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Varie

Un 2011 di segni meno

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2012

di Emilio Sarno

Ci sono almeno due elementi comuni che attraversano i principali settori dell’industria dei contenuti. Settori che nell’insieme consolidano un fatturato 2011 di 11,003 miliardi di euro derivanti, in buona sostanza, dalla vendita di prodotti al pubblico finale di lettori, appassionati di cinema e di musica o di videogiochi. Il primo è rappresentato dal digitale. E non solo perché ormai tutte le «filiere» si sono digitalizzate nei loro processi produttivi e distributivi. Incidenze percentuali ancora piccole e tutto sommato modeste rispetto al valore tuttora rappresentato dal «fisico» – con l’eccezione della musica, dove comunque si arriva al 21% – ma che cominciano a farsi intravvedere e misurare: dallo 0,9% dell’e-book, all’1,4% della stampa quotidiana (ma con punte del 3,0% per i gruppi editoriali maggiori in termini di ricavi da abbonamenti alle versioni on line e per mobile o tablet), all’1,8% dell’home video visto direttamente in streaming e in download, al 3,5% delle banche dati b2b professionali, ecc. Nel complesso il digitale rappresenta oggi, per le aree che abbiamo considerato, un valore attorno (o poco superiore) al 2% del giro d’affari complessivo. Poco certamente, ma in un mercato dove gli utenti abituali di Internet sono il 25,1% della popolazione (con più di 14 anni). Il secondo aspetto riguarda i valori negativi che caratterizzano nel 2011 tutti settori di cui nelle pagine successive presentiamo una sintetica scheda: -17,6% l’home entertainment; -10,3% il cinema di sala (esclusi i ricavi connessi); -7,1% quello dei videogiochi; -3,5% quello dei libri (nei canali trade); -3,5% la musica; dal -2,2% al -3,0% quello della stampa quotidiana e periodica. È in questo senso che la crisi di questi anni assume aspetti non solo quantitativamente nuovi, ma nuovi nella stessa «qualità» delle trasformazioni che la contrazione delle possibilità di spesa induce negli acquirenti. E che sicuramente continuerà in questo 2012 e molto probabilmente anche nel prossimo 2013.

Un Gps per viaggiare

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2012

di Laura Novati

Ciò che apprezzo al primo impatto con un volume della Zanichelli è da sempre la correttezza e la puntigliosa precisione della pagina 2 che segue direttamente quella di frontespizio: in essa vengono esposti in modo dettagliato tutti quanti i responsabili dell’impresa, sottolineando quindi implicitamente che ogni prodotto editoriale è di fatto un’impresa collettiva e che l’autore di nome rappresenta sempre di fatto un «autore multiplo» cui concorrono le responsabilità dirette e indirette di molti. In questo caso si parte avvertendo che il piano dell’opera è stato elaborato da Donata Feroldi ed Elena Dal Pra in collaborazione con le Redazioni lessicografiche Zanichelli. Una persona davvero instancabile, Donata Feroldi, che si affianca a Mario Cannella e all’opera di decenni svolta proprio nella stessa Redazione lessicografica che si occupa in primis della continua revisione e aggiornamento di quell’organismo mobile e vivente che è lo Zingarelli. Dunque un dizionario analogico: come e perché si costruisce un dizionario di questo tipo, che conosce molti meno esempi e concorrenti di qualsiasi altro dizionario monolingue o bilingue presente in cartaceo o digitale? In primo luogo è una bella cosa perché di dizionari e del buon uso di dizionari non si può mai averne abbastanza. Prima di tutto perché – lo sottolinea la Feroldi nella Presentazione iniziale – «l’avatar digitale del mondo, a cui abbiamo accesso attraverso lo schermo di un computer, di un iPad o di un iPhone – e la biblioteca messaci a disposizione dagli e-book – è vasto e mutevole quanto il mondo che persiste tutt’intorno a noi e intorno a quella sorta di portale o pertugio d’ingresso rappresentato dallo schermo e dalle sue variabili dimensioni. E l’essere umano continua ad avere bisogno di punti di riferimento e di mappe per orientarsi, di cartine e portolani per navigare e percorrere territori».

