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Varie

In altre parole

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Michela Gualtieri

Il traduttore editoriale svolge un ruolo importante per il successo di un’opera straniera e rende possibile l’internazionalizzazione del mercato del libro e l’import-export di titoli tra Paesi di lingua diversa. Una figura per il lettore discreta e sfuggente che però ricopre una funzione culturale di grande rilievo e responsabilità. Ma come lavorano i professionisti del settore? Quali sono le difficoltà e le gratificazioni di questo mestiere? Abbiamo chiesto a quattro note traduttrici di raccontarci la loro esperienza.

Insieme per contare di più

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Marco Polillo

È difficile nascondere la frustrazione di un lavoro associativo stretto in una tenaglia tra difficoltà economiche e instabilità politica. Il crollo delle vendite, come si ricorderà, è iniziato nel settembre 2011. Era al governo Silvio Berlusconi, con Giancarlo Galan ministro dei Beni culturali – nominato dopo un lungo vuoto di potere causato dal «ritiro» di Sandro Bondi –, e Mariastella Gelmini al Ministero dell’istruzione. Poi abbiamo avuto Mario Monti, con Lorenzo Ornaghi e Alessandro Profumo. Poi Enrico Letta, con Massimo Bray e Maria Chiara Carrozza. Ora Matteo Renzi, con Dario Franceschini e Stefania Giannini. Quattro governi in tre anni di crisi del settore. Come si lavora in queste condizioni? Un po’ di cronaca dell’ultimo anno ci aiuterà a capire. Quando nel giugno 2013 abbiamo tenuto la nostra annuale assemblea si era appena insediato il governo Letta e il presidente del consiglio aveva annunciato, nel discorso programmatico alle Camere, di voler investire su cultura e istruzione. A giugno, alla ricerca di fondi per coprire le agevolazioni alle industrie edili e del bianco, il governo non aveva trovato invece di meglio che rivedere le aliquote Iva sui prodotti allegati o «funzionalmente connessi» a libri e giornali. Pensavamo che fosse arrivato il tempo per affrontare la crisi con misure strutturali e invece siamo stati costretti a tornare sulla difensiva.

Islanda, isola di cultura

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Elena Refraschini

L’Islanda è un Paese che non smette di affascinare. Sono ormai innumerevoli i libri o gli incontri a essa dedicati: un fascino che deriva anche dalla peculiarità dei suoi paesaggi e della sua storia. Forse non tutti sanno, però, che l’Islanda è anche il paradiso della lettura: secondo indagini condotte dall’Università di Bifröst nel 2013, più del 50% della popolazione legge almeno 8 libri l’anno, e più del 93% ne legge almeno uno. L’islandese è la lingua scandinava più conservatrice in fatto di vocabolario, ortografia e grammatica, e grazie a questa scarsa evoluzione nel tempo anche i bambini di oggi riescono a leggere senza difficoltà le leggendarie saghe antiche. Pare anche che esistano diverse panchine pubbliche corredate da un Qr code che può essere «fotografato» con il cellulare per leggere un racconto mentre si aspetta il bus. Anche per gli amanti della letteratura, insomma, l’Islanda è una destinazione molto interessante. Per saperne di più, abbiamo rivolto qualche domanda a Silvia Cosimini (www.silviacosimini.com), una delle maggiori traduttrici italiane dall’islandese (sue sono le traduzioni, per esempio, dei romanzi di Jón Kalman Stefánsson, usciti presso Iperborea, tra cui l’ultimo, intitolato Il cuore dell’uomo).

L'altro scaffale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Serena Baccarin

Pensato inizialmente come componente aggiuntiva, complice la crisi del libro, il non-book sembra aver trovato rapidamente un’adeguata collocazione in libreria, tanto che un punto vendita che ne sia privo oggi sembra un modello superato. Accanto alla classica cartoleria, da vetrine e scaffali fanno capolino articoli per la casa, utensili per la cucina, accessori tecnologici e oggetti di design. Prodotti di consumo e idee regalo che alzano i margini di guadagno, ma richiedono ai librai una professionalità nuova nella ricerca e nella proposta. Come sta evolvendo il settore e quali sono gli articoli più venduti? Daniele Ciccaglioni ci ha raccontato l’esperienza di gestione del non-book all’interno del Gruppo Arion di Roma.

