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Ediser

A volte ritornano

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Giovanni Peresson

Li avevamo dati per scomparsi. O destinati a scomparire. Invece, eccoli qua. Smagriti nelle pagine e (soprattutto) nel prezzo come si conviene ai periodi di recessione annunciata in cui si hanno meno soldi da spendere. Stiamo parlando della nuova stagione di collaterali. D’altra parte anche Ikea aveva annunciato che la sua storica libreria Billy, in anni di e-book, doveva venir riprogettata perché le biblioteche domestiche saranno fatte più da digitale e meno di carta. Non c’è stato bisogno di tanto. Alle enciclopedie e alle grandi opere di reference, e poi alle collane di dvd di cinema, si sono sostituiti esili «volumetti» di racconti o di romanzi brevi. O come per il «Corriere della Sera», di poesia. L’unico caso, questo, che vede la collaborazione di un quotidiano con una casa editrice: Crocetti. Ma è interessante anche il caso di «Famiglia cristiana» con la sua collanina di spiritualità che comprende alcuni degli scritti di Enzo Bianchi.

Cambiamenti in corso

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Alfieri Lorenzon

Chi ha iniziato a sfogliare questo numero di gennaio del «Giornale della Libreria» si sarà accorto di un importante cambiamento. La sezione Attualità che negli ultimi dieci anni apriva la rivista è stata sostituita da altrettante pagine dedicate alle classifiche dei libri più venduti (i primi 20) e da alcune tabelle e grafici che presentano l’andamento della produzione editoriale (titoli, prezzi, e-book, ecc.). È il segnale più evidente della trasformazione di un periodico che, dal 1888, rappresenta la più autorevole rivista di informazione professionale del settore del libro, o dei «contenuti editoriali» come si dice oggi.  

Divisa dal Muro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Laura Novati

Alcuni scrittori hanno in sorte il destino di essere non solo autori delle loro opere, ma testimoni in prima persona del loro tempo, che invade o domina le loro stesse biografie, connota le loro posizioni pubbliche e private. Questo è stato il destino di Christa Wolf, scomparsa di recente a Berlino a 82 anni, personalità di primo piano nel mondo della cultura e della critica letteraria della ex Ddr, in qualche modo assumendo il ruolo che era stato di Anna Seghers (ebrea nata Netty Reiling, 1900-1983). Se la Seghers era però nata a Magonza e dopo l’esilio aveva scelto la parte orientale tedesca, la Wolf vi nasce, anche se lei stessa proveniente dalla fuga e dall’esilio; non si ricorda mai infatti la tragedia di milioni di persone che Stalin caccia dai confini orientali della Polonia di guerra verso i territori slesiani, cacciando da questi i tedeschi-polacchi che migrano verso Occidente (e continueranno a farlo, anche dopo il 1989, a patto di avere almeno un nonno tedesco/a, per godere dei benefici dello stato assistenziale federale). Un esodo che ha pesato non poco sul destino di ambedue le Germanie e che ha tolto al mondo tedesco uno dei centri storici della sua cultura, prima e dopo l’età classica, la Breslau o Breslavia storica divenuta Wroclaw.  

Graphic novel e fiction transmediale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Raffaele Cardone

Nel variegato mondo delle apps, almeno 500.000 per l’ecosistema Apple e 300.000 per Android (TechCrunch), le «book apps» non sono ancora propriamente un genere e neppure un segmento di mercato. Nella fiction invece l’idea di libri interattivi anima le sperimentazioni dell’avanguardia transmediale ma senza accendere l’interesse dell’editoria tradizionale. Negli esperimenti fatti finora sui romanzi, le integrazioni multimediali sono appunto«integrazioni», contenuti aggiuntivi che non creano ancora una nuova esperienza di lettura e di fruizione dei contenuti. E anche nei rari casi di romanzi costruiti in funzione dei tablet si stanno sperimentando scritture collettive, trame modificate dai lettori, pout pourri di scrittura, immagini, suoni e musica che valgono certamente come sperimentazione ma non hanno ancora generato un prodotto con un senso letterario: qualcosa in grado di sorprendere ma anche di appagare il lettore con una «storia».