Uniti per crescere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2012

di Marco Polillo

La crisi e la conseguente caduta del Governo Berlusconi, l’avvicendamento con quello di Mario Monti e le rigide politiche economiche imposte dalla difficile situazione economica hanno caratterizzato fortemente gli scorsi dodici mesi, con evidenti ripercussioni anche sul comparto editoriale. Dal punto di vista normativo siamo passati dalla sostanziale «inerzia» degli ultimi mesi del precedente governo alla fervida attività di produzione normativa del nuovo esecutivo, incentrata, essenzialmente, su misure di carattere economico. Il cambio di ruoli al vertice dei dicasteri ha reso necessario un’attenta attività di riaccreditamento presso i nuovi Ministeri per i beni e le attività culturali (Mibac), per l’istruzione, l’università e la ricerca (Miur) e per lo sviluppo economico (Mise) con esiti sostanzialmente positivi, salvo qualche eccezione. Tra gli eventi più significativi dell’anno appena trascorso ricordo la morte e poi la rinascita dell’Istituto per il commercio estero (Ice). Chiuso lo scorso luglio nell’ambito delle iniziative per la soppressione degli enti inutili, l’assenza dell’Ice ha messo in crisi l’intero sistema di sostegno alle esportazioni italiane, comportando l’annullamento della maggior parte delle iniziative di promozione all’estero. Le veementi critiche e gli enormi problemi posti al sistema industriale hanno indotto il dietro-front del nuovo esecutivo che ha dovuto ricostituire l’Istituto, apportando però tagli a personale e risorse economiche. Grazie all’estrema attenzione con cui Aie ha seguito la vicenda è stato possibile limitare i danni e permettere che tutte le iniziative programmate abbiano subito ripercussioni solo marginali e si siano svolte regolarmente, caso pressoché unico tra gli ambiti coinvolti.

Book&non

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Lorenza Biava, Ester Draghi e Elena Vergine

Siamo ormai abituati a entrare in librerie sempre più affollate di merceologie di tutti i tipi: dalla cartoleria all’oggettistica elettronica, dai giochi al food alle magliette. I prodotti non-book non sono più un «plus», semmai un «must», come risulta dalle percentuali di incidenza sul fatturato delle librerie che aumentano di anno in anno (nelle librerie di catena si passa da un 10-12% nel 2010 a un 15-17% nel 2011). Una soluzione efficace e redditizia per recuperare quei margini di guadagno che non è possibile ottenere con i soli libri. Prodotti che si configurano come complementari al libro ma, si spera, non alternativi ad esso: al contrario, Marco Mottolese li definisce «Books inspired items». L’ingresso del non-book in libreria (si rimanda, sul sito dell’Istituto Luce, al video Libri, calze e popcorn, 1966) è stato inserito all’interno della generale trasformazione delle attività commerciali, passate dal vendere merci al vendere bisogni. E il bisogno che ci accomuna tutti in quest’epoca frenetica è il tempo. Ma probabilmente il successo del nonbook va oltre il fattore comodità: dipende anche dall’aver reso la libreria uno spazio polivalente, in cui non si fanno solo acquisti ma ci si ferma a sgranocchiare uno snack mentre si sfogliano le pagine dei libri. Abbiamo raccolto i punti di vista di alcuni operatori del settore. (E. Vergine)

C'è app e app

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Cristina Mussinelli

Cosa funziona e cosa no in una buona applicazione per ragazzi? Quali sono le regole da seguire, i canoni da rispettare, gli errori da evitare per sviluppare un prodotto di qualità? Conclusasi la prima edizione del BolognaRagazzi Digital Award, tenutasi quest’anno, possiamo dire che una risposta a queste importanti domande c’è, ed è alla portata di tutti. Infatti, di fronte al difficile compito di selezionare tre finalisti su un totale di 252 applicazioni provenienti da 170 editori di 25 paesi, la giuria internazionale – di cui ho fatto parte insieme a Warren Buckeitner (Children’s Technology Review), Chris Meade (If Book) e André Letria (Pato Lógico Edições) – ha stilato una checklist di 13 domande da porsi per capire se la propria app è veramente valida. La riproponiamo qui di seguito. Siete pronti a mettervi alla prova?

