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Ediser

Un manifesto per le politiche del libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2006

di Che cosa chiedono gli editori alla XV legislatura: Lettura e sviluppo economico; Politica industrial

L’industria dei contenuti è un settore chiave in tutti i Paesi avanzati: rappresenta il 5% del PIL in Europa, e registra i maggiori tassi di sviluppo in termini di valore aggiunto prodotto e di occupazione. Al suo interno l’industria del libro ha la quota di mercato più alta sulle spese dei consumatori, e ha un ruolo moltiplicativo sugli altri segmenti produttivi. Il nostro è un settore sempre più complesso, i cui confini non sono più definiti dal «libro» come prodotto fisico, ma dal suo contenuto culturale, che oggi può essere veicolato anche attraverso altri mezzi. Gli editori producono libri ma anche risorse elettroniche (scientifiche, educative, di intrattenimento), learning object, banche dati professionali, ecc. Continuiamo a parlare di «libro», quindi, avendo però in mente un’accezione molto più ampia. Il ruolo dell’industria del libro nella crescita culturale è da tutti riconosciuto, ma ciò ha spesso oscurato la sua funzione economica. Nuovi studi dimostrano come i tassi di lettura influenzino direttamente lo sviluppo economico di lungo periodo. Il che è persino ovvio, se si condivide l’idea che nei Paesi avanzati la crescita dipende dalla qualità del capitale umano. Una politica del libro è dunque necessaria. Ma la sua definizione è esercizio complesso, perché deve considerare in un contesto unitario fattori molteplici: l’immaterialità dei contenuti e la materialità dei prodotti; le molteplici funzioni d’uso dei libri – svago, informazione, approfondimento, educazione, aggiornamento professionale, ecc. –; le esigenze di innovazione tecnologica ed editoriale, e così via. Abbiamo ritenuto utile cercare di fare un punto, proponendo linee strategiche e coerenti a partire da una corretta analisi delle condizioni strutturali di partenza. Le proponiamo ai diversi interlocutori politici che vorranno ascoltarle, nella consapevolezza della necessaria complementarità delle competenze ma anche dei rischi della sovrapposizione tra componenti diversi del Governo (la Cultura, lo Sviluppo Economico, Il Commercio estero, la Politica estera, l’Istruzione, l’Università e ricerca, l’Innovazione, ecc.), delle Regioni e degli Enti locali, così come della Commissione europea. Ma abbiamo voluto proporle innanzi tutto a noi stessi, perché il nostro discorso è in primis fondato su un’assunzione di responsabilità, sull’orgogliosa rivendicazione del nostro ruolo.

Europa che legge, Europa che viaggia

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2014

di Laura Darpetti

Parliamo di libri e viaggi. Dopo aver analizzato, nell’articolo precedente, le preferenze degli italiani in tema di vacanze vediamo come si muove il settore dell’editoria turistica e di viaggio nei principali mercati europei. Nel Regno Unito è stato inaugurato quest’anno il Thwaites Wainwright Prize, un premio letterario per opere di narrativa o saggistica illustrata sulle bellezze naturali dell’entroterra britannico. Si aggiunge a due altre importanti riconoscimenti: il Dolman Travel Book Award, vinto di recente dal francese Sylvain Tesson, e al premio organizzato dalla British Guild of Travel Writers, che include oltre agli autori di guide anche giornalisti, fotografi e conduttori radiofonici o televisivi. Quali sono le cifre del mercato dell’editoria di viaggio inglese? Stephen Mesquita, autore del Nielsen BookScan Travel Publishing Year Book (un rapporto sullo stato di salute dell’editoria turistica internazionale), ha parlato di sette anni di declino, con una lieve ripresa nel 2013: le vendite delle guide con destinazioni mondiali sono calate del 4,7% rispetto al 2012, un miglioramento nei confronti dei -7,0%, -12,0% e -10,0% degli anni precedenti; alcuni editori di viaggio hanno effettivamente registrato un aumento del fatturato, approfittando della contrazione del mercato che ha visto la chiusura di molte realtà editoriali; anche il calo nella vendita delle mappe è rallentato, dal -10,4% del 2012 al -4,8% del 2013.

