Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina

Ediser

Cambiamenti distributivi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Giovanni Peresson

«In Messaggerie sono entrato come analista di sistemi. Eravamo nel ’72 e fino al ’75 sono rimasto al Servizio elaborazione dati. Avvenne poi che andò in Fabbri Alessandro Bacci, allora Direttore della distribuzione, e mi chiesero di prendere il suo posto. Quello della distribuzione di allora era tutto un altro mondo. Inconfrontabile con quello odierno e con ciò che è avvenuto poi». Così comincia l’intervista ad Alessandro Baldeschi, consigliere delegato di Messaggerie Italiane, il maggior gruppo distributivo nazionale che nel 2013 festeggerà i suoi primi 100 anni.

Carta e dintorni

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Emilio Sarno

Quello dell’editoria professionale è stato uno dei primi settori a credere e a investire – fin dagli anni Ottanta – nel digitale. Allora erano i cd-rom, poi vennero i Dvd e Internet e quindi le banche dati. Oggi sono tante piattaforme e i servizi su cui il professionista può andare alla ricerca di contenuti, trovare e acquistare on line libri e abbonamenti. Il tutto senza far scomparire la carta. La quale, anzi, viene a riposizionarsi in modo non meno strategico e complementare rispetto al «digitale». Ma cosa sappiamo oggi degli utenti professionali a cui le case editrici italiane si rivolgono? E cosa conosciamo, soprattutto, dei loro rapporti con nuove tecnologie e servizi? L’utilizzo dei moderni strumenti social non sembrerebbe ancora troppo diffuso. Sul totale della popolazione nelle fasce di età inserite nel mondo del lavoro ne fa uso il 10,9% dei 25-34enni, l’8,9% dei 35-44enni e appena il 6,3% dei 45-54enni. Poi si scende a valori compresi tra il 6% e il 3%. Paradossalmente coloro che dichiarano di partecipare (negli ultimi tre mesi) a un network professionale creandosi un profilo, postando messaggi o altri contributi su Linkedin, Xing, ecc. sono leggermente più alti nelle fasce di età più giovani: 9,9% sia tra i 18-19enni che tra i 20-24enni. Non sono comunque valori elevati – anche se andrebbero incrociati (cosa che Istat non fa) non con il totale della popolazione in età ma, più correttamente, con la popolazione inserita in situazioni occupazionali e professionali. Anche rispetto all’uso di servizi di e-learning (ma sempre riferiti alle fasce di età) i valori che troviamo tra i 25-54enni restano compresi tra il 2% e il 4%. Sale (ma siamo in presenza di ricollocazioni professionali) a un 5,2% tra i 55-59enni.

Corsa al ribasso

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Elena Vergine

Il Lussemburgo, uno degli stati coi confini geograficamente più ridotti dell’Unione, è tuttavia la sede europea di grandi gruppi mondiali dell’editoria quali Amazon e Apple, probabilmente anche in ragione delle agevolazioni fiscali particolari previste dalla sua legislazione. A partire da gennaio 2012 un nuovo provvedimento in materia di sgravi è stato applicato dal piccolo stato nei riguardi degli e-book, scatenando una forte reazione da parte della Commissione europea. Come è noto attualmente, secondo le leggi in vigore in Ue, il libro digitale (e il prodotto digitale) non è considerato alla pari del suo corrispettivo cartaceo per quanto riguarda l’applicazione delle aliquote Iva ridotte: in Italia l’imposta sugli e-book è infatti quasi cinque volte superiore a quella che grava sui volumi stampati. In Lussemburgo, al contrario, libri digitali e libri cartacei godono entrambi di un’Iva del 3%. Ma prima della modifica i libri digitali godevano di un’aliquota già sensibilmente più bassa rispetto a quella di alcuni altri Paesi: 15%. L’Ue contesta tale iniziativa per due motivi principali: innanzitutto gli e-book, diversamente dai libri a stampa, non fanno parte di quell’elenco tassativo (previsto nell’Allegato III alla Direttiva Iva) di prodotti e servizi sui quali è consentito, agli stati membri dell’Unione, di applicare un’Iva ridotta. Inoltre l’art. 98 delle stessa Direttiva stabilisce che le aliquote ridotte non si applicano ai servizi resi per via elettronica.

