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Libri di di Valeria Pallotta

A spasso per Parigi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2015

di di Valeria Pallotta

Da dopo l’estate a Parigi si respira un’aria diversa, forse più consapevole delle sfide cui la filiera è chiamata. Le clamorose dimissioni del ministro della cultura Aurélie Filippetti, da sempre «pasionaria» di libri e librerie nonché artefice della legge cosiddetta «anti-Amazon»; gli scontri tra Amazon e Hachette recentemente conclusasi con l’accordo di editore e retailer; il botta e risposta tra spese di spedizione imposte dalla legge francese di marca filippettiana e il prezzo, simbolico, ad un centesimo fissato beffardamente da Amazon, sono tanti tasselli che hanno alimentato un forte dibattito in questi mesi. Per ripercorrerne le tappe salienti, dopo l’intervista alla Gilbert Joseph uscita sul «GdL» di novembre, abbiamo deciso di sentire il parere di due librai indipendenti e di una storica libreria italiana, che quest’anno festeggia i suoi trent’anni a Parigi.

Spleen et idéal delle librerie religiose

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

Autori vari

Con la crisi editoriale del settore religioso, alleviata negli ultimi due anni dall’ingresso dirompente di papa Francesco nelle classifiche, stupisce, e non poco, osservare come in Francia il libro protagonista della rentrée settembrina, fosse già Il regno di Emmanuel Carrère, ovvero una confessione privata e insieme un’indagine sulla fede che si fa racconto del primo secolo di cristianesimo. Stupisce un po’ meno che dopo l’attentato a «Charlie Hebdo» del 7 gennaio 2015, a occupare i primi posti nelle classifiche francesi siano stati libri a tema religioso e pamphlet, da Sottomissione di Houellebecq, a Il suicidio francese di Éric Zemmour, da Place de la Rèpublique. Pour une spiritualité laïque, sino al boom nelle vendite di titoli come il Trattato sulla tolleranza di Voltaire, e la rottura di stock, annunciata su tutti i giornali francesi, del Corano. Più che un ritorno alla spiritualità, si evince innegabilmente il rinnovato bisogno della ricerca di una propria identità, nonché l’interesse verso il rapporto tra laicità e religioni. Se in Francia il settore religioso vale oggi l’1% delle vendite degli editori – contro il 6,3% dell’Italia e il 2,9% della Germania – ciò è frutto di una contrazione superiore a quella dell’editoria generalista, con una perdita di più del 30% di vendite negli ultimi cinque anni. In Francia coloro che dichiarano di leggere libri afferenti all’area religiosa sono per lo più praticanti regolari (in una percentuale che varia tra il 60 e 80% a seconda delle aree geografiche) che rientrano nella fascia dei grandi lettori e in netta maggioranza donne. Un elemento interessante che caratterizza questo pubblico è la modalità di acquisto: se circa il 23% dei francesi sceglie abitualmente le librerie fisiche per acquistare i libri, nel caso del settore religioso questa percentuale arriva al 75% con una preferenza per le librerie indipendenti e per quelle specializzate. Le librerie religiose in Francia, rappresentate per lo più dal Syndicat des librairies des littérature religieuse (Sllr) e dalle due maggiori catene di librerie specializzate, La Procure e Siloë, sono circa 250. A queste si aggiungono le librerie ebraiche, una trentina circa, e quelle musulmane, una ventina, in entrambi i casi concentrate per lo più a Parigi.

