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Belli da guardare

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Stracolme, minimali, trasparenti, polverose, studiate, commerciali, progettate. Sono le vetrine, l’amo a disposizione del libraio per convincere il lettore a entrare a passeggiare tra gli scaffali e magari, se si è fortunati, a convincerlo per un attimo dell’irrimediabile necessità del superfluo. Come per ogni pescatore che si rispetti anche il libraio ha i suoi trucchi: allestire vetrine tematiche, variare la proposta in base a ciò che accade di giorno in giorno, strizzare l’occhio all’ultimo libro menzionato da questa o quella trasmissione tv e così via. Che sia singola, doppia o a parete, la sostanza non cambia: tenere l’amo appuntito è fondamentale per attirare la curiosità dei lettori «infedeli». E non è detto che una vetrina stracolma di libri sia meglio di una che punta all’essenzialità. Le tecniche di visual merchandising non sembrano però essere troppo familiari tra i librai nostrani e non capita spesso di imbattersi in un progetto come quello portato avanti da Cristina Clerici e Luca Rizzardi, librai alla Libreria del Corso di Varese.
 

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