Pubblicarsi all'estero

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2013

di Elisa Molinari

Che il selfpublishing sia uno dei fenomeni editoriali più chiacchierati è ormai risaputo. L’Ufficio studi dell’Associazione italiana editori ha recentemente dedicato un istant e-book a questo attualissimo argomento (Prospettiva self publishing. Autori, piattaforme e lettori dell’editoria 2.0, Aie, 2013, disponibile su tutti i maggiori store on line). Autori che scalano le classifiche nazionali e internazionali, critici letterari che recensiscono indistintamente romanzi pubblicati e auto-pubblicati (non da ultimo Michiko Kakutani, il più influente critico letterario del New York Times e la famosa recensione di The Revolution was televised di Alan Sepinwall), articoli di giornale, conferenze e incontri sul tema non sono che alcuni dei mille rivoli in cui il selfpublishing si dipana. Se poi ci sono mettono anche gli autori di Hollywood, il successo è assicurato: Jim Carrey, l’attore di The Truman Show, ha deciso di ricorrere al selfpublishing per How Roland rolles, da lui definito libro metafisico per bambini. «Auto-pubblicherò il mio libro perché le cose stanno così adesso e perché credo che sia trendy». Fenomeno di costume? Forse. Moda passeggera? Meno probabile. Sicuramente molti autori iniziano a vedersi sotto una nuova luce, galvanizzati dalla possibilità di poter potenzialmente raggiungere milioni di lettori (e di dollari) con un click. Si tratta degli Ape, la fortunata definizione che dà il nome al nuovo libro (ovviamente selfpublished) di Guy Kawasaki, ex leader di Apple, che indica chi allo stesso tempo si preoccupa di essere Author, Publisher, Entrapreneur: autori che si fanno editori e, soprattutto, imprenditori della propria opera. Idea questa che trova conferma nelle parole di Barry Eisler, scrittore statunitense, citato proprio nel libro di Kawasaki: «Tutti gli scrittori pensano a quello che fanno come se fosse un’arte. Gli scrittori intelligenti capiscono che la scrittura è anche una questione di affari. Gli scrittori veramente intelligenti si vedono anche come imprenditori». Di tutto le questione trattate, la meno nota, forse, riguarda l’arsenale di strumenti a disposizione degli aspiranti scrittori che, oltre a poter scegliere tra varie modalità con cui pubblicare i propri testi, possono facilmente trovare tool per calcolare le royalties, impaginare, creare copertine, acquistare spazi pubblicitari, trovare correttori di bozze e tanto altro.

Il costo del prezzo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2012

di Giovanni Peresson

I prezzi di copertina dei libri più venduti (al netto degli sconti e delle promozioni praticate) nei sei maggiori mercati del libro europei non sono affatto uguali, anzi. Se limitiamo il confronto alla narrativa, tra il prezzo più basso e quello più alto, dal luglio dello scorso anno a febbraio questo differenziale è compreso tra i 4 e i 7 euro; per la saggistica tra i 10-11 euro. Non è poco! Tanto più, e il dato sorprende – pur tenendo conto dell’empiricità della rilevazione che non considera il prezzo medio di copertina di tutto (o di larga parte) del venduto ma solo dei 10 o 30 titoli più venduti nel mese – è il fatto che l’Italia si posiziona, in tutti e sette i mesi, nella parte più bassa dei prezzi tra i cinque grandi mercati dell’Unione europea. In ogni caso, se i numeri su cui si è effettuata l’analisi sono oggettivamente piccoli, è pur vero che la tendenza si configura molto evidente. Se mai, per approfondire ancora di più la questione, servirebbero basi campionarie comuni a tutti e sei i Paesi dell’Unione e che siano più solide di quelle sulle quali si è lavorato finora. Se per il Regno Unito è comprensibile (dato che poi si applicano sconti promozionali ben più significativi del 15% italiano) per il nostro Paese rappresenta una sorpresa non facile da interpretare.

Una luce diversa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2011

di Elena Refraschini

Intervista a Oscar Raymundo, coordinatore degli eventi della libreria A different light, delle sfide che una libreria indipendente (e specializzata) deve affrontare oggi.

Il bookshop e l'acqua minerale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2009

di Emilio Sarno

Quando tra i servizi aggiuntivi dei musei dipendenti dal Ministero per i beni e le attività culturali venne prevista anche l’apertura dei bookshop si pensò che il mercato dell’editoria d’arte anche nel nostro Paese si stesse dotando di un importante canale con promettenti possibilità di sviluppo. A 17 anni dal varo della legge Ronchey (DL 14 novembre 1992, n. 433, convertito in legge 14 gennaio 1993, n. 4) – un po’ di meno se si considerano i tempi per l’emanazione dei decreti attuativi, delle circolari interpretative, ecc. – quella speranza rimane in larga parte irrealizzata.

