libro alla costruzione dell’identità culturale dell’Europa, dall’invenzione della stampa fino al contesto attuale, caratterizzato dall’affermazione di reti telematiche e di supporti digitali.
L’editoria svolge un ruolo decisivo nella promozione della nostra letteratura all’estero, attraverso la vendita dei diritti a editori stranieri. A tale opera di promozione apportano un contributo fondamentale i traduttori, che spesso operano localmente anche come consulenti editoriali. Non meno rilevante è poi la funzione di mediazione culturale svolta da librai e bibliotecari.
Questo insieme di figure professionali, più o meno stabilmente definite, viene ora rimesso in gioco dall’introduzione di nuove tecnologie che stanno profondamente modificando le fasi del lavoro editoriale, dalla redazione del testo al suo supporto, dalla sua edizione fino alla sua commercializzazione.
Le modalità di fruizione in streaming e l’affermarsi dell’e-book aprono nuove prospettive che ancora non sono state esplorate a fondo, ma che sono certamente destinate a rivoluzionare le pratiche della scrittura, della lettura e dell’attività editoriale nel suo complesso.
L'editoria è in fermento
di Elena Vergine
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10.1390/GDL_201410_editoria_fermento
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Il mercato dell’editoria si fa sempre più globale, gli editori affrontano la sfida della tecnologia e la concorrenza di nuovi player espandendo il loro business per incontrare nuovi pubblici e soddisfare nuovi bisogni. È chiaro quindi come le tendenze in atto non possono più essere osservate nel quadro ristretto di quanto avviene all’interno dei confini nazionali.
Ancora oggi le fiere internazionali rimangono un importante osservatorio da cui affacciarsi per cogliere i mutamenti in corso e in cui confrontarsi ed incontrare partner commerciali vecchi e nuovi. Dopo le interviste a Ernesto Ferrero (direttore editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino) sul «GdL» di maggio, a Steven Rosato (direttore di Book Expo America) sul numero di luglio/agosto e a Edouard Cointreau (presidente della Paris Cookbook Fair) sul «GdL» di settembre, proseguiamo la nostra inchiesta proponendo il punto di vista di Juergen Boos (direttore della Fiera del Libro di Francoforte).
I 56 «big» del libro
di Ester Draghi
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10.1390/GDL_201410_56_libro
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L’ottava edizione della classifica dei più grandi gruppi editoriali del 2014, realizzata dalla Rudiger Wichenbart Content and Consulting e condotta da «Livre Hebdo» con la collaborazione di «Publishing Perspectives», «The Bookseller», «Buchreport» e «PublishNews Brazil» sulla base dei dati 2013, non presenta grandi novità soprattutto se guardiamo alle prime posizioni, presidiate, come lo scorso anno, da quattro gruppi che trattano editoria educativa e professionale: Pearson è ancora al primo posto, con 9,330 miliardi dollari di fatturato (erano 9,158 nel 2013), seguito da Reed Elsevier con 7,288 miliardi (in crescita rispetto ai 5,934 del 2013), da Thomson-Reuters (5,576 miliardi) e da Wolters Kluver (4,920 miliardi).
Random House, al quinto posto, è ancora il primo dei gruppi editoriali di libri trade.
Il marchio ha beneficiato degli effetti positivi della sua partecipazione del 53% in Penguin, nonché dell’assunzione, sul finire del 2012, del pieno controllo di Penguin Random House Grupo Editorial (già Random House Mondadori). Inoltre, nel 2014 dovrebbe concretizzarsi l’accordo tra Random House e Prisa (al 24esimo posto della classifica) per l’acquisizione del segmento trade del marchio Santillana Ediciones Generales, che andrà ad arricchire le fila del gruppo Random House.
A proposito di acquisizioni, lo scorso anno McGraw-Hill Education è stato comprato per 2,4 miliardi di dollari da una società di private equitiy, Apollo Global Management. MHE è ora gestito da due società di holding – McGraw-Hill Global Education Holdings e McGraw-Hill School Education Holdings.
