Lo scorso anno Più libri più liberi, si è chiusa con un analogo intervento di Stefano Mauri che aveva richiamato i tre pilastri per misurare lo stato di salute dell’editoria: la dimensione del mercato complessivo (raddoppiato negli ultimi 20 anni); la normativa e il dibattito politico su diritto d’autore e libertà di stampa (congelati i tentativi di ridurne o manipolarne l’espressione); il pluralismo dei soggetti in campo (crescita costante del numero editori da 3.000 a 7.600 censiti e passaggio da due a cinque grandi gruppi editoriali, sempre negli ultimi vent’anni). Alla luce delle sue considerazioni le prospettive sembravano ottime. I dati negativi del 2011 sono arrivati dunque come una doccia fredda, una sorpresa. In realtà se guardiamo più approfonditamente nei dati generali possiamo cogliere diversi segnali di una realtà sotto traccia ben diversa.