Il caso Weltbild

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Raffaele Cardone

Weltbild, protagonista del retail librario tedesco, è nuovamente sul mercato dallo scorso novembre. Cosa abbia spinto a questo la Chiesa cattolica tedesca, proprietaria del gruppo tramite le sue diciotto diocesi, resta ancora un mistero perché la motivazione ufficiale è abbastanza pretestuosa. I fatti. Alla fine di ottobre si scopre che nell’assortimento della catena ci sono anche alcuni titoli «soft-porno». Un esempio? The Lawyer’s Whore, di Helen Carter, un titolo mai tradotto in italiano e che non è presente neppure nello sconfinato catalogo di Amazon.com. Peraltro pare che Weltbild l’avesse come disponibile solo nell’assortimento on line. Una svista? Solo romanzetti erotici da edicola di stazione? Sì, probabilmente, ma più d’uno. E i cacciatori di questo genere di libri hanno scovato nell’offerta di Weltbild anche vari titoli esoterici e qualcun altro in odore di satanismo. 

Informazione in libreria

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Gabriele Pepi

Dati corretti e veritieri sono fondamentali per una gestione funzionale della libreria, tuttavia mettere in comunicazione tutti gli attori del sistema editoriale non è semplice. Se a ciò si aggiunge che le informazioni che transitano da un soggetto all’altro rappresentano un pacchetto assai consistente, come fare a gestire la complicata massa di dati che relazionano le migliaia di titoli disponibili con molte centinaia di interlocutori? Una soluzione – cui si affidano la maggior parte delle librerie italiane (circa 1.500) – è quella offerta da Informazioni Editoriali con il sistema integrato di servizi, comunicazione e teleordinazione Arianna+. 

Lettori ed e-reader

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Nicola Cavalli

Qual è il ruolo di e-readers e contenuti digitali in università? Per cercare di rispondere a questa complessa domanda l’Osservatorio sui nuovi media dell’Università di Milano Bicocca NuMediaBiOs, in collaborazione con Springer Italia, Il Mulino e Libreria Ledi International Bookseller ha promosso una ricerca empirica, presentata mercoledì 30 novembre presso l’Università di Milano Bicocca, che sarà oggetto di una pubblicazione monografica da parte di Springer, prevista per marzo 2012. La ricerca è stata condotta, nel periodo da gennaio a marzo del 2011, attraverso la somministrazione di un questionario on line. Alla ricerca hanno partecipato, grazie alla collaborazione con il gruppo Care della Crui, sette università italiane che attraverso l’intervento dei bibliotecari e dei sistemi bibliotecari di ateneo, hanno invitato a rispondere studenti, docenti, bibliotecari e personale amministrativo delle università di Milano Bicocca, Politecnico di Torino, Verona, Bolzano, Bologna, Napoli Federico II e Seconda Università di Napoli. Il dettaglio dei risultati e dell’analisi statistica verrà pubblicato nel volume edito da Springer a cura dell’autore di questo articolo. 

Librerie d'insegna

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Lorenza Biava

Aprire una libreria partendo da zero è un investimento oneroso il cui ritorno economico è sempre meno sicuro. Ma non è solo la crisi che spinge sempre più librai a sostituire la propria insegna con quella di un franchising. Lo speciale nelle prossime pagine cerca di mettere in luce, con le parole di francisor e franchisee, vantaggi e punti deboli di alcune tra le più interessanti formule commerciali proposte da Elledici, Feltrinelli, Guida, Mondadori e Ubik.