Da Aidro a Clearedi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Renato Esposito

Nell’anno appena trascorso Aie e Aidro, di comune accordo, hanno avviato una serie di processi che hanno portato, dal mese di gennaio, al definitivo subentro di Aie e Ediser nelle attività che sono state fino ad ora gestite da Aidro: rispettivamente, il controllo e il contrasto della pirateria libraria, sia «tradizionale» sia elettronica, e la gestione collettiva dei diritti d’autore. L’Associazione italiana per i diritti di riproduzione delle opere dell’ingegno, infatti, dopo oltre vent’anni dalla sua costituzione si scioglie: tale decisione è stata assunta con l’intento di ottimizzare i flussi di lavoro e di massimizzare sinergie e rapporti con Aie (come noto, già assai stretti). Mentre le attività di antipirateria sono state incorporate nell’oggetto sociale di Aie, che pertanto già le esercita a favore di tutti quanti i propri associati, le attività di gestione collettiva dei diritti d’autore sono state trasferite a Ediser, la società di servizi interamente partecipata da Aie, che le svolge, a partire dal 1° gennaio, attraverso il marchio Clearedi (Centro licenze e autorizzazioni per le riproduzioni editoriali, www.clearedi.org). Clearedi subentra quindi ad Aidro nella gestione collettiva dei diritti d’autore e ne eredita, in un’ottica di continuità, competenze, esperienze e – per quanto possibile – rapporti. Sia a monte, con gli editori che le hanno conferito (o confermato) il mandato, sia a valle, con gli utilizzatori che hanno bisogno di fotocopiare opere protette.

Dica trentatrè

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Roberta Barbieri

Tra formazione in ingresso al mondo medico e aggiornamento professionale, l’avvento del digitale ha aperto un periodo di grandi cambiamenti per il settore delle pubblicazioni mediche. Cic - Edizioni internazionali, Elsevier e Springer Italia fanno il punto sullo stato dell’arte.

E-book, i nuovi paperback?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Ginevra Vassi

New York, Quinta Strada, civico 555. Nello store più rappresentativo di Barnes& Noble da un paio d’anni trova posto il Nook centre, uno spazio dedicato all’e-reader e al tablet della catena di librerie. Questo negozio, considerato ormai il simbolo dell’ascesa del digitale, fa da contraltare al declino di un formato, il tascabile, che una volta occupava un posto privilegiato nel cuore delle librerie della catena americana. La conferma, oltre che da Barnes & Noble, viene anche dai dati Nielsen BookScan 2011 sul mercato librario americano. Infatti è stato rilevato un calo del 23,4% per quanto riguarda le vendite dei mass market paperback, il che significa che ora le copie vendute si aggirano intorno a poco meno di 100 milioni di unità all’anno. Se poi confrontiamo queste rilevazioni con il 2008, il dato è ancora più evidente: la vendita dei tascabili è diminuita di oltre il 60%. Anche gli altri formati hanno registrato dei cali rispetto all’anno precedente ma decisamente meno impressionanti: meno 6,9% i trade paperback (le edizioni in brossura, generalmente più grandi rispetto al tascabile mass market) e meno 5,9% gli hardcover.

Editori per sport

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Elisa Molinari

Paul Scholes (Manchester United), Philipp Lahm (Bayern Monaco) e Zlatan Ibrahimovic (AC Milan). No, non parliamo di fantacalcio ma eventualmente di fantaeditoria. O meglio, di alcuni dei casi editoriali degli ultimi mesi. Sfogliando le recenti classifiche internazionali troviamo infatti le fatiche letterarie di questi calciatori, ai primi posti rispettivamente in Inghilterra, Germania, Italia e Svezia (paese natale dell’attaccante del Milan). Se in principio fu Francesco Totti con i suoi libri sulle barzellette (seguiti poi da Mo je faccio er cucchiaio, La mia vita, i miei gol, Quando i bambini fanno “aho”) a riuscire a vendere oltre un milione e mezzo di copie, oggi la schiera degli sportivi che trovano il tempo per scrivere o per farsi immortalare dalle penne altrui si è notevolmente allargata. Io Ibra, 200 mila copie vendute in Italia prima di Natale e oltre mezzo milione in Svezia, non è che l’ultimo caso. Tennisti (Agassi, Nadal e McEnroe), motociclisti (Valentino Rossi su tutti) e ciclisti (Armstrong) non stanno di certo a guardare e a loro volta hanno deliziato centinaia di fan in tutto il mondo con aneddoti e ricordi delle proprie imprese.

Editoria ad alta quota

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Laura Novati

Pietro Crivellaro è da sempre appassionato alpinista e scalatore (membro del Club Alpino Accademico Italiano, è stato tra l’altro sul Changabang nel 1981) e negli anni è diventato studioso e storico del mondo anche editoriale legato in senso lato alla montagna, come esperienza diretta e fonte di ispirazione. Ha tradotto e curato numerosi classici dell’alpinismo per la collana I licheni Cda& Vivalda, oltre a L’invenzione del Monte Bianco di Philippe Joutar (Einaudi 1993). Con Tararà ha pubblicato uno studio sulla lettera di Quintino Sella sul Monviso e la fondazione del Cai (Una salita al Monviso, 1998). Collabora da una ventina d’anni al supplemento domenicale de «Il Sole24 Ore». L’altro fronte di attività è il teatro: si è occupato a lungo del Centro Studi del Teatro Stabile di Torino, di cui dirige oggi anche la scuola di teatro e le pubblicazioni. Per questo gli chiediamo di fare un bilancio della situazione in questa particolare nicchia di mercato dell’editoria legata allo sport.

