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Ediser

Il promotore editoriale ai tempi del digitale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di di Valeria Pallotta

I colporteurs, oggetto di una recente mostra a Milano e di un libro, erano venditori ambulanti che tra il XVI e il XX secolo hanno contribuito alla diffusione della cultura, portando in aree anche isolate e remote dai libri alle stampe, fino ai lunari, calendari, almanacchi e testi religiosi. Oggi questa diffusione avviene grazie alla figura del promotore editoriale, che si trova a navigare in acque inquiete perché opera in un mercato scosso dalla concorrenza delle tecnologie digitali dei mezzi di comunicazione, dall’irruzione degli acquisti on line, dalla trasformazione delle librerie, dalla mutata interazione della società con la lettura. Concepire questo mestiere come quello del venditore ambulante delle novità editoriali ha generato negli ultimi anni un equivoco, trasformando il promotore da consulente del libraio in grado di «vedere» il tessuto di fermenti culturali che attraversano un territorio, per intercettarli e tradurli in vendite, a operatore commerciale, troppo spesso stretto tra novità da piazzare e obiettivi da raggiungere per la sostenibilità dei costi della proposta editoriale. Se l’attività della promozione diventasse uno storytelling segmentato, per cui in diverse modalità e tempistiche il promotore valorizzasse sul territorio i libri prima in fase di prenotazione, quindi in occasione dell’uscita, non tornerebbe a essere una figura fondamentale di connessione della filiera? Per meglio comprendere l’utilità e le potenzialità spesso inespresse di questa figura professionale, ci si confronterà con tre promotori editoriali di varia che rappresentano realtà differenti, hanno ruoli diversi e operano in aree geografiche distinte: Roberto Malgrati, ispettore alle vendite e referente presso Promedi, Michele Grossi, promotore editoriale per Laterza, e Pina Micoli, ispettore alle vendite presso la casa editrice Einaudi e il Gruppo Mondadori.

Innovazione per l’editoria «intelligente»

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Redazione

È quasi un luogo comune che il digitale imponga alle case editrici di confrontarsi con l’innovazione tecnologica. Quali sono però gli ambiti specifici di ricerca e sviluppo (R&S) cui le case editrici guardano con maggiore attenzione? È quanto Tisp – Technology and Innovation for Smart Publishing, l’iniziativa europea coordinata dall’Aie (www.smartbook-tisp.eu) – ha chiesto con un questionario on line a un centinaio di imprese di 18 diversi Paesi europei, in prevalenza (86%) editori, e ad alcune aziende tecnologiche già impegnate nel settore. Interessante anche il profilo dimensionale del campione: il 62% è costituito da piccole e medie imprese (PMI), il 25% da grandi imprese e il rimanente 13% da start-up. Il cuore del questionario constava di un elenco di 33 possibili temi di R&S che le imprese potevano votare come più o meno interessanti (in una scala da 1 a 6). Per meglio orientare i partecipanti al sondaggio, il questionario divideva i temi in quattro aree, relative a (1) processi produttivi; (2) nuovi prodotti o servizi; (3) promozione e distribuzione; (4) standard e interoperabilità. I dati di dettaglio, con i punteggi medi per tutti i temi sottoposti a verifica, sono reperibili sul sito www.smartbook-tisp.eu. Abbiamo quindi chiesto a Piero Attanasio e Cristoph Bläsi di farci il punto della situazione.

La direzione del cambiamento

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Federico Motta

Anche dalle pagine del Giornale della Libreria voglio ringraziare i mie colleghi per la fiducia accordatami, della quale sento tutta la responsabilità. Grazie ai vice presidenti, grazie alla struttura dell’Aie, grazie a Marco Polillo per i suoi sei anni di presidenza, vissuti con capacità, impegno e spirito di sacrificio. Grazie al lavoro suo e di tanti, i prossimi due anni di presidenza potranno partire da basi solide. Solide, ma non statiche, in quanto già è stato avviato un processo di riflessione e di cambiamento, che tutti abbiamo convenuto essere necessario. L’essenza del nostro mestiere risponde ai bisogni espressi e latenti di conoscenza, informazione, evasione, aggiornamento presenti nella società. «Non solo dare ai lettori ciò che vogliono leggere, ma anche quello che non vorrebbero sentirsi dire» come diceva George Orwell. La vera domanda è: in quale direzione continuare a cambiare? Vorrei dirlo a partire da quattro parole che credo siano fondamentali: consapevolezza, partecipazione, responsabilità e – come conseguenza delle prime tre – unità.

