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Canali di vendita

A mille miglia da casa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Lorenza Biava

Nate dalla passione di bibliofili innamorati del nostro Paese o dall’ispirazione di giovani librai migranti, le librerie italiane all’estero sorgono ormai in tutte le principali città europee. Un viaggio tra Amsterdam, Parigi e Bruxelles alla ricerca dell’origine della passione per il libro italiano.

Belli da guardare

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Paola Sereni

Stracolme, minimali, trasparenti, polverose, studiate, commerciali, progettate. Sono le vetrine, l’amo a disposizione del libraio per convincere il lettore a entrare a passeggiare tra gli scaffali e magari, se si è fortunati, a convincerlo per un attimo dell’irrimediabile necessità del superfluo. Come per ogni pescatore che si rispetti anche il libraio ha i suoi trucchi: allestire vetrine tematiche, variare la proposta in base a ciò che accade di giorno in giorno, strizzare l’occhio all’ultimo libro menzionato da questa o quella trasmissione tv e così via. Che sia singola, doppia o a parete, la sostanza non cambia: tenere l’amo appuntito è fondamentale per attirare la curiosità dei lettori «infedeli». E non è detto che una vetrina stracolma di libri sia meglio di una che punta all’essenzialità. Le tecniche di visual merchandising non sembrano però essere troppo familiari tra i librai nostrani e non capita spesso di imbattersi in un progetto come quello portato avanti da Cristina Clerici e Luca Rizzardi, librai alla Libreria del Corso di Varese.

Conquistare l'infedele

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Gabriele Pepi

Assecondare i cambiamenti nelle modalità d’acquisto, sempre più infedeli e multicanale, del lettore è diventata la parola d’ordine per molti nuovi progetti lanciati nei mesi scorsi. La fusione in Internet bookshop Italia della società proprietaria delle librerie Melbookstore, Altair, e la creazione della catena di librerie a insegna Ibs.it ha provato a immaginare un’integrazione tra librerie fisiche e on line. Un canale, quello tradizionale, che ha visto anche l’inaugurazione, da parte di Feltrinelli, di un nuovo concept store, RED – Read, eat & dream, nel quale il food diventa uno spazio esperienziale innovativo. Sul fronte on line è San Paolo a tentare una formula ancora poco esplorata dal settore religioso con il varo, a giugno, del suo primo store, in competizione con i portali di e-commerce religiosi ma anche con quelli generalisti, grazie ad una proposta che strizza l’occhio anche all’utente laico.

Giocare controvento

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Pierdomenico Baccalario e Davide Morosinotto

Ho recentemente fotografato due scaffali di letteratura per ragazzi alla Waterstone di Reading, una cittadina universitaria a Ovest di Londra e a Sud di Oxford. Mi ha colpito l’intuizione di offrire al lettore una selezione di romanzi classici e moderni, di fumetti e fantascienza, che avessero come tema comune quello della distopia e dell’utopia: utopie immaginarie, cercate, fallite, per bambini. Distopie a fumetti, televisive, teatrali e romanzesche. Vi si diceva che è distopico un mondo alternativo dove qualcosa è andato diversamente rispetto al nostro, mentre è utopico un mondo più distante, ma in qualche modo immaginato.

Italiani o stranieri?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Oddina Pittatore e Rosalba Rattalino

La risposta alla domanda del titolo è inversamente proporzionale alla posizione in classifica. Se nei 20 titoli più venduti trionfa il made in Italy (13 libri contro 7 tradotti), nei top 50 la differenza diminuisce (29 italiani e 21 stranieri), per arrivare a una sostanziale parità nei Top 100 (appunto 50 e 50). È un fenomeno che anche nel 2012 conferma tendenze che avevamo visto emergere negli anni precedenti e ancora nel 2011. I bestseller internazionali, quando contagiano, possono essere travolgenti, come il romanzo di Amy Bratley, al secondo posto negli acquisti, le diete di Pierre Dukan (2 libri nei primi 10) e il primo volume di E. L. James che, uscito a giugno, in sole tre settimane ha conquistato la 16esima posizione nella classifica semestrale anticipando la fortuna della trilogia nei mesi successivi.

La mappa dell’editoria

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Sandro Pacioli

La seconda parte del 2011 è stata, diciamola tutta, un po’ avara di vicende societariedi rilievo (prima avevamo avuto lo shopping Feltrinelli in Spagna e in Italia con Donzelli). Bisogna attendere la prima metà del 2012 per assistere a trasformazioni societarie importanti. È infatti a giugno che si è conclusa la vendita da parte di Rcs di Flammarion a Gallimard. I fili rossi che si dipartono dalla mappa che si può trovare nelle pagine successive, o che ne derivano, sono molteplici e diversi.

Obiettivo: 42 territori

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Elisa Molinari

Risiko è uno dei più famosi giochi di strategia da tavolo. Scopo del gioco? Il raggiungimento di un obiettivo predefinito che può consistere nella conquista di un certo numero di stati, di due o più continenti o nell’annientamento di un avversario. Nello scenario editoriale internazionale, c’è un giocatore che ha invece un obiettivo molto più ambizioso: conquistare tutti i 42 territori disponibili. Detto fuori dalla plancia da gioco, mirare a tutti gli anelli della filiera editoriale. Per fare questo il giocatore «si impegna ad essere l’azienda più attenta al cliente del mondo e offre ai propri clienti la possibilità di scoprire e trovare qualsiasi cosa vogliano acquistare on line. Per fare questo, punta ad offrire ai propri clienti i prezzi più bassi possibili». Nelle parole di Amazon, questo l’obiettivo dichiarato già nel lontano 1995, anno della messa on line del sito e ribadito durante il lancio degli ultimi Kindle

Usati ma buoni

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2012

di Elena Vergine

L’editoria italiana è in continuo cambiamento: trasformazioni, acquisizioni e nuovi format di librerie sono solo alcune delle formule adottate per rispondere alle minacce della crisi economica. Uno dei settori che, per la sua particolarità, sta ottenendo i risultati migliori in questi tempi difficili è quello del remainder e del cosiddetto libro usato o «a metà prezzo». Ma quanto il benessere del mercato del remainder dipende dalla rinnovata attenzione degli italiani risparmio e quanto dalle innovazioni e dalle strategie di marketing? Ne abbiamo parlato con Edoardo Scioscia (amministratore delegato Libraccio).