In vacanza con l'autore
di Elena Refraschini
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C’era una volta Mecenate, l’eponimo: influente consigliere dell’imperatore Augusto, egli fu il primo a capire l’importanza di avere un circolo di poeti e pensatori vicini alle politiche imperiali, e fu infatti sotto la sua protezione che videro la luce opere quali l’Eneide virgiliana o le Odi di Orazio. Era solo l’inizio del mecenatismo: dai trovatori del dodicesimo secolo, che viaggiavano nel Sud della Francia spostandosi di castello in castello e diffondendo quei modelli che saranno così incisivi per lo sviluppo della nostra poesia in volgare, alla famiglia a cui forse si associa di più questa tendenza, quella dei Medici di Firenze. Esempi di sostegno a scrittori, poeti e artisti in generale, però, non sono relegati a epoche lontane: sono passati solo cent’anni, infatti, dal soggiorno di Rainer Maria Rilke presso il castello di Duino sul golfo di Trieste grazie alla generosità dei principi di Thurn und Taxis, frutto del quale fu il capolavoro Elegie duinesi (proprio questo soggiorno, tra l’altro, ha dato il via a tutta una serie di ricadute positive sul territorio dal punto di vista ecologico, turistico e culturale).
Oggi, tuttavia, il compito di sostenere anche economicamente scrittori e artisti è affidato perlopiù a enti no profit come associazioni di categoria o fondazioni.
Negli Stati Uniti, oltre ad associazioni generaliste tra cui la National Writers Association o l’Authors Guild, che offrono servizi come la revisione di contratti, seminari on line, corsi di scrittura, ma anche assistenza sanitaria grazie a ObamaCare, si trovano soprattutto associazioni di genere.
Scrittori: ora tocca a voi
di Edward Nawotka
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10.1390/GDL_201410_scrittori
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Scrivere è un mestiere curioso. Chi di noi, sano di mente, sceglierebbe di restare seduto ad una scrivania, per svariate ore al giorno, fissando lo schermo di un computer? Gli scrittori spendono anni in attesa che i loro libri riescano ad arrivare sul mercato e quando ciò accade sperano e pregano che qualcuno se ne accorga e li compri.
Si può affermare con ragionevole certezza che il «tasso di fallimento» dei libri in termini di vendite si aggiri attorno al 90%. E quando un’opera non vende, chi riterrà responsabile del fallimento il suo autore? L’editore, il reparto marketing, la comunicazione, i critici, i librai? No, incolperà se stesso.
Del resto, come piace ripetere a molti editori di mia conoscenza: se vuoi vendere più libri, devi scrivere libri migliori.
Ma questo è un approccio piuttosto cinico visto che, almeno negli Usa, la possibilità – o, per meglio dire, l’«onere» – di promuovere e commercializzare un’opera ricade in primo luogo sugli scrittori stessi.
Si tratta di un cambiamento importante nel rapporto tra scrittore, editore e lettore. Il fatto è che oggigiorno i lettori si aspettano qualcosa di più dagli autori. Hanno bisogno e richiedono a gran voce un rapporto diretto, che sia tramite Facebook e Twitter, o attraverso la partecipazione a convention o ad incontri in libreria, poco importa.
Internet ha avvicinato lettori e scrittori a tal punto che quando George R.R. Martin, autore della serie di romanzi fantasy Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ha informato il mondo tramite il suo blog che si sarebbe preso una pausa dalla scrittura per seguire una partita della sua squadra del cuore, i suoi innumerevoli fan lo hanno criticato severamente.
La «Hidden revolution»
di Redazione
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10.1390/GDL_201410_hidden_revolution
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Dagli anni ‘80 il digitale è il pane quotidiano con cui si confronta l’editoria italiana. Eppure c’è ancora chi, fuori dal settore, misura il digitale solo in termini di numero di e-book pubblicati e relativi fatturati. La presenza sul Web, l’engagement delle community di lettori e la produzione di contenuti digitali richiedono, invece, nuove competenze e capacità che hanno portato linfa nuova nelle redazioni e negli uffici marketing degli editori. Per raccontare questo cambiamento (e l’investimento che ha comportato) abbiamo parlato con i responsabili delle aree digitali del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, di De Agostini Libri e di Vita e Pensiero.
Web & social fai da te
di Andrea Boscaro
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10.1390/GDL_201410_web_social
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Il lancio di Amazon Unlimited – lo Spotify dei libri – dopo i tentativi pionieristici di soggetti come Oyster e 24Symbol dà l’ulteriore misura dell’importanza di osservare i social media, non solo come un canale di comunicazione e di customer care, ma come una leva trasformativa del business model che tutte le case editrici devono affrontare con cautela, attenzione e profondità.