La versione di Marta Baroni: narrativa italiana

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Marta Baroni

Cashmere e mocassini, toppe di tweed e tabacco sfuso. L'ironico ritratto di Marta Baroni dello scrittore radical chic da manuale.

Le voci di dentro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Antonio Lolli

In questa parte dello Speciale diamo voce ad alcune delle case editrici che si distinguono maggiormente nella pubblicazione di narratori italiani contemporanei. Delle voci dal «di dentro» di questo mondo. Una ricognizione, certamente incompleta, ma che fa emergere alcuni fili rossi che sembrano collegare le scelte di oggi. La prima è la ricerca di voci nuove capaci di raccontare una società sempre più liquida e molecolare. La seconda è la convinzione – più o meno esplicitata a chiare lettere – delle potenzialità ancora non completamente espresse della narrativa italiana per gli editori e i mercati stranieri.

Mappa ragionata della narrativa italiana

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Andrea Tarabbia

Dove va la narrativa italiana oggi? Quali generi e sottogeneri esplora? Qual è il rapporto che intrattiene con le letterature degli altri Paesi? Ma soprattutto: quali tendenze internazionali assorbe e fa proprie, in qualche modo «italianizzando» i motivi che danno forma alle letterature del mondo? Se, da un lato, non è semplice fornire risposte esaurienti a queste domande, dall’altro è pur vero che cercare di comprendere che cosa, e come, si scrive nell’Italia di oggi può gettare una luce sulla temperie culturale del nostro Paese e aiutare a capire come si muovono le scelte editoriali, svelando i suoi gradi di parentela con le maggiori editorie straniere. In questo senso, un portale come BooksinItaly costituisce un osservatorio privilegiato.

Nuovo look per la Rizzoli New York

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Antonio Lolli

La storica libreria Rizzoli New York ha riaperto i battenti nel quartiere NoMad, al 1133 di Broadway all’incrocio con la 26esima strada. Angelo Rizzoli era già da tempo arrivato in America con le sue librerie: la prima fu inaugurata nel 1964, poi traslocò sulla 57esima per approdare, ora, a Broadway. Proprio come le star. La sede attuale non ha niente da invidiare alle precedenti, in quanto a sacralità e fascino. L’edificio ospitante è quello progettato dall’architetto Bruce Price nel 1896, con la sua facciata elegante che combina elementi in pietra, mattoni, terracotta, ferro e rame in stile Beaux-Arts, e non meno pregevoli sono gli interni. Il progetto per la nuova sede è stato invece realizzato dal celebre studio di design Ike Kligerman Barkley, che ha ripreso i dettagli «Gilded Age» della struttura storica, combinandoli con elementi del design contemporaneo.

Paesaggio prima del cambiamento

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Giovanni Peresson

È come essere sulla soglia di una porta che dà su un’altra stanza; o su un’altra dimensione che non abbiamo mai conosciuto. La mappa che traccia confini e attori del nostro mondo, il prossimo anno potrebbe risultare completamente cambiata rispetto a quella che troviamo nelle due pagine seguenti e che si riferisce alla situazione di fine 2014 (e, quindi, sostanzialmente anche a quella odierna). Sicuramente nel 2016 il «paesaggio editoriale» risulterebbe già assai diverso per il viandante che provasse a orientarsi con questa cartina. Innanzitutto per l’annunciata proposta d’acquisto da parte del Gruppo Mondadori di Rcs libri (e dopo la conclusione dell’istruttoria di Agcom), ma anche per possibili (e/o probabili) effetti «a catena» e contromosse di altri player. Ma già nel 2014 si è preannunciato il cambiamento di paesaggio che sta avendo luogo in questi anni, come effetto del restringimento del mercato domestico (tra 2010 e 2014 i canali trade hanno perso 256 milioni di euro): è come se la superficie della mappa in cui stanno le nostre 4.604 case editrici «attive» (cioè che hanno pubblicato almeno un libro nei dodici mesi precedenti) si fosse ridotta di quasi un quinto.