Librerie possibili

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Paola Sereni

Innovazione, specializzazione e attenzione alle nuove esigenze del mercato sono i punti fermi sui quali la libreria indipendente deve fare perno per mantenersi viva e competitiva. Ma il mercato non è facile, e soluzioni alternative come il franchising si rivelano sempre più allettanti per i librai. Oltre agli endemici problemi di un Paese dove si legge ancora troppo poco, nei prossimi anni le librerie dovranno fronteggiare importanti cambiamenti, dall’arrivo del libro digitale ai nuovi stili di vita indirizzati verso la riduzione dei consumi. 

London calling

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Elisa Molinari

Londra, Soho: è lì che trova posto Gosh!, la libreria specializzata in fumetti che da più di venticinque anni rappresenta un must per gli amanti del genere. «I fumetti nel Regno Unito sono stati a lungo considerati una piccola nicchia di mercato ma negli ultimi dieci anni, grazie anche grandi editori che hanno costruito un nutrito catalogo di graphic novel, c’è stata una grandissima diffusione, soprattutto nella fascia d’età 20-40 anni», racconta Josh, uno dei librai. «Quando abbiamo spostato Gosh! a Soho nell’estate del 2011, volevamo che l’edificio riflettesse questa nuova vita dei fumetti. Le ampie vetrate fanno in modo che l’atmosfera esterna entri all’interno del negozio. I colori scelti sono tutti neutri per fare in modo che i libri siano i veri protagonisti. Abbiamo lavorato con Lumsden Design per creare un sistema di scaffali aperti su due lati che lasci molto spazio alla luce e all’esposizione dei libri». Gli scaffali si trovano lungo tutto il perimetro del pian terreno: al centro trova posto un grande tavolo con quattro panchine molte usate dai clienti che curiosano in libreria. Ci sono inoltre numerose lavagne per affiggere le recenti pubblicazioni che, come i piani di lavoro, le panchine e il point of sale, sono fatti con vecchi banchi di scuola che portano ancora gli scarabocchi degli alunni annoiati. Nel piano inferiore si trova il piano dedicato ai supereroi, ai fumetti d’avventura e alle nuove uscite settimanali dagli Stati Uniti.

Paradigmi distributivi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Emilio Sarno

Il fenomeno del franchising – di cui ampiamente si occupa questo numero – può, a ben ragione, assurgere al rango di uno dei processi di trasformazione della distribuzione libraria che maggiormente caratterizza questi anni: per numero di attori coinvolti come per numero di punti vendita. Anche se, delle trasformazioni che nel decennio scorso hanno mutato il panorama della distribuzione fisica tradizionale, costituisce, appunto, solo uno degli aspetti. Prendiamo come data di partenza il 2001. Data non casuale. Era l’anno in cui entrava in vigore per la prima volta nel nostro Paese una legge che regolamentava il prezzo di vendita al pubblico. Attraverso la limitazione della pratica degli sconti da parte della Gdo, il legislatore voleva evitare che si creassero posizioni monopolistiche nell’accesso al mercato (la Gdo valeva all’inizio degli anni Ottanta meno del 3%; 20 anni dopo, nel 2001, rappresentava il 15,1%).

Piccoli a chi?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Antonio Monaco

Lo scorso anno Più libri più liberi, si è chiusa con un analogo intervento di Stefano Mauri che aveva richiamato i tre pilastri per misurare lo stato di salute dell’editoria: la dimensione del mercato complessivo (raddoppiato negli ultimi 20 anni); la normativa e il dibattito politico su diritto d’autore e libertà di stampa (congelati i tentativi di ridurne o manipolarne l’espressione); il pluralismo dei soggetti in campo (crescita costante del numero editori da 3.000 a 7.600 censiti e passaggio da due a cinque grandi gruppi editoriali, sempre negli ultimi vent’anni). Alla luce delle sue considerazioni le prospettive sembravano ottime. I dati negativi del 2011 sono arrivati dunque come una doccia fredda, una sorpresa. In realtà se guardiamo più approfonditamente nei dati generali possiamo cogliere diversi segnali di una realtà sotto traccia ben diversa.

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