I social media – e Facebook in particolare che raggiunge 26 milioni di italiani sul totale di 27 milioni di utenti Internet – sono, infatti, essenzialmente un canale di customer care e, più ancora, di valorizzazione dei contributi, delle opinioni e delle recensioni dei lettori.
Facebook è poi una piattaforma di comunicazione pubblicitaria di crescente efficacia grazie all’arricchimento che è riuscita a condurre sul fronte dell’ampiezza del target e soprattutto della profilazione con cui il messaggio può essere costruito: il lettore target può essere definito rispetto a caratteristiche socio-demografiche come età, sesso, località geografica e condizione personale (livello di istruzione, situazione sentimentale e familiare, lingue parlate, ecc.). La profilazione può essere poi approfondita grazie a filtri legati agli interessi (verso la lettura, verso i romanzi gialli, ecc.) che non sono solo quelli esplicitamente espressi dagli utenti all’atto di registrazione al social network, ma derivano dai segnali che questi ultimi lasciano nella loro navigazione e nel loro
uso dei pulsanti social dentro e, ancor più, fuori Facebook.
Scenari digitali in evoluzione
di Cristina Mussinelli
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10.1390/GDL_201410_scenari_digitali
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L’evoluzione tecnologica in essere negli ultimi dieci anni ha comportato sia l’evoluzione dei tradizionali fornitori sia la nascita e la crescita di molte nuove realtà aziendali che hanno affiancato gli editori nel processo di cambiamento e di innovazione richiesto dal passaggio al digitale.
Nuovi servizi, piattaforme e prodotti che permettono alle aziende editoriali la gestione dei diversi processi produttivi e distributivi dei loro prodotti digitali cui spesso alle tecnologie si affiancano anche attività di consulenza e di supporto operativo.
Spesso, il problema che accomuna gli editori è quello del difficile rapporto con i fornitori esterni di tecnologie, un rapporto che, fino a qualche anno fa, scontava due visioni radicalmente diverse rispetto alla trasformazione dei contenuti editoriali in prodotti digitali.
Quando il digitale è per tutti
di Redazione
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10.1390/GDL_201410_digitale_tutti
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Il digitale offre infinite possibilità per ripensare non solo i prodotti ma anche i flussi di lavoro all’interno delle aziende editoriali.
Il vero problema diventa riuscire a capire come ottimizzare i contenuti che costituiscono il patrimonio dell’editore nella creazione di prodotti che sfruttino a pieno le nuove possibilità offerte dai device e, soprattutto, come portare avanti questo processo nella maniera più economica possibile. Se da un lato l’innovazione di prodotto è infatti resa possibile dal generale abbassamento dei costi di accesso al mercato, dall’altro sono gli stessi utenti finali a volere siti, App o e-book all’altezza delle potenzialità dei loro tablet, reader o smartphone.
Sempre più infatti i contenuti editoriali, siano essi testi, banche dati o servizi B2C, devono sapersi adattare alla vivacità e al dinamismo di quanto si può trovare in rete. Il compito può apparire arduo, ma esistono nel nostro Paese aziende d’eccellenza che offrono soluzioni a quanti stiano pensando di sviluppare il proprio business in digitale.
Abbiamo chiesto ad alcune di esse – Promedia, le cui competenze spaziano dagli strumenti per la gestione dei contenuti alla creazione di e-book fino alla stampa offset e digitale; DGline, una Web agency che sviluppa progetti Web, soluzioni di e-commerce e piani di comunicazione; e Meta, specializzata nell’ideazione di piattaforme per la ricerca semantica e di soluzioni per la didattica digitale – di raccontarci in quale direzione si sta evolvendo questo mercato.
Pubblicare digitale
di Redazione
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10.1390/GDL_201410_pubblicare_digitale
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Il digitale ha completamente rivoluzionato il tradizionale workflow editoriale e, tra i vantaggi di questo mutamento, vi è la possibilità per gli editori di appaltare a fornitori esterni parte dei processi produttivi per concentrarsi sempre più sulla creazione di contenuti di qualità e sulla loro promozione. Dall’editoria scolastica alla varia, sono molteplici i segmenti editoriali che si avvalgono di aziende di servizi per la produzione di prodotti digitali che vanno dagli e-book alle App e via dicendo.
Dei nuovi bisogni del mercato e delle molteplici soluzioni per soddisfarli abbiamo parlato con due realtà di eccellenza che operano a livello italiano e internazionale, chiedendogli di condividere con noi le loro esperienze e il loro know how.
