In un articolo per «The Advocate», Yuan Ren riferisce che all’inizio di quest’anno, nel corso di un «giro di vite a livello nazionale sulla pornografia on line, 20 scrittori, presumibilmente sotto contratto con siti Internet che trattavano narrativa erotica illegale», sono stati arrestati nella provincia di Henan in Cina e numerosi siti Web dai contenuti «espliciti» sono stati chiusi.
L’aspetto più interessante in questa vicenda è che gli scrittori in questione erano per la maggior parte giovani donne, tutte autrici di quel sottogenere della narrativa gay conosciuta come «dan mei», un genere che si è guadagnato un pubblico vasto quanto fedele in tutta la Cina, Paese in cui l’omosessualità è tuttora stigmatizzata.
Il «dan mei» è una declinazione di quella che in Occidente viene chiamata «slash fiction» che quando prese piede negli Stati Uniti, durante gli anni settanta, mostrava coppie di personaggi maschili provenienti da popolari show televisivi come Star Trek, alle prese con storie d’amore omosessuale non autorizzate.
La slash fiction ha fatto la sua comparsa in Cina negli anni Novanta, sotto forma di «yaoi» (o «boy’s love») – una tipologia di manga giapponese – ma, come scrive Yuan, pur concentrandosi sull’amore tra uomini, il «dan mei» (che letteralmente significa «indulgere alla bellezza») ha sorprendentemente spopolato presso un target esclusivo:
lettori e autori sono principalmente giovani donne e ragazze eterosessuali.