Le librerie di Torino

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2015

di di Valeria Pallotta

«Sai come fanno quattro elefanti ad entrare in una seicento?» Nella domanda di apertura e chiusura del film di Gianni Amelio, Così ridevano, sembra concentrarsi la complessità di risposte che la città di Torino ha cercato di trovare negli ultimi vent’anni, necessarie reazioni alla grande crisi che investì la città e il suo sistema economico nel decennio a cavallo degli anni Ottanta e Novanta. In quesgli anni chiusero, infatti, gli stabilimenti Fiat del Lingotto, di Chivasso, di Rivalta, si dimezzò il numero di lavoratori di Mirafiori (attualmente l’1,4% della popolazione di Torino) e di altri grandi insediamenti industriali. In quello stesso decennio Torino passò da 1,2 milioni a 900 mila abitanti. Fu un vero e proprio terremoto. Ma chi ha l’opportunità di visitare Torino oggi può constatare, non senza sorpresa, quanto la città abbia cambiato la sua identità e il suo profilo. Torino ha iniziato a investire sulla ricerca e sull’innovazione tecnologica, sulle start up, sulla formazione, sulla cultura e sul patrimonio artistico. Che conseguenza ha avuto questo processo? Torino è riuscita a diventare la città con la maggiore densità di librerie in Italia: fino al 2007 c’erano 150 librerie, il numero più alto di tutta Europa.

Il cantone delle librerie

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2015

di di Valeria Pallotta

Pur contando solo 300 mila abitanti – praticamente la metà di una piccola provincia italiana come Como – il Canton Ticino conta più di 20 librerie distribuite per lo più tra Mendrisio, Lugano, Bellinzona e Locarno. L’assortimento di questi centri è vario e composito, dai libri pubblicati in Svizzera, in lingua italiana, francese o tedesca, a quelli editi in Italia o provenienti da altri Paesi, specchio di un Paese suddiviso in ben 26 cantoni per 8 milioni di abitanti, crogiuolo di immigrazione italiana (16%), tedesca (15%), portoghese (13%), francese (5,6%), serba e turca.

Fado, saudade e... librerie

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2015

di di Valeria Pallotta

Il 14 giugno si è conclusa l’85esima edizione della Fiera del libro di Lisbona che ha contato un totale di 271 padiglioni – 21 in più rispetto al 2014 – e più di 100 mila titoli. La Fiera, che ebbe origine nei primi anni Trenta, rappresenta uno dei più antichi eventi culturali del Portogallo. Organizzata dall’Associação portuguesa de editores e eivreiros, la Fiera assegna ciascun padiglione alle varie case editrici e una serie di isole dedicate a presentazioni di libri, letture di poesie, racconti per l’infanzia, maratone di lettura, workshop e sessioni di firmacopie. Novità di quest’anno sono state lo «show cooking» e lo riuscito accampamento per bambini con letture serali di storie.

Il promotore editoriale ai tempi del digitale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2015

di di Valeria Pallotta

I colporteurs, oggetto di una recente mostra a Milano e di un libro, erano venditori ambulanti che tra il XVI e il XX secolo hanno contribuito alla diffusione della cultura, portando in aree anche isolate e remote dai libri alle stampe, fino ai lunari, calendari, almanacchi e testi religiosi. Oggi questa diffusione avviene grazie alla figura del promotore editoriale, che si trova a navigare in acque inquiete perché opera in un mercato scosso dalla concorrenza delle tecnologie digitali dei mezzi di comunicazione, dall’irruzione degli acquisti on line, dalla trasformazione delle librerie, dalla mutata interazione della società con la lettura. Concepire questo mestiere come quello del venditore ambulante delle novità editoriali ha generato negli ultimi anni un equivoco, trasformando il promotore da consulente del libraio in grado di «vedere» il tessuto di fermenti culturali che attraversano un territorio, per intercettarli e tradurli in vendite, a operatore commerciale, troppo spesso stretto tra novità da piazzare e obiettivi da raggiungere per la sostenibilità dei costi della proposta editoriale. Se l’attività della promozione diventasse uno storytelling segmentato, per cui in diverse modalità e tempistiche il promotore valorizzasse sul territorio i libri prima in fase di prenotazione, quindi in occasione dell’uscita, non tornerebbe a essere una figura fondamentale di connessione della filiera? Per meglio comprendere l’utilità e le potenzialità spesso inespresse di questa figura professionale, ci si confronterà con tre promotori editoriali di varia che rappresentano realtà differenti, hanno ruoli diversi e operano in aree geografiche distinte: Roberto Malgrati, ispettore alle vendite e referente presso Promedi, Michele Grossi, promotore editoriale per Laterza, e Pina Micoli, ispettore alle vendite presso la casa editrice Einaudi e il Gruppo Mondadori.