Libri on demand
di Elena Vergine
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10.1390/GDL_201410_libri_on_demand
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É innegabile che negli ultimi anni sia in atto un profondo mutamento nel mercato editoriale. L’e-book, il calo generalizzato delle tirature, la necessità di creazione e gestione di archivi digitali, i nuovi modelli distributivi come per esempio il Book-on-demand sono tutti trend che le aziende che propongono servizi agli editori dovrebbero interpretare per offrire soluzioni di alto livello. Ne parliamo con Alessandro Antonuzzo, vice direttore generale di Rotomail Italia, un’azienda italiana all’avanguardia sul fronte dell’on demand.
Soluzioni concrete
di Guido Regattieri
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10.1390/GDL_201410_soluzioni_concrete
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Oggi più che mai la principale esigenza delle realtà editoriali medio piccole è produrre libri di qualità nel minor tempo possibile e con un occhio sempre attento al risparmio. In questo senso, le nuove tecnologie di stampa digitale possono rappresentare una soluzione.
Ma cosa comporta tale investimento? E come cambiano a livello concreto i flussi di lavoro? Abbiamo posto queste domande a Canon, azienda leader in Europa e nel mondo per la tecnologia ink-jet, che ci ha messo in contatto con Age Arti Grafiche ed Editoriali, un’azienda con sede a Urbino che realizza libri da quasi cento anni sia in formato tradizionale che in versione elettronica, attraverso lavorazioni di stampa digitale e offset.
Nello stabilimento di Age si svolge l’intero processo di produzione dei libri, dalla progettazione grafica e fotocomposizione fino alle operazioni di finitura, imballo e trasporto. Negli anni Age ha specializzato la sua attività focalizzandosi nel settore editoriale in ambito universitario e in prodotti di nicchia come per esempio le stampe di partiture musicali, senza trascurare tutto il mercato di piccola editoria che si è aperto con l’avvento della stampa digitale.
L'arte dei piccoli
di Emilio Sarno
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10.1390/GDL_201410_arte_piccoli
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Quando si parla di editoria per bambini (159,8 milioni di euro; 15,5 milioni di copie vendute nei canali trade; 5.219 titoli pubblicati nel 2013) si pensa subito ai libri per la prima infanzia, alle fiabe, agli albi illustrati. Oppure ai characters – Peppa Pig, la Schiappa, Violetta, Geronimo Stilton, ecc. – che dominano incontrastati non solo banchi e vetrine delle librerie ma anche il merchandising connesso e la programmazione televisiva.
Non si considera mai, invece, il segmento dell’editoria d’arte per bambini. Delle ragioni editoriali del fenomeno e delle difficoltà che incontrano le realtà editoriali che si sono focalizzate su questo segmento parla ampiamente Marzia Corraini nell’articolo che segue.
Le case editrici specializzate in titoli d’arte per i bambini sono per lo più realtà di medio-piccole dimensioni e innovative dal punto di vista del progetto editoriale.
Spesso però sono in difficoltà nel dare visibilità alle loro linee di ricerca (illustratori, grafici, autori, confezionatori, ecc.) o rispetto alla necessità di operare commercialmente in un mercato di cui ben conosciamo le attuali difficoltà e trasformazioni.
Arte per crescere
di Marzia Corraini
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10.1390/GDL_201410_arte_crescere
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I libri d’arte per ragazzi corrispondono ad un preciso segmento della produzione libraria, ben distinto, ad esempio, dai libri illustrati per ragazzi o dai libri di didattica artistica che utilizzano immagini d’arte.
Il mio punto di vista su questo settore è strettamente professionale essendo il focus su cui ho sempre incentrato il mio lavoro di editore.
Certamente un momento importante per questa produzione è il Novecento, anche in Italia nella seconda metà del secolo c’è stata una importante e frizzante produzione grazie ad artisti fondamentali a livello mondiale relativamente ai libri d’artista. Parliamo di Bruno Munari, Leo Lionni e Luigi Veronesi, e di altre personalità, magari meno note, ma non meno importanti.
La maggiore popolarità o meglio una maggiore consapevolezza da parte di un numero più ampio di persone in Italia relativamente a questo genere così specifico è un fenomeno abbastanza recente.