Per amore, per vocazione

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Serena Baccarin

La promozione letteraria oggi sembra non conoscere confini. Non c’è autore che non abbia almeno una pagina Facebook o un account Twitter attraverso i quali pubblicizzare le proprie opere e creare occasioni di discussione con i lettori, reali o potenziali. Da parte loro, le librerie continuano a lavorare come hanno sempre fatto, puntando al servizio e al rapporto con il cliente, conservando il loro ruolo principe nella promozione di titoli nuovi e di catalogo. Sono loro, i librai, ad avere un’idea più prossima alla realtà dell’andamento di un settore ricco, quanto a volte bistrattato, come quello della narrativa italiana contemporanea. Decidiamo quindi di entrare nel mondo di Laura Ligresti, quel «mondo offeso» che ammicca a Vittorini ed è sinonimo di attenzione agli ultimi e di predilezione per le tematiche di tipo civile, sociale e politico. Una libreria che denuncia fin dal logo, quello stesso uomo ritratto nella copertina di Tristano muore di Antonio Tabucchi, la forte specializzazione nella narrativa italiana contemporanea e del ’900.

Più libri: condivisione e rinnovamento

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Antonio Lolli

Più libri più liberi, la più importante fiera in Italia dedicata alla piccola e media editoria, anno dopo anno si è andata affermando sempre di più anche come fondamentale luogo di scambio e di interazione tra diversi attori del settore. Dalla sua prima edizione svoltasi nel 2002, infatti, la fiera ha raggiunto anno dopo anno una sempre maggiore popolarità e una riconosciuta autorevolezza. Se infatti la prima edizione aveva avuto una media di circa 30 mila visitatori, di cui 1.500 professionali, l’edizione 2014 ha visto la partecipazione di circa 400 marchi editoriali e una media di oltre 55 mila visitatori, di cui 5 mila professionali. I numeri parlano chiaro anche considerando gli eventi organizzati nel corso degli anni dalla fiera: si è passati, infatti, dagli 85 eventi organizzati nel 2002, agli oltre 300 dell’ultima edizione. «Questi dati – afferma Antonio Monaco, delle Edizioni Sonda, presidente del Gruppo dei piccoli editori dell’Associazione italiana editori – confermano l’importanza di continuare lungo la strada dell’affermazione di Più libri come manifestazione in grado di parlare a 360 gradi di tutti gli aspetti utili per i piccoli e medi editori».

Se non ci fossero gli italiani!

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Giovanni Peresson

La narrativa rappresenta, tra quella d’autore italiano e quella d’autore straniero, il 36-37% delle vendite a valore e il 38-39% delle vendite in numero di copie (mentre in termini di titoli si tratta del 26-27% di quelli pubblicati). Questo vuol dire che ogni cento copie di libri venduti in librerie indipendenti o di catena, dai banchi libro della Gdo o acquistati negli store on line, quasi quaranta sono opere di narrativa. Quello della narrativa è un settore che nel 2014, nel suo complesso, aveva fatto segnare una flessione a valore del -4,3%, superiore alla media (purtroppo negativa) del mercato complessivo (-3,8% a valore e -6,5% a copie secondo Nielsen; -2,7% per GfK). Ma all’interno della narrativa l’andamento è tutt’altro che omogeneo.

Tradurre le copertine

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di Giovanni Baule

Pubblicare un romanzo tradotto significa spesso «tradurre» anche le copertine. Ma possiamo individuare e tracciare alcune linee che hanno guidato gli editori stranieri nel tradurre con il romanzo anche la copertina? Fatto che già di per sé implica un modo e un atteggiamento diverso rispetto all’attività del tradurre. Un’idea estesa di «traduzione» ci consente così di vedere con uno sguardo diverso e più ampio l’insieme del lavoro editoriale. Per quanto riguarda le copertine, e a maggior ragione quelle dei libri di traduzione, si può parlare di traduzione visiva.

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