L'unione fa la forza

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2015

di di Valeria Pallotta

Lascia certamente stupiti la decisione presa dalla catena Hugendubel di chiudere il punto vendita di Monaco di Baviera, in pieno centro nella piazza Marienplatz, entro la fine del 2015. Nella solenne cornice di monumenti storici, tra la folla in movimento della capitale dell’editoria, la filiale di Marienplatz era un’istituzione per Monaco: aperta nel 1979, è oggi un grande edificio moderno in cui lavorano più di 80 dipendenti, dai vasti spazi e da un’offerta di 120 mila titoli esposti su 3.600 metri quadri, distribuiti su sei piani e connessi da un ascensore panoramico. Lasciano ancora più stupiti le parole utilizzate dal magnate tedesco Maximilian Hugendubel, socio-responsabile dell’azienda di famiglia, per spiegare non solo questa chiusura, ma la sua visione complessiva dell’andamento del mercato editoriale globale: «Volevamo fermare assolutamente la chiusura della filiale a Marienplatz, ma il tempo del grande tempio del libro è finito. La più grande libreria si trova, oggi, in Internet [...] Lo shock è stato grande. C’è profonda preoccupazione e tristezza».

Indie o chain? Canada, librerie per tutti i gusti

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2015

di di Valeria Pallotta

Nella raccolta di racconti Troppa felicità, è alle librerie canadesi che sembra riferirsi Alice Munro quando dice: «ci sono pochi luoghi in una vita, forse persino uno solo, in cui succede qualcosa; dopodiché ci sono tutti gli altri luoghi». Eppure il mondo di queste librerie è stato costretto a ricorrere a soluzioni creative e a un gran lavoro sull’assortimento; privo di leggi che garantiscano un tetto massimo agli sconti applicabili, il mercato editoriale canadese – del valore di 1,3 miliardi di euro per 35 milioni di abitanti – vede l’acquisto on line pesare il 36% del totale, contro il 52,2% rappresentato delle librerie fisiche e il 3% da altri canali. E anche se il 2014 si è chiuso con un -3,5% nelle vendite rispetto al 2013, segnali di crescita sono rappresentati dal segmento dei libri per ragazzi (+4,1%), dal genere della historical fiction (+42,6%), dai gialli (+11%) e dai graphic novel (7,7%).

E noi? Avremo sempre Parigi...

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2014

di di Valeria Pallotta

È nel cuore del quartiere Saint-Michel di Parigi che occorre recarsi, per trovare la più grande libreria della prima catena indipendente di Francia, Gibert Joseph, che in una superficie di ben 3 mila mq offre una delle scelte più variegate del mercato francese, con 500 mila titoli in magazzino e ben 2 milioni di volumi a disposizione. Il gruppo nasce nel 1886, quando Joseph Gibert, professore di lettere classiche a Saint-Etienne, decise di trasferirsi a Parigi e inaugurare, lungo la banchina della Senna, in prossimità di piazza Saint-Michel, quattro bancarelle di libri, proponendosi come uno di quei bouquinistes che ancora oggi caratterizzano la ville lumière. Nel 1888 venne inaugurata la prima libreria a Saint-Michel, specializzata nella vendita di libri di scuola usati, ma è con l’avvento della scuola dell’obbligo chela libreria conosce un grande successo, divenendo protagonista dello scenario culturale parigino. Oggi, la libreria si presenta come la più grande di una catena indipendente, la prima di Francia, che conta 30 punti vendita in 18 città. Dal nuovo all’usato, dalla scolastica alla narrativa, Gibert Joseph è una catena dall’offerta generalista e diversificata, che affianca al libro (da cui ricava il 70% del fatturato), dischi e Dvd (20%), cartoleria e giochi educativi (10%). Decidiamo di partire da qui, per rivolgere uno sguardo al nuovo scenario politico-culturale francese, alle nuove iniziative promozionali e alle ultime tendenze del mercato. Ce ne parla il direttore commerciale e marketing della catena Gibert Joseph, Richard Dubois.

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