I nuovi bookshop

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2012

di Elisa Molinari

I più grandi musei del mondo hanno stanno investendo nel rifacimento dei propri bookshop da parte di architetti famosi. Un viaggio nei principali musei del mondo per capire verso dove sta andando il concept dei bookshop museali.

L'editoria del futuro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2012

di Michael Healy

Oggi come oggi è difficile trovare una casa editrice che non si stia occupando della nuova situazione del mercato. In primo luogo, un gran numero di lettori legge in maniera diversa. Le vendite di libri digitali valgono circa il 30% delle vendite totali (degli editori trade) – cifra molto più alta per le novità e per i titoli da scaffale – e molti editori pensano che questo numero sia destinato a salire. Tenendo conto che il primo Kindle è stato lanciato il 16 novembre 2007, si ha un’idea di cosa è successo in soli quattro anni. In secondo luogo, nel panorama della distribuzione negli Stati Uniti si assiste a fusioni e cambiamenti inimmaginabili fino a pochi anni fa. Amazon domina la distribuzione on line di libri a un livello ritenuto da molti editori pericoloso. Soltanto una catena di librerie in carne e ossa, Barnes & Noble, è sopravvissuta agli sconvolgimenti della distribuzione e molti osservatori si aspettano che il numero dei loro negozi diminuisca significativamente nei prossimi anni, con la migrazione on line dei lettori e, in generale, della lettura.

Dentro e fuori la libreria

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2012

di Gabriele Pepi

Capita ormai sempre più spesso di notare sul bancone di farmacie, erboristerie o negozi specializzati in alimentazione naturale, agili libretti quando non volumi veri e propri, dedicati ai temi più disparati dal benessere psico-fisico della persona, alle cure naturali, alla psicologia. Proverbialmente al momento giusto nel posto giusto, finiscono così inaspettatamente sullo scontrino del classico «lettore per caso» che, entrato in negozio per acquistare tutt’altro, si ritrova tra le mani proprio il libro di cui scopre di sentire il bisogno. È la manualistica di divulgazione – cioè quell’eterogeneo insieme di settori sul «fai da te», cucina, gastronomia, guide di viaggio, sport, tempo libero, giochi, ecc. – che sempre più spesso lascia gli scaffali delle librerie per approdare a canali di vendita alternativi capaci di catturare in modo più efficace lo sguardo e l’attenzione del lettore. Se la libreria resta il primo e più importante luogo di acquisto dei libri (con un occhio però alle vendite on line visto che, secondo Nielsen, la manualistica pesa il 14,3% sul canale), non c’è limite ai nuovi canali di vendita che possono rivelarsi, talvolta inaspettatamente, funzionali. Selezionarli non è sempre facile per le case editrici, tanto più che spesso un esercizio commerciale può rivelarsi perfetto per una collana o, addirittura, per una sottocollana ma diventare poco efficace per altri progetti editoriali sviluppati dall’editore. Se infatti in libreria la manualistica si disperde nella miriade di pubblicazioni che quotidianamente arrivano tra le mani dei librai, i punti vendita specializzati offrono maggiori garanzie di visibilità e di riuscita nella difficile sfida di suscitare la curiosità nel lettore. Senza contare che spesso, in sede di bilancio, il fatturato complessivo realizzato dai punti vendita alternativi si rivela più incisivo di quello dei canali tradizionali che sovente nel proprio assortimento non lasciano molto spazio al settore.

Book&non

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Lorenza Biava, Ester Draghi e Elena Vergine

Siamo ormai abituati a entrare in librerie sempre più affollate di merceologie di tutti i tipi: dalla cartoleria all’oggettistica elettronica, dai giochi al food alle magliette. I prodotti non-book non sono più un «plus», semmai un «must», come risulta dalle percentuali di incidenza sul fatturato delle librerie che aumentano di anno in anno (nelle librerie di catena si passa da un 10-12% nel 2010 a un 15-17% nel 2011). Una soluzione efficace e redditizia per recuperare quei margini di guadagno che non è possibile ottenere con i soli libri. Prodotti che si configurano come complementari al libro ma, si spera, non alternativi ad esso: al contrario, Marco Mottolese li definisce «Books inspired items». L’ingresso del non-book in libreria (si rimanda, sul sito dell’Istituto Luce, al video Libri, calze e popcorn, 1966) è stato inserito all’interno della generale trasformazione delle attività commerciali, passate dal vendere merci al vendere bisogni. E il bisogno che ci accomuna tutti in quest’epoca frenetica è il tempo. Ma probabilmente il successo del nonbook va oltre il fattore comodità: dipende anche dall’aver reso la libreria uno spazio polivalente, in cui non si fanno solo acquisti ma ci si ferma a sgranocchiare uno snack mentre si sfogliano le pagine dei libri. Abbiamo raccolto i punti di vista di alcuni operatori del settore. (E. Vergine)

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