Penso di poter collocare un primo momento di svolta in questo senso negli anni Settanta, grazie all’opera di Rosellina Archinto con Emme Edizioni, che ha regalato a questi titoli una visibilità del tutto nuova e anche attraverso il lavoro, in questo caso, di curatore della collana di Munari (sempre lui) Tantibambini pubblicata da Einaudi.
Oggi continuiamo a parlare di una nicchia che, sebbene stia continuando ad evolversi e a crescere, non costituisce, se la si considera a livello italiano, un mercato di massa ma certamente un interessante spazio in evoluzione.
Sicuramente, si tratta invece di una realtà internazionale riconosciuta e apprezzata nel mondo occidentale. Preciso questa collocazione perché, mentre attualmente l’Oriente sta cominciando a studiare la nostra produzione editoriale artistica per ragazzi, l’Occidente conosce ancora poco quanto i Paesi asiatici avrebbero da offrire in questo senso e, anche qui, è utile studiare e iniziare a muoversi.
La versione di Gud: libri d'arte (per bambini)
di Redazione
Codice DOI
10.1390/GDL_201410_libri_arte_Gud
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Non c'è nulla di più bello ed importante dell'arte per aiutare i nostri figli a crescere con la mente aperta. La cultura dell'arte si impara fin da piccoli e l'editoria mette a disposizione un'offerta assai variegata e multiforme per stimolare la creatività dei più piccoli... non senza qualche trascurabile effetto collaterale!
Educare alla creatività
di Serena Baccarin
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10.1390/GDL_201410_educare_creatività
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Da qualche tempo, grazie all’introduzione di laboratori nati nelle mostre museali e di eventi artistici promossi con l’aiuto di autori e illustratori, le librerie per ragazzi e i bookshop hanno ampliato i loro orizzonti, diventando il luogo privilegiato non solo per la diffusione del libro e della lettura, ma anche della creatività e delle arti visive. Workshop e manifestazioni infatti arricchiscono l’esperienza di lettura, dando corpo ai molteplici mondi racchiusi nel libro, declinandoli nelle più svariate forme artistiche. Le librerie assolvono in questo modo una funzione sociale fondamentale, che le vede impegnate sul fronte dell’educazione alla lettura e al consumo culturale, con effetti benefici sulle vendite anche sul lungo periodo. Silvana Sola della Libreria Giannino Stoppani di Bologna, Teresa Porcella della Libreria Cuccumeo di Firenze e Laura Bassi, responsabile dei Bookshop Skira ci parlano delle loro iniziative.
Il vuoto dei bookshop
di Giovanni Peresson
Codice DOI
10.1390/GDL_201410_vuoto_bookshop
Abstract ∨
Dai dati che abbiamo presentato il mese scorso sull’editoria d’arte restavano escluse tutte quelle forme e quei canali di vendita dei libri d’arte che si svolgono in altri contesti: mostre temporanee e vendite nei bookshop dei musei. E restavano escluse anche una serie di considerazioni che scaturivano proprio da un esame più dettagliato di quegli stessi dati.
Lo scorso anno, come abbiamo visto, il mercato dell’editoria d’arte valeva 66,4 milioni di euro (-2,8% rispetto al 2012). Di questi una parte importante – 19 milioni (+ 11,8%) – proveniva dai bookshop. È il 28,6% del mercato, quando nel 2008 non arrivava a rappresentare il 25% (per gli aspetti più generali rinviamo all’e-book I volti dell’arte. Rapporto sull’editoria d’arte 2014).
Tra l’altro quei 19 milioni sono un dato sottostimato per due ragioni: fa riferimento ai soli musei dipendenti dal Ministero per i beni culturali senza considerare invece le vendite effettuate in un sistema museale che nel nostro Paese dipende da innumerevoli enti pubblici (regioni, comuni, provincie), privati ed ecclesiastici.
Inoltre non conosciamo i dati relativi alle vendite in occasione delle mostre temporanee che, in genere, non si svolgono all’interno del museo sede della collezione storica.
Una chiave per l'oggi
di Paola Sereni
Codice DOI
10.1390/GDL_201410_chiave_oggi
Abstract ∨
Per comprendere le radici del dibattito culturale contemporaneo non c’è modo migliore che rivolgere uno sguardo indietro alla nostra grande tradizione di saggistica di cultura. Ne abbiamo parlato con Tommaso Ernesto Codignola, titolare della storica sigla Edizioni di Storia e Letteratura.
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