Futuro del publishing

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Raffaele Cardone

Quando Google lanciò il progetto Book Search alla fine del 2004, Amazon era solo un potente retailer on line, ma pur sempre un retailer, sopravvissuto alla bolla di internet ma che non faceva ancora profitti; Apple era impegnata nella propria rinascita come produttore di computer e come creatrice di iPod/iTunes, che aveva però solo tre anni di vita; Google era già il motore di ricerca numero uno, ma restava un’agenzia pubblicitaria, e nessuno capiva perché volesse mettere così pesantemente i piedi nel piatto dell’editoria libraria. Rinfreschiamo i ricordi. Il libro elettronico era letteralmente fermo al palo da cinque anni: Napster era stata bloccata già nel 2001 dopo aver raggiunto quasi 27 milioni di utenti (una cifra che oggi suona come una profezia), ma i siti di file sharing di cui si nutriva iTunes si moltiplicavano e l’editoria non voleva correre il rischio che i libri facessero la fine delle canzoni e, lei stessa, quella dell’industria musicale. Myspace era nato meno di due anni prima, nell’agosto 2003, e niente faceva presumere che i social network sarebbero diventati quello che sono, soprattutto il loro uso come strumenti di marketing. Facebook come lo conosciamo oggi sarebbe nato solo del 2006, dopo due anni di gestazione nelle università americane; nello stesso anno nasceva Twitter. I contenuti video erano una frazione interessante ma molto piccola del traffico di internet, You Tube avrebbe visto la luce solo l’anno successivo (2005) per essere acquisito da Google nel 2006. Solo nel 2010 i contenuti video sarebbero diventati oltre il 50% del traffico su internet. (Fonte: «Wired», 2010). In questa situazione l’editoria pensava al futuro digitale come ad una partita potenzialmente mortale dove nessuna strategia era né sicura né vincente. Il campo di gioco era ancora il suo, ma c’erano dei nuovi players.

Il nuovo L'Archivolto

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Lorenza Biava

Ritrovo culturale della Milano da bere, crogiuolo di intellettuali (tra i frequentatori Umberto Eco, Mario Botta, Paolo Portoghesi, Peter Eisenman, Souto de Moura), architetti o semplici appassionati, i 50 metri quadri della libreria di via Marsala 2 – 110 considerando anche lo spazio espositivo per mostre ed eventi ospitato nella sottostante ex carbonaia ottocentesca – dal 1980 incarnano al meglio l’essenza della Milano capitale della creatività. Oggi, come molte librerie indipendenti, anche L’Archivolto si trova a dover affrontare il problema dell’aumento degli affitti, una delle principali cause di chiusura di esercizi storici, soprattutto a Brera. Ma Silvio San Pietro, architetto e fondatore de L’Archivolto, ha trovato il modo di reinventare la propria libreria grazie a un progetto architettonico innovativo e al trasferimento dell’attività al civico 3 della stessa via, proprio di fronte alla storica sede. «Non nego che la decisione di lasciare i locali della libreria sia stata una scelta sofferta. Ma, dopo tutto, questo trasferimento fornisce il pretesto per inaugurare una nuova fase de L’Archivolto», spiega San Pietro.

Il segreto di Elliott

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Elena Refraschini

La Elliott Bay Book Company – 4.500 mq di vendita e altri 1.500 di magazzini e spazi per altre attività, un assortimento di 100 mila titoli e 175 mila volumi, 34 addetti - è un simbolo di Seattle tanto quanto il Pike Place Market, lo Space Needle o il primo cafè Starbucks. Fino a pochi anni fa, chiunque passeggiasse tra le tranquille vie del quartiere storico di Pioneer Square non poteva evitare di dare un’occhiata alla leggendaria libreria, amata per l’atmosfera confortevole creata da uno staff preparato, caratterizzata da un ampio assortimento di libri e da quello scricchiolante pavimento in legno così difficile da replicare nei negozi di catena.

L'architettura in rivista

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Lorenza Biava

Dopo lo speciale dedicato al mondo dei facsimilari («GdL», 9, settembre 2011, pp. 18-19) e quello riservato alle riviste d’arte («GdL», 12, dicembre 2011, pp. 20-21), indaghiamo in queste pagine il variegato mondo delle pubblicazioni d’architettura. Dalle riviste storiche del settore a quelle d’avanguardia, le coordinate fondamentali per capire come e perchè sta cambiano il settore.

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.