La versione di Gud: letture estive

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Redazione

Sul numero di luglio/agosto del «Giornale della Libreria» Gud si sofferma a riflettere sulle famose (e tanto agognate) letture estive. Grazie alle ferie avremo modo di riprendere le sane abitudini e soprattutto potremo rilassarci leggendo un buon libro. Ma sarà proprio così?

Un mondo di possibilità

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Ester Draghi

La mission di Casalini Libri è da oltre cinquant’anni la fornitura di libri e periodici pubblicati in Italia (ma anche in Spagna, Francia, Portogallo e Grecia) a biblioteche e istituzioni di tutto il mondo. Per rispondere alle attuali esigenze di business degli editori italiani Casalini sta oggi allargando la propria area di attività – che tradizionalmente si collocava nei mercati di Europa, Nord America e Australia – verso nuove aree emergenti come la Cina e l’America Latina. Le attività di Casalini all’estero costituiscono così un interessante osservatorio che ci aiuta a capire come stanno cambiando le dinamiche riguardanti il mercato accademico e universitario a livello globale, ma anche, più in generale, come si muove l’interesse per la cultura italiana nel mondo e in che direzione stanno andando i modelli più diffusi di prestito digitale. Di questo e altro abbiamo parlato con Antonella Fabbrini (responsabile commerciale editori Casalini Area Digital).

«Adozioni» in università

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2014

di Lorenza Biava

Gli uffici commerciali delle case editrici dedicano molta energia alla promozione del proprio catalogo tra i docenti universitari, i dati sono sempre più importanti livello decisionale. Certo, non vige per l’acquisto dei libri e dei manuali universitari lo stesso rapporto che troviamo nel settore scolastico tra testi di adozione e relativo acquisto, ma ben più di qualcosa si può dire anche rispetto ai libri consigliati negli atenei italiani. Per capire meglio come si muove il multiforme panorama del libro universitario abbiamo intervistato Nicola Labianca, titolare di Athena Università (www.athenauniversita.it), la principale banca dati che raccoglie le anagrafiche del settore (al momento copre 25 atenei e oltre il 50% della popolazione universitaria) e che da gennaio ha stipulato una convenzione con Aie.

Azienda del mese: Lumina Datamatics

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2014

di Redazione

Lumina Datamatics è partner di fiducia per svariate aziende che operano nel settore editoriale e nel retail a livello globale. A queste realtà, molte delle quali facenti parte della classifica di «Fortune» delle 500 migliori aziende del mondo, Lumina Datamatics offre assistenza in ambito commerciale, tecnologico e contenutistico. In qualità di partner strategico, Lumina Datamatics fornisce ai suoi clienti un’assistenza completa che va dal settore educativo a quello giuridico, dalla varia all’editoria accademico-professionale fino alle vendite al dettaglio, per migliorarne competitività ed efficienza operativa. I vantaggi offerti dalle sue soluzioni strategiche comprendono la riduzione del time-to-market per nuovi prodotti e servizi, maggiore efficienza nei processi commerciali e una più profonda comprensione dei comportamenti del lettore/acquirente.

Come cambia la scuola italiana

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2014

di Ethel Serravalle

Diciamo subito che la nuova normativa relativa ai libri di testo, profondamente reimpostata, integrata, ripetutamente corretta, da parlamenti e governi, per mettere a fuoco le possibili (e si spera anche utili) sinergie fra tradizione e innovazione, grazie all’uso didattico del digitale, sarà operativa a partire dall’anno scolastico 2014/15. Questo significa che le nuove adozioni dovranno essere state deliberate dai Collegi dei docenti nella seconda decade di maggio, dopo una impegnativa analisi, valutazione e validazione delle offerte editoriali, ormai prevalentemente miste, tra cartaceo e digitale, dopo anni di blocco delle edizioni e delle adozioni, a partire dal 2008. E i Collegi dei docenti dovranno aver svolto il loro impegnativo compito anche con scrupoloso rispetto dei tetti spesa, per altro quantificati e decretati dal Miur all’ultimo momento: già, perché nella mente dei legislatori, la ragione primaria del passaggio al digitale è stata fin dall’inizio l’illusione che questo avrebbe consentito grandiose economie, come se il valore dei contenuti fosse tutto nella carta stampata che li veicolava, e non nella ideazione, progettazione e realizzazione di nuovi prodotti in grado di svolgere al meglio la delicata funzione di agevolare l’apprendimento (e l’insegnamento). E questo vale per tutte le discipline o materie che compongono i piani di studio, ciascuna con le proprie specificità didattiche, espressive e di supporto, anche allo studio domestico e individuale, a tutt’oggi insostituibile (e credo anche in futuro). Con tutte le declinazioni più appropriate rispetto alle sinergie con il digitale, non certo identiche per i diversi insegnamenti e apprendimenti.

Come va il 2014?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2014

di Emilio Sarno

Da questo numero iniziamo a pubblicare i dati di sintesi trimestrali, tanto sul versante della produzione – libri ed e-book – che delle vendite nei canali trade. I primi trimestri degli ultimi tre anni rappresentano il 20% del valore annuale dei canali trade (in leggera crescita di quota nel triennio), e grossomodo un 19% delle copie vendute. Il cambiamento più rilevante, come è facile immaginare, è la crescita dei titoli in formato e-book: +69,9% nel 2013, ma nel primo trimestre del 2014 molto più cauta (+6,5%). Anche l’incidenza che il digitale ha sulla produzione ha varcato ormai la soglia del 50%: era del 28,1%, e nel primo trimestre di quest’anno rappresenta il 51,3%. Da 4.100 titoli a 7.400: non è un raddoppio, ma quasi.

Cucina vs diete

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2014

di Sandro Pacioli

935 a 129: è questo il rapporto tra i titoli di libri di cucina e quelli di diete usciti in libreria nell’arco degli ultimi dodici mesi. Del resto i libri sulle diete sono l’altro volto di quelli dedicati, a vario tipo e secondo linee editoriali altrettanto diverse (guide, manuali, ecc.), alla cucina. Il cortocircuito era già stato ben descritto da un’indagine del 2010 di Censis: «Vorrei mangiare più sano, ma non ci riesco». Era questa l’affermazione che descriveva (ma le cose non sono affatto mutate) il rapporto degli italiani con il cibo e in cui si riconosceva ben il 37% degli intervistati. Di contro era il 33% che dichiarava di seguire una dieta sana perché «l’alimentazione è tra i fattori importanti per la salute». All’interno del filone salute e benessere, il tema diete costituisce uno dei baricentri valoriali più rilevanti, soprattutto lungo l’asse delle attenzioni alimentari (più accentuato, non a caso tra i laureati: 38%). Il 62% si dichiara «molto informato» sui valori nutrizionali, le calorie e i grassi riguardanti i vari alimenti. Soprattutto il 34% ritiene che la qualità/quantità della propria alimentazione dipenda essenzialmente da scelte soggettive. Scelte che hanno però bisogno di informazioni per essere adeguate, e che trovano – ma è il segnale che esiste una domanda per linee editoriali innovative e integrate in App e prodotti digitali, nonchè per proposte assortimentali – come fonte d’informazione primaria il Web (51%) a cui seguono quotidiani e periodici (34%), e poi familiari e amici (26%); mentre il 25% ricorre invece ai negozianti e al personale del punto vendita.

Il mobile per l'editoria

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2014

di Andrea Boscaro

Da qui a pochi mesi, quando assisteremo ai resoconti televisivi del 2014, la parola «selfie» possiamo già scommettere che vincerà sovrana in ogni sondaggio: sarà la dimostrazione, al netto di ogni considerazione sociologica, che le dimensioni «social» e «mobile» debbono essere considerate due facce della stessa medaglia e che non si può oggi parlare di marketing digitale senza considerare questi ambienti, che ne costituiscono il nerbo più rilevante e interessante. Il connubio mobile e social ci deve pertanto far considerare che la presenza di un editore su social media, come Twitter e Pinterest, o con i profili degli autori su Instagram, non può essere realisticamente attivata senza che prima il sito dell’azienda sia stato ottimizzato per la navigazione mobile: ogni clic dal social si tradurrebbe in una navigazione difficoltosa e probabilmente in un «rimbalzo» all’interno del sito. L’ottimizzazione di un sito per il mobile può essere fatto in due modi: grazie alla tecnologia «mobile-site» oppure grazie alla tecnologia «responsive». La tecnologia «mobile-site», la prima ad essere stata sviluppata, crea due versioni per ogni sito consentendo in tal modo di valorizzare funzionalità utili in mobilità.

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