Scuola e tecnologia tra futuro e realtà

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2008

di Cristina Mussinelli

Un'occasione per fare il punto della situazione tra necessità e opportunità manifestata dal mondo della scuola e nuove soluzioni di pc e device.

Un mondo fatato all'italiana

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2006

di Redazione

A fine ottobre esce L’incanto del buio, la seconda puntata della «saga» di Fairy Oak, pubblicata da De Agostini. Abbiamo parlato con Matteo Faglia, Publisher libri per ragazzi del gruppo di Novara, delle prospettive di sviluppo sul mercato italiano e internazionale di una serie che è già un successo di pubblico e di vendite.

I modi del viaggio

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2014

di Redazione

Secondo l’Istat, nel 1959 la quota di connazionali che aveva effettuato almeno un viaggio di vacanza nel corso dell’anno era dell’11,3%, dato quasi raddoppiato nel 1965 e triplicato nel 1975 per attestarsi, da metà degli anni ‘80, in poi a circa il 50%. L’abitudine al viaggio, per lo meno per quanto riguarda gli italiani, ha anche avuto un ruolo importante nel diffondere la conoscenza di destinazioni al di fuori dei confini nazionali e a «globalizzare» la popolazione: anche da questo punto di vista l’evoluzione negli ultimi cinquant’anni appare molto chiara. Se nel 1965 solo il 4,1% dei viaggi dei nostri connazionali aveva come meta un Paese estero, tale quota è progressivamente cresciuta negli anni, anche se a ritmo tutto sommato lento: erano il 5,4% nel 1975, il 10,2% nel 1985 e sono oggi circa il 25% del totale dei viaggi degli italiani. Dal Dopoguerra in poi, inoltre, non solo gli italiani hanno cominciato a fare turismo ma l’Italia, forte di una notorietà così diffusa e di una tradizione risalente come destinazione di viaggio, ha conosciuto un sviluppo in senso turistico rilevantissimo nel contesto internazionale avendo per lungo tempo il primato mondiale di destinazione più visitata.

Punti in comune

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2013

di Emilio Sarno

Sono diversi gli elementi in comune tra le principali industrie dei contenuti che operano nel nostro Paese. Il primo è che tutti – dai libri alla stampa quotidiana e periodica, dalla musica all’home entertainment (mancano i videogiochi ma il report annuale a oggi non è ancora stato presentato) – fanno segnare per il secondo (o terzo) anno consecutivo segni negativi nelle vendite (specifichiamo che, per omogeneità tra i settori, abbiamo considerato solo le aree di ricavo che vengono generate dalle vendite nei canali trade). Il valore complessivo che se ne ottiene per il 2012 arriva (almeno) a 7,270 miliardi di euro rispetto agli 8,617 del 2011. Significa 1,346 miliardi in meno di spesa degli italiani per acquisto di prodotti culturali: - 15,6% (per il 2011 si veda E. Sarno, Un 2011 di segni meno, «GdL», 7-8, pp. 14-16). Le ragioni?

Il gigante cinese

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2012

di Elena Refraschini

Quando parliamo di librerie, di layout o servizio lo facciamo dimenticandoci dello «sguardo» occidentale con cui le osserviamo e prima ancora le progettiamo. Ma se usciamo da quest’ambito geografico (che è anche culturale, di modi di concepire gli spazi di vendita, di funzione del libro e della lettura nella società) le forme che assumono le librerie, gli scaffali, l’esposizione, la segnaletica, i servizi, le collocazioni stesse nel paesaggio urbano appaiono radicalmente diverse. Nella scala dimensionale (superficie e numero di punti vendita) ad esempio come in Cina. Ma anche come vedremo ad esempio nei Paesi Arabi per una tendenza a collocarsi in zone, vie ed aree ben definite della città. Ricordando in questo la disposizione delle botteghe artigiane nei suq. La Xinhua, che ha varie sedi a Pechino e 14.000 in tutto il Paese, è la più grande catena libraria cinese (e forse del mondo).

Una parola: contrazione

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2011

di Fernando Folini

L’editoria medica, in Italia, è in contrazione. Uno stato di fatto che sarebbe, seppur non bello, almeno utile poter definire numericamente, ma che invece viene testimoniato praticamente da tutti gli addetti del settore, però in assenza di precise indagini.

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