Dove sboccia la lettura

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Paola Sereni

I libri sbocciano in maggio. Perché se in questo mese la natura si risveglia, lo stesso capita alla voglia di leggere. Ma perché un fiore sbocci, si sa, va prima gettato il seme: è questo lo spirito del Maggio dei libri, la campagna nazionale nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale della lettura come elemento chiave della crescita personale, culturale e civile e che quest’anno ha avuto una più ampia declinazione per formati promozionali a fasce di pubblico. La campagna, promossa dal Centro per il libro e la lettura del Ministero per i beni e le attività culturali, è iniziata il 23 aprile, in coincidenza con la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore promossa dall’Unesco, ed è culminata il 23 maggio con la Festa del libro. Tre le parole chiave di quest’anno: Web, scuola, giovani. Che si rispecchiano anche nelle iniziative sostenute dall’Aie e volte a coinvolgere sempre di più i lettori di domani, attraverso un uso dinamico di Internet e la partecipazione più attiva delle scuole.

Dove si va?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Sandro Pacioli

Dicembre 2010. Inizia in Tunisia – con il suicidio di Mohamed Bouazizi – quella che verrà chiamata la «primavera araba» che coinvolgerà progressivamente Algeria, Egitto, Bahrein, Yemen, Marocco, Libia, Siria, Libano. Marzo 2011: le coste giapponesi di Honshu sono sconvolte da un sisma (magnitudo 9.0) e da uno tsunami; i danni alla centrale nucleare di Fukushima rappresentano il secondo incidente per gravità dopo Chernobyl. Gennaio 2012: naufragio della nave da crociera Costa Concordia. In mezzo la crisi greca, l’instabilità nel sud-est asiatico, il cambio euro/dollaro, il reddito disponibile da parte delle famiglie a -12,3% e i consumi pro-capite a -6,3%. Aspetti che si traducono in numeri negativi per il mercato turistico.

L'accesso remoto

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Giorgio Kutz

Perché l’accesso remoto? Collegarsi in remoto ed avere accesso via web dal proprio computer a un altro era un tempo prerogativa dei camici bianchi degli help desk. In tempi più recenti i programmi per l’accesso remoto si sono moltiplicati e sono oggi largamente diffusi tra i comuni mortali (ancora non moltissimo, per la verità, in Italia). I software che vanno per la maggiore nel mondo sono una decina, di cui solo tre disponibili in lingua italiana. Ma che cosa me ne faccio del controllo remoto, direte voi? Beh, se avete due computer e avete dimenticato il vostro lavoro su uno dei due potete collegarvi per recuperarlo. Ma è soprattutto rivoluzionario l’uso che se ne può fare lavorando in team sullo stesso progetto/prodotto. Abbinato al telefono, o meglio ancora a Skype, l’accesso remoto consente di tagliare con l’accetta tempi morti e spostamenti fisici in molte fasi del processo di produzione redazionale. Si può, ad esempio, mandare in soffitta il pony o il controllo in differita su un file di testo o su un impaginato, controllare l’esito di una ricerca iconografica, l’ultimo giro di bozze, le correzioni last minute prima di andare in stampa. Nell’insieme si riducono drasticamente anche lo spazio per equivoci ed errori nel dialogo a distanza tra redattore, autore e service editoriali.

Lesen in Deutschland

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Alessandra Mutti

Secondo i rapporti The Book Market in Germany e Publishing in Germany. An Overview di E. Fischer e secondo il Branchen Monitor Buch Januar 2012 il mercato editoriale tedesco, con un fatturato annuo di circa 9,7 miliardi di euro, è il più importante a livello europeo. Barometro degli umori del settore è senz’altro la Fiera del Libro di Francoforte con i suoi 7.384 espositori provenienti da 106 paesi e 280.194 visitatori nell’edizione 2011. Tra i temi ricorrenti: gamification, storydrive e, naturalmente, l’e-book. Per quanto riguarda quest’ultimo, l’ingresso sul mercato di nuovi e più sofisticati dispositivi di lettura ha fatto nascere l’aspettativa di un’impennata del mercato di riferimento, e nonostante le iniziali esitazioni anche gli editori e le librerie tradizionali hanno preso atto che il digitale è ormai alle porte. Eppure i numeri non sono stati subito all’altezza delle aspettative. Nel 2010 gli e-book hanno costituito lo 0,5% del fatturato, e nel primo semestre del 2011 il dato è aumentato, attestandosi sullo 0,7%. Dunque il mercato tedesco, coi suoi tempi, continua a orientarsi sempre più verso la svolta digitale.

New ways to read

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Emilio Sarno

Sulla lettura abbiamo letto di tutto. Eppure continua a mancarci qualcosa. È come se il fenomeno ci sfuggisse nelle sue dimensioni, negli sviluppi che sta assumendo e nelle implicazioni editoriali che presuppone. Non tanto per le sue variabili sociali e politiche (si vedano la recente Costituente per la cultura lanciata dal «Sole 24 ore», domenica 19 febbraio), ma soprattutto per le dimensioni che si vanno a intrecciare con la riprogettazione stessa dei prodotti e dei contenuti editoriali di cui la carta (e la lettura a partire dalla pagina e dal libro comprato in libreria) iniziano a costituire una (ma solo una) delle forme di accesso ai contenuti. Un’indicazione stimolante in questa direzione ci proviene da una recente indagine realizzata da Pew Research Center (The rise of e-reading) che prende in esame la lettura negli Stati Uniti – e quindi nel mercato che (con le dovute cautele) sembra anticipare fenomeni che poi si vanno diffondendo e declinando in altri Paesi/mercati – da più punti di vista convergenti. In quest’ottica poco importano (o solo relativamente) le metodologie di campionamento e di conduzione d’indagine. Piuttosto diventa centrale l’approccio a cui si guarda al fenomeno. Anzi. È la stessa diffusione accanto al libro di device dedicati che obbligano a esaminare in modo nuovo la lettura (di libri).

Reading the future

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Lorenza Biava

Che rapporto hanno gli inglesi con i libri? Una domanda di questo tipo, nel Paese dove la diffusione di e-reader e tablet è tra le più alte d’Europa, non può che avere, accanto alla declinazione tradizionale, anche un risvolto digitale. L’ultima ricerca on line realizzata nell’agosto 2011 da «The Bookseller» su un campione di oltre 4.000 lettori inglesi dimostra infatti che i lettori forti dei libri di carta sono diventati anche forti lettori digitali: l’11% dei lettori forti (il termine indica coloro che acquistano e leggono 11 o più libri in sei mesi) ha infatti dichiarato di aver scaricato più di 11 e-book nei sei mesi precedenti a fronte di un 3% dei lettori medi (6-10 libri) e di un 2% dei lettori leggeri (meno di 6 libri). Se i dati divulgati durante l’ultimo World Book Day, la più grande iniziativa di promozione della lettura a livello globale, hanno rivelato che la lettura nel Regno Unito cresce, tanto resta ancora da fare in uno scenario dove luci e ombre si compenetrano. L’ultimo rapporto curato dal Bis – Department for business innovation & skills, Skills for life survey: headline findings, che si occupa di rilevare il tasso di alfabetizzazione letteraria e aritmetica (le cosiddette literacy e numeracy), rileva infatti che il 15% dei 7.200 adulti intervistati non avrebbe un livello di literacy e numeracy adeguato alla propria età ma anzi avrebbe la capacità di lettura di un bambino di 11 anni. Ad esempio, 2 inglesi su 10 avrebbero difficoltà a scrivere un’e-mail ad un collega con un’ortografia corretta. Una rilevazione, questa che, se pure dice qualcosa dello stato della lettura oltre la Manica, può apparire molto lontana dal tipo di dato rilevato dalle altre indagini oggetto di queste pagine.

Sacreblue, on lit!

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Gabriele Pepi

Nicolas Sarkozy ha da poche settimane lasciato il campo al socialista Francois Hollande e già Oltralpe ci si chiede cosa deciderà di fare il nuovo premier per i tanti problemi che affliggono l’editoria francese tra cui, non ultimo, la promozione della lettura. Tante le questioni calde, dall’Iva che Hollande vorrebbe riportare dal 7 al 5,5% alla nomina di una figura istituzionale che ricopra il ruolo di «mediatore per il libro», dalla creazione di un fondo di sostegno per le librerie a partire da un contributo sulle vendite on line fino allo sviluppo di un portale digitale comune per librerie e case editrici. Tra le priorità di Hollande anche l’attuazione di campagne di promozione della lettura tra i più giovani e l’aumento del budget a disposizione dei bibliotecari da destinare all’acquisizione di nuovi titoli per le collezioni pubbliche. Nel nostro Paese, al contrario di quanto avviene Oltralpe, stentiamo a credere che i problemi concreti dell’editoria, delle librerie e delle biblioteche possano essere voce di dibattito durante un’elezione politica. Ma quanto e cosa leggono i nostri cugini